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  • w51 1/7 pp. 195-196
  • Portar frutto per la vita eterna

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  • Portar frutto per la vita eterna
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1951
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1951
w51 1/7 pp. 195-196

Portar frutto per la vita eterna

“In quanto a quello seminato sulla buona specie di terreno, questo e colui che ode la parola e ne afferra il significato, il quale veramente porta frutto e produce, l’uno il centuplo, l’altro il sessanta, l’altro il trenta”. — Matt. 18:23, NM.

GEOVA prende piacere nella fruttuosità, specialmente quando porta alla vita eterna. Dove c’è frutto c’è vita, e ciò che porta buon frutto, merita vita. Ogni agricoltore prova gioia e soddisfazione constatando la produttività della terra che coltiva. Nondimeno questo è vero del più grande agricoltore di loro tutti, ed egli è Geova Dio. Fu il terzo giorno della creazione che questo grande Coltivatore di tutta la terra emanò il comando: “Produca la terra della verdura, dell’erbe che faccian seme e degli alberi fruttiferi che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra”. Vedete, egli non creò questa terra perché fosse deserta. Giorni dopo, prima che facesse l’uomo e la donna, “l’Eterno Iddio piantò un giardino in Eden, in oriente, e quivi pose l’uomo che aveva formato. E l’Eterno Iddio fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e il cui frutto era buono da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino, e l’albero della conoscenza del bene e del male”. (Gen. 1:11; 2:8, 9) A questo uomo perfetto il grande Coltivatore diede la terra, la diede a lui e alla sua futura famiglia onde la coltivassero e ne avessero cura, estendendo il giardino di Eden a tutto il globo per farne un paradiso di delizia. Il grande Coltivatore avvererà presto questo suo proposito di un paradiso, affinché l’ubbidiente genere umano goda la vita eterna in una felice dimora. Mangiando i frutti perfetti di questo paradiso terrestre la loro vita sarà sostenuta per sempre.

2 L’avversario di Dio e dell’uomo seminò i semi del dubbio e della sfiducia nel cuore della donna in Eden. Essi presero radice in lei e portarono frutto nella forma di ribellione all’autorità del suo marito e disubbidienza a Dio. Per mezzo della donna l’avversario seminò nel cuore del suo marito i semi dell’amore per la moglie maggiore dell’amore per Geova Dio, che era, in effetti, un amore di se stesso più che di Dio. Tali semi di egoismo si radicarono nel suo cuore e portarono sotto la coltivazione della sua moglie dei frutti nella forma di volontaria violazione della legge di Geova contro il mangiare del frutto proibito. I frutti così prodotti da Adamo ed Eva incontrarono la disapprovazione di Dio, perché mostrarono ubbidienza alla volontà dell’avversario, Satana il Diavolo, piuttosto che alla volontà di Dio. Quindi furono questi frutti che portarono alla morte e distruzione, e non alla vita eterna nel paradiso di delizie. Iddio condannò la coppia disubbidiente a morte e li cacciò dal giardino di Eden, lungi dall’“albero della vita”, in modo che non potessero mangiarne, e vivere per sempre’. (Gen. 3:1-24) Quando pronunziò la condanna sull’avversario che, come un serpente, aveva disposto di condurre il genere umano alla disubbidienza, Geova Dio dichiarò il suo proposito di stabilire un nuovo governo per la Sua rivendicazione come il Sovrano dell’universo al quale l’umanità deve ubbidire. Egli dichiarò il suo proposito di generare questo governo dal seno della sua universale organizzazione celeste e di fargli distruggere le opere del Serpente — 1 Giov. 3:8.

3 L’universale organizzazione celeste ha amato Dio. Quindi non ha provato nessun amore per il Serpente. Perciò, anche, il nuovo governo che l’organizzazione di Dio in modo simile a una donna avrebbe generato avrebbe certamente amato Dio e avrebbe odiato il Serpente. Iddio determinò di provare la lealtà di questo governo lasciando che il Serpente ferisse al calcagno il suo membro principale, il suo Re, la Progenie della donna di Dio. Con questo provato, leale governo Dio si propose quindi di distruggere completamente il Serpente e tutta la malvagia progenie che il Serpente avrebbe generato. In questo modo Dio si propose di ricondurre tutta la terra e i suoi abitanti sotto la sovranità universale di Dio e di restaurare il paradiso estendendolo a tutta la terra. Tutto questo è compreso nelle sue occulte parole che disse al Serpente, Satana il Diavolo: “E io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo, e tu le ferirai il calcagno”. (Gen. 3:15) Quattromila anni dopo il Figlio di Dio venuto dal cielo, Gesù Cristo, subì la ferita al calcagno e fu risuscitato da morte e tornò al cielo per diventare Re. Indi il suo apostolo Paolo scrisse ai fedeli seguaci del Re: “Per parte sua, l’Iddio che dà pace triterà Satana sotto i vostri piedi fra breve!” (Rom. 16:20, NM) È brevissimo il tempo che resta perché Satana e la sua progenie siano tritati e il paradiso venga quindi restaurato sulla terra.

4 Quando subì la ferita al suo calcagno morendo sul palo di tortura al Calvario Gesù Cristo fece la promessa della restaurazione del paradiso sulla terra. Il malfattore che pendeva al suo lato aveva appena detto con fiducia: “Gesù, ricordati di me quando vieni nel tuo regno”. Gesù mostrò la speranza della risurrezione che veniva messa dinanzi a questo malfattore e a tutta l’umanità nelle loro tombe dicendo a lui: “In verità io ti dico oggi: tu sarai con me nel Paradiso”. (Luca 23:42, 43, NM) Questo malfattore non era stato un seguace di Gesù Cristo e quindi poteva sperare solo nel paradiso come il luogo nel quale avrebbe potuto guadagnare la vita eterna. Comunque, durante i tre anni e mezzo della campagna d’insegnamento di Gesù tra i Giudei egli aveva invitato i credenti a divenire seguaci delle sue orme, abbandonando questo mondo. Egli non pose dinanzi a loro nessuna speranza di un paradiso terrestre, ma una speranza celeste. Disse loro del suo ritorno al cielo per ricevere il regno nel governo di un nuovo mondo, e li invitò a partecipare con lui al suo regno celeste. Per questo egli disse loro molte parabole o illustrazioni e ne spiegò loro il significato. Tra gli altri requisiti, essi dovevano essere fruttuosi alla lode di Dio e del suo regno. I frutti di questa specie portano alla vita eterna quelli che li producono, mentre i frutti che produssero Eva e Adamo in Eden hanno portato alla morte noi tutti. Per illustrare questo, Gesù, nel secondo anno della sua campagna di discorsi pubblici, disse la sua parabola del seminatore del seme. I ricercatori della vita la vorranno studiare nell’articolo seguente.

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