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  • w70 1/10 pp. 579-588
  • La via che riconduce alla pace in Paradiso

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  • La via che riconduce alla pace in Paradiso
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
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  • CREAZIONE DELL’UOMO E SUA PERDITA DELLA PERFEZIONE
  • IN PREPARAZIONE LA VIA CHE RICONDUCE AD ESSO
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    Paradiso restaurato per il genere umano, dalla Teocrazia!
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1970
w70 1/10 pp. 579-588

La via che riconduce alla pace in Paradiso

1, 2. (a) Quali sono alcune spontanee reazioni davanti alla creazione terrestre di Dio che ci fanno chiedere: Perché? (b) Perché apprezziamo tanto tali creazioni terrestri?

PERCHÉ vi piace andare nel giardino di casa vostra o nel parco della città? Perché vi piace uscire dalla città e andare in aperta campagna? Perché avete apprezzamento per le bellezze dei panorami naturali? Perché provate tanto diletto guardando il fiume che scorre maestoso e tranquillo nella valle? Perché vi sentite trasportare dal piacere vedendo i dolci declivi dei colli coperti di alti alberi e arbusti e fiori? Perché vi meravigliate dei luoghi più alti, i monti, che s’innalzano nei cieli azzurri, con splendide nubi arroccate presso la loro vetta o che passano loro quietamente vicino?

2 Perché vi fermate affascinati udendo la musica di un uccello che canta felice sulla cima di un albero? Perché provate un piacevole senso d’eccitazione vedendo gli animali selvatici della foresta o comparire all’improvviso, libero nel suo ambiente naturale e seguendo i suoi istinti — il delizioso cervo che si muove a piccoli balzi, il canguro che saltella, l’emu o il casuario, uccelli dalla veloce andatura che si muovono sul terreno a grandi passi — o anche un gregge di pecore nel campo? Perché tutte le meravigliose cose che vi circondano, in cielo, sulla terra e nei corsi d’acqua, vi riempiono del delizioso piacere d’essere una creatura viva e intelligente? Perché foste fatto per vivere in paradiso!

3. Da chi abbiamo ricevuto il nostro apprezzamento per il paradiso?

3 No! Non foste mai in paradiso, ma la prima coppia umana, il nostro primo padre umano e la nostra prima madre umana, furono in paradiso all’inizio. Voi ereditaste da loro l’apprezzamento per ciò che è il paradiso. Essi ottennero l’apprezzamento per il paradiso dal Creatore, che riconoscevano come loro Dio. Egli li fece in questo modo, perché ha egli stesso il perfetto senso della bellezza e della pacifica armonia. Egli fece il Paradiso terrestre specialmente per loro, poiché egli è il più grande Giardiniere che esista, il più grande Custode di parchi e di foreste. Egli volle che provassero diletto nella loro dimora paradisiaca, e quindi mise in loro le qualità divine con cui avrebbero potuto godere il paradiso senza stancarsene mai. Li fece in modo tale che potessero trasmettere lo stesso gioioso apprezzamento per il paradiso che essi avevano quali genitori. Abbiamo ereditato da loro questa nobilitante caratteristica. Ci piacerebbe dunque tornare nel paradiso, se questa fosse la volontà e la disposizione del Creatore? Certissimamente!

4. Di quali qualità Geova dotò in origine l’uomo, mostrando che cosa riguardo alla sua creazione umana?

4 Che bontà fu da parte del celeste Creatore dare inizio alla famiglia umana in una dimora paradisiaca! Ben si addice a Dio una tal cosa! Solo perché siamo umani e fatti della polvere della terra, non ci degradò. Ci onorò, ci diede la più grande dignità che si possa avere sulla terra, creando i nostri primi genitori come creature umane perfette, le più belle creature viventi sulla terra, con qualità divine perché i nostri primogenitori umani furono fatti a immagine e somiglianza di Dio. Egli non si vergognò di chiamarli suoi figli, anche se erano alquanto inferiori agli angeli del cielo. In perfetta armonia con le loro eccellenti sensibilità e i loro corpi sani, perfetti e belli, li mise in una dimora consona alle loro capacità, un paradiso terrestre che solo l’Onnipotente Dio poteva progettare. Dicendoci com’era, la sua Parola scritta, la Sacra Bibbia, lo chiama “giardino in Eden”, e il nome “Eden” significa “Delizia”. — Gen. 1:26-28; 2:7-14.

5. Come sappiamo che il Giardino d’Eden non era solo un piccolo bel parco?

5 Questo Giardino d’Eden, questo Paradiso di Delizia, non era una piccola zona, come il parco di una città. Oltre ad altre specie di vegetazione, aveva alberi d’ogni sorta, alberi belli a vedersi e alberi che portavano frutto come cibo. Era pieno d’uccelli e di animali. Ma per dare un’indicazione della sua grandezza, c’era un fiume che nasceva in questo paradiso e in cui scorreva tanta acqua dolce che esso poteva dividersi in quattro capi, che a loro volta divenivano fiumi. In questi fiumi abbondavano i pesci, sebbene i grandi mari e oceani fossero molto distanti. C’erano indubbiamente colli e valli in questo prescelto luogo paradisiaco della terra, la prima dimora dell’uomo.

6. Perché il genere umano non nacque in Paradiso?

6 Oggi, dopo quasi seimila anni dall’inizio della vita umana in Paradiso, la terra non è certo un paradiso, un pacifico Giardino d’Eden. Che cosa accadde a quel Paradiso della prima coppia umana nell’Asia sudoccidentale? Perché non siamo nati tutti in Paradiso? Perché i nostri primogenitori umani, prima di avere figli, furono cacciati dal Giardino d’Eden. Poi, oltre milleseicento anni dopo, un diluvio che coprì tutta la terra distrusse il Giardino abbandonato. Ma il fiume Eufrate e il fiume Tigri, che una volta nascevano in quel Paradiso, esistono ancora, quale innegabile testimonianza della veracità della cosa. Non è un mito di persone superstiziose. Il nome di quel primo uomo fu Adamo che significa “Dalla terra”. Il nome di sua moglie fu Eva che significa “Vivente”, perché divenne la madre di tutte le altre creature umane. Tutte queste, compresi noi oggi, cominciarono a nascere loro dopo che erano stati cacciati via dal paradisiaco Giardino d’Eden.

7. (a) Qual è l’immutabile proposito di Dio per questa terra? (b) Come il Signore Gesù Cristo mostrò la sua fede nella Parola di Dio, convincendoci della sua veracità?

7 Chi ebbe, però, il diritto di cacciare via Adamo ed Eva da quel Paradiso? Chi ebbe il diritto di distruggere quel Paradiso e di tenercene fuori? Fu Dio, il Creatore d’esso nonché di Adamo ed Eva. Egli ha pure il diritto di prometterci di ripiantare il Paradiso sulla terra. In effetti, ci ha fatto questa promessa e ha fatto scrivere questa promessa nella sua ispirata Parola, la Sacra Bibbia. Quando piantò la prima volta il paradisiaco Giardino d’Eden nell’Asia sudoccidentale, il suo immutabile proposito era che questo Paradiso fosse esteso a tutta la terra, a tutta l’Asia, l’Europa, l’Africa, l’Australia, l’Antartide, l’America del Nord e del Sud, e alle isole dei sette mari. Egli non ha cambiato il suo amorevole proposito a questo riguardo. Non fu frustrato nel suo originale proposito. Egli non è uno che rinunci. Si attiene ancora al suo originale proposito. Come prova di tale felice fatto ha provveduto alla famiglia umana la via che riconduce al Paradiso, un Paradiso così grande come quello che in principio si era proposto divenisse, un Paradiso terrestre di pace eterna. Egli renderà infine questa terra anche più bella di quanto apparve agli astronauti nello spazio extraterrestre quando giravano intorno alla luna nel loro veicolo spaziale costruito dall’uomo. Questo non è un mito religioso. Se fosse un mito, allora Dio, che fece scrivere la Sacra Bibbia, si renderebbe oggetto di risa. In tal caso, gli ecclesiastici religiosi della cristianità e i moderni scienziati sarebbero giustificati a ridere di lui e a farsi beffe della sua Bibbia. Ma un uomo che fu più grande di tutti questi ecclesiastici e scienziati messi insieme parlò con molta serietà dei nostri primogenitori umani. In una discussione, allorché era stato interrogato intorno al soggetto del matrimonio e del divorzio, disse: “Non avete letto che colui che li creò dal principio li fece maschio e femmina e disse: ‘Per questo motivo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne’? Così che non sono più due, ma una sola carne. Perciò, quello che Dio ha aggiogato insieme l’uomo non lo separi”. (Matt. 19:3-6) Quell’uomo fu Gesù Cristo e lì citava il primo e il secondo capitolo della Sacra Bibbia. — Gen. 1:27; 2:24.

8, 9. Perché Gesù poté parlare in modo autorevole della creazione dell’uomo e del futuro dell’uomo?

8 Prima che Gesù Cristo scendesse dal cielo sulla terra per nascere come uomo perfetto, il sesto giorno della creazione Dio gli disse in cielo: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza, e tenga sottoposti i pesci del mare e le creature volatili dei cieli e gli animali domestici e tutta la terra e ogni animale che si muove sopra la terra”. (Gen. 1:26) Perciò, Gesù Cristo poté parlare in modo autorevole della creazione di Adamo ed Eva e della loro dimora paradisiaca.

9 Dietro questo invito di Dio, nella sua esistenza preumana Gesù Cristo partecipò con Dio alla creazione di Adamo ed Eva e del loro Paradiso. Egli era lì in cielo e sentì Dio che benediceva Adamo ed Eva e diceva loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi ed empite la terra e soggiogatela, e tenete sottoposti i pesci del mare e le creature volatili dei cieli e ogni creatura vivente che si muove sopra la terra”. (Gen. 1:27, 28) Da ciò Gesù Cristo sapeva direttamente che il proposito di Dio era che tutta la terra fosse soggiogata e coltivata per essere portata a una condizione paradisiaca ed empita dei figli di Adamo ed Eva, tutti a immagine e somiglianza di Dio, che tenessero sottoposti tutti i pesci, gli uccelli e gli animali domestici e selvaggi, e non adorassero queste creature inferiori come dèi e dee. Che meraviglioso, stupendo posto sarà questa terra quando l’Onnipotente Dio avrà pienamente realizzato questo proposito, poiché a tale riguardo Dio non ha cambiato idea.

CREAZIONE DELL’UOMO E SUA PERDITA DELLA PERFEZIONE

10. Come descrive Genesi, secondo capitolo, la creazione dell’uomo?

10 Il secondo capitolo della Sacra Bibbia dice che Dio creò prima Adamo, ciò che fu seguìto poco dopo dalla creazione di sua moglie Eva, e poi dal loro matrimonio. Citiamo ora ciò che dice il secondo capitolo dalla Versione cattolica romana della Sacra Bibbia di Fulvio Nardoni: “E il Signore Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra ed alitò nelle sue narici un soffio vitale e l’uomo divenne anima vivente. Poi il Signore Iddio piantò un giardino in Eden, ad oriente, e quivi pose l’uomo, che aveva formato”. — Gen. 2:7, 8.

11, 12. Prima di creare Eva, Dio che cosa fece fare ad Adamo, e quale comando diede ad Adamo?

11 Ma prima che Dio creasse la donna Eva, fece dare da Adamo un nome alle creature volatili e agli animali terrestri, e impose anche ad Adamo il comando di non mangiare di un certo albero, cioè dell’albero della conoscenza del bene e del male. Leggiamo:

12 “Il Signore Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché ne fosse il cultore e il custode e dette all’uomo quest’ordine dicendo: ‘Tu puoi mangiare liberamente di ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare poiché qualora tu ne mangerai, di certo morrai’”. — Gen. 2:15-17, Na.

13. (a) Poiché il genere umano muore, che cosa è subito evidente circa l’ubbidienza di Adamo? (b) Che cosa disse Gesù dell’ubbidienza nelle piccole cose?

13 Lì il Signore Dio pose dinanzi al nostro primo padre umano la scelta fra la vita eterna nel paradiso di delizia e la morte eterna. Possiamo subito sospettare che con l’andar del tempo Adamo mangiasse del frutto proibito e fosse condannato a morte da Colui la cui legge infranse. Altrimenti, perché moriamo noi tutti discendenti di Adamo? Esatto. Ma che cosa indusse mai Adamo a infrangere questa legge nonostante la pena di morte? Fu una piccolissima cosa che Dio gli comandò di non fare, ma, proprio perché era una cosa così piccola, mise alla prova la perfezione dell’ubbidienza di Adamo. Ci volle solo un piccolo principio di malizia per distruggere la divina perfezione di Adamo e per farne un uomo cattivo. Gesù Cristo, che mantenne la sua propria perfezione nonostante grande tentazione e prova, disse: “Chi è fedele nelle piccole cose è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle piccole cose è ingiusto anche nelle grandi”. (Luca 16:10, Na) Dal piccolo peccato commesso dal perfetto uomo Adamo, è sorta tutta l’ingiustizia dell’odierno genere umano. Perché dunque Adamo peccò? La Bibbia ce lo dice.

14. Quale fu la risposta di Eva alla domanda circa l’albero proibito, e chi fece la domanda?

14 Dopo che Dio ebbe creato la donna Eva e l’ebbe presentata ad Adamo come sua moglie, Adamo le parlò del comando di Dio di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male e della pena di morte qualora ne avessero disubbidientemente mangiato. In seguito, quando fu chiesto a Eva riguardo a quell’albero proibito, ella disse a chi l’interrogava: “Noi possiamo mangiare del frutto degli alberi del giardino, ma del frutto dell’albero, che è nel mezzo del giardino, Dio ha detto: ‘Non lo mangiate, anzi, non lo toccate, altrimenti morrete’”. (Gen. 3:2, 3, Na) Chi era, dunque, costui che chiedeva riguardo a questo albero proibito? All’apparenza era un serpente, un rettile. Ma i serpenti non parlano la lingua dell’uomo. Per cui la voce doveva provenire da qualche invisibile persona, che si serviva di questo serpente come un ventriloquo si serve di un pupazzo. Eva non sospettò dunque che chi l’interrogava fosse in realtà un’invisibile persona spirituale decisa a ingannarla per farle infrangere il comando di Dio e così peccare. Come spiegazione, dunque, in seguito Eva disse: “Il serpente mi ha traviata ed io ho mangiato”. — Gen. 3:13, Na.

15. In che modo il serpente parlando a Eva calunniò Dio, e quindi perché il titolo “Diavolo” è appropriato per quell’invisibile creatura spirituale che per prima parlò a Eva?

15 Ecco il luogo dove fu detta la prima menzogna, poiché la persona invisibile che parlava a Eva contraddisse ora la parola d’avvertimento di Dio. Si rese bugiarda, ma cercò di dare l’impressione che Dio avesse mentito ad Adamo e che fosse lui il bugiardo. Leggiamo: “Ma il serpente disse alla donna: ‘No, voi non morrete; anzi Iddio sa che qualora ne mangiaste si aprirebbero gli occhi vostri e diventereste come Dio, acquistando la conoscenza del bene e del male’”. (Gen. 3:1-5, Na) Oggi noi tutti sappiamo che questa fu una menzogna, poiché noi tutti moriamo e abbiamo ereditato la morte. Il bugiardo non fu Dio, il bugiardo fu invece colui che fece parlare il serpente. Chi era egli personalmente? Gesù Cristo disse che era “il diavolo” e aggiunse: “Egli fu omicida fin dal principio, e non perseverò nella verità; perché in lui non c’è verità; quando mentisce parla di quel che gli è proprio, perché è bugiardo e padre della menzogna”. (Giov. 8:44, Na) Come fu appropriato che Gesù Cristo lo chiamasse diavolo, poiché “Diavolo” significa “Calunniatore”, e questi aveva calunniato Dio. Si rese omicida avviando Eva con l’inganno sulla via della morte.

16. (a) Quali pensieri cominciarono ora a passare per la mente di Eva? (b) Che cosa fece ella e poi che cosa persuase il marito a fare?

16 Eva lasciò che la menzogna indugiasse nella sua mente. Cominciò a non credere a Dio suo Creatore e Padre. L’albero proibito cominciò ora a sembrare qualche cosa di desiderabile anziché qualche cosa da evitare, come la piaga della morte. Nacque ora nel suo cuore il desiderio del frutto dell’albero proibito. Non lasciò che Dio fosse trovato verace, ma si lasciò sopraffare dal proprio crescente desiderio che la indusse a mangiare il frutto proibito. Aveva infranto la legge di Dio e commesso il primo peccato umano. Ma non cadde immediatamente morta, il che mostrò apparentemente che il serpente impiegato dal Diavolo avesse ragione, per il momento. Poi quando venne suo marito Adamo e la trovò ancora viva, ella lo persuase ad accettare un po’ del frutto proibito dalla sua mano. Egli conosceva la piena punizione per chi faceva questo, la morte, ma scelse egoisticamente di morire con lei per mano di Dio anziché vivere nel Paradiso senza di lei. Immediatamente persero la pace di cuore e di mente. La coscienza li disturbava. Avevano perduto la loro perfetta innocenza; si sentivano impuri. Persero anche la pace con Dio. Fuggirono e si nascosero al medesimo rumore dell’invisibile avvicinarsi di Dio. — Gen. 3:6-10.

17. In che modo fu provato che il Diavolo era un bugiardo, e che cosa accadde effettivamente ad Adamo ed Eva?

17 Rispondendo alla domanda di Dio, Eva e Adamo confessarono il loro peccato volontario. Non avevano nessuna base per chiederGli perdono e non Glielo chiesero, poiché presso Dio ciò avrebbe significato mettere da parte la sua propria legge. Contrariamente a ciò che aveva detto il Diavolo per mezzo del serpente, Dio si attenne giustamente alla sua legge e condannò a morte Adamo ed Eva. Non li condannò alla vita eterna in un luogo d’infuocato tormento; li condannò a quello che la sua legge aveva dichiarato: la morte. Questo significò che dovevano tornare al luogo da cui Adamo era stato tratto, alla polvere della terra, pertanto a uno stato di inesistenza. L’essere assegnati all’inesistenza non è una ricompensa per merito personale, come insegna la dottrina religiosa del nirvana. È la punizione per la volontaria disubbidienza alla legge di Dio, per il peccato volontario. L’apostolo cristiano Paolo scrisse: “Mercede del peccato è morte; dono di Dio invece la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore”. — Rom. 6:23, Na.

18. Con la loro condotta che cosa avevano deciso di fare Adamo ed Eva, e perciò quale azione fece ora Dio?

18 Come eseguì Dio la sentenza? Mangiando dell’albero proibito della conoscenza del bene e del male, Adamo ed Eva avevano deciso d’essere come dèi determinando da sé ciò ch’era bene e ciò ch’era male. Quindi il racconto di Dio, in Genesi 3:22-24, secondo la Sacra Bibbia a cura di mons. S. Garofalo, dice: “Disse allora: ‘Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, conoscendo il bene e il male. E ora, egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, così che ne mangi e viva in eterno!’ E Jahve Dio lo mandò via dal giardino dell’Eden, affinché lavorasse la terra dalla quale era stato tratto. Cacciò l’uomo e, a oriente del giardino dell’Eden, fece dimorare i Cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via dell’albero della vita”. Il racconto biblico indica che Eva moglie di Adamo fu cacciata con lui. Il peccato di Adamo influì così poco sulla sua perfezione fisica che, fuori del paradiso di delizia, visse fino a novecentotrent’anni, ciò che gli permise di divenire padre di molti figli e di molte figlie. (Gen. 5:1-5) Se fosse stato ubbidiente nel Paradiso, Adamo avrebbe potuto vivere per sempre e divenire padre di tutti i suoi figli e di tutte le sue figlie nella perfezione umana.

19. A quel tempo come fu la via del ritorno in Paradiso ostruita alla prima coppia umana e alla loro progenie, e che accadde infine a quel Paradiso d’Eden?

19 Quella fu la via che condusse fuori del Paradiso e lontano dalla pace con Dio, dalla pace dell’uomo con la donna e dalla pace dell’uomo con gli animali, gli uccelli e i pesci. La via del ritorno era ostruita dalla presenza di quei cherubini di guardia, creature sovrumane di Dio, e dalla fiammeggiante lama d’una spada che ruotava in tutte le direzioni. Per milleseicentocinquantasei anni l’uomo non poté rientrare nel Paradiso né arrivare al suo albero della vita, non essendovi riammessi neppure santi uomini come Abele, Enoc e Noè. Poi venne il diluvio del giorno di Noè che coprì tutto il globo e spazzò via il Paradiso. (Ebr. 11:1-7; Gen. 6:5 a 8:22) Da allora esso non è stato scoperto.

20. (a) Dal Diluvio è stata trasformata forse la nostra terra in un paradiso, e che cosa minaccia ora questo globo? (b) Perché l’uomo non può fare di questa terra un paradiso?

20 Dal tempo di quel Diluvio di oltre quarantatré secoli fa il genere umano non è stato in grado di trasformare questa intera terra in paradiso, anche se il genere umano è salito a più di tremilaquattrocento milioni di persone e sta avvenendo ora quella che si chiama “esplosione della popolazione”. Un’altra guerra mondiale, con armi nucleari, armi chimiche e biologiche e armi radiologiche minaccia di trasformare questa terra in un pianeta disabitato, desolato e non coltivato, inquinato da un’estremità all’altra. I fatti parlano da sé: nel suo attuale stato l’uomo non può trasformare questo pianeta terrestre in un paradiso paragonabile all’originale Giardino d’Eden o Paradiso di delizia. Perché no? Perché l’uomo non è in pace con Dio il Creatore del Paradiso. L’uomo non può più avanzare nessun diritto alla perfezione di corpo e di mente, o alla perfetta innocenza, o alla perfetta moralità. Egli è proprio ciò che la Sacra Bibbia lo chiama, peccatore. Per tale ragione l’uomo è sotto la condanna di Dio e soggetto alla morte.

IN PREPARAZIONE LA VIA CHE RICONDUCE AD ESSO

21, 22. La disubbidienza di Adamo ed Eva sventò forse per sempre il proposito di Dio che questa terra fosse un paradiso, e come lo sappiamo?

21 La situazione è dunque senza speranza? È impossibile trovare la via che riconduce alla pace in Paradiso? Con i soli sforzi dell’uomo, Sì! Ma per mezzo di Dio, No! Il medesimo primo giorno della creazione, quando Dio disse: “Si faccia luce”, egli aveva in mente che questa terra divenisse un paradiso in tutto il globo. Alla fine del sesto giorno creativo Egli fece sapere ad Adamo ed Eva appena creati che questo era il suo proposito e assegnò loro una parte nell’adempimento di questo divino proposito. (Gen. 1:3, 28) Il peccato da parte di Adamo ed Eva fermò l’espansione del paradiso sino ai confini della terra. Ma l’Onnipotente Dio non è Uno il cui amorevole proposito sia frustrato dal Diavolo, colui che fece agire il serpente. Prima di cacciar via dal giardino d’Eden i peccatori Adamo ed Eva, Dio fece sapere a entrambi e al Diavolo che Egli si atteneva al Suo proposito e indicò che avrebbe ristabilito il genere umano in Paradiso. Come lo indicò Dio? Da ciò che disse al Diavolo. Nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture leggiamo:

22 “E Geova Dio diceva al serpente: ‘Perché hai fatto questo, sei il maledetto fra tutti gli animali domestici e fra tutte le bestie selvagge del campo. Striscerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti ferirà la testa e tu gli ferirai il calcagno’”. — Gen. 3:14, 15.

23. (a) Chi sono il simbolico serpente e la simbolica donna menzionati in Genesi 3:14, 15? (b) Che cosa avrebbe significato infine per il genere umano la ferita della testa del serpente?

23 Maledicendo in tal modo il serpente, in realtà Dio malediceva il Diavolo, colui che si era servito del serpente. Il serpente divenne simbolo del Diavolo. (Riv. 12:9; 20:2) Se il simbolo, il serpente letterale, fu degradato, anche il Diavolo dovette essere degradato. Chiamando il Diavolo “l’originale serpente” Dio ne indicò la degradazione. Conformemente, il seme o progenie del serpente divenne simbolo del seme o progenie del Diavolo. Il seme o progenie della donna divenne simbolo del seme o progenie della simbolica “donna” di Dio, cioè la sua santa, fedele organizzazione celeste di creature spirituali. La ferita della testa del Serpente da parte del seme della donna significava la ferita della testa del Diavolo, ferita che rappresentava morte e distruzione per lui. Ma non solo si doveva infliggere questa punizione al Diavolo, “l’originale serpente”, bensì si doveva anche annullare la sua malvagia opera. Questo doveva includere il ristabilimento del genere umano nel paradiso terrestre.

24. Quale benedizione doveva ricevere il seme della “donna” per aver combattuto il “serpente” e il suo seme, e dove possiamo trovare l’identificazione del seme della “donna” di Dio?

24 La ferita al calcagno non doveva avvenire inutilmente. Il seme della donna doveva essere ricompensato per la sua ferita, poiché l’aveva ricevuta combattendo dalla parte di Geova Dio nella guerra risultante dall’inimicizia che Dio pose fra il serpente e la donna e fra il seme del serpente e il seme della donna. Per la sua ferita doveva essere ricompensato con l’onore e la gloria di compiere la volontà di Geova e ferire la testa del grande Serpente, distruggendo questo principale oppositore di Dio. Siamo molto vicini al tempo in cui il seme della “donna” di Dio otterrà gloria eterna ferendo la testa del grande Serpente. Tutto il genere umano vivente sarà allora in debito verso questo glorioso Seme per tale atto con cui li libererà da questo loro principale nemico, il Diavolo. Ma sappiamo chi è questo seme della “donna” di Dio? La storia ce lo identifica, e tale indiscutibile storia si trova nelle pagine del Libro che pure ci parla del futuro Paradiso che sarà ripiantato per il genere umano, cioè la Sacra Bibbia. Seguiamo prontamente gli indizi per identificarlo.

25, 26. Tracciate la storica linea di discendenza che comincia da Sem e porta al seme della “donna” di Dio.

25 Non otteniamo queste informazioni dagli storici mondani e secolari. In genere la storia secolare trascura, omette e tralascia i fatti storici che realmente contano. Dobbiamo rivolgerci alla Bibbia per apprendere che Sem, figlio di Noè, fu specialmente scelto quando Noè benedisse Sem, dicendo: “Benedetto sia Geova, il Dio di Sem, e Canaan gli divenga schiavo. Dio conceda ampio spazio a Iafet, e risieda nelle tende di Sem”. (Gen. 9:24-27) Sorvolando ora nove generazioni dopo Sem giungiamo ad Abramo (o Abraamo), discendente di Sem, nel paese di Mesopotamia. Il Dio di Sem, Geova, si rivelò ad Abraamo e disse: “Esci dal tuo paese e dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre e va al paese che io ti mostrerò; e farò di te una grande nazione e ti benedirò e di sicuro farò grande il tuo nome; e mostrati una benedizione. E di sicuro benedirò quelli che ti benediranno, e maledirò colui che invocherà su di te il male, e tutte le famiglie della terra per certo si benediranno per mezzo di te”. (Gen. 12:1-3) Abraamo ubbidì a Dio e ottenne la sua benedizione.

26 Abraamo fu una benedizione per tutte le famiglie della terra, non per mezzo del suo primo figlio Ismaele, ma per mezzo del suo secondo figlio Isacco. Quando Abraamo si mostrò ubbidiente a Geova Dio fino al punto di sacrificare il suo diletto figlio Isacco per comando di Dio, Dio disse ad Abraamo presso l’altare del sacrificio: “Di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sul lido del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta dei suoi nemici. E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce”. (Gen. 22:15-18) Lì la promessa di Dio indicava che il seme della sua “donna” doveva essere in relazione col seme di Abraamo per la benedizione di tutte le nazioni della terra.

27, 28. (a) Per mezzo di chi continuò dopo Isacco questa linea di discendenza che porta al Seme? (b) Che cosa mostra quindi il racconto biblico riguardo alla benedizione dei dodici figli d’Israele?

27 Geova Dio ripeté la sua promessa di benedizione a Isacco figlio di Abraamo. Ma Isacco ebbe figli gemelli, Esaù e Giacobbe. Dio scelse il secondo figlio, Giacobbe, e gli ripeté la sua promessa di benedizione. Cambiò anche il nome di Giacobbe in Israele. Gli odierni Israeliti sono discendenti di Giacobbe o Israele, eppure oggi tutte le nazioni della terra desiderano tutt’altro che di benedirsi per mezzo di questi discendenti carnali di Giacobbe o Israele. Perché questo? La storia biblica ce ne fa capire la ragione. Seguendo il suo racconto notiamo che Giacobbe ebbe dodici figli, i quali dovevano divenire capi patriarcali delle dodici tribù d’Israele, una nazione–famiglia. Da quale di questi dodici figli in particolare sarebbe venuto il seme della “donna” di Dio che avrebbe ferito la testa del grande Serpente e benedetto tutte le nazioni della terra senza parzialità? Sul suo letto di morte in Egitto Giacobbe indicò chi sarebbe stato. Dando le sue profetiche benedizioni a tutt’e dodici i figli, disse al quarto figlio, Giuda:

28 “In quanto a te, Giuda, i tuoi fratelli ti loderanno. . . . Giuda è un leoncello. . . . Lo scettro non si allontanerà da Giuda, né il bastone del comandante di fra i suoi piedi, finché venga Silo; e a lui apparterrà l’ubbidienza del popolo”.

29. Quali fatti conosciamo ora su questo seme della “donna” di Dio?

29 Queste parole, preservate per noi in Genesi 49:8-10, resero certo che Colui che avrebbe ferito il grande Serpente e benedetto tutte le persone ubbidienti doveva essere Giudeo. Doveva avere lo scettro reale e il bastone del legittimo comandante doveva essere fra i suoi piedi o appoggiato alle sue ginocchia. Doveva essere Colui al quale appartiene il titolo “Silo”, poiché questo titolo significa “Colui al quale appartiene”. Come Governante costituito da Geova Dio avrebbe avuto diritto all’ubbidienza di tutti i popoli che cercano la benedizione per mezzo del Seme di Abraamo.

30. Come sappiamo che Davide e Salomone, discendenti di Giuda, non furono qualificati come tale seme della “donna” di Dio?

30 Seicentoquarantuno anni dopo, o nel 1070 a.E.V., un discendente del patriarca Giuda divenne effettivamente re di una nazione, cioè Davide figlio di Iesse della città di Betleem. Come re a Gerusalemme, esigeva l’ubbidienza di tutt’e dodici le tribù d’Israele. Finì di conquistare tutto il paese che Dio aveva promesso di dare ad Abraamo nel Medio Oriente, e i popoli di quelle zone conquistate dovevano essere ubbidienti al re Davide. Ma né Davide né il suo figlio ed erede al trono, Salomone, esigevano l’ubbidienza di tutti i popoli dell’intero globo terrestre. Il dominio mondiale, comunque, doveva essere di un discendente reale di Davide, a cui Dio avrebbe dato un regno eterno. Dio lo indicò al re Davide con la promessa del patto che Dio fece con lui. (2 Sam. 7:4-17) Sotto il pacifico dominio di Salomone figlio di Davide buona parte del paese d’Israele fu portata in una condizione molto simile a quella del Paradiso. — 1 Re 4:20-25.

[Immagine a pagina 580]

Il Creatore dell’uomo diede inizio alla famiglia umana in una pacifica dimora paradisiaca

[Immagine a pagina 584]

La disubbidienza di Adamo ed Eva fu la via che condusse fuori del Paradiso e lontano dalla pace con Dio

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