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  • “Il fallimento di un’èra”
    La Torre di Guardia 1960 | 15 aprile
    • “Il fallimento di un’èra”

      IL PRELATO anglicano H. R. L. Sheppard, già decano della cattedrale di Canterbury e canonico della cattedrale di S. Paolo, quasi due decenni prima dell’avvento dell’èra atomica scrisse il suo libro intitolato The Impatience of a Parson. Eppure alcune delle sue affermazioni sembrano scritte oggi.

      “Non esitiamo a confessare che viviamo in tempi di grande confusione”, egli scrisse, “e che le armi che abbiamo forgiate per la nostra salvezza si sono spezzate nella nostra mano. Vi è considerevole confusione nella mente di coloro che un tempo furono i nostri fidati consiglieri; nelle loro parole manca la fiducia. La situazione è così grave perché la dura realtà ci ha costretti a rinunciare alla nostra fede vittoriana nell’automatico progresso verso la perfezione; effettivamente, questa ci ha lasciati nell’agosto del 1914, e ancora non ci siamo rimessi dal colpo. Negli ultimi anni siamo stati obbligati, come ci ha ricordato il dottor Fosdick, a contemplare il fallimento di un’èra che avrebbe potuto considerarsi la più progressiva da un punto di vista umano, la più illuminata e la più sicura di tutta la storia.

      “Ci è stato poi ricordato che negli ultimi anni ventiquattro troni sono stati rovesciati, compresi quelli dei più vasti imperi del mondo. In quegli anni abbiamo visto la peggiore guerra che abbia mai avuto luogo, che ha costato la vita a più di dieci milioni di persone; abbiamo provato la peggiore carestia che il mondo abbia conosciuta finora; e la peggiore pestilenza conosciuta dall’uomo, che ha richiesto maggior tributo di vite umane della guerra stessa . . .

      “Non possiamo dimenticare ciò che è accaduto alla civiltà nella quale avevamo riposto tanta fiducia. Il progresso scientifico e culturale e la maggiore conoscenza in genere non hanno adempiuto le nostre speranze rendendo la vita più sicura e più piacevole per i nostri simili; senza dubbio, col suo indomito egoismo l’uomo è tanto più pericoloso quanto è cresciuto il suo potere di nuocere. Il professor Huxley aveva ragione quando disse, molti anni fa, che il nostro progresso miracoloso ci aveva dato un ascendente sulla natura non umana maggiore di quello attribuito un tempo ai maghi. Non si può far affidamento su di noi con questa conoscenza scientifica di recente acquisto; noi non siamo capaci di servircene né alla gloria di Dio né per il benessere dell’umanità”.

  • La “manna” si mangia ancora
    La Torre di Guardia 1960 | 15 aprile
    • La “manna” si mangia ancora

      LA BIBBIA narra che Dio nutrì la nazione d’Israele di manna per quarant’anni mentre era nel deserto. Questa somigliava a semi bianchi ed era dolce, “aveva il gusto di schiacciata fatta col miele”. (Eso. 16:13-31, VR) A proposito di questa descrizione è interessante notare ciò che disse in merito la rivista americana National Geographic del dicembre 1957, in un articolo intitolato “Rivivono i tempi dell’antico testamento”.

      ● “Una volta ancora vediamo che la narrazione biblica è confermata da fatti reali, poiché il miracolo della manna piovuta dal cielo si ripete ogni anno nel Sinai. Ogni estate, senza fallo, goccioline bianche di una sostanza dolce e nutriente appaiono misteriosamente sui cespugli. Nella stagione migliore si può raccoglierne un chilo al giorno.

      ● “Nel 1927 F. S. Bodenheimer, professore di zoologia dell’Università Ebraica di Gerusalemme, attraversò la penisola del Sinai per scoprire il segreto della manna. Il suo occhio esercitato scoprì ben presto il mistero: le piccole gocce simili a miele sono prodotte da una specie di coccinelle.

      ● “Queste minuscole creature succhiano la linfa delle piante che, benché povera di azoto di cui gli insetti hanno bisogno per equilibrare il proprio metabolismo, è ricca di carboidrati. Assimilando l’azoto essi espellono la linfa eccedente sotto forma di goccioline dolci. L’evaporazione trasforma rapidamente il liquido in solido gommoso.

      ● “Fino ad oggi, la manna è uno dei prodotti favoriti del Medio Oriente. La varietà più famosa proviene dal Kurdistan, e i venditori ambulanti offrono per le strade di Bagdad focacce a base di questa, che chiamano man”.

      ● Mentre senza dubbio un miracolo provvide manna sufficiente agli Israeliti e soprattutto in quantità doppia ogni venerdì e nessuna il sabato, è tuttavia di grande interesse che questa manna abbia una base naturale e si trovi ancora (sembra) in quella parte del mondo in cui gli Israeliti vissero di essa, secondo il racconto biblico.

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