-
Sentono l’urgenzaLa Torre di Guardia 1969 | 15 settembre
-
-
spirito di Dio si volgeranno in futuro con gioia a guardare il passato senza rammarico. Quanta inesprimibile felicità essi proveranno sapendo d’aver aiutato altri a ottenere la vita eterna nel nuovo ordine di Dio! Sì, quelli che sentono l’urgenza e operano in armonia con essa saranno compensati con meravigliose benedizioni.
-
-
Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1969 | 15 settembre
-
-
Domande dai lettori
● Può una donna a cui un bambino sia nato morto ragionevolmente attendere che il bambino sia risuscitato se ella è fedele a Dio? — J. R., Inghilterra.
Diciamo subito che sinceramente esprimiamo le nostre condoglianze alle donne che hanno avuto tale esperienza. Comprendiamo che è un avvenimento molto triste, che ancora una volta mostra la necessità del nuovo ordine di Dio dove “la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena”. (Riv. 21:4) Tali tragici risultati dell’imperfezione umana saranno eliminati.
Quando una donna concepisce, essendo un uovo fecondato da un seme maschile, si trasmette la vita. Secondo la veduta di Dio, l’embrione o feto vivente nel seno è considerato un’anima, e, nelle normali circostanze, sarà a suo tempo un individuo separato dinanzi a Dio. Secondo la legge mosaica, se un uomo faceva danno a una donna, facendole perdere il bambino che si andava formando nel seno di lei, la punizione era “anima per anima”. (Eso. 21:22, 23) È per questa ragione che, dal punto di vista biblico, l’aborto volontario è assassinio. — Eso. 20:13; 1 Piet. 4:15.
In alcuni casi, però, l’infermità o un incidente uccide l’embrione o feto in formazione prima che si sviluppi pienamente e nasca. Mentre le cause immediate di tale aborto e parto di bambino morto sono molte, l’imperfezione umana ne è la causa principale. E noi ci dobbiamo rivolgere a Dio per la fine permanente dell’imperfezione.
Che dire della possibilità in questi casi della risurrezione? La risurrezione richiede il ritorno alla vita. Nella Bibbia gli esempi di persone ridestati alla vita umana indicano che la persona torna in vita con lo stesso grado di crescita fisica e mentale che aveva raggiunto alla morte. (2 Re 4:17-36; Atti 20:9-12) Applicando questo agli aborti e al parto di bambini morti, è ragionevole che nel futuro Geova reinserisca nel seno della donna un embrione parzialmente sviluppato o possibilmente più di uno? No, non sembra che questo avvenga, né è probabile che le donne che hanno avuto questa triste esperienza in effetti se lo attendano.
Per di più, la risurrezione è per le persone che han vissuto dinanzi a Geova in qualità di individui. Anche il bambino che vive solo per breve tempo dopo la nascita è esistito come una persona separata. Ma un feto abortito o un bambino nato morto, sebbene dal punto di vista biblico fosse considerato un’“anima” mentre era in formazione, non visse mai effettivamente come un individuo separato e distinto. Pare che tali situazioni non rientrino dunque nel provvedimento della risurrezione indicato nella Bibbia. — Atti 24:15.
Comprendiamo pienamente che questa veduta può essere una grande delusione per alcuni. Ma possiamo assicurare a tutti che non viene espressa per insensibilità o dogmatismo. Piuttosto, diamo una franca e onesta risposta in base a ciò che troviamo nella Parola di Dio. Mettiamo in risalto di non essere in grado di esprimere un giudizio su casi particolari. Si possono presentare situazioni “limite” di ogni sorta e riguardo a esse dobbiamo dire: Dio è il giudice, e, conoscendo tutte le circostanze, farà la decisione.
Sappiamo che Geova è veramente perfetto in sapienza, misericordia e giustizia. Egli è “un Dio di fedeltà, presso cui non è ingiustizia”. (Deut. 32:4) I cristiani dovrebbero riporre fiducia in lui e nella sua promessa: “Mi farai conoscere il sentiero della vita. Allegrezza a sazietà è con la tua faccia; vi è piacevolezza alla tua destra per sempre”. (Sal. 16:11) Esortiamo dunque tutti quelli che hanno avuto le summenzionate tristi esperienze a rimettere la cosa nelle mani di Geova, confidando che egli farà ciò che è giusto e retto. — Giob. 34:10; Gen. 18:25.
-