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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1959 | 15 giugno
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Domande dai lettori
◆ Si deve considerare che iniettare sieri, come il vaccino antidifterico e gli elementi costitutivi del sangue come il gamma globulin, nel circolo sanguigno, a scopo di facilitare la resistenza alle malattie mediante anticorpi, sia lo stesso che bere sangue o prendere sangue o plasma mediante trasfusioni? — N. P., Stati Uniti.
No, non sembra necessario porre le due cose nella stessa categoria, benché l’abbiamo fatto nel passato. Ogni volta che la proibizione di prendere sangue è menzionata nelle Scritture è sempre in relazione a prenderlo come cibo, e quindi è in qualità di alimento che a noi interessa tale proibizione. Infatti quando fu permesso per la prima volta agli uomini di mangiare la carne di animali, allorché fu riconfermato il mandato di procreazione ai superstiti del Diluvio, il sangue fu specificamente proibito. (Gen. 9:3, 4) Nella legge di Mosè il sangue era proibito come cibo, e perciò lo troviamo spesso menzionato insieme al grasso e ad altre cose che non si potevano mangiare. (Lev. 3:17; 7:22-27) E così era anche ai giorni degli apostoli; in relazione al mangiare carne sacrificata agli idoli era proibito mangiare la carne di animali strangolati e il sangue. — Atti 15:20, 29.
L’immissione di anticorpi nel sangue in un veicolo di siero, o l’uso di elementi costitutivi del sangue per creare tali anticorpi, non è la stessa cosa che prendere sangue, per bocca o mediante trasfusione, come alimento per ricostituire le forze vitali del corpo. Benché Dio non abbia inteso che l’uomo contaminasse il proprio circolo sanguigno con vaccini, sieri o elementi costitutivi del sangue, non sembra che questo possa essere incluso nell’espressa proibizione di Dio riguardo al sangue come cibo. Sarebbe quindi questione di scelta individuale se una persona accettasse tali tipi di medicamento o no.
◆ In alcuni paesi vi è l’uso di portare il lutto per i morti vestendosi di nero per parecchi mesi o perfino anni, secondo la persona che porta il lutto. È giusto per una persona nella verità? — O. R., Cuba.
Ai tempi di Gesù un segno di lutto era il digiuno. Alcuni notarono che i discepoli di Gesù non digiunavano e ne chiesero il perché a Gesù. Egli disse loro: “Gli amici dello sposo possono essi far cordoglio, finché lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni che lo sposo sarà loro tolto, ed allora digiuneranno”. (Matt. 9:15, VR) Quindi mentre Gesù era con i suoi discepoli questi non avevano alcuna ragione di digiunare in segno di lutto. Quando Gesù fu loro tolto avevano qualche ragione di portare il lutto e digiunare; ma dopo la risurrezione di Cristo dai morti, e specialmente dopo la sua intronizzazione nel potere del Regno, non vi è certamente alcuna ragione per cui i suoi servitori prendano il lutto in riferimento ai morti. L’esempio della risurrezione di Cristo ci dà la speranza di risurrezione per i nostri morti; quindi non siamo addolorati come chi è senza speranza nel mondo: “Inoltre, fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza circa quelli che dormono nella morte, affinché non vi rattristiate come gli altri che non hanno speranza. Poiché se abbiamo fede che Gesù morì e risuscitò, così pure quelli che si sono addormentati nella morte Iddio li trarrà a sé mediante Gesù”. — 1 Tess. 4:13, 14.
Sembrerebbe quindi che un Cristiano che è giunto ad un maturo apprezzamento di queste cose non dovrebbe sentirsi in obbligo di portare il lutto portando abiti speciali come dimostrazione esteriore. Anche quando qualcuno digiunava non doveva farlo con ostentazione esteriore di dolore. Gesù disse: “Quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non apparisca agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”. (Matt. 6:16-18, VR) I Cristiani non dovrebbero ostentare il lutto e dolersi pubblicamente come quelli che non hanno speranza. Tuttavia, quando questi punti e i fatti scritturali sono stati portati all’attenzione di una persona, è la sua coscienza individuale che deve guidarla nella condotta da seguire in quanto al lutto e agli abiti neri per simbolizzarlo pubblicamente.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1959 | 15 giugno
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Domande dai lettori
◆ Perché Levitico 11:20-23 (VR) parla di insetti che ‘camminano su quattro piedi’, quando hanno sei piedi? — L. E., Stati Uniti.
In Levitico 11:20, 21 (VR) si legge: “Vi sarà pure in abominio ogni insetto alato che cammina su quattro piedi. Però, fra tutti gl’insetti alati che camminano su quattro piedi, mangerete quelli che hanno gambe al disopra de’ piedi per saltare sulla terra”.
È irragionevole pensare che lo scrittore della Bibbia non sapesse che gli insetti alati hanno sei zampe. Egli parla di quegli insetti che ‘camminano su quattro piedi’ e quindi ne specifica certuni di questa categoria, e quelli che menziona hanno sei zampe, due delle quali sono per saltare. Un commento giudaico dà questa spiegazione dei versetti 20 e 23: “cammina su quattro piedi. La frase qui usata non può essere presa per indicare che gli insetti abbiano soltanto quattro zampe. Probabilmente le parole si riferiscono al loro modo di muoversi, e significano che ‘si muovono come i quadrupedi’. . . . 23. che hanno quattro piedi, ossia, le cui zampe non hanno articolazioni”.
Vi sono insetti alati, come le api, le mosche e le vespe che camminano come i quadrupedi che vanno a quattro zampe. Di questi ve ne sono alcuni che hanno zampe per saltare che possono essere mangiati. Essi hanno letteralmente quattro piedi su cui camminano, essendo gli altri due per saltare. La Bibbia è scritta nel vivido linguaggio del popolo comune, e dobbiamo ammettere che le pittoresche e descrittive espressioni non sono sempre strettamente letterali. C’è un’espressione inglese che parla di un uomo che sta sulle sue gambe posteriori e combatte. Non si intende con ciò che l’espressione sia presa alla lettera, volendo dire che l’uomo abbia gambe anteriori e che di solito cammini su tutte e quattro. Viene presa la figura dai quadrupedi che si alzano sulle zampe posteriori e scalpitano o colpiscono con quelle anteriori, come fanno i cavalli, i cervi o gli orsi quando combattono. In modo simile, descrittivamente e non letteralmente, la Bibbia si riferisce agli insetti alati come se camminassero su quattro zampe come i quadrupedi.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1959 | 15 giugno
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Domande dai lettori
◆ In Matteo 19:23, 24 troviamo che Gesù disse ai suoi discepoli: “Veramente io vi dico che sarà difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli. Ancora vi dico: È più facile ad un cammello passare per la cruna di un ago che a un ricco entrare nel regno di Dio”. Si dimostra questa una traduzione inesatta alla luce del breve articolo apparso nella rivista The American Mercury, intitolato “Il metodo del traduttore”, articolo che dice ciò che segue:
“È più facile ad un cammello passare per la cruna di un ago che a un ricco entrare nel regno di Dio. Questo detto scritturale è stato ripetuto milioni di volte, ma è un’errata traduzione dell’originale greco. L’idea di un cammello che passa attraverso la cruna di un ago era sorprendente. L’originale greco del Vangelo, però, dice semplicemente come sarebbe difficile per una corda passare per la cruna di un ago. Il termine greco corrispondente a ‘corda’ è kamilos, ma un altro termine greco, kamelos significa cammello. Colui che tradusse il Vangelo in latino confuse le due parole, e dalla traduzione latina il suo errore è passato a tutte le altre lingue del mondo”.
Questo articolo è senza dubbio basato sulla traduzione di George M. Lamsa, chiamata “Il Nuovo Testamento secondo il testo orientale tradotto dalle originali fonti aramaiche”, pubblicata nel 1940. Nella sua traduzione di Matteo 19:24, si legge: “Ancora vi dico: È più facile ad una corda passare per la cruna di un ago, che ad un ricco entrare nel regno di Dio”. Nella nota in calce sulla parola “corda” si legge: “La parola aramaica gamla significa corda e cammello”. Fra corda e cammello Lamsa ha scelto il significato “corda”. Tuttavia, dalla lingua siriaca, che ha molta affinità con l’aramaico, abbiamo altre traduzioni in inglese. Come rendono esse Matteo 19:24? La traduzione di Charles Cutler Torrey, chiamata “I quattro Vangeli”, del 1933, dice: “Ancora vi dico: È più facile ad un cammello passare per la cruna di un ago che ad un ricco entrare nel regno di Dio”.
Nella traduzione del dott. James Murdock, chiamata “Il Nuovo Testamento — Una traduzione letterale dalla Versione Siriaca Peshitto”, del 1893, si legge: “Ed ancora, vi dico: È più facile ad un cammello entrare per l’apertura di un ago, che ad un ricco entrare nel regno di Dio”.
Abbiamo perciò due traduzioni moderne che preferiscono il significato “cammello” al significato “corda”. L’articolo della rivista The American Mercury vorrebbe farci comprendere che c’era confusione fra le parole greche kamilos e kamelos. Rivolgiamoci pertanto a un dizionario greco-inglese di Liddell e Scott, la nuova edizione di H. S. Jones e Roderick McKenzie dell’anno 1948. Lo consultiamo per la parola greca kamilos. Esso definisce kamilos corda, ma fa questo commento, che la parola kamilos fu “forse inventata come modifica della frase ‘È più facile ad un cammello passare per la
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