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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • fiasche (o fiaschi) (I Sam. 10:1; I Re 14:3; II Re 9:3; Ger. 19:1, 10) erano di solito di terracotta.

      SCODELLE E PIATTI

      Scodelle venivano usate per liquidi come vino (Amos 6:6), latte (Giud. 5:25) e acqua. (Giud. 6:38) Erano di terracotta, pietra o metallo. Alcune scodelle da banchetto erano di ceramica. Scodelle del genere potevano avere quattro manici; all’epoca dei regni di Giuda e Israele, secondo reperti archeologici, erano alte circa 20 cm e avevano un diametro di 40 cm all’interno del bordo. I piatti erano senz’altro meno fondi delle scodelle. — Eso. 25:29; 37:16; Num. 4:7; 7:84, 85; Matt. 14:8, 11; Mar. 6:25, 28.

      CALICI

      Il calice, recipiente per bere relativamente piccolo, di solito era di terracotta, ma a volte di metallo. (Prov. 23:31; Ger. 35:5; Mar. 9:41) Alcuni erano appunto a forma di calice per essere più maneggevoli, ma in genere erano simili a scodelle poco profonde, senza manico. Quelli muniti di manico servivano anche come mestoli.

      USO FIGURATIVO

      Il congregatore osservò che alla morte ‘la giara si rompe alla fonte’. Questa giara evidentemente è il cuore, che alla morte cessa di ricevere e pompare il sangue in tutto il corpo. Diventa inutile come una giara rotta che non può contenere acqua. Anche il cervello, a cui forse si allude con l’illustrazione di una “coppa d’oro”, smette di funzionare e dissolvendosi ‘s’infrange’. — Eccl. 12:6, 7.

      Vasi

      Spesso le Scritture parlando di vasi si riferiscono alle persone. (Atti 9:15) I cristiani sono fragili vasi di terra cui è affidato un glorioso tesoro, il ministero. (II Cor. 4:7) Le donne sono definite il “vaso più debole”. Perciò il marito cristiano, tenendo conto delle limitazioni fisiche e biologiche della moglie, come fece Geova nella Legge che diede a Israele (Lev. 18:19; 20:18), agisce ‘secondo conoscenza, assegnandole onore come a un vaso più debole, il femminile’. — I Piet. 3:7.

      Bisogna star lontani dai vasi ‘privi di onore’ (persone che non si comportano bene) e tenere un comportamento che sia in armonia con la volontà di Geova. In tal modo si può essere “un vaso per uno scopo onorevole, santificato, utile al suo proprietario, preparato per ogni opera buona”. (II Tim. 2:20, 21) Geova, trattenendosi dal recare immediata distruzione sui “vasi d’ira”, i malvagi, risparmia quelli che hanno tendenze buone dando loro il tempo di essere modellati come “vasi di misericordia”. — Rom. 9:17-26.

      Calice

      Il calice è spesso simbolo di retribuzione divina o ira di Dio. Da un calice del genere bevono i malvagi, città o anche popoli e nazioni. (Sal. 11:6; 75:8; Isa. 51:17, 22; Ger. 25:12-29; 51:41; Lam. 4:21; Riv. 14:9, 10; 16:19; 18:5-8) L’antica Babilonia, per esempio, era un simbolico ‘calice d’oro nella mano di Geova’, dal quale molte nazioni dovevano bere l’amara pozione della sconfitta. — Ger. 51:7.

      Quando su Gerusalemme incombeva la distruzione, fu detto agli abitanti che nessuno avrebbe dato loro da bere “il calice di consolazione a motivo del proprio padre e a motivo della propria madre”. Questa forse era un’allusione al calice di vino che veniva dato a chi faceva lutto per i genitori defunti. — Ger. 16:5-7; confronta Proverbi 31:6.

      Il simbolico “calice” che Geova diede da bere a Gesù Cristo era la Sua volontà per lui. Senza dubbio assai addolorato per il disonore che la sua morte come uno accusato di bestemmia e sedizione avrebbe recato a Dio, Gesù pregò che questo “calice”, se possibile, si allontanasse da lui. Comunque fu pronto a sottomettersi alla volontà di Geova e a berlo. (Matt. 26:39, 42; Giov. 18:10, 11) Il “calice” o parte assegnata da Geova a Gesù non significava solo la sofferenza, ma anche il suo battesimo nella morte culminato con la risurrezione alla vita immortale in cielo. (Luca 12:50; Rom. 6:4, 5; Ebr. 5:7) Per Cristo fu dunque anche “il calice della grande salvezza”. (Sal. 116:13) Per volontà di Dio, Gesù Cristo condivide col “piccolo gregge” dei suoi coeredi del Regno il “calice” che gli fu dato da bere. — Luca 12:32; Mar. 10:35-40.

  • Redenzione
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    • Redenzione

      Vedi RISCATTO.

  • Refaim
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    • Refaim

      (refaim).

      Tribù o popolo di alta statura. Non si conosce con precisione il significato e l’origine del nome. Probabilmente si chiamavano refaim perché discendenti di un uomo di nome Rafa. In II Samuele 21:16 l’espressione ha-Raphàh (lett. “il Rafa”) sembra usare il nome del padre per indicare l’intera stirpe di giganti.

      In epoca remota i refaim si erano stanziati evidentemente a E del Mar Morto. I moabiti, che li spodestarono, li chiamavano emim (“creature spaventose”). Gli ammoniti li chiamavano zamzummim (forse “linguaggio incomprensibile”). (Deut. 2:10, 11, 19, 20) Quando Chedorlaomer re di Elam si diresse a O per far guerra a cinque re ribelli nei pressi del Mar Morto (prendendo prigioniero Lot), sconfisse i refaim a Asterot-Carnaim. (Gen. 14:1, 5) Quindi in quell’epoca i refaim si trovavano in Basan a E del Giordano. Poco dopo Dio disse che avrebbe dato ai discendenti di Abraamo la Terra Promessa, che includeva la regione abitata dai refaim. — Gen. 15:18-20.

      Più di quattrocento anni più tardi, quando Israele stava per giungere in Canaan, “il paese dei Refaim” s’identificava ancora con Basan. Là gli israeliti sconfissero Og re di Basan (Deut. 3:3, 11, 13; Gios. 12:4; 13:12), il solo ‘rimasto di ciò che restava dei Refaim’. Non è sicuro se questo significa che era l’ultimo re dei refaim o l’ultimo dei refaim nella regione, dato che poco dopo i refaim si trovavano a O del Giordano.

      Nella Terra Promessa gli israeliti ebbero difficoltà coi refaim, poiché alcuni di loro rimasero nei boschi della regione montuosa di Efraim. I figli di Giuseppe ebbero paura di scacciarli. (Gios. 17:14-18) Mentre Davide combatteva contro i filistei, lui e i suoi servitori abbatterono quattro uomini “nati ai Refaim in Gat”. Uno di loro era “un uomo di statura straordinaria che aveva sei dita a ciascuna mano e a ciascun piede, ventiquattro”. La descrizione della loro armatura indica che erano tutti uomini di alta statura. Uno di questi era “Lami fratello di Golia il Gattita”. (I Cron. 20:4-8) Questo Golia, ucciso da Davide, era alto sei cubiti e una spanna (quasi 3 m). (I Sam. 17:4-7) In II Samuele 21:16-22 si legge “Golia” anziché “fratello di Golia”, come in I Cronache 20:5, e questo potrebbe indicare che c’erano due Golia. — Vedi GOLIA.

      Il termine ebraico repha’ìm ricorre anche in un altro senso nella Bibbia. A volte è chiaro che non si riferisce a un popolo particolare, ma ai defunti in generale. Ricollegando questo vocabolo a una radice che significa ‘sprofondare, rilassarsi’, alcuni studiosi concludono che significhi “sprofondati, impotenti”. Nei versetti in cui ha questo significato la Traduzione del Nuovo Mondo lo rende “quelli impotenti nella morte”, e molte altre

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