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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • dal marito di aver dichiarato falsamente di essere vergine all’epoca del matrimonio, il padre della ragazza poteva portare ai giudici il mantello tolto dal letto matrimoniale come prova della sua verginità per proscioglierla dall’accusa. (Deut. 22:13-21) Anche sotto la legge patriarcale in alcuni casi oggetti erano accettati come prove. (Gen. 38:24-26) Si teneva conto anche delle prove indiziarie. Se una ragazza fidanzata veniva assalita in città, il fatto che non avesse gridato era considerato una prova che aveva ceduto volontariamente ed era colpevole. — Deut. 22:23-27.

      Documenti

      Esistevano registrazioni e documenti di vario genere. Quando mandava via la moglie, il marito doveva darle un certificato di divorzio. (Deut. 24:1; Ger. 3:8; confronta Isaia 50:1). Si tenevano registrazioni genealogiche, come risulta in particolare da I Cronache. È anche menzionata la registrazione di atti di compravendita di proprietà immobiliari. (Ger. 32:9-11) Annali storici sono esistiti sin dall’inizio della storia umana. (Gen. 5:1; 6:9) Si scrivevano molte lettere, alcune delle quali venivano conservate ed esibite in cause legali. — II Sam. 11:14; I Re 21:8-14; II Re 10:1; Nee. 2:7.

      IL PROCESSO DI GESÙ

      Il peggiore travisamento della giustizia mai perpetrato fu il processo e la condanna di Gesù Cristo. Prima del processo i capi sacerdoti e gli anziani del popolo si erano consultati con l’intento di mettere a morte Gesù. Quindi i giudici erano prevenuti e avevano già deciso il verdetto prima ancora che avesse inizio il processo. (Matt. 26:3, 4) Assoldarono Giuda perché tradisse Gesù. (Luca 22:2-6) Poiché la loro azione era così scorretta non lo arrestarono di giorno nel tempio, ma attesero fino al calare della notte, e poi mandarono una folla armata di spade e bastoni per arrestarlo in un luogo isolato fuori della città. — Luca 22:52, 53.

      Gesù fu condotto prima in casa di Anna, l’ex sommo sacerdote, che aveva ancora molta autorità, il cui genero Caiafa era il sommo sacerdote in carica. (Giov. 18:13) Là Gesù venne interrogato e schiaffeggiato. (Giov. 18:22) Poi fu condotto legato al sommo sacerdote Caiafa. I capi sacerdoti e tutto il Sinedrio si misero alla ricerca di falsi testimoni. Molti si presentarono a testimoniare contro Gesù, ma non riuscivano a mettersi d’accordo sulla loro testimonianza, tranne due che travisavano le sue parole riportate in Giovanni 2:19. (Matt. 26:59-61; Mar. 14:56-59) Alla fine il sommo sacerdote chiese a Gesù di dire sotto giuramento se era il Cristo il Figlio di Dio. Quando Gesù rispose affermativamente alludendo alla profezia di Daniele 7:13, il sommo sacerdote si strappò gli abiti e invitò la corte a dichiararlo colpevole di bestemmia. Il verdetto fu emesso e Gesù fu condannato a morte. Dopo di che gli sputarono in faccia e lo colpirono coi pugni, schernendolo contrariamente alla Legge. — Matt. 26:57-68; Luca 22:66-71; Atti 23:3; confronta Deuteronomio 25:1, 2 e Giovanni 7:51.

      Dopo l’illegale processo notturno il Sinedrio si riunì la mattina presto per confermare la sentenza e per consultarsi. (Mar. 15:1) Gesù fu poi condotto, di nuovo legato, al palazzo del governatore, da Pilato, avendo essi detto: “Non ci è lecito uccidere alcuno”. (Giov. 18:31) Lì fu accusato di vietare di pagare le tasse a Cesare e di dichiararsi Cristo re. La bestemmia contro il Dio degli ebrei non sarebbe stata un’accusa tanto grave agli occhi dei romani, ma la sedizione sì. Pilato, dopo vani tentativi per indurre Gesù a testimoniare contro se stesso, disse agli ebrei che non trovava in lui nessuna colpa. Saputo però che Gesù era galileo, Pilato fu ben lieto di mandarlo da Erode, sotto la cui giurisdizione si trovava la Galilea. Erode interrogò Gesù sperando di vedergli compiere un segno, ma invano. Erode allora screditò Gesù prendendosi gioco di lui, e lo rimandò da Pilato. — Luca 23:1-11.

      Pilato cercò di rimettere in libertà Gesù secondo un’usanza dell’epoca, ma gli ebrei non acconsentirono, chiedendo invece la liberazione di un sedizioso assassino. (Giov. 18:38-40) Pilato fece dunque flagellare Gesù, e i soldati ancora una volta lo maltrattarono. Dopo di che Pilato condusse fuori Gesù e cercò di farlo liberare, ma gli ebrei insisterono: “Al palo! Al palo!” Alla fine egli diede ordine che Gesù fosse messo al palo. — Matt. 27:15-26; Luca 23:13-25; Giov. 19:1-16.

      Nel processo di Cristo gli ebrei commisero fra l’altro le seguenti flagranti violazioni di alcune leggi di Dio: corruzione (Deut. 16:19; 27:25); cospirazione e perversione del giudizio e della giustizia (Eso. 23:1, 2, 6, 7; Lev. 19:15, 35); falsa testimonianza, in cui i giudici furono conniventi (Eso. 20:16); proscioglimento di un assassino (Barabba), facendo ricadere su di sé e sul paese la colpa del sangue sparso (Num. 35:31-34; Deut. 19:11-13); tumulto, cioè ‘seguire la folla per fare il male’ (Eso. 23:2, 3); gridando che Gesù fosse messo al palo violarono la legge che vietava di seguire gli statuti di altre nazioni, e non prescriveva alcuna tortura, anzi prevedeva che un criminale fosse lapidato o messo a morte prima di essere appeso al palo (Lev. 18:3-5; Deut. 21:22); riconobbero come re non uno della loro nazione ma un pagano (Cesare), e rigettarono il Re che Dio aveva scelto (Deut. 17:14, 15); e infine si resero colpevoli di assassinio. — Eso. 20:13.

  • Cava
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    • Cava

      Scavo a cielo aperto per l’estrazione di vari tipi di pietra. Così venivano estratti da vene in superficie marmo e calcare. Una vasta zona presso l’attuale porta di Damasco a Gerusalemme si ritiene fosse un’antica cava. La prima menzione di un luogo del genere si trova in Giosuè 7:4, 5, dov’è riferito che circa 3.000 israeliti da Ai fuggirono a Sebarim, che significa “Le Cave”. Nel fare i preparativi per la costruzione del tempio, Salomone ordinò che le grandi pietre di fondamenta fossero estratte dai monti del Libano, e decine di migliaia di uomini furono coscritti per questo lavoro. (I Re 5:13-18; 6:7) Quando fu necessario riparare il tempio all’epoca di Ioas, vennero assunti dei tagliapietre. — II Re 12:11, 12.

      Con un’eloquente metafora, Geova, per bocca di Isaia, richiama alla mente una cava e il lavoro che vi viene svolto. (Isa. 51:1) Com’è indicato nel versetto successivo, l’evidente relazione fra la “roccia” e la “buca del pozzo” si riferisce ad Abraamo, da cui la nazione aveva avuto origine, e a Sara, dal cui grembo era nato Isacco, antenato d’Israele. (Isa. 51:2) Tuttavia, dato che la nascita di Isacco era avvenuta mediante la potenza divina e con un atto miracoloso, la metaforica cava poteva avere anche una più alta applicazione spirituale. Infatti Deuteronomio 32:18 si riferisce a Geova come ‘la Roccia che generò’ Israele, “Colui che ti diede alla luce [lo stesso verbo usato a proposito di Sara in Isaia 51:2] con dolori di parto”.

  • Cavalletta
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    • Cavalletta

      Traduzione di hhagàv, anche se non è certo quale insetto o insetti fossero indicati da questo termine ebraico, pare derivato da una radice che significa “nascondere, coprire”. Quindi

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