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  • Ha importanza l’abito che indossate?

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  • Ha importanza l’abito che indossate?
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Svegliatevi! 1978
g78 8/3 pp. 27-28

Qual è la veduta della Bibbia?

Ha importanza l’abito che indossate?

NELLE Sacre Scritture la condizione approvata di un individuo dinanzi a Geova Dio è rappresentata con la figura del vestiario. Una “grande folla” di superstiti della tribolazione sono descritti “vestiti di lunghe vesti bianche”, a indicare il loro aspetto puro e dignitoso dinanzi all’Altissimo grazie alla fede nel sangue sparso di Gesù Cristo. (Riv. 7:9, 13, 14) In relazione alla “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”, è dato questo incoraggiamento: “Felice chi sta sveglio e mantiene i suoi abiti, affinché non cammini nudo e non si veda la sua vergogna”. — Riv. 16:14, 15.

Pertanto è necessario vigilare spiritualmente se vogliamo che il gran giorno di Dio ci trovi vestiti della vera personalità cristiana, non macchiata dalle azioni, dagli atteggiamenti e dalle usanze del mondo. Inoltre, essendo così vestito, il cristiano sarebbe attivo nel servizio di Geova Dio e del Signore Gesù Cristo. (Luca 12:35-40; 21:36; 2 Piet. 3:14) Che tragedia se il cristiano fosse trovato nello stato dei guardiani leviti del tempio che si addormentavano in servizio! Secondo la tradizione giudaica, essi erano svergognati essendo battuti; inoltre, i loro abiti venivano bruciati.

Giacché le Scritture impiegano la figura dell’abito per rappresentare quella cosa importantissima che è una condizione approvata dinanzi a Geova Dio, non ne consegue logicamente che i suoi servitori devono anche badare agli abiti letterali che indossano? Non dobbiamo perdere di vista il fatto che Geova Dio provvide abiti fatti con pelli animali ai peccatori Adamo ed Eva. La parola ebraica usata per indicare quegli abiti si pensa significhi “lunghe vesti”. Quindi, queste vesti coprivano ampiamente il corpo nudo delle prime creature umane. — Gen. 3:21.

Secoli dopo l’Altissimo si interessò specificamente degli abiti dei suoi servitori. I regolamenti dati agli Israeliti richiedevano che si facessero “orli frangiati sui lembi delle loro vesti” e che mettessero “un cordone turchino sugli orli frangiati del lembo”. (Num. 15:38) Inoltre, “non si dovrebbe mettere addosso alla donna l’abbigliamento d’un uomo robusto, né l’uomo robusto dovrebbe indossare il mantello d’una donna; poiché chiunque fa queste cose è qualche cosa di detestabile a Geova”. — Deut. 22:5.

Il caratteristico orlo frangiato e il cordone turchino sul lembo delle vesti distinguevano gli Israeliti dagli altri popoli e servivano a rammentar loro continuamente che dovevano ubbidire ai comandi di Geova. (Num. 15:40) In quanto al divieto di indossare abiti destinati specificamente al sesso opposto, questo serviva a preservare la naturale distinzione fra i sessi. È normale che gli uomini vogliano sembrare uomini, e che le donne vogliano sembrare donne. L’andare contro questa interiore consapevolezza in merito all’abbigliamento avrebbe potuto condurre all’omosessualità. Quindi la legge di Dio salvaguardava dall’inganno e dall’eventuale immoralità.

Gli Israeliti non potevano ignorare la questione dell’abbigliamento e prenderla alla leggera. Secoli dopo che era stata data la Legge, Sofonia, profeta di Geova, dichiarò che la calamità si sarebbe abbattuta su tutti coloro che indossavano “abiti stranieri”, forse gli abiti degli Egiziani e dei Babilonesi che non si conformavano alle esigenze della legge di Dio. (Sof. 1:8) Finché quella legge rimase in vigore, gli Israeliti dovettero ubbidire alle sue norme. Gesù Cristo, per esempio, indicò che la deliberata ribellione a uno qualsiasi dei comandi avrebbe impedito di ereditare il regno di Dio. Egli disse: “Chi viola . . . uno di questi minimi comandamenti e insegna così agli uomini, sarà chiamato ‘minimo’ riguardo al regno dei cieli”. (Matt. 5:19) Se un Israelita, ad esempio, avesse insistito a portare vesti senza orlo frangiato perché il modello non era di suo gusto, avrebbe rivelato uno spirito provocatorio e indipendente. Tale alterigia gli avrebbe senz’altro impedito di divenire discepolo di Gesù Cristo.

I cristiani, naturalmente, non sono sotto la legge mosaica con le sue precise norme relative all’abbigliamento. Anziché regole specifiche, il senso delle convenienze, nonché l’amore per gli altri, li dovrebbero spingere a vestire in modo da fare appello alla buona coscienza dei loro simili. (Confronta I Corinti 10:23, 24; II Corinti 4:1, 2). Sì, l’equilibrio e l’amore impediranno ai veri cristiani di dare la precedenza alle preferenze personali nonostante gli effetti spiacevoli che il loro abbigliamento può avere sugli altri. In nessuna occasione il loro abbigliamento dovrebbe far dubitare della loro asserzione che sono servitori di Geova Dio.

Si dovrebbe specialmente badare a quello che si indossa quando si assiste alle adunanze cristiane o quando si dà pubblica testimonianza ad altri in merito alla Parola di Dio. L’apostolo Paolo diede questo consiglio: “Desidero che le donne si adornino con veste convenevole, con modestia e sanità di mente . . . come si conviene a donne che professano di riverire Dio, cioè per mezzo di opere buone”. (1 Tim. 2:9, 10) Lo stesso principio si potrebbe applicare agli uomini cristiani. Il vestito non dovrebbe essere troppo vistoso, richiamando eccessiva attenzione sull’individuo. Né dovrebbe essere trasandato. Gli altri devono poter vedere che il cristiano è modesto e veste come si conviene all’occasione. Nella scelta del vestiario si dovrebbe dar prova di sanità di mente, cioè di ragionevolezza, di equilibrio. Quando si tratta dell’adorazione, l’abito del cristiano dovrebbe essere dignitoso come si conviene al sacro servizio.

Naturalmente, quando gli interessati cominciano a venire alle adunanze cristiane, non si dovrebbe farli sentire a disagio a motivo del loro aspetto, ma si dovrebbero ricevere nello spirito dell’amore. Sarebbe errato giudicare se meritano o no di udire la verità in base a ciò che indossano. Il discepolo Giacomo disse ai conservi cristiani: “Se nella vostra pubblica assemblea entra un uomo con anelli d’oro alle dita e vestito splendido, ma entra anche un uomo povero con vestito sudicio, e guardate con favore colui che indossa il vestito splendido e dite: ‘Tu prendi questo posto qui, in luogo eccellente’, e dite al povero: ‘Tu sta in piedi’, o: ‘Prendi quel posto là, sotto lo sgabello dei miei piedi’, avete fra voi distinzioni di classe e siete divenuti giudici che prendete decisioni malvage, non è così?” — Giac. 2:2-4.

Tuttavia, non ci si aspettava che il povero continuasse ad andare alle adunanze con “vestito sudicio” dopo essere divenuto un cristiano battezzato. Se non poteva permettersi un vestito modesto e lindo, i suoi fratelli lo avrebbero aiutato. (Confronta Giacomo 2:14-16). Perciò, le sue umili condizioni non gli avrebbero impedito di indossare abiti che facessero onore a Dio.

La questione dell’abbigliamento è dunque una cosa importante per i cristiani. Essi dovrebbero sforzarsi di non dare mai a nessuno una ragione valida per mettere in dubbio la loro modestia e la loro sanità di mente.

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