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BarbaAusiliario per capire la Bibbia
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Per gli uomini era normale portare la barba, anche prima che fosse stipulato il patto della Legge. Anche se gli ebrei non erigevano monumenti in cui rappresentavano se stessi, in Egitto e in Mesopotamia e in altri paesi del Medio Oriente si sono trovati molti monumenti e iscrizioni in cui assiri, babilonesi e cananei sono raffigurati con la barba; certe figure che risalgono al III millennio a.E.V. hanno barbe di varie fogge. Presso i popoli summenzionati soprattutto gli eunuchi erano raffigurati senza barba. In Israele non c’era però la consuetudine di rendere eunuchi, perché la Legge li escludeva dalla congregazione d’Israele. — Deut. 23:1.
Dato che quasi tutti i semiti sono raffigurati con la barba, anche prima che entrasse in vigore la Legge, è logico che i fedeli uomini della discendenza di Sem, che continuarono a parlare la lingua dell’Eden e senza dubbio seguirono più da vicino le usanze originali dal tempo del loro antenato Set, avessero la barba. Quindi c’è buona ragione di ritenere che Noè, Enoc, Set e il padre di Set, Adamo, avessero anch’essi la barba.
Erodoto dice che gli egiziani si radevano barba e capelli. Per loro la barba era segno di dolore o di una condizione spiacevole. Uno scrittore afferma che ogniqualvolta un artista egiziano voleva dare l’idea di un uomo di bassa condizione o di una persona sciatta, lo raffigurava con la barba. Questo aiuta a capire perché Giuseppe si fosse raso prima di presentarsi a Faraone. (Gen. 41:14; confronta Geremia 9:26; 25:23). Comunque gli egiziani portavano parrucche e barbe finte. La barba dell’uomo comune era corta; quella del monarca, lunga e quadrata; e quella delle immagini degli dèi, arricciata all’estremità. In due raffigurazioni egiziane compaiono dei filistei senza barba.
Quand’era sulla terra Gesù aveva la barba? Certo questa era un’usanza strettamente ebraica. Gesù, come ebreo, “nacque sotto la legge” e adempì la Legge. (Gal. 4:4; Matt. 5:17) Come tutti gli altri ebrei, Gesù era dedicato a Geova Dio dalla nascita, a motivo del patto della Legge, e aveva l’obbligo di osservare l’intera legge, inclusa la proibizione di tagliarsi l’estremità della barba. Inoltre, quando era sulla terra, i romani non portavano la barba. Perciò, se Gesù fosse stato senza barba, sarebbe stato preso per un eunuco o per un romano. È degno di nota che una profezia relativa alle sofferenze di Gesù dice: “Diedi il mio dorso ai percotitori, e le mie guance a quelli che strappavano i peli della barba”. — Isa. 50:6, NW.
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BarbaroAusiliario per capire la Bibbia
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Barbaro
(gr. bàrbaros).
La ripetizione “bar bar” dava l’idea di balbettare, farfugliare o parlare in modo incomprensibile; quindi il termine “barbaro” era in origine applicato dai greci a uno straniero, particolarmente di lingua diversa. In quel tempo non denotava inciviltà o rozzezza, né indicava sentimenti di sprezzante ostilità. Il termine “barbari” distingueva semplicemente i non greci dai greci, come il termine “gentili” distingue i non ebrei dagli ebrei. Chi non era greco non aveva nulla in contrario né si sentiva offeso di esser chiamato barbaro. Alcuni scrittori ebrei, fra cui Giuseppe Flavio, riconoscevano di avere tale appellativo; i romani si definivano barbari finché non adottarono la cultura greca. In questa luce tutt’altro che sfavorevole, scrivendo ai romani, Paolo usò quest’espressione che includeva tutti: “Ai Greci e ai Barbari”. — Rom. 1:14.
Il principale elemento di separazione fra i greci e il mondo “barbaro” era la lingua; per cui il termine si riferiva in special modo a chi non parlava greco, come per esempio gli abitanti di Malta che parlavano una lingua non affine al greco. In questo caso la Traduzione del Nuovo Mondo spiega significato di bàrbaroi traducendolo “persone di lingua straniera”. (Atti 28:1, 2, 4) Scrivendo in merito al dono delle lingue, Paolo due volte chiama bàrbaros (“straniero”) chi parla in una lingua incomprensibile. (I Cor. 14:11; vedi anche Colossesi 3:11). Similmente la Settanta usa bàrbaros in Salmo 113:1 (114:1 in ebraico e in quasi tutte le versioni italiane) e in Ezechiele 21:31.
Siccome i greci consideravano la loro lingua e la loro cultura superiori a tutte le altre, e a motivo dell’indegno trattamento riservato loro dai nemici, il termine “barbaro” assunse a poco a poco il suo comune significato dispregiavo.
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Bar-Gesù
[figlio di Gesù].
Ebreo di Pafo città dell’isola di Cipro vissuto nel I secolo E.V., che era “stregone, falso profeta”. (Atti 13:6) Aveva lo pseudonimo o il titolo di “Elima”, forma greca di un termine arabo che significa “mago, stregone”.
Questo era un appellativo molto appropriato per Bar-Gesù, poiché sembra che godesse di una posizione di prestigio come mago di corte e consigliere di Sergio Paolo, proconsole romano a Pafo. Essendo “sacerdote” di un culto divinatorio, Bar-Gesù era naturalmente contrario al cristianesimo e, per proteggere la propria posizione lucrativa, fu inflessibile nell’opporsi alla predicazione di Paolo e Barnaba. Perciò, quando Sergio Paolo “cercò premurosamente di udire la parola di Dio”, Elima “si opponeva loro, cercando di allontanare il proconsole dalla fede”. — Atti 13:7, 8.
Allora Paolo fissò quello stregone satanico negli occhi e, “pieno di spirito santo”, rispose: “O uomo pieno d’ogni sorta di frode e d’ogni sorta di furfanteria, figlio del Diavolo, nemico di ogni cosa giusta, non smetterai di pervertire le giuste vie di Geova? E ora, ecco, la mano di Geova è su di te e sarai cieco, non vedendo la luce del sole per un periodo di tempo”. Immediatamente Bar-Gesù
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Barca
Vedi IMBARCAZIONI.
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