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  • Aquila, II
  • Ausiliario per capire la Bibbia
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  • VARIETÀ PALESTINESI
  • ‘PORTATI SU ALI D’AQUILE’
  • NIDI E VISTA ACUTA
  • CAPACITÀ DI VOLO
  • USO FIGURATIVO
  • Aquila, II
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
  • Saliranno con ali come aquile
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1996
  • L’occhio dell’aquila
    Svegliatevi! 2002
  • La stupenda aquila nera
    Svegliatevi! 1982
Altro
Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 85-87

Aquila, II

[ebr. nèsher; gr. aetòs].

Alcuni ritengono che il nome ebraico derivi da una radice che significa “strappare o lacerare”. Secondo altri è un nome onomatopeico (il cui suono suggerisce la cosa che rappresenta), e pensano che nèsher dia l’idea di qualche cosa di “impetuoso” o “folgorante”, quindi di un uccello che scende in picchiata sulla preda fendendo l’aria come un lampo e con rumore sibilante. In ogni caso il termine ebraico ben descrive l’aquila, grosso uccello da preda che scendendo in velocità da grandi altezze produce un fischio causato dall’aria che passa fra le penne remiganti (penne esterne dell’ala) aperte. Uccello da preda e assetato di sangue (Giob. 39:27, 30), l’aquila era uno degli animali “impuri” secondo la legge mosaica. — Lev. 11:13; Deut. 14:12.

VARIETÀ PALESTINESI

Più comuni attualmente in Palestina sono l’aquila imperiale e l’aquila reale, ma se ne trovano anche altre varietà, come il biancone. L’aquila reale, imponente uccello marrone scuro con lucenti piume fulve sul capo e sul collo, lungo un metro circa e con un’apertura alare di quasi due metri, sverna in tutta la Palestina e passa i mesi estivi sulle montagne del Libano. Le aquile hanno di solito testa piuttosto larga con una sporgenza sopra gli occhi, corto becco adunco, zampe robuste e possenti artigli acuminati.

‘PORTATI SU ALI D’AQUILE’

La regione del Sinai, dove questi uccelli si librano e planano sulle ampie e forti ali, è chiamata “paese di aquile”. Perciò gli israeliti liberati che si erano radunati presso il monte Sinai poterono ben apprezzare come fosse appropriata l’idea resa dalle parole di Dio, che li avrebbe portati fuori dall’Egitto “su ali d’aquile”. (Eso. 19:4; confronta Rivelazione 12:14). Quasi quarant’anni dopo Mosè poté paragonare Geova che guidava Israele nel deserto a un’aquila che “scuote il suo nido, volteggia sopra i suoi piccoli, spiega le sue ali, li prende, li porta sulle sue penne”. (Deut. 32:9-12) Quando arriva per gli aquilotti il momento di cominciare a volare, il genitore li sprona, agitando e battendo le ali per far capire ai piccoli cosa devono fare, e poi li spinge o invita a uscire dal nido per provare a volare.

Alcuni hanno messo in dubbio che l’aquila porti effettivamente i piccoli sul dorso, tuttavia, secondo sir W. B. Thomas, in Scozia una guida avrebbe affermato a proposito dell’aquila reale che “i genitori, dopo aver incoraggiato e a volte spinto l’aquilotto nell’aria, caleranno sotto il principiante e lo faranno riposare un momento sulle loro ali e sul dorso”. Il Bulletin of the Smithsonian Institution (Vol. CLXVII, p. 302) cita le parole di un osservatore negli Stati Uniti: “La madre, spiccato il volo dal nido sulle rupi, lasciava bruscamente cadere il piccolo, direi, per una trentina di metri; poi calava sotto di lui ad ali spiegate ed esso le si posava sul dorso. Si librava con lui fin sulla vetta e ripeteva l’operazione . . . Mio padre ed io siamo rimasti a osservare affascinati per oltre un’ora”. A proposito di queste affermazioni, G. R. Driver osserva: “La descrizione [in Deuteronomio 32:11] non è dunque un semplice volo della fantasia ma si basa su fatti reali”. — Palestine Exploration Quarterly, gennaio–giugno 1958, pp. 56, 57.

NIDI E VISTA ACUTA

Le abitudini dell’aquila nel costruirsi il nido sono messe in risalto dalle domande rivolte da Dio a Giobbe in Giobbe 39:27-30. L’aquila può fare il nido su un alto albero, sulla vetta di una rupe o sul ciglio di un burrone. Con gli anni il nido può raggiungere un’altezza di due metri e pesare quasi una tonnellata! L’evidente sicurezza e inaccessibilità del nido dell’aquila sono state usate figurativamente dai profeti nei messaggi contro il superbo regno di Edom, che si trovava fra gli impervi monti dell’Araba. (Ger. 49:16; Abd. 3, 4) La vista acuta dell’aquila, menzionata in Giobbe 39:29, trova conferma nel libro di Rutherford Platt The River of Life (1956, pp. 215, 216), che spiega anche l’insolita forma dell’occhio dell’aquila, prova della sapienza del Creatore:

“In fatto di occhi il primato di tutto il regno animale . . . [va agli] occhi dell’aquila, dell’avvoltoio e del falco. Hanno una vista così acuta che da un’altezza di oltre 300 m possono scorgere un coniglio o un gallo cedrone seminascosto nell’erba.

“La vista acuta dell’uccello da preda è prodotta dall’immagine dell’oggetto riflessa sulla densa massa di cellule coniche acuminate. Questa minuscola zona nella parte posteriore del bulbo oculare assorbe i raggi luminosi dell’oggetto attraverso migliaia di punti, in un modo speciale che trasmette alla mente un’immagine chiara. A quasi tutti i predatori, come la moffetta e il puma, e a noi stessi, è sufficiente una singola concentrazione di coni; noi guardiamo avanti e ci avviciniamo direttamente all’oggetto che fissiamo. Ma non così l’aquila o il falco, che, avendo scorto il coniglio nell’erba grazie ai coni che gli permettono di metterlo bene a fuoco, può avvicinarsi con una lunga picchiata obliqua. Questo fa sì che l’immagine del bersaglio si muova lungo una traiettoria curva attraverso la parte posteriore del bulbo oculare. Tale traiettoria è tracciata esattamente nell’occhio dell’aquila che scende in picchiata da una linea curva di coni anziché da un’unica massa di coni. Così mentre si avvicina rapidamente, l’aquila tiene costantemente a fuoco il coniglio nell’erba”. — Vedi Geremia 49:22.

CAPACITÀ DI VOLO

Molti versetti parlano della velocità dell’aquila. (II Sam. 1:23; Ger. 4:13; Lam. 4:19; Abac. 1:8) Si sa di aquile che hanno superato una velocità di 130 km orari. Salomone avvertì che la ricchezza “si fa ali come quelle d’un’aquila” che si alza in volo (Prov. 23:4, 5), mentre Giobbe lamentava il rapido scorrere della vita, paragonandolo alla velocità di un’aquila in cerca di preda. (Giob. 9:25, 26) Ma quelli che confidano in Geova hanno la forza di andare avanti, come se salissero sulle ali apparentemente infaticabili dell’aquila in volo. — Isa. 40:31.

Come lo scrittore di Proverbi 30:19, anche gli scienziati moderni si meravigliano della “via dell’aquila nei cieli”. Nel numero di Scientific American dell’aprile 1962 (p. 131), Clarence D. Cone jr. descrive il modo in cui l’osservazione del volo maestoso e infaticabile di aquile, falchi e avvoltoi “ha contribuito alla scoperta di un meccanismo fondamentale della metereologia”. Quindi spiega il modo in cui questi grossi uccelli utilizzano tutta la forza dinamica delle grandi “bolle” d’aria calda che si alzano da terra grazie al calore del sole, dimostrando inoltre che la punta “scanalata” delle ali dell’aquila e di uccelli simili è progettata in modo aerodinamico così da vincere la resistenza dell’aria.

USO FIGURATIVO

Questo possente uccello da preda è stato spesso usato dai profeti come simbolo delle forze armate di nazioni nemiche nei loro attacchi improvvisi e spesso inaspettati. (Deut. 28:49-51; Ger. 48:40; 49:22; Osea 8:1) I sovrani babilonesi ed egiziani sono stati paragonati ad aquile (Ezec. 17:3, 7; Dan. 7:3, 4), e si noti che l’aquila compariva sempre su scettri regali, stendardi e stele di molte antiche nazioni, fra cui Assiria, Persia e Roma, e ancor oggi è l’emblema di Germania, Stati Uniti, e altre nazioni.

Alcuni avanzano delle riserve sul termine “aquile” in Matteo 24:28 e Luca 17:37, sostenendo che i versetti si riferiscano piuttosto ad avvoltoi, che si radunano intorno a un cadavere. Comunque, anche se l’aquila non si nutre principalmente di carogne come l’avvoltoio, a volte mangia animali morti. (Palestine Exploration Quarterly, aprile 1955, p. 9) Inoltre l’aquila, pur essendo di solito un cacciatore solitario, a differenza del gregario avvoltoio, è risaputo che a volte attacca in coppie, e nel libro The Animal Kingdom (1954, a cura di Frederick Drimmer, Vol. II, p. 965) viene citato un caso in cui “diverse [aquile] lanciarono un attacco in massa contro un’antilope dalle corna ramificate”.

Un altro versetto che molti studiosi ritengono si riferisca all’avvoltoio più che all’aquila è Michea 1:16, in cui si parla figurativamente di Israele che ‘allarga la sua calvizie come quella dell’aquila’. La testa dell’aquila è ben fornita di piume, anche quella dell’aquila di mare dalla testa bianca che a distanza dà l’impressione di essere calva. L’avvoltoio grifone, comune in Palestina, ha solo una specie di lanugine bianca sul capo, e penne sparse sul collo. Se il versetto si applica a tale animale, ciò indicherebbe che l’ebraico nèsher ha un significato più ampio del termine aquila. Si noti che l’avvoltoio grifone, pur non essendo classificato dagli ornitologi nella stessa “specie” o “genere” dell’aquila è considerato della stessa “famiglia” (Accipitridi). Tuttavia alcuni ritengono che Michea 1:16 si riferisca al fatto che l’aquila muta le penne, anche se questo è un processo piuttosto graduale e poco appariscente. Il cambio delle penne provoca una certa riduzione di attività e forza ed è seguito da un ritorno alla vita normale, e potrebbe essere quello che intese il salmista dicendo che la propria giovinezza “continua a rinnovarsi proprio come quella dell’aquila”. (Sal. 103:5) Altri vedono in questo un riferimento alla vita relativamente lunga dell’aquila, che a volte raggiunge gli ottant’anni d’età.

[Figura a pagina 86]

Aquila reale

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