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NecoAusiliario per capire la Bibbia
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figlio di Psammetico e succedette al padre quale sovrano d’Egitto. Iniziò la costruzione di un canale per collegare il Nilo col Mar Rosso ma non la portò a termine. Invece inviò navi fenicie a circumnavigare l’Africa, viaggio che fu portato felicemente a termine in tre anni. — Storie, Libro II, 158, 159; Libro IV, 42.
Verso la fine del regno di Giosia, durato trentun anni (659-ca. 629 a.E.V.), il faraone Neco marciò attraverso il paese di Canaan per combattere il “re d’Assiria” (Nabopolassar, il babilonese conquistatore dell’Assiria). In quell’occasione Giosia non tenne conto delle “parole di Neco dalla bocca di Dio” e fu ferito mortalmente nel tentativo di respingere le forze egiziane a Meghiddo. Circa tre mesi più tardi il faraone Neco fece prigioniero Ioacaz, successore di Giosia, e mise sul trono come suo vassallo il venticinquenne Eliachim, a cui diede il nome di Ioiachim. Neco impose inoltre un gravoso tributo al regno di Giuda. (II Re 23:29-35; II Cron. 35:20-36:4) Circa quattro anni più tardi (625 a.E.V.), a Carchemis, gli eserciti di Neco furono sconfitti dai babilonesi al comando di Nabucodonosor. — Ger. 46:2.
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NeemiaAusiliario per capire la Bibbia
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Neemia
(Neemia) [Geova conforta, o, Geova è conforto].
Figlio di Acalia e fratello di Hanani; coppiere del re di Persia Artaserse (Longimano), poi governatore degli ebrei: fu lui a ricostruire le mura di Gerusalemme e a scrivere il libro biblico che porta il suo nome. — Nee. 1:1, 2, 11; 2:1; 5:14, 16.
Durante il ventesimo anno del regno di Artaserse, nel mese di chislev (novembre-dicembre), Neemia, che si trovava nel castello di Susa (Susan), ricevette la visita di suo fratello Hanani e di altri uomini giunti da Giuda. Interrogati da lui, essi gli riferirono la triste situazione degli ebrei dicendogli che le mura e le porte di Gerusalemme erano ancora in rovina. Neemia fu commosso fino alle lacrime. Per giorni fece cordoglio, digiunando e pregando di continuo. Confessò il peccato di Israele e, in base alle parole di Dio a Mosè (Deut. 30:1-4), supplicò Geova di ‘renderlo oggetto di pietà’ davanti al re Artaserse affinché il suo piano di ricostruire le mura di Gerusalemme potesse aver successo. — Nee. cap. 1.
Nel mese di nisan (marzo-aprile) le preghiere di Neemia furono esaudite. Il re notò che il suo volto era abbattuto e gliene chiese la ragione. Neemia allora lo informò del triste stato di cose esistente a Gerusalemme. Quando gli fu chiesto cosa cercasse di ottenere, Neemia, rivoltosi immediatamente in preghiera a Dio, chiese al re il permesso di tornare a Gerusalemme per ricostruire la città. La richiesta fu accolta. Inoltre Neemia ricevette dal re lettere che gli consentivano di passare liberamente per i territori sotto la giurisdizione dei governatori a O dell’Eufrate e anche di procurarsi il legname necessario per la costruzione. Partì per Gerusalemme accompagnato da comandanti militari e cavalieri. — Nee. 2:1-9.
RICOSTRUITE LE MURA DI GERUSALEMME
Neemia, che da tre giorni si trovava a Gerusalemme all’insaputa di tutti tranne dei pochi che erano con lui, ispezionò nottetempo la città. Mentre gli altri erano a piedi, egli cavalcava un animale, forse un cavallo o un asino. Quando le rovine erano tali da ostruire il passaggio, Neemia scese e proseguì a piedi. — Nee. 2:11-16.
Completata la visita, Neemia rivelò il suo piano agli ebrei, facendo notare loro che nella cosa c’era la mano di Geova. Incoraggiati, essi risposero: “Leviamoci, e dobbiamo edificare”. Nonostante le parole di scherno dell’oronita Sanballat, dell’ammonita Tobia e dell’arabo Ghesem, i lavori di ricostruzione iniziarono verso il 4 ab (luglio-agosto). — Nee. 2:17-20; confronta 6:15.
Mentre il lavoro procedeva, Sanballat e Tobia continuavano a deridere e schernire gli sforzi degli ebrei per ricostruire le mura di Gerusalemme. Neemia menzionò questo fatto in preghiera, “e il popolo continuò ad avere a cuore il lavoro”. Quando le mura raggiunsero metà dell’altezza finale, Sanballat, Tobia e i popoli vicini intensificarono l’opposizione al punto di coalizzarsi per combattere contro Gerusalemme. Neemia ne era ripetutamente informato dagli ebrei che abitavano nei pressi della città. Ancora una volta Neemia manifestò in preghiera la sua fiducia in Geova. Per affrontare la situazione critica armò gli operai, dispose che altri facessero la guardia e programmò un sistema di allarme. Neemia non si svestiva neanche di notte, evidentemente per essere pronto a combattere nel caso che la guardia desse il segnale d’allarme. — Nee. cap. 4.
Per quanto la situazione fosse pressante, Neemia non era talmente occupato da non tener conto delle proteste degli ebrei. Sentendo che si lamentavano a motivo dei gravosi interessi che erano costretti a pagare, egli rimproverò i nobili e i governanti delegati, dispose di tenere una grande assemblea e, dopo aver denunciato questa grave situazione, ordinò che vi si ponesse rimedio. — Nee. 5:1-13.
I nemici tentarono poi di fermare il lavoro di ricostruzione. Quattro volte cercarono di distogliere Neemia dall’impresa, ma egli li informò che non poteva assentarsi. Allora Sanballat inviò una lettera aperta che conteneva false accuse e invitava Neemia a incontrarsi con loro. Neemia rispose: “Cose come quelle che tu dici non sono state compiute, ma tu le inventi dal tuo proprio cuore”. Ricorrendo a un altro stratagemma ancora, Tobia e Sanballat assoldarono un ebreo per spaventare Neemia e fargli commettere l’errore di nascondersi nel tempio. Ma Neemia non cedette alla paura, e l’opera di ricostruzione fu portata felicemente a termine il venticinquesimo giorno di elul (agosto-settembre), in soli cinquantadue giorni. Comunque Tobia continuò a inviare a Neemia lettere intimidatorie. — Nee. cap. 6.
Completate le mura, Neemia si accinse a organizzare il servizio del tempio. Poi affidò il comando della città a due uomini, uno dei quali era suo fratello Hanani. Neemia diede pure disposizioni relative all’apertura, alla chiusura e alla sorveglianza delle porte della città. — Nee. 7:1-3.
RIPRISTINATA L’OSSERVANZA DELLA LEGGE
Probabilmente per ordine di Neemia si tenne un’assemblea nella pubblica piazza presso la Porta delle Acque. Anche se fu soprattutto il sacerdote Esdra a insegnare la Legge, Neemia pure vi prese parte. (Nee. 8:1-12) Poi fu tenuta per otto giorni la festa delle capanne. Due giorni dopo gli israeliti si radunarono nuovamente. Durante tale assemblea ci fu una confessione generale del peccato di Israele, e fu redatto un documento con la confessione scritta. Tale documento, o “disposizione degna di fiducia”, fu autenticato dai principi, dai leviti e dai sacerdoti. Neemia, il “Tirsata [governatore]”, fu il primo ad autenticarlo imprimendovi il sigillo. (Nee. 8:13-10:1) Tutto il popolo si impegnò a non contrarre matrimoni misti con stranieri, a osservare i sabati e a sostenere il servizio del tempio. Quindi venne scelta a sorte una persona su dieci perché risiedesse a Gerusalemme in modo permanente. — Nee. 10:28-11:1.
Vennero poi inaugurate le mura di Gerusalemme. Per
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