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CnidoAusiliario per capire la Bibbia
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la rotta prevista attraverso l’Egeo a S della Grecia e alla volta di Roma, essendo costretti dai venti contrari a passare a S di Creta e navigare sottocosta. Comunque, come spiega il versetto 9, era autunno e i responsabili dell’imbarcazione senza dubbio volevano affrettarsi proseguendo il più possibile la navigazione prima che le condizioni stagionali la rendessero ancora più pericolosa.
Cnido, come Chio, all’epoca di Paolo era una città libera, e si dice che già nel II secolo a.E.V. ci fosse un insediamento ebraico.
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CobraAusiliario per capire la Bibbia
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Cobra
[ebr. pèthen].
Serpente estremamente velenoso dell’Asia e dell’Africa. Il cobra menzionato in sei brani biblici è senza dubbio il cobra egiziano o aspide, comunemente usato dagli incantatori di serpenti sia in tempi biblici che tuttora. Come il cobra dagli occhiali comune in India e il cobra reale asiatico, il cobra egiziano quando è arrabbiato gonfia il collo. Infatti questo serpente è noto per la sua natura sbrigativa e irritabile, e al minimo disturbo s’impenna e fischia. Il nome del cobra egiziano non deve trarre in errore, dato che questo serpente è molto diffuso anche fuori dell’Egitto; infatti è il cobra più diffuso in Africa, e non in Africa soltanto. Raymond Ditmars nel suo libro Reptiles of the World dice che questo cobra è comune non solo nei paesi che confinano col deserto del Sahara ma anche in Arabia. Comunque il cobra egiziano è ormai estremamente raro nella Palestina meridionale.
Gli israeliti avevano conosciuto molto bene questo serpente non solo mentre erano in Egitto, ma anche durante la peregrinazione nel deserto. Mosè, parlando agli israeliti nel deserto, menzionò il suo veleno, “il crudele veleno di cobra”. (Deut. 32:33) Il termine “crudele” ben descrive l’effetto del veleno del cobra, a proposito del quale, nel suo libro Snakes (p. 133) H. W. Parker dice: “I sintomi immediati di un morso sono dolore del tutto sproporzionato al danno provocato dalle ferite, seguito subito da notevole gonfiore locale con sangue e siero che sgorgano dai fori prodotti dai denti avvelenati. Questi sintomi, prodotti da sostanze anticoagulanti e da sostanze che distruggono i tessuti, possono comparire entro trenta secondi, e diffondersi con la dispersione del veleno nel corpo, producendo emorragie in altri punti. Simultaneamente il veleno comincia a influire sul sistema nervoso: le gambe si piegano, testa e palpebre diventano pesanti; paralisi della lingua, delle labbra e della gola . . . nausea e crescente difficoltà di respiro si susseguono fino alla morte, non inevitabile, per insufficienza respiratoria e cardiaca”.
Il cobra colpisce con un rapido movimento in avanti del corpo eretto, accompagnato da un sibilo penetrante. Quando morde, afferra tenacemente l’oggetto fra le mascelle e poi inizia una specie di masticazione; questo è necessario perché i denti avvelenati sono relativamente corti e col prolungato contatto una maggior quantità di veleno può penetrare nella ferita. Per questa abitudine e per l’estrema tossicità del veleno, i cobra sono fra gli animali più pericolosi. Infatti il salmista, con linguaggio figurativo, menziona il cobra insieme al leone e dice di chi ha fiducia in Geova: “Sul giovane leone e sul cobra camminerai; calpesterai il giovane leone fornito di criniera e la grossa serpe”. (Sal. 91:13) Isaia, parlando del radunamento del popolo di Geova, ne predice la mutata condizione descrivendo il tempo in cui “il piccino lattante per certo giocherà sulla buca del cobra; e un bambino svezzato effettivamente metterà la sua propria mano sull’apertura per la luce di una serpe velenosa”. — Isa. 11:8, 11, 12.
La Bibbia menziona l’orecchio del cobra e allude alla sua capacità di ‘ascoltare la voce degli incantatori’. (Sal. 58:4, 5) Benché alcuni naturalisti sostengano che i serpenti non ci sentono, la Bibbia è in armonia con le più recenti scoperte che dimostrano che i serpenti sono dotati di un apparato uditivo interno e hanno un udito abbastanza buono. Infatti in un articolo intitolato “I serpenti sono ‘incantati’ dalla musica?” pubblicato sul New York Times del 10 gennaio 1954 (sez. 4, p. 9) si leggeva:
“David I. Macht, dottore in farmacologia dell’ospedale Mount Sinai di Baltimora, è un’autorità di fama mondiale in fatto di veleno di cobra. . . . Il dottor Macht ha riferito che lavorando sui cobra e sul veleno di cobra ha conosciuto diversi medici indù, molto colti, e provenienti da varie parti dell’India. Tutti concordano che i cobra rispondono a certe tonalità musicali, di flauti o pifferi. Certe forme musicali eccitano gli animali più di altre, riferiscono i medici. I bambini indiani, che giocano al buio in campagna, sono ammoniti di non cantare per non attirare i cobra. Il dottor Macht ha osservato che Shakespeare, dicendo più volte che i serpenti sono sordi . . . non fece che ripetere un errore comune. Invece, ha detto il dottor Macht, il salmista aveva ragione di dire, nel Salmo 58, versetto 5, che i serpenti ci sentono: . . . Contrariamente alle affermazioni di alcuni naturalisti, conclude il dottor Macht, i serpenti sono ‘incantati’ dai suoni, non dai movimenti dell’incantatore. Aggiornate i libri di testo, raccomandano i medici”.
Il serpente riesce a sentire una vibrazione nel terreno o le note acute. Alcune delle sue prede più comuni emettono suoni acuti; queste note acute producono grande inquietudine e turbamento nel serpente. Quindi le note del flauto significano solo cibo o pericolo per il serpente e non apprezzamento per la musica. Quando un incantatore di serpenti comincia a suonare il flauto, questo ottiene l’immediata reazione del serpente ed esso si impenna, attento al pericolo. Riconoscendo che il suono proviene dal flauto, rivolgerà naturalmente l’attenzione a quello strumento e a chi lo suona. Se l’incantatore si muove o si dondola avanti e indietro, il serpente farà la stessa cosa. Se si muove in cerchio intorno al serpente, questo a sua volta si volterà per tenere d’occhio la fonte del suono.
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CoccioAusiliario per capire la Bibbia
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Coccio
Frammento di ceramica o terracotta. Il termine ebraico hhères, pur riferendosi a volte a un vaso o fiasco di terracotta intatto (Num. 5:17; Ger. 19:1), deriva da una radice che significa “grattare” o “raschiare” e quindi può indicare qualcosa di ruvido come un coccio. Quando, per opera di Satana, Giobbe fu colpito da “foruncoli maligni” dalla sommità del capo fino alla pianta dei piedi, “egli si prendeva un frammento di terracotta per grattarsi”. (Giob. 2:7, 8) E a proposito del Leviatan viene detto: “Le sue parti di sotto sono come appuntiti frammenti di terracotta”. — Giob. 41:1, 30.
Il termine greco òstrakon (che ricorre nella LXX in Giobbe 2:8) significa “conchiglia” o “tegola”, ma i greci lo usavano anche per i cocci su cui scrivevano il proprio voto. Da questo termine greco derivano i termini italiani “ostraca” e “ostracismo”. Secondo l’antica legge ateniese un cittadino impopolare o ritenuto pericoloso poteva essere esiliato se si raccoglieva un sufficiente numero di voti contrari contro di lui nell’assemblea popolare e nel
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