BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • w71 1/4 pp. 201-209
  • Salvata la razza umana mediante il Regno

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Salvata la razza umana mediante il Regno
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • NON È UN MEZZO ANTIQUATO
  • NASCITA DI UN SALVATORE
  • Salvata la razza umana mediante il Regno
    Salvata la razza umana mediante il Regno
  • Re per mille anni senza successori
    Il millenario regno di Dio si è avvicinato
  • Dio sarà Re di tutta la terra
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
  • Non ignorate il Re celeste!
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
w71 1/4 pp. 201-209

Salvata la razza umana mediante il Regno

“Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. — Matt. 6:10.

1. Quale buona notizia c’è intorno all’uomo, e da quale autorità e da quale fonte?

L’UOMO non scomparirà dalla terra. La razza umana sarà salvata per la vita eterna sulla terra nella felicità. Non è questa una buona notizia? Sì, e si basa sulla più alta autorità e viene dalla più fidata fonte di informazioni!

2. (a) Perché con questo non ci riferiamo agli scienziati moderni? (b) Che cosa domandiamo in quanto agli scienziati come autorità?

2 Con questo ci riferiamo forse agli scienziati del ventesimo secolo? Difficilmente! Gli scienziati prevedono una tremenda catastrofe spaziale entro il corso di alcune migliaia di milioni d’anni in cui la terra sarà soggetta al bruciante calore del sole o di altri infuocati corpi nello spazio, e gli abitanti della terra saranno arsi e raggrinziti a morte e la terra ridotta a un tizzone fumante percorrerà in seguito un’orbita solare come pianeta privo di vita. Tale veduta a lunga scadenza di un disastro universale non turba l’attuale generazione della razza umana. Ma ci sono anche vedute a breve scadenza sostenute dagli scienziati circa l’estinzione della razza umana. A causa delle minacce per la generazione ora vivente gli uomini d’oggi hanno veramente ragione d’esser turbati. Dal punto di vista degli scienziati moderni anche il prossimo futuro di tutto il genere umano è dunque di pessimo presagio. Ma sono semplici scienziati umani l’autorità finale riguardo a tale grave questione? Con tutti i loro esperimenti per scoprire nuovi fatti e verità, hanno gli scienziati provato finalmente in maniera autorevole qual è lo scopo per cui l’uomo è qui sulla terra?

3. Perché possiamo rallegrarci e nutrire buona speranza a causa dell’autorità e della fonte di notizie a cui si fa qui riferimento?

3 Nemmeno gli scienziati possono negare che solo il Creatore dell’uomo conosce lo scopo dell’esistenza umana sulla terra, sì, perché egli creò la terra stessa. Solo il Creatore sa perché mise l’uomo sulla terra. Pertanto il Creatore è la massima Autorità. Siccome non mostra mai di esser falso, egli è la più fidata fonte di notizie. Non ci mettiamo dunque in un paradiso di pazzi quando accettiamo da lui la buona notizia che la nostra razza umana sarà salvata per la vita eterna nella felicità su una terra abbellita. Per questa ragione possiamo rallegrarci e nutrire buona speranza.

4. Per questa ragione, perché non possiamo fare a meno di preoccuparci?

4 Possiamo, comunque, per la stessa ragione, prendere le cose alla leggera, senza preoccuparci? Niente affatto! Il medesimo soggetto della nostra considerazione suggerisce che la razza umana di cui siamo una parte presente è gravemente minacciata di estinzione. Che la sua esistenza continui è messo in dubbio non da semplici uomini comuni, ma da uomini d’affari, da uomini informati del mondo. Incombe il disastro. La luna non offre nessuna via di scampo. L’uomo minaccia di distruggersi, se è lasciato ai suoi propri piani. E i suoi piani sono i più distruttivi in questo giorno di progresso scientifico.

5. Quali sono i moderni piani mediante cui l’uomo minaccia di distruggersi?

5 I piani dell’uomo non sono solo quelli nucleari e di altre armi della guerra moderna che possono causare uccisioni in massa con grande rapidità. I piani dell’uomo includono anche i suoi modi di rovinare la terra in tempo di pace, cioè come dispone le abitazioni dell’uomo, rende disponibili i generi alimentari per la vita umana, distribuisce quelle provviste alimentari, elimina i prodotti di rifiuto delle grandi industrie, sfrutta le risorse naturali della terra, rovina l’ambiente naturale del genere umano. Gli avvertimenti di una carestia mondiale entro pochi anni non sono privi di valido fondamento. Le debolezze e le limitate capacità delle Nazioni Unite come organizzazione per la pace e la sicurezza del mondo sono sempre più dimostrate. I ripetuti consigli dati alle nazioni per risolvere i loro contrasti e porre fine alle loro rivalità entro dieci anni o precipitare nel disastro mondiale si basano su un sano giudizio e sulle lezioni della storia. Vi siamo tutti implicati personalmente.

6. Evidentemente, quindi, che cosa c’è da aspettarsi dall’uomo stesso, e a che cosa o a chi non possiamo guardare a nostro favore?

6 È evidente che la cosa da aspettarsi dall’uomo stesso non è la salvezza scientifica, ma la distruzione della razza umana. Non possiamo guardare a ciò che gli scienziati chiamano “l’evoluzione dell’uomo” perché ci salvi se solo le sono dati alcuni milioni d’anni per attuarla. Non possiamo guardare a tutti gli psicologi e gli psichiatri del mondo perché cambino il modo di pensare del genere umano e facciano acquisire agli uomini una nuova personalità così che si uniscano contro la catastrofe. Non possiamo aspettare che si formi una qualsiasi forza di polizia internazionale abbastanza forte e indipendente e imparziale da indurre le nazioni a comportarsi bene e a fare di questa terra un luogo sicuro in cui vivere.

7. (a) A che cosa fuori della terra e dell’uomo stesso non ci possiamo rivolgere nella nostra terribile necessità? (b) A chi potremmo più ragionevolmente rivolgerci, e perché?

7 È ovvio che, sebbene gli scienziati non siano disposti ad ammetterlo, siamo costretti a guardare fuori dell’uomo stesso e fuori della terrena dimora umana per la liberazione, se la razza umana dev’esser salvata. Non certo ad alcuni mitici “Marziani” che vengano da un altro pianeta per rispondere ai nostri segnali di afflizione e venire ad aiutarci. Né ai nostri astronauti perché mettano piede su qualche pianeta oltre la luna e ne riportino qualche abitante dall’intelligenza superiore e sovrumana, che possa aiutarci prima che sia troppo tardi! Dobbiamo trovare la salvezza da qualche persona intelligente di fuori che è reale e più grande di tutti gli uomini messi insieme, non solo abbastanza saggia e potente ma anche abbastanza amorevole da venire in nostro aiuto nella nostra terribile necessità. A chi sarebbe più ragionevole, più assennato, più intelligente rivolgersi se non allo stesso Creatore della razza umana? Se la razza umana è oggi ancora in vita, di sicuro il suo superiore Creatore deve similmente essere oggi in vita.

8, 9. (a) A che cosa il Creatore non pensò quando creò la terra e vi pose l’uomo? (b) Dove e come lo dice?

8 Il fatto medesimo che la razza umana è qui prova che il Creatore non creò la nostra terra perché fosse o divenisse un incenerito pianeta privo di vita orbitante nello spazio. Egli non creò la razza umana perché alla fine si distruggesse o scomparisse nella morte estinguendosi come l’uccello dodo. Non operò invano e non sconfisse se stesso o non si espose alla sconfitta quando creò la terra e vi pose l’uomo. Spiegando l’eccellente scopo per cui pose su questa terra il genere umano, egli stesso ha dichiarato:

9 “Poiché questo è ciò che ha detto Geova, il Creatore dei cieli, il vero Dio, il Formatore della terra e il suo Fattore, Colui che la stabilì fermamente, che non la creò semplicemente per nulla, che la formò pure per essere abitata: “Io sono Geova, e non ce n’è nessun altro. . . . Io sono Geova, che proferisco ciò che è giusto, che dichiaro ciò che è retto’”. — Isa. 45:18, 19.

10. (a) Chi udì dichiarare tali parole, e come? (b) Fino a che punto il libro che contiene quelle parole è stato considerato di valore per la razza umana?

10 Sulla terra chi udì mai questo Dio Geova dire tali parole? Ebbene, secondo i fatti della storia, un uomo lo udì molto tempo fa. Si chiamava Isaia figlio di Amoz, e abitò a Gerusalemme ai giorni di parecchi re di quella famosa città. Egli udì quelle divine parole per mezzo dell’ispirazione, cioè per mezzo dello spirito o invisibile forza attiva di Dio. (Isa. 1:1) Ciò che udì e ciò che vide nella visione, nonché avvenimenti storici del suo giorno, scrisse in un libro che porta il suo nome, il libro di Isaia. Questo è uno dei sessantasei libri che si trovano nei sacri scritti della Sacra Bibbia. E le parole citate sopra si trovano in questo libro di Isaia, capitolo quarantacinque, versetti diciotto e diciannove. La Bibbia che contiene il libro di Isaia è stata considerata di tale valore per l’intera razza umana che è già stata tradotta in 244 lingue, oltre a varie parti d’essa che sono state tradotte in 1.169 altre lingue. Anche il personaggio storico, Gesù Cristo, citò spesso le parole del profeta Isaia come ispirata verità.

11. (a) Che cosa indica questa dichiarazione divina fatta nel giorno di Isaia riguardo a Dio e all’uomo? (b) In quanto a che cosa Dio compirà l’azione dovuta?

11 Così al profeta Isaia l’Iddio che afferma d’aver nome Geova dichiara che non creò la terra semplicemente per nulla ma che la formò perché fosse abitata. Questa dichiarazione fu fatta circa trentatré secoli dopo che Dio, il cui nome è Geova, ebbe creato i primogenitori della razza umana, il primo uomo e la prima donna. Ciò prova che non solo il Creatore dell’uomo era ancora in vita, ma che ancora si interessava della terra e dei suoi abitanti umani. Egli è un Dio che non può dirsi sia morto perché abbia abbandonato il genere umano e si mostri indifferente e distante rispetto alle attività della sua propria creazione umana. Gli ecclesiastici della cristianità sono assolutamente in errore dicendo che “Dio è morto”. Egli è immortale; vive per sempre. Per tutta l’eternità egli è Dio. (Sal. 90:2) Dalla creazione dell’uomo in poi il Creatore ha tenuto desto il suo interesse per le proprie creature umane e ha vigilato sul corso della razza umana per impedire che il suo eterno proposito verso il genere umano fosse frustrato. Egli fu desto alla situazione umana ai giorni del profeta Isaia ventisette secoli fa; è ugualmente desto alla situazione della razza umana d’oggi. Egli compirà l’azione dovuta.

12. (a) Come sarà dimostrato che c’è un supremo? (b) Gli sforzi di chi per la salvezza della razza umana falliranno?

12 L’ecclesiastico che scrisse il libro God Is No More (Dio non è più) e in esso dichiarò: “Se c’è un Dio, non possiamo parlarne come di un essere supremo”, sarà trovato fra breve in grossolano errore, a sua propria disgrazia. In diretto contrasto con questo ecclesiastico, si adempirà, necessariamente presto, l’ispirata preghiera rivolta al Creatore dell’uomo con le parole: “Oh provino vergogna e sian turbati per tutti i tempi, e sian confusi e periscano; affinché conoscano che tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra”. (Sal. 83:17, 18) Egli non si è fatto mai sconfiggere in tutta la passata storia del genere umano; non si lascerà sconfiggere nell’attuale pericolo che si presenta a tutta la razza umana. Questo richiede la salvezza della razza umana nelle sue peggiori condizioni. Gli attuali sforzi dell’uomo per salvare la razza umana sono inattuabili, non realistici e condannati al fallimento. Il modo in cui Geova ha stabilito di portare la salvezza della creazione umana è attuabile, realistico e avrà successo. Egli porterà la salvezza mediante il Regno.

NON È UN MEZZO ANTIQUATO

13. (a) Quale fatto politico dal 1917 E.V. non dovrebbe suscitare in noi pregiudizio contro la disposizione di Dio perché impiega il Regno? (b) Perché il modo di agire di Dio non sarà impopolare e antiquato?

13 I regni come tipi di governo per il genere umano non sono oggi troppo popolari. Ci sono meno regni oggi sugli uomini di quanti ce n’erano nell’anno 1917, prima della fine della prima guerra mondiale. Essi sono stati sostituiti da forme di governo del popolo. Questo non dovrebbe suscitare nella nostra mente e nel nostro cuore pregiudizio contro la disposizione di Dio perché impiega il Regno. Le democrazie han fallito come hanno fallito i regni politici degli uomini. Sia le democrazie che i rimanenti regni degli uomini si dibattono oggi nei loro spasimi di morte. I re della cristianità non hanno mai regnato, come si è preteso, “Per grazia di Dio”. Quei regni, come tutti gli altri regni di questo mondo, sono stati semplicemente regni umani, stabiliti dagli uomini. Geova Dio non impiegherà nessuno di quei regni per salvare la razza umana. Il modo di agire del Regno di Dio non sarà pertanto impopolare e antiquato.

14. (a) Che cos’è quindi il regno che Dio impiegherà per salvare la nostra razza? (b) Quando e perché diminuì la predicazione di quel regno, ma perché ora è tempo che sia predicato?

14 Che cos’è quindi il regno che Dio impiegherà per salvare la razza umana? È il regno che Gesù Cristo proclamò per lungo e per largo nel paese di Palestina diciannove secoli fa, dicendo: “Il regno dei cieli si è avvicinato”. (Matt. 4:17, 23; 10:7) Questo è come dire: “Il regno di Dio si è avvicinato”. (Mar. 1:14, 15) L’istituzione della cristianità ai giorni dell’imperatore romano Costantino nel quarto secolo E.V. non fece udire quasi più la predicazione di questo regno di Dio, in quanto gli ecclesiastici acclamarono i regni umani della cristianità come membri componenti del regno di Dio. Ma il predicatore Gesù Cristo disse che la buona notizia del vero regno di Dio sarebbe stata predicata in tutto il mondo sino alla fine di questo attuale sistema di cose. Nella sua rimarchevole profezia riguardo al segno che avrebbe preceduto la fine di questo afflitto sistema di cose egli disse: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine”. (Matt. 24:14) Oggi quella fine è chiaramente vicina. Conforme alla profezia, udiamo predicare il Regno!

15. (a) Quando fu sulla terra, predicando l’avvicinarsi del regno di Dio quale importante aspetto ne additò Gesù? (b) Che cosa si può dire in quanto a soffocare le speranze di un regno retto da Cristo alla sua esecuzione su un palo?

15 Il fatto che Gesù Cristo predicava già in quel lontano primo secolo E.V.: “Il regno di Dio si è avvicinato”, indica un importante aspetto di questo regno che non ha origine dagli uomini sulla terra. Quale aspetto? Che Gesù Cristo, che allora era vicino, sulla terra, è colui che Dio ha costituito perché regni in quel regno di Dio estesamente predicato. Ma non fu soffocata ogni speranza del regno di Dio mediante Gesù Cristo quando egli morì? Non fu messo a morte per aver predicato il regno di Dio, e quelli che invocavano la sua esecuzione come sedizioso non dissero: “Abbiamo trovato quest’uomo a sovvertire la nostra nazione, proibendo di pagare le tasse a Cesare e dicendo che egli stesso è Cristo re”? (Luca 23:1, 2) No, la speranza del regno di Dio retto da Gesù Cristo come suo costituito Re non fu soffocata da quella ingiusta esecuzione quando fu messo a un palo fuori di Gerusalemme. Perché no? Perché il terzo giorno dalla sua morte Geova Dio, che non può mai essere sconfitto, destò Gesù Cristo dai morti alla vita spirituale nei cieli, rivestendolo per ricompensa d’immortalità. Egli diede prova della sua risurrezione per mezzo di apparizioni ai suoi discepoli.

16. Quali ragioni ci sono perché Gesù Cristo come governante sia chiamato “re”?

16 Perché chiamare però Gesù Cristo un “re” e il suo governo un “regno”? Oggi i re umani sono principalmente solo capi rappresentativi che servono da simbolo della nazione, mentre la vera opera di esercitare il governo è compiuta dal primo ministro e le leggi sono fatte dal Parlamento o dalla Legislatura. Comunque, nella passata storia umana ci sono stati re che hanno regnato come “monarchi assoluti”, come il governo di un solo uomo. E Gesù Cristo è giustamente classificato come re perché è il discendente e legale erede di un re terreno. Certo, egli fu il figlio di uno più grande del re Davide, poiché Geova Dio, in modo da essere udito dagli uomini, dichiarò che Gesù è suo Figlio. Come tale egli era il Figlio del Re celeste, giacché Geova Dio si classifica come il Re del suo popolo eletto sulla terra. (1 Sam. 8:7; 12:12) E in quanto all’Iddio Altissimo quale monarca assoluto, la profezia di Isaia, al capitolo trentatré, versetto ventidue, dice: “Geova è il nostro Giudice, Geova è il nostro Datore di statuti, Geova è il nostro Re; egli stesso ci salverà”. Ma Gesù Cristo fu colui che Geova Dio promise di suscitare a Davide come suo Erede permanente nel regno.

17. (a) A causa dell’esplicita premura di Davide per il luogo di adorazione di Dio, quale disposizione fu presa con lui? (b) Che cosa sarebbe stato richiesto dal suo Erede permanente, e quale titolo avrebbe avuto?

17 A causa dell’esplicito desiderio del re Davide di costruire un grande tempio in Gerusalemme per l’adorazione dell’Iddio Altissimo, Geova fece una solenne promessa o patto con lui per un regno eterno. Per mezzo del suo profeta Natan disse a Davide: “La tua casa e il tuo regno saranno per certo saldi a tempo indefinito dinanzi a te; il tuo medesimo trono diverrà fermamente stabile a tempo indefinito”. (2 Sam. 7:1-17) Salomone figlio di Davide morì e morirono anche i suoi successori al trono di Gerusalemme senza provar d’essere, nessuno di loro, un permanente erede di Davide, per far continuare a sussistere il regno di Davide per sempre. Ci voleva un immortale discendente di Davide che ne divenisse Erede permanente nel regno, per adempiere il patto del regno di Dio stipulato con Davide. Quale successore del re Davide, questo Erede permanente avrebbe avuto il titolo di “re”.

18, 19. (a) Chi scelse Geova perché fosse la madre dell’Erede permanente di Davide, e come gli si doveva trasmettere il diritto legale al regno? (b) Perché Gabriele fu mandato alla futura madre, e che cosa le disse?

18 Quando, quasi duemila anni fa, Geova Dio prese una fanciulla vergine perché divenisse la madre umana del suo Figlio celeste, scelse una vergine che era della famiglia reale di Davide. In quel tempo, ella era promessa sposa a un uomo che pure era della famiglia reale di Davide, e che avrebbe potuto agire quale padre putativo del figlio che le sarebbe nato da vergine, adottandolo quale primogenito e trasmettendogli in tal modo il diritto legale al regno di Davide. (Luca 3:23-31; Matt. 1:1-18) Prima che questi due, Maria e Giuseppe, si unissero come moglie e marito, Dio mandò il suo angelo Gabriele a Maria quale vergine per spiegarle le cose e avere il consenso di lei così che Dio Onnipotente la rendesse incinta per mezzo del suo spirito o invisibile forza attiva. Nel darle la spiegazione, Gabriele disse a Maria:

19 “Concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e dovrai mettergli nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre e del suo regno non vi sarà fine”. — Luca 1:26-38; Matt. 1:18, 19; Rom. 1:3, 4.

NASCITA DI UN SALVATORE

20, 21. (a) Dove doveva nascere l’Erede permanente di Davide, e come si adempì questo? (b) Perché fu mandato un angelo ai pastori in Betleem, e che cosa disse loro?

20 Tale dichiarazione a Maria fu un’assicurazione che Cristo Gesù sarebbe stato l’Erede permanente del re Davide, in adempimento del patto del regno di Dio stipulato con Davide. Conformemente, il celeste Figlio di Dio ebbe la propria vita trasferita per mezzo dello spirito di Dio nel seno di Maria la vergine in modo che potesse nascere nella linea della famiglia reale di Davide. Per adempiere la profezia di Dio che è in Michea 5:2, Maria e Giuseppe si trasferirono tornando a Betleem nella provincia romana di Giudea, luogo di nascita dello stesso Davide. Davide era stato pastore a Betleem, e lì c’erano ancora pastori al tempo in cui Maria partorì il suo miracoloso Figlio primogenito. Questo avvenimento fu importante per tutta la razza umana. Meritava perciò d’esser confermato da testimoni oculari, membri della nostra razza. La notte che Gesù nacque nella città natale di Davide, Dio mandò dunque il suo angelo per annunciare la nascita umana del suo Figlio ai pastori nei campi di Betleem. Il glorioso angelo placò i timori dei sorpresi pastori, dicendo:

21 “Non abbiate timore, poiché, ecco, vi dichiaro la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà, perché vi è nato oggi un Salvatore, che è Cristo il Signore, nella città di Davide. E questo è per voi il segno: troverete il bambino avvolto in fasce e a giacere in una mangiatoia”. — Luca 2:1-12.

22. (a) In che senso il bambino neonato doveva esser “Cristo”, di chi doveva essere Signore, e per la gioia di quante persone? (b) Che cosa disse l’esercito degli angeli in quella occasione?

22 Qui abbiamo la dichiarazione del proposito divino: Questo neonato Gesù doveva divenire il Messia o Cristo, l’Unto al regno proprio come il suo antenato Davide era stato unto al regno sull’eletto popolo di Dio. Per giunta, egli doveva essere un re più grande di quanto non fosse stato Davide, poiché sarebbe divenuto “Signore” di Davide, in adempimento del profetico Salmo 110:1, 2. Doveva anche essere un “Salvatore”, e, se ciò non significò che fosse un Salvatore della nostra razza umana, perché “tutto il popolo” avrebbe dovuto provare una “grande gioia” alla buona notizia della sua nascita? Già c’era “grande gioia” in tutti i santi cieli a questa miracolosa nascita d’importanza universale. Quale evidenza di ciò, in un documento scritto da un uomo che visse ai giorni terreni di Gesù, leggiamo queste parole: “E improvvisamente vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: ‘Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e sulla terra pace fra gli uomini di buona volontà’”. — Luca 2:13, 14.

23, 24. (a) Fra chi questa “grande gioia” doveva allora cominciare sulla terra? (b) Come tali persone provarono tale “grande gioia”?

23 Era venuto il tempo perché la “grande gioia” della buona notizia cominciasse ora sulla terra fra gli uomini verso cui Geova Dio aveva buona volontà. Il glorioso angelo aveva annunciato loro la “buona notizia di una grande gioia”, e ora dovevano confermare la base storica di questa buona notizia andando a divenire testimoni oculari di questa nascita in una mangiatoia di Betleem la città di Davide. L’angelo aveva dato loro il “segno” per distinguere questo bambino neonato da qualsiasi altro bambino che fosse nato quella notte sia dentro Betleem che fuori. Non si vollero essi “impegnare”, o desiderarono attestare il “segno” e divenire responsabili testimoni oculari di questa nascita che fu la più importante che sia mai avvenuta sulla terra? Il racconto dell’onesto investigatore ce ne dà la risposta, dicendo:

24 “E quando gli angeli furon partiti da loro nel cielo, i pastori dicevano l’uno all’altro: ‘Andiamo in ogni modo fino a Betleem e vediamo questa cosa che è avvenuta, la quale Geova ci ha fatta conoscere’. E andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe, e il bambino a giacere nella mangiatoia. Avendolo visto, fecero sapere la parola che era stata loro detta riguardo a questo fanciullino. E tutti quelli che udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori, ma Maria custodiva tutte queste parole, traendone conclusioni nel suo cuore. Quindi i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano udite e vedute, secondo come queste erano state dette loro”. — Luca 2:15-20.

25. (a) Quali cose concorrono dunque nel mostrare che non fu una nascita comune quella di cui argomentano gli ecclesiastici moderni? (b) Come possiamo oggi unirci a quei pastori, o essere simili a chi di quel tempo?

25 Se questa fosse stata la comune nascita di un bambino concepito da una donna che avesse prima avuto rapporti sessuali con il proprio marito, sarebbe stata forse quell’occasione tanto importante per Dio, per gli angeli e per gli uomini che temevano Dio? Ci uniremo noi ai molti ecclesiastici della cristianità che oggi mettono in discussione il “segno” attestato dai pastori come vero e che dicono sarebbe stato impossibile che Gesù nascesse da una vergine? Ci uniremo ai pastori che furono testimoni oculari e provarono “grande gioia” allorché videro il “segno” stabilito e glorificheremo e loderemo Dio annunciandolo ad altri, o saremo simili al re Erode il Grande, che allora regnava in Gerusalemme? Quando, circa due anni dopo udì la notizia intorno alla nascita di Gesù, ebbe timore per il suo proprio regno e cercò di uccidere Gesù. Egli riuscì solo a uccidere i bambini di Betleem dai due anni in giù. Ma il fanciullino Gesù scampò, e il re Erode fu sconfitto nei suoi propri sforzi di impedire che Dio salvasse alla propria maniera la razza umana mediante Cristo il Signore. — Matt. 2:1-23.

26. Non partecipa la cristianità a quella “grande gioia” al tempo del “Natale”, e quali fatti basilari circa il “Natale” si devono considerare?

26 Di sicuro la cristianità deve paragonarsi oggi a quei pastori di Betleem, non è vero? Non mostrano forse i quasi mille milioni di membri delle sue chiese “grande gioia” e non glorificano e non lodano Dio ogni anno celebrando il Natale? La storia risponde che quei pastori di Betleem non celebrarono ogni anno un Natale dopo aver visitato il bambino Gesù nella mangiatoia. Maria non celebrò in seguito il Natale nell’anniversario della data in cui lo partorì in questo mondo. Gli apostoli e gli altri discepoli di Gesù non celebrarono annualmente il Natale e non gli diedero molti doni e vino pranzando con lui nel suo compleanno. Infatti, la Sacra Bibbia, che ci narra la sua miracolosa nascita e che fu completata circa cento anni dopo la sua nascita, non ci dice nemmeno in quale data nacque per consentirci di celebrarla. La Bibbia non contiene neanche il nome Natale. È un nome formato dalla cristianità dopo la sua istituzione nel quarto secolo ed è celebrato come data fittizia, in una data dai cattolici romani e dai protestanti e in un’altra dagli ortodossi greci.

27. Come si deve giudicare se la cristianità oggi prova realmente “grande gioia” per la nascita di Gesù che avvenne molto tempo fa, e come deve intendersi a questo proposito Ecclesiaste 7:1, 8?

27 Che cosa ha dato la cristianità a “tutto il popolo” per fargli provare “grande gioia” per la nascita di Gesù Cristo da una vergine? È essa piena di “grande gioia” per ciò che Gesù Cristo è oggi e, per questa ragione, piena di “grande gioia” perché molto tempo fa egli nacque? Che oggi le persone abbiano “grande gioia” perché Gesù Cristo nacque molto tempo fa a Betleem significa che provano “grande gioia” per ciò che egli è oggi in seguito a quella nascita. Come la Sacra Bibbia dice: “Un nome è meglio del buon olio, e il giorno della morte che il giorno della nascita. È meglio la fine di poi d’una faccenda che il suo principio”. (Eccl. 7:1, 8) Gesù Cristo è, quale persona, molto migliore oggi che quando fu un bambino neonato millenovecento anni fa.

28. (a) Per la sua fedeltà fino alla morte di martirio, come Dio ricompensò Gesù Cristo? (b) Quali pertinenti domande sorgono perciò a questo riguardo circa la cristianità?

28 Come ricompensa per la fedeltà agli interessi del regno di Dio fino alla morte di martirio in Gerusalemme, Gesù Cristo fu destato dai morti per opera di Geova Dio alla vita immortale in cielo. Dio “gli ha benignamente dato il nome ch’è al di sopra d’ogni altro nome, onde nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio di quelli che sono in cielo e di quelli che sono sulla terra e di quelli che sono sotto il suolo, e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre”. (Filip. 2:5-11) Ma che dire della cristianità, che celebra il Natale? Piega oggi il ginocchio nel nome di Gesù per offrire sottomissione a Dio come l’Altissimo? La cristianità, che celebra un compleanno, riconosce apertamente con la sua lingua che Gesù Cristo è il suo Signore alla gloria di Dio il Padre di Cristo? La storia del ventesimo secolo risponde di No!

29. Perché la storia del ventesimo secolo risponde di No a queste domande?

29 Fino a questo giorno la cristianità non ha rinunciato alla sua pretesa d’essere il regno di Dio. Chi regna e domina in lei? Non Gesù Cristo, ma i suoi re, presidenti e governatori politici che vengono da qualche umana dinastia istituita dagli uomini o che sono stati eletti all’incarico dal popolo comune o che hanno afferrato il potere con qualche colpo di stato militare o politico. I governanti politici della cristianità non cedono la propria sovranità a Gesù Cristo come Signore, nonostante che le loro lingue lo chiamino “Signore”. In quanto alle persone, chiedono il governo delle nazioni per sé, il popolo, e non per alcun re. Sia in quanto ai suoi governanti politici sia in quanto ai suoi popoli, la cristianità non riconosce Gesù Cristo oggi nel suo incarico ufficiale come re dominante.

[Immagine a pagina 204]

Dio non impiegherà i regni umani per salvare la razza umana; tali regni saranno spazzati via dal regno di Dio, che regnerà per sempre sulla terra

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi