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  • Dovrebbero bastare poche parole

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  • Dovrebbero bastare poche parole
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
w78 1/12 pp. 3-4

Dovrebbero bastare poche parole

“A BUON intenditor poche parole”. Così dice il proverbio. Saggio è colui che ascolta il consiglio o la correzione con mente aperta, senza pregiudizi. Egli soppesa ciò che ode e modifica il suo modo di pensare. Agisce in base ai princìpi e ai fatti, o alla verità. Pressione o minacce non servono con la persona saggia.

La Bibbia esprime questa idea con parole leggermente diverse. Essa dice: “Il rimprovero opera più profondamente in chi ha intendimento che colpendo cento volte uno stupido”. — Prov. 17:10.

Se l’uomo di intendimento fa un errore ed esso è portato alla sua attenzione, capisce immediatamente il danno che il suo errore può recare o reca e, in particolare, che può guastare la sua relazione con Dio. Non si mostra indignato o adirato, né respinge colui che lo rimprovera, cercando di apparire nel giusto. L’uomo di intendimento è subito toccato nella sua coscienza dal rimprovero. Dopo di che non occorre altro, poiché la coscienza lo spingerà a cercare se possibile di appianare la faccenda. Chiederà anche perdono alla persona offesa e a Dio.

Davide, unto come re dell’antico Israele, dimostrò in molti casi d’essere un uomo di intendimento. Inseguito dal suo acerrimo nemico, il re Saul allora sul trono, per ben due volte Davide ebbe il re in suo potere. Ma Davide si astenne dall’uccidere Saul, lasciando la cosa nelle mani di Dio. (1 Sam. 24:2-7; 26:5-11) Un’altra volta Davide mostrò intendimento. Nabal, un uomo molto duro e malvagio, aveva gravemente offeso Davide. Mentre Davide stava andando a vendicarsi di Nabal, gli si fece incontro Abigail, moglie di quest’ultimo. Essa gli fece notare che correva il grande pericolo di attirare su di sé la colpa del sangue facendosi giustizia con le proprie mani e uccidendo tutti gli uomini della casa di Nabal. ‘Aspetta che Dio faccia giustizia’, lo supplicò. Davide accolse la sua richiesta, esprimendo apprezzamento a Dio e ad Abigail che lo avevano salvato dalla rovina a cui lo avrebbe portato il suo errato ragionamento. (1 Sam. 25:20-35) Davide mostrò di nuovo intendimento trattando con benignità Mefiboset figlio del suo amico Gionatan, sebbene Mefiboset fosse un nipote del suo nemico Saul. — 2 Sam. 9:1-7.

In seguito, ci fu un’occasione in cui Davide dovette essere rimproverato. Aveva peccato seriamente contro Dio e contro il suo prossimo nella relazione adulterina con Betsabea. Allorché Dio mandò il profeta Natan, che mediante un’illustrazione fece capire a Davide la sua colpa, questi rispose immediatamente: “Ho peccato contro Geova”. (2 Sam. 12:13) Il cinquantunesimo e il trentaduesimo salmo rivelano come Davide fu profondamente toccato dal rimprovero di Natan. Davide non ebbe bisogno di colpi, ma bastò un rimprovero a farlo tornare in sé e a fargli ammettere il suo errore.

LO STUPIDO

D’altra parte, lo stupido (non semplicemente l’ignorante) è colui che non comprende la propria relazione con il suo simile e con Dio. Può anche avere conoscenza della Parola di Dio, ma non avere discernimento o non ragionare in modo equilibrato. Il consiglio, o anche il rimprovero, non produce nessun effetto su di lui. Gli appelli alla sua coscienza non lo spingono ad ammettere o a correggere il suo errore. Non cambierebbe neppure se fosse battuto con cento colpi. Non avendo nessun riguardo verso Dio o il prossimo, pensa solo a sé. Il suo cuore si indurisce e la sua coscienza diventa insensibile poiché resiste ai rimproveri e ai colpi. “Il saggio teme e si ritrae dal male, ma lo stupido s’infuria e confida in sé”, dice il saggio scrittore di Proverbi. — Prov. 14:16.

Il Faraone d’Egitto fu uno di quegli stupidi. Le piaghe che subì servirono solo a fargli manifestare la caparbietà del suo cuore e a renderlo sempre più fermo nella sua determinazione, e come risultato fu infine distrutto. — Eso. 11:9, 10; 14:5-9; Sal. 136:15.

UN CONTRASTO

L’apostolo Pietro e il traditore Giuda presentano un buon contrasto fra l’uomo di intendimento e lo stupido o stolto. Gesù aveva detto a Pietro che avrebbe rinnegato il suo Signore tre volte. (Luca 22:31-34) In seguito, mentre Gesù era processato dinanzi al sommo sacerdote, Pietro rinnegò veramente il Signore, ma subito dopo, vedendo Gesù girarsi verso di lui e guardarlo in modo significativo, Pietro uscì e pianse amaramente. (Luca 22:54-62) Pietro, pur essendo profondamente ferito, trasse profitto da quello che gli fu detto con uno “sguardo”. Pietro reagì sentitamente e di cuore e questo lo aiutò in seguito a essere una forte torre per i suoi fratelli.

Ma Giuda, pur essendo stato con Gesù e gli apostoli per circa due anni, pur avendo ricevuto istruzione e correzione da Gesù e pur avendo visto le sue meravigliose opere, non fu toccato. Il suo cuore non fu spronato da tutte le guarigioni compiute da Gesù né dalla benignità con cui Gesù aveva impartito ammaestramento e disciplina. Al contrario, si indurì progressivamente perché alimentava la sua avidità rubando il denaro che Gesù e gli apostoli avevano messo da parte per le loro spese e per aiutare i poveri. (Giov. 12:6; 13:29) Che mancanza di apprezzamento mostrò Giuda! Quando l’ultima notte prima di morire Gesù gli disse: “Quello che fai, fallo più presto”, Giuda non reagì come Pietro al semplice sguardo di Gesù. (Giov. 13:27) Era deciso ad attuare la sua empia macchinazione. Anche quando si rese conto dell’enormità del suo peccato, non si rivolse a Dio in preghiera, né andò dagli apostoli, ma tornò dai criminali nelle cui mani aveva venduto Gesù. Codardamente cercò di restituire i 30 pezzi d’argento, come se avesse potuto in qualche modo sminuire la sua pesante colpa. Respinto in malo modo dai suoi complici, andò a impiccarsi.

Questi esempi sottolineano la necessità di avere sempre intendimento, d’essere di mente aperta, di ascoltare gli appelli, i rimproveri, anche poche parole di ammonimento dette da chi cerca di aiutarci. Se non si è profondamente influenzati e toccati dal rimprovero, non solo si rovina la propria relazione con Dio e con i propri simili, ma può anche venire a crearsi la peggiore delle condizioni: un cuore indurito e insensibilità anche ai “colpi” disciplinari, o alle difficoltà che dovrebbero far tornare in sé. Se non si agisce energicamente per correggere questa situazione, il risultato sarà la completa rovina.

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