Salomone
(Salomòne) [pacifico].
Figlio del re Davide della discendenza di Giuda. Re di Israele dal 1037 al 997 a.E.V. La Bibbia, dopo aver parlato della morte del figlio nato a Davide dalla relazione illecita con Betsabea, prosegue: “E Davide confortava Betsabea sua moglie. Inoltre, entrò da lei e giacque con lei. A suo tempo ella partorì un figlio, e gli fu messo nome Salomone. E Geova stesso lo amò. Mandò dunque per mezzo di Natan il profeta e gli mise nome Iedidia, per amore di Geova”. (II Sam. 12:24, 25) Salomone ebbe poi tre fratelli, figli di Davide e di Betsabea: Simea, Sobab e Natan. — I Cron. 3:5.
LA PROMESSA DI GEOVA A DAVIDE
Prima della nascita di Salomone, Geova aveva annunciato a Davide che gli sarebbe nato un figlio che si sarebbe chiamato Salomone, il quale avrebbe edificato una casa al Suo nome. Sembra che il nome Iedidia (“diletto di Iah [Geova]”) gli sia stato dato come segno per Davide che ora Geova aveva benedetto il suo matrimonio con Betsabea, e che il frutto così prodotto aveva la sua approvazione. Ma questo non era il nome con cui il bambino veniva comunemente chiamato. Senza dubbio il nome Salomone (“pacifico”) aveva relazione col patto che Geova aveva fatto con Davide, nel quale aveva detto che Davide, essendo un uomo che aveva sparso molto sangue in guerra, non avrebbe edificato la casa per Geova, come aveva in cuore di fare. (I Cron. 22:6-10) Non che fosse sbagliato da parte di Davide combattere. Ma il regno tipico di Geova aveva essenzialmente natura e scopo pacifici; le sue guerre avevano l’obiettivo di eliminare la malvagità e coloro che si opponevano alla sovranità di Geova, estendere il territorio di Israele fino ai confini indicati da Dio, e stabilire giustizia e pace. Le guerre di Davide fecero conseguire a Israele questi obiettivi. Il regno di Salomone fu essenzialmente un regno di pace.
IL TENTATIVO DI ADONIA DI IMPADRONIRSI DEL TRONO
Dopo la sua nascita Salomone è menzionato nuovamente nelle Scritture solo quando Davide è ormai vecchio. Questi, senza dubbio a motivo della promessa di Geova, aveva in precedenza giurato a Betsabea che Salomone gli sarebbe succeduto al trono. La cosa era nota al profeta Natan. (I Re I:1 I-13, 17) Non viene specificato se Adonia fratellastro di Salomone fosse al corrente di questo giuramento o dell’intenzione di Davide. In ogni caso, Adonia fece un tentativo per conquistare il trono simile a quello di Absalom. Forse a motivo della debolezza del re e per la ragione che aveva l’appoggio di Gioab, capo dell’esercito, e del sacerdote Abiatar, Adonia era sicuro del successo. Fu comunque un’azione proditoria, un tentativo di usurpare il trono mentre Davide era ancora in vita e senza l’approvazione di Davide né di Geova. Inoltre Adonia rivelò la sua slealtà invitando a un sacrificio presso En-Roghel (dove intendeva farsi acclamare re) i figli del re e gli uomini di Giuda, i servitori del re, ma escludendo Salomone, il profeta Natan, il sacerdote Zadoc e gli uomini potenti che avevano combattuto con Davide, insieme a Benaia loro comandante. Questo indica che Adonia considerava Salomone un rivale e un ostacolo per le sue ambizioni. — I Re 1:5-10.
SALOMONE INTRONIZZATO
Il profeta Natan, sempre fedele a Geova e a Davide, stava all’erta. Mandando prima Betsabea a informare il re del complotto, andò quindi personalmente a chiedere a Davide se la proclamazione di Adonia quale re era stata autorizzata da lui. Davide agì con prontezza e decisione, ordinando al sacerdote Zadoc e a Natan di accompagnare Salomone a Ghihon sotto la protezione di Benaia e dei suoi uomini. Doveva far cavalcare a Salomone la mula stessa del re (segno di onore per il cavaliere, in questo caso segno che era il successore al trono). (Confronta Ester 6:8, 9). Gli ordini di Davide furono eseguiti, e Salomone venne unto, e acclamato re. — I Re 1:11-40.
Udendo il suono della musica a Ghihon, non molto distante, e il popolo gridare “Viva il re Salomone”, Adonia e i cospiratori fuggirono spaventati e confusi. Salomone diede un’idea della pace che avrebbe contrassegnato il suo regno rifiutando di turbare la sua ascesa al trono con un’azione vendicativa. Se le cose fossero andate diversamente, Salomone molto probabilmente avrebbe perso la vita. Ma egli mandò a prendere Adonia nel santuario, dove si era rifugiato, e lo fece portare alla sua presenza. Dopo averlo informato che se non si fosse trovato nulla di male in lui poteva rimanere in vita, Salomone lo rimandò a casa sua. — I Re 1:41-53.
INCARICO DI DAVIDE A SALOMONE
Davide, prima di morire, disse solennemente a Salomone. “Devi osservare l’obbligo di Geova tuo Dio camminando nelle sue vie, osservando i suoi statuti, i suoi comandamenti e le sue decisioni giudiziarie e le sue testimonianze”, Inoltre gli ordinò a proposito di Gioab e Simei di non lasciarli “scendere in pace allo Sceol”; e anche di mostrare amorevole benignità ai figli di Barzillai il Galaadita. (I Re 2:1-9) Probabilmente prima di ciò Davide aveva dato istruzioni a Salomone circa la costruzione del tempio, consegnandogli il piano architettonico che aveva ricevuto “mediante ispirazione”. (I Cron. 28:11, 12, 19) Davide diede ordine ai principi di Israele lì presenti di aiutare suo figlio Salomone e di partecipare alla costruzione del santuario di Geova. In quell’occasione il popolo unse di nuovo Salomone quale re e Zadoc quale sacerdote. (I Cron. 22:6-19; cap. 28; 29:1-22) La benedizione di Dio su Salomone fu evidente dall’inizio del suo regno, dal momento che sedeva “sul trono di Geova come re in luogo di Davide suo padre e ne faceva un successo” e si rafforzava. — I Cron. 29:23; II Cron. 1:1.
SEDIZIOSA RICHIESTA DI ADONIA
Non passò molto tempo e Salomone dovette intervenire per eseguire gli ordini di Davide a proposito di Gioab e Simei. Questo intervento fu consigliato dall’azione di Adonia, che manifestava ancora delle ambizioni, nonostante la misericordia mostratagli da Salomone. Adonia si rivolse alla madre di Salomone con queste parole: “Tu stessa sai bene che il regno doveva divenire mio, e verso di me tutto Israele aveva volto la faccia perché io divenissi re; ma il regno si volse e divenne di mio fratello, poiché fu da Geova che divenne suo”. Fin qui Adonia riconosceva che Geova aveva voluto l’intronizzazione di Salomone, ma la richiesta che seguì a queste parole era un nuovo astuto tentativo di usurpare il trono. Egli disse a Betsabea: “Ti prego, di’ a Salomone il re . . . che mi dovrebbe dare in moglie Abisag la Sunamita”. Forse Adonia pensava di avere abbastanza seguito, oltre all’appoggio di Gioab e Abiatar, che, prendendo l’infermiera di Davide (considerata sua concubina, benché non avesse avuto rapporti con lei), poteva dare inizio a un’insurrezione per abbattere Salomone. (Infatti le mogli e le concubine del re erano proprietà del suo successore, e chi prendeva queste mogli era considerato un pretendente al trono [confronta II Samuele 16:21, 22]). Quando Betsabea, non rendendosi conto dell’ipocrisia di Adonia, trasmise la sua richiesta a Salomone, questi la interpretò immediatamente come un tentativo di usurpare il trono e mandò subito Benaia a mettere a morte Adonia. — I Re 2:13-25.
Abiatar viene deposto, Gioab e Simei sono messi a morte
Salomone si occupò quindi di coloro che avevano cospirato con Adonia, destituì Abiatar dal sacerdozio (adempiendo la parola di Geova pronunciata contro la casa di Eli [I Sam. 2:30-36]), ma non lo mise a morte, perché aveva portato l’Arca davanti a Davide e aveva sofferto con lui. Zadoc prese il posto di Abiatar. Nel frattempo Gioab, informato dell’azione di Salomone, fuggì ad aggrapparsi ai corni dell’altare, ma là fu ucciso da Benaia per ordine di Salomone. (I Re 2:26-35) Infine Salomone impose a Simei sotto giuramento di osservare certe restrizioni, poiché costui aveva invocato il male su Davide suo padre. Quando Simei, circa tre anni dopo, violò le restrizioni, Salomone lo fece mettere a morte. Così l’ordine dato da Davide a Salomone fu completamente eseguito. — I Re 2:36-46.
SAGGIA RICHIESTA DI SALOMONE
All’inizio del regno di Salomone la gente sacrificava su molti”alti luoghi”, perché non c’era una casa di Geova, anche se il tabernacolo si trovava a Gabaon e l’arca del patto in una tenda sul Sion. Benché avesse detto che il Suo nome si doveva porre su Gerusalemme, Geova evidentemente tollerò quella consuetudine finché non fosse stato costruito il tempio. (I Re 3:2, 3) A Gabaon, detto “il grande alto luogo”, Salomone offrì mille sacrifici bruciati. Ivi Geova gli apparve in sogno e gli disse: “Chiedi ciò che dovrei darti”. Invece di chiedere ricchezza, gloria e vittoria, Salomone chiese di avere un cuore saggio, pieno di intendimento e ubbidiente, per essere in grado di giudicare Israele. L’umile richiesta di Salomone piacque a Geova che infatti gli diede non solo quello che aveva chiesto, ma anche ricchezza e gloria, dicendo: “Così che non ci sarà fra i re nessuno simile a te, per tutti i tuoi giorni”. Geova aggiunse però l’esortazione: “E se tu camminerai nelle mie vie, osservando i miei regolamenti e i miei comandamenti proprio come camminò Davide tuo padre, anch’io prolungherò per certo i tuoi giorni”. — I Re 3:4-14.
Poco dopo, quando due prostitute presentarono un difficile problema di identità riguardante un bambino, Salomone dimostrò che davvero Dio l’aveva dotato di sapienza per giudicare. Questo rafforzò grandemente l’autorità di Salomone agli occhi del popolo. — I Re 3.16-28.
OPERE ARCHITETTONICHE
Nel quarto anno del suo regno, nel secondo mese (il mese di ziv [aprile-maggio]) dell’anno 1034 a.E.V., Salomone cominciò a edificare la casa di Geova sul monte Moria. (I Re 6:1) La costruzione del tempio fu pacificamente silenziosa: le pietre erano state squadrate prima di essere portate sul posto, così che non si sentiva rumore di martelli o scuri o di alcun altro arnese di ferro. (I Re 6:7) Hiram re di Tiro cooperò fornendo legname di cedro e di ginepro in cambio di frumento e olio. (I Re 5:10-12; II Cron. 2:11-16) Fornì anche operai, fra cui un esperto artigiano di nome Hiram, figlio di un uomo di Tiro e di una ebrea. (I Re 7:13, 14) Salomone reclutò trentamila uomini per i lavori forzati, e li mandò nel Libano in turni di diecimila al mese. Ogni gruppo ritornava a casa per due mesi alla volta. Oltre a questi c’erano settantamila portatori di pesi e ottantamila tagliapietre. Questi ultimi gruppi non erano israeliti. — I Re 5:13-18; II Cron. 2:17, 18.
Inaugurazione del tempio
La gigantesca opera architettonica richiese sette anni e mezzo, e venne ultimata nell’ottavo mese, bul, del 1027 a.E.V. (I Re 6:37, 38) A quanto pare ci volle poi qualche tempo per portarvi gli utensili e mettere ogni cosa a posto; infatti la santificazione e inaugurazione del tempio da parte di Salomone avvenne nel settimo mese, etanim, al tempo della festa delle capanne. (I Re 8:2; II Cron. 7:8-10) Deve quindi essere avvenuta nel settimo mese del 1026 a.E.V., undici mesi dopo che era stato ultimato l’edificio, e non un mese prima che fosse portata a termine la costruzione (nel 1027), come alcuni hanno pensato.
Edifici governativi
Dopo aver completato il tempio, in tredici anni Salomone costruì un nuovo palazzo reale sul monte Moria, immediatamente a S del tempio, contiguo al cortile esterno del tempio, ma più in basso. A S di questo costruì il Portico del Trono, il Portico delle Colonne e la Casa della Foresta del Libano. Tutto questo complesso sorgeva sul declivio fra la vetta della collina del tempio e il contrafforte inferiore della Città di Davide. Costruì anche una casa per la sua moglie egiziana; infatti non le era consentito “dimorare nella casa di Davide re d’Israele, poiché”, come disse Salomone, “i luoghi ai quali l’arca di Geova è venuta sono qualche cosa di santo”. — I Re 7:1-8; 3:1; 9:24; 11:1; II Cron. 8:11.
Opere edili su scala nazionale
Dopo aver portato a termine gli edifici governativi, Salomone intraprese un programma di costruzione su scala nazionale. Impiegò nei lavori forzati i discendenti dei cananei che Israele non aveva votato alla distruzione durante la conquista di Canaan, ma non ridusse nessun israelita in questo stato di schiavitù. (I Re 9:20-22; II Cron. 8:7-10) Costruì e fortificò Ghezer (che il faraone aveva preso ai cananei e data in dono a sua figlia, moglie di Salomone), e Bet-Oron Inferiore e Superiore, Baalat e Tamar, e costruì anche città-magazzino, città per i carri da guerra e città per i cavalieri. Tutto il reame, incluso il territorio a E del Giordano, trasse vantaggio da questi lavori di costruzione. Fortificò ulteriormente il Terrapieno, eretto da Davide. E chiuse “la breccia della città di Davide”. (I Re 11:27) Questo si può riferire alla costruzione o estensione delle “mura di Gerusalemme tutto intorno”. (I Re 3:1) Fortificò grandemente Hazor e Meghiddo; gli archeologi hanno scoperto sezioni di mura robuste e porte rinforzate che alcuni ritengono resti delle opere di Salomone in queste città, ora in rovina. — I Re 9:15-19; II Cron. 8:1-6.
LA SUA RICCHEZZA E GLORIA
Salomone si occupava estesamente di commercio. La sua flotta, in cooperazione con quella di Hiram, importava grandi quantità di oro da Ofir, e anche legno di “almug” e pietre preziose. (I Re 9:26-28; 10:11; II Cron. 8:17, 18; 9:10, 11) Cavalli e carri da guerra venivano importati dall’Egitto, e mercanti di tutto il mondo allora conosciuto portavano le loro merci in abbondanza. Le entrate annue di Salomone ammontavano a 666 talenti d’oro, oltre ad argento e oro e altri articoli importati dai mercanti. (I Re 10:14, 15; II Cron. 9:13, 14) Inoltre “tutti i re della terra” ogni anno portavano doni dai rispettivi paesi: oggetti d’oro e d’argento, olio di balsamo, armi, cavalli, muli e altre cose di valore. (I Re 10:24, 25, 28, 29; II Cron. 9:23-28) Persino scimmie e pavoni venivano importati sulle navi di Tarsis. (I Re 10:22; II Cron. 9:21) Salomone aveva quattromila stalle per cavalli e carri (I Re 10:26 dice millequattrocento carri) e dodicimila destrieri. — II Cron. 9:25, NW.
Il suo trono
Non c’era re in tutta la terra che possedesse la ricchezza di Salomone. (I Re 10:23; II Cron. 9:22) L’accesso al trono superava per splendore qualunque cosa avessero altri regni. Il trono stesso era d’avorio rivestito d’oro fino. Aveva dietro un baldacchino rotondo; per salirvi c’erano sei scalini, con sei leoni per parte, e due leoni erano accanto ai braccioli del trono. (I Re 10:18-20; II Cron. 9:17-19) Per bere usava solo recipienti d’oro; viene precisato che “non c’era nulla d’argento; era considerato come niente del tutto ai giorni di Salomone”. (II Cron. 9:20) Nella casa di Salomone e nel tempio c’erano arpe e strumenti a corda come non se n’erano mai visti prima in Giuda. — I Re 10:12; II Cron. 9:11.
Le provviste di viveri per la sua casa
I viveri consumati ogni giorno dalla famiglia reale di Salomone ammontavano a ‘trenta cor [ca. 6.600 l] di fior di farina e sessanta cor [ca. 13.200 1] di farina, dieci bovini grassi e venti bovini da pastura e cento pecore, oltre ad alcuni cervi e gazzelle e caprioli e cuculi ingrassati’. (I Re 4:22, 23) Dodici delegati, ciascuno preposto a una parte del paese (non diviso secondo i confini tribali), fornivano i viveri, ciascuno per un mese. Questo includeva il foraggio per i numerosi cavalli di Salomone. — I Re 4:1-19, 27, 28.
La visita della regina di Saba
Il visitatore più illustre venuto da paesi stranieri per vedere la gloria e la ricchezza di Salomone fu probabilmente la regina di Saba. La fama di Salomone aveva raggiunto ‘tutti i popoli della terra’, tanto che essa fece il viaggio dal suo lontano dominio per “provarlo con domande da render perplessi”. Gli parlò “di tutto ciò che le stava a cuore” e “non ci fu questione nascosta che egli non le dichiarasse”. — I Re 10:1-3; II Cron. 9:1, 2.
Dopo che la regina ebbe osservato lo splendore del tempio e della casa di Salomone, il servizio della sua tavola e delle bevande e gli abiti dei suoi camerieri, e i sacrifici bruciati offerti regolarmente nel tempio, “non ci fu più spirito in lei”, ed esclamò: “Ecco, non m’era stata riferita la metà. Tu hai superato in sapienza e prosperità le cose udite alle quali io prestai ascolto”. Quindi proseguì dichiarando felici i servitori che servivano tale re. Tutto questo la indusse a rendere lode a Geova, a benedire Geova Dio, che aveva manifestato il suo amore per Israele nominando Salomone re per rendere decisione giudiziaria e giustizia. — I Re 10:4-9; II Cron. 9:3-8.
Quindi la regina presentò a Salomone lo splendido dono di 120 talenti d’oro e un gran numero di pietre preziose, e olio di balsamo in quantità insolitamente grande. Salomone a sua volta le diede tutto quello che chiese, oltre a quello che fu spinto a dare dal suo cuore generoso, forse più di quanto gli aveva portato lei. — I Re 10:10, 13; II Cron. 9:9, 12.
Prosperità del suo regno
Geova benedisse Salomone dandogli sapienza, gloria e ricchezza finché rimase fedele alla vera adorazione, e la nazione di Israele ebbe pure il favore di Dio. Davide era stato impiegato per soggiogare i nemici di Israele e consolidare il regno fino ai suoi confini esterni. La Bibbia riferisce: “In quanto a Salomone, fu il dominatore di tutti i regni dal Fiume [Eufrate] al paese dei Filistei e alla linea di confine d’Egitto. Essi portavano doni e servivano Salomone tutti i giorni della sua vita”. (I Re 4:21) Durante il regno di Salomone c’era pace, e “Giuda e Israele eran molti, come i granelli di sabbia che sono presso il mare per moltitudine, e mangiavano e bevevano e si rallegravano”. “E Giuda e Israele continuarono a dimorare in sicurtà, ognuno sotto la sua propria vite e sotto il suo proprio fico, da Dan a Beer-Seba, tutti i giorni di Salomone”. — I Re 4:20, 25.
SAPIENZA DI SALOMONE
“E Dio continuò a dare a Salomone sapienza e intendimento in grandissima misura e larghezza di cuore, come la sabbia che è sul lido del mare. E la sapienza di Salomone era più vasta della sapienza di tutti gli Orientali e di tutta la sapienza d’Egitto”. Sono poi menzionati altri uomini straordinariamente sapienti: Etan l’Ezraita (a quanto pare un cantore dell’epoca di Davide e scrittore del Salmo 89) e altri tre saggi di Israele. Salomone era più sapiente di loro; infatti “la sua fama fu in tutte le nazioni tutto intorno. E pronunciava tremila proverbi, e i suoi canti furono millecinque”. Il campo della sua conoscenza includeva le piante e gli animali della terra, e i suoi proverbi, come pure i suoi scritti contenuti nei libri di Ecclesiaste e Cantico di Salomone, rivelano che aveva profonda conoscenza della natura umana. (I Re 4:29-34) Da Ecclesiaste apprendiamo che meditava molto per trovare “le parole dilettevoli e lo scritto di corrette parole di verità”. (Eccl. 12:10) Fece esperienza di molte cose, frequentando persone umili e altolocate, avendo acuto spirito di osservazione per quanto riguardava la loro vita, il loro lavoro, le loro speranze e mire, e le vicissitudini dell’umanità. Magnificò la conoscenza di Dio e la sua legge, e diede soprattutto risalto al fatto che ‘il timore di Geova è il principio della conoscenza e della sapienza’, e che l’intero obbligo dell’uomo è ‘temere il vero Dio e osservare i suoi comandamenti’. — Prov. 1:7; 9:10; Eccl. 12:13; vedi ECCLESIASTE.
DEVIAZIONE DALLA GIUSTIZIA
Finché rimase fedele all’adorazione di Geova Salomone prosperò. Evidentemente pronunciò i suoi proverbi e scrisse i libri di Ecclesiaste e Cantico di Salomone (e almeno un salmo, cioè Salmo 127) nel periodo di fedele servizio a Dio. Tuttavia, a motivo dell’influenza delle mogli straniere, Salomone cominciò a trascurare la legge di Dio rispetto alla vera adorazione. Anche se questo avvenne “al tempo in cui Salomone invecchiava”, non si deve supporre che la sua deviazione fosse dovuta a senilità; infatti Salomone era abbastanza giovane quando salì al trono, e regnò per quarant’anni. (I Re 11:1-8; I Cron. 29:1; II Cron. 9:30) La Bibbia non dice che Salomone abbia abbandonato completamente l’adorazione presso il tempio e la relativa offerta di sacrifici. A quanto pare cercò di instaurare una specie di “ecumenismo”, per accontentare le mogli straniere. Per questo “Geova si adirò contro Salomone, perché il suo cuore si era sviato da Geova l’Iddio d’Israele, colui che gli era apparso due volte”. Geova informò Salomone che, di conseguenza, gli avrebbe strappato parte del regno, ma non ai suoi giorni, per rispetto verso Davide e per amore di Gerusalemme. L’avrebbe fatto invece ai giorni del figlio di Salomone, lasciandogli solo una tribù (oltre a Giuda), che fu la tribù di Beniamino. — I Re 11:9-13.
Oppositori di Salomone
Da quel momento in poi, Geova cominciò a suscitare oppositori a Salomone, principalmente Geroboamo della tribù di Efraim, che all’epoca di Roboamo trascinò dieci tribù che non rimasero leali al trono, e stabilì il regno settentrionale chiamato Israele. Diedero filo da torcere a Salomone anche Adad l’Edomita e Rezon, un nemico di Davide che divenne re di Siria. Da giovane Geroboamo, a motivo della sua operosità, era stato preposto da Salomone a tutto il servizio obbligatorio della casa di Giuseppe. -I Re 11:14-40; 12:12-15.
L’allontanamento del re Salomone da Dio ebbe una ripercussione negativa sul suo regno, che divenne oppressivo, senza dubbio a motivo degli oneri imposti all’economia dal costo del governo, diventato eccessivamente alto. C’era malcontento anche fra quelli reclutati per i lavori forzati e, certo, anche fra i loro sorveglianti israeliti. Essendosi allontanato dal seguire Dio con cuore completo, Salomone non aveva più la benedizione di Geova né prosperità, né la sapienza per continuare a governare secondo giustizia e diritto e risolvere i problemi che si presentavano. Come aveva detto Salomone stesso, “quando i giusti divengono molti il popolo si rallegra; ma quando è al governo un malvagio, il popolo sospira”. —- Prov. 29:2.
Che tale fosse la situazione è evidente da quanto avvenne poco dopo la morte di Salomone, quando regnava Roboamo. Per mezzo del profeta Ahia, Dio aveva mandato un messaggio a Geroboamo per dirgli che gli avrebbe dato dieci tribù, e che se avesse osservato i Suoi statuti, Dio gli avrebbe edificato una casa durevole, come aveva fatto per Davide. In seguito a ciò Salomone cercò di uccidere Geroboamo, ma questi fuggì in Egitto (dove ora regnava un successore del padre della moglie egiziana di Salomone). Geroboamo vi rimase fino alla morte di Salomone. Poi guidò il popolo nella protesta e infine nella ribellione a Roboamo. — I Re 11.26-40; 12:12-20.
Benché avesse allontanato il suo cuore da Geova, Salomone “giacque con i suoi antenati, e fu sepolto nella città di Davide suo padre”. — I Re 11:43; II Cron. 9:31.
NECESSITÀ DI SALVAGUARDARE IL CUORE
Finché Salomone ebbe un “cuore ubbidiente”, come si era preoccupato di avere all’inizio, ebbe il favore di Geova e prosperò. Ma i cattivi risultati che ebbe alla fine dimostrano che conoscenza e grande capacità, o potenza, ricchezza e fama non sono le cose più importanti, e che allontanarsi da Geova significa abbandonare la sapienza. Il consiglio dello stesso Salomone risultò verace: “Più di ogni altra cosa che dev’esser guardata, salvaguarda il tuo cuore, poiché da esso sono le fonti della vita”. (Prov. 4:23) Il suo caso dimostra quanto sia traditore e disperato il cuore di un peccatore, ma ancor più, mostra che senza vigilanza costante il cuore migliore può venire adescato. L’amore per ciò che Geova ama e l’odio per ciò che egli odia, la costante ricerca della sua guida e il fare ciò che gli è gradito, sono una sicura protezione. — Ger. 17:9; Prov. 8:13; Ebr. 1:9; Giov. 8:29.
IL REGNO DI SALOMONE: BASE DELLE PROFEZIE MESSIANICHE
Come profetizzato nelle Scritture, fra il regno di Salomone e quello del grande Re Gesù Cristo esistono molte analogie. Sotto molti aspetti il regno di Salomone, finché rimase ubbidiente a Geova, è un modello su piccola scala dell’amministrazione del Regno messianico. Gesù Cristo, il più grande Salomone, venne come uomo di pace, inoltre edifica la congregazione, il tempio di Dio, con metodi pacifici. (Matt. 12:42; II Cor. 6:16; Giov. 14:27; 16:33; Rom. 14:17; Giac. 3:18) Salomone era discendente di Davide, come Gesù. Il significato del nome Salomone (“pacifico”) si addice al glorificato Gesù Cristo quale ‘Principe di pace’. Il nome Iedidia (“diletto di Iah [Geova]”) è in armonia con le parole di Dio stesso riguardo al Figlio suo al tempo del battesimo di Gesù: “Questo è il mio Figlio, il diletto, che io ho approvato”. — Matt. 3:17.
Il Salmo 72 è una preghiera a favore del regno di Salomone: “I monti rechino pace al popolo,... Germoglierà ai suoi giorni il giusto, e l’abbondanza di pace finché non ci sia più la luna. Ed egli avrà sudditi da mare a mare [il Mediterraneo e il Mar Rosso (Eso. 23:31)] e dal Fiume [Eufrate] alle estremità della terra”. — Sal. 72:3-8.
F. C. Cook (Commentary, Vol. IV, p. 332) dice a proposito del versetto 7 (“finché non ci sia più la luna”): “Questo brano è importante per mostrare che l’idea di un Re il cui regno doveva durare sino alla fine del tempo era chiaramente presente nella mente del Salmista. Determina il carattere messianico dell’intera composizione”. E sul versetto 8 osserva: “Il regno doveva essere universale, estendendosi fino ai confini della terra. L’estensione del reame israelitico sotto Davide e Salomone era tale da infondere la speranza, e poteva essere considerato dal Salmista una garanzia della sua realizzazione, ma in relazione ai versetti precedenti questa dichiarazione è strettamente messianica”
Il profeta Michea, in una profezia quasi universalmente ritenuta messianica, si richiamò alla situazione esistente sotto il regno di Salomone: “Giuda e Israele continuarono a dimorare in sicurtà, ognuno sotto la sua propria vite e sotto il suo proprio fico,. per tutti i giorni di Salomone”. (I Re 4:25; Mic. 4:4) La profezia di Zaccaria (9:9, 10) cita Salmo 72:8, e Matteo applica la profezia di Zaccaria a Gesù Cristo. — Matt. 21:4, 5.