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ZorobabeleAusiliario per capire la Bibbia
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sette figli di Zorobabele (Mesullam, Hanania, Asuba, Oel, Berechia, Asadia, Iusab-Esed) e una figlia (Selomit). Sembra che Sesbazzar fosse il nome ufficiale o babilonese di Zorobabele. — Esd. 1:8, 11; 5:14, 16; confronta Esdra 3:8.
Dopo la liberazione dall’esilio in Babilonia, nel 537 a.E.V., Zorobabele ricondusse un rimanente ebraico a Gerusalemme e in Giuda. (Esd. 2:1, 2; Nee. 7:6, 7; 12:1) Quale governatore nominato dal re Ciro, a Zorobabele furono affidati i sacri vasi d’oro e d’argento che anni prima erano stati portati via dal tempio da Nabucodonosor. (Esd. 5:14, 15) A Gerusalemme, sotto la direttiva di Zorobabele e del sommo sacerdote Iesua, nei settimo mese (etanim o tishri, settembre-ottobre) fu eretto l’altare del tempio (Esd. 3:1, 2) e, nel secondo mese del secondo anno (ziv o iyyar, aprile-maggio del 536 a.E.V.) ebbe inizio l’effettiva ricostruzione del tempio. (Esd. 3:8) Riconoscendo il motivo sbagliato dei non ebrei che volevano prendere parte ai lavori di ricostruzione, Zorobabele, Iesua e i capi delle case paterne dichiararono: “Voi non avete nulla da fare con noi nell’edificare una casa al nostro Dio, poiché noi stessi insieme edificheremo a Geova Iddio d’Israele, proprio come Ciro re di Persia ci ha comandato”. — Esd. 4:1-3.
Quei non ebrei però continuarono a scoraggiare i ricostruttori del tempio e infine riuscirono a far vietare ufficialmente i lavori. Più tardi, stimolati dai profeti Aggeo e Zaccaria, Zorobabele e Iesua (Giosuè) ripresero con coraggio la ricostruzione del tempio nonostante il divieto. (Esd. 4:23, 24; 5:1, 2; Agg. 1:1, 12, 14; Zacc. 1:1) In seguito un’investigazione degli archivi persiani rivendicò la legittimità del loro lavoro. (Esd. 6:1-12) In tutto quel tempo i profeti Aggeo e Zaccaria continuarono a incoraggiare Zorobabele, rafforzandolo per il lavoro e assicurandogli il favore di Dio. (Agg. 2:2-4, 21-23; Zacc. 4:6-10) Finalmente (probabilmente nel 515 a.E.V.) il tempio fu ultimato. (Esd. 6:13-15) Inoltre durante il governatorato di Zorobabele si provvide alle necessità dei leviti, e cantori e portinai ricevettero la loro parte “secondo il bisogno quotidiano”. — Nee. 12:47.
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ZuccaAusiliario per capire la Bibbia
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Zucca
[ebr. qiqayòhn].
Termine riferito in ebraico alla pianta che Geova fece miracolosamente crescere nottetempo per far ombra al profeta Giona che se ne stava seduto in una capanna in attesa dei risultati della sua profezia contro Ninive. La pianta recò grande sollievo a Giona finché Geova la fece attaccare da un verme così che si seccò lasciando il profeta esposto ai raggi battenti del sole. — Giona 4:5-11.
Due piante sono generalmente suggerite come possibile traduzione dell’ebraico qiqayòhn. Alcune traduzioni della Bibbia (Ge; Di; VR) propendono per il “ricino” (Ricinus communis), pianta sempreverde con foglie larghe che cresce rapidamente raggiungendo un’altezza di 3 m o più; e ciò per la presunta relazione di questo termine ebraico col nome greco-egiziano della pianta del ricino: kiki. Altri studiosi e traduttori propendono per un tipo di “zucca” (AT, NW; vedi Brown, Driver e Briggs, Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, p. 884), pianta a foglia larga dal nome botanico di Cucurbita lagenaria. La Settanta e la Pescitta sostengono in certo qual modo questa traduzione. Le piante di zucca non solo crescono in fretta ma hanno anche la caratteristica di seccarsi immediatamente quando sono danneggiate. Quanti propendono per identificare questa pianta con un tipo di zucca ritengono che il contesto del libro di Giona indichi una pianta rampicante che ‘salì sopra’ la capanna costruita da Giona, piuttosto che una pianta arborea, come il ricino. Nei paesi del Medio Oriente spesso si piantano zucche presso capanne del genere.
Il termine ebraico paqqu‘òth, reso “cucurbite selvatiche” ricorre nella Bibbia solo a proposito di un episodio avvenuto durante una carestia ai giorni di Eliseo. Può darsi che si trattasse dei frutti velenosi della coloquintide (Citrullus colocynthis). — II Re 4:38-41.
Gli ornamenti a forma di cucurbita o zucca (ebr. peqa‘ìm) che adornavano il mare fuso e i pannelli di cedro all’interno del tempio di Salomone potevano essere tondeggianti come il frutto della coloquintide. — I Re 6:18; 7:24; II Cron. 4:3.
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