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  • La più strana città costruita dall’uomo
    La Torre di Guardia 1958 | 15 novembre
    • il tesoro. L’intera costruzione brillava nella luce del mattino del colore rossastro di una conchiglia marina.

      Da questo luogo d’incanto il viaggiatore continuò a seguire la gola che girava nettamente verso nordovest; si restringeva di nuovo. Egli proseguì per un altro chilometro e mezzo circa in questa gola selvaggia che variava per ampiezza dai tre metri e mezzo ai dodici metri. Quindi il crepaccio si allargava in un’ondulata pianura racchiusa da tutti i lati da scoscese arenarie.

      A sinistra della gola, dove questa si apriva sulla vallata, Burckhardt vide un anfiteatro romano tagliato nella roccia. Vi erano trentacinque file di sedili per circa 4.000 persone. Seduto nel teatro egli poté notare che la vallata era circa un chilometro e mezzo di lunghezza e neppure un chilometro di larghezza. Egli vide che nelle arenarie che circondavano la vallata erano state scavate delle dimore e delle tombe, e tutto ciò rappresentava un fantastico, immenso lavoro. Aveva scoperto la Petra perduta!

      Il ruscello che scorreva nel crepaccio da cui Burckhardt era entrato divideva la pianura dall’est all’ovest e quindi scompariva in un burrone. L’esploratore svizzero poté vedere che Petra era stata costruita sulla pianura da entrambi i lati del ruscello e che, almeno negli ultimi tempi, le persone avevano abitato sia nella pianura che nelle dimore scavate nella roccia.

      Ciò che attirò l’attenzione di Burckhardt furono i vividi colori delle rocce che circondavano Petra. Rosso, purpureo, giallo, azzurro, nero e bianco erano tutti sulla stessa roccia in strati successivi o fusi insieme in modo da formare ogni gradazione e sfumatura immaginabile. Il rosso sfumava nel rosa cupo e perfino nel lilla e nel viola. Il bianco, spesso candido come la neve, era a volte striato di azzurro o di rosso. L’azzurro era quello del cielo terso. Il giallo delle rocce di Petra era vivido come lo zafferano. Petra era una città dai meravigliosi colori.

      CITTÀ DI TEMPLI E DI ALTARI

      Ciò che rendeva Petra maestosa erano pure i suoi molti templi. Vi erano templi religiosi a centinaia. Quelli meglio preservati pare siano stati costruiti dai Nabatei ai tempi di Roma. Burckhardt vide che, nonostante dal di fuori i templi fossero maestosi, all’interno apparivano dei pietosi tuguri, poco più di caverne.

      Tutt’attorno alla città Burckhardt nota molti alti luoghi, i luoghi sacri dell’adorazione pagana così spesso condannata dai profeti di Geova. Su questi alti luoghi i figli di Esaù adorarono un tempo gli dèi edomiti. Per facilitare l’accesso degli adoratori ai luoghi sacri erano stati tagliati scalini nella parete della montagna.

      Fu un esploratore posteriore a scoprire il Grande Alto Luogo per i sacrifici di Petra. Scoperto nel 1900 da G. L. Robinson il Grande Alto Luogo di Petra è esposto al sol levante. Una ripida rampa di scalini tagliati nella roccia conduce ad esso. In tale luogo vi sono anche due pilastri alti sei metri. Essi furono eretti dagli adoratori pagani che li scolpirono nella cima della montagna. In questo Grande Alto Luogo Robinson trova un tavolo per i sacrifici e un altare rettangolare, preparati come se i sacerdoti pagani stessero per salire la ripida scala, per offrire un sacrificio.

      Quali riti pagani erano un tempo celebrati qui! Il lettore della Bibbia può ben immaginare ciò che accadeva, poiché ricorda come il re Amasia una volta “portò gli dèi dei figliuoli di Seir e li stabilì come suoi dèi e cominciò ad inchinarsi davanti a loro e ad offrir loro sacrifici di fumo”. Ma gli dèi di Edom portarono Amasia alla rovina. Il profeta di Geova gli disse: “Io so di certo che Dio ha deciso di condurti alla rovina, perché hai fatto questo”. — 2 Cron. 25:14, 16.

      I falsi dèi di Edom non poterono salvare Amasia e neppure la grande Petra stessa quando Geova, il vivente e vero Dio, decise di distruggerli. Oggi Petra è desolata; nessuno vi vive. Rari sono i visitatori che vi passano per vedere le rovine. L’Edom tipico non esiste più nell’adempimento in miniatura della profezia di Geova su Edom; e la sua possente metropoli, Petra, è un rifugio di animali selvaggi. Le sue rovine sono un monumento attestante che le parole di Geova si avverano sempre: “Io farò di te una desolazione perpetua, e le tue città non saranno abitate; e saprete che io sono Geova”. — Ezech. 35:9, SA.

  • La grande contesa
    La Torre di Guardia 1958 | 15 novembre
    • La grande contesa

      Qual è questa contesa? Come influisce su di noi? Quali pericoli vi sono implicati? Come possiamo salvaguardarci?

      AVETE notato che nelle affermazioni iniziali, sia del vangelo che della sua prima lettera, Giovanni rivela una grande contesa, una contesa fra le tenebre e la luce? Riferendosi alla Sorgente di tutta la luce egli dice: “Dio è luce e in unione con lui non ci sono tenebre alcune”. (1 Giov. 1:5) Poi, riguardo alla Parola, il Figlio di Dio, che fu mandato nel mondo e che divenne il centro del conflitto, Giovanni scrive: “La luce risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno sopraffatta”. — Giov. 1:5.

      La contesa è disputata per una questione di importanza universale che sorse nel lontano passato, nell’esistenza preumana di Cristo Gesù. Vi era implicata un’altra creatura celeste. Questa usò o piuttosto abusò del prezioso dono del libero arbitrio, di quel dono che eleva così tanto la creazione intelligente dalla creazione animale. Nella sua posizione di cherubino protettore, con la sorveglianza dell’Eden e dotato in modo particolare, vide la possibilità di avere l’uomo sotto il suo controllo, in modo che il servizio e l’adorazione dell’uomo fossero rivolti a lui a scapito della lealtà ed ubbidienza dovute a Geova, il Creatore dell’uomo. Coltivò questa idea e fu “attirato e adescato dal proprio desiderio”, che lo indusse infine a ribellarsi all’Altissimo. Ma in che modo divenne questa una contesa fra le tenebre e la luce? — Ezech. 28:13-17; Giac. 1:14.

      Dio è il Creatore della luce letterale, fisica, e il suo primo comando registrato, come è citato da Paolo, è: “Risplenda la luce fra le tenebre”. L’apostolo prosegue dando un’applicazione simbolica a questo fatto quando dice: “Ed egli [Dio] ha rifulso nei nostri cuori per illuminarli con la gloriosa conoscenza di Dio mediante il volto di Cristo”. (2 Cor. 4:6) Questo mostra che la luce è adoperata nelle Scritture come simbolo di verità che illumina. Sì, “Dio è luce” ed è “abbondante in . . . verità”. (1 Giov. 1:5; Eso. 34:6) In contrasto, le tenebre sono simbolo dell’errore e della falsità, e causano confusione, ignoranza e corruzione.

      Ricordate in che modo cominciò la contesa in Eden. Dio diede intendimento e un chiaro comando riguardo “all’albero della conoscenza del bene e del male”, e sia Adamo che Eva sapevano quali sarebbero state le conseguenze se avessero disubbidito a

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