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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • è troppo generale, e troppo precisa sotto certi aspetti, per supporre che la coincidenza sia il risultato di un puro caso. Nel panteon della Grecia e di Roma, e in quello della Caldea, si deve riconoscere lo stesso raggruppamento; non è insolito rilevare la stessa successione genealogica; in certi casi perfino i nomi e i titoli più noti delle divinità classiche richiamano la più curiosa immagine e spiegazione di fonte caldea. Non c’è dubbio che in un modo o nell’altro ci sia stata una trasmissione di convinzioni, un passaggio avvenuto in tempi assai remoti di idee e nozioni mitologiche dai lidi del Golfo Persico ai paesi bagnati dal Mediterraneo”. — George Rawlinson, Seven Great Monarchies, Vol. I, pp. 71 e 72.

      Una deformazione delle parole di Dio relative al seme promesso si nota nei racconti mitologici del dio Apollo che uccide il serpente Pitone, e di Eracle bambino (figlio di Zeus e di una donna terrena, Alcmena) che strangola due serpenti. Troviamo ancora una volta il consueto tema di un dio che muore e poi è riportato in vita. Ogni anno venivano commemorati la morte violenta di Adone e il suo ritorno alla vita; soprattutto le donne ne piangevano la morte portando come in un corteo funebre immagini del suo corpo che poi gettavano in mare o nelle sorgenti. Un’altra divinità di cui i greci celebravano la morte violenta e il ritorno alla vita era Dioniso o Bacco che, come Adone, è stato identificato col babilonese Tammuz.

      DIVINITÀ ROMANE

      La religione romana subì notevolmente l’influenza degli etruschi, popolo ritenuto in genere originario dell’Asia Minore. L’usanza di trarre presagi e l’arte della divinazione collegano senz’altro la religione etrusca con quella babilonese. Per esempio, i modellini di fegati d’argilla usati nella divinazione scoperti in Mesopotamia sono simili al modellino di bronzo di un fegato rinvenuto a Piacenza, in Emilia. Perciò quando i romani adottarono le divinità etrusche in effetti accettarono un’eredità babilonica. (Vedi ASTROLOGI). La grande triade romana composta di Giove (il dio supremo, dio del cielo e della luce), Giunone (la consorte di Giove preposta a tutto ciò che interessava particolarmente le donne) e Minerva (dea protettrice delle arti) corrisponde alla triade etrusca di Tinia, Uni e Menrva.

      Col tempo i principali dèi greci entrarono a far parte del panteon romano, sebbene con nomi diversi. I romani adottarono anche divinità di altri paesi, fra cui il persiano Mitra (la cui nascita era celebrata il 25 dicembre), Cibele dea frigia della fertilità e l’egiziana Iside, entrambe identificate con la babilonese Ishtar. Inoltre gli stessi imperatori romani erano considerati dèi.

      Saturno era adorato perché gli era attribuita l’opulenza di Roma. I saturnali, in origine festa di un giorno tenuta in suo onore, diventarono poi una celebrazione tenuta per sette giorni nella seconda metà di dicembre, contrassegnata da orge sfrenate. Si scambiavano doni, come frutti e candele di cera, e bambole di argilla venivano regalate specie ai bambini. Durante la festa non veniva inflitta nessuna punizione. Scuole e tribunali facevano vacanza; anche le operazioni belliche erano sospese. Gli schiavi prendevano il posto dei padroni e, senza temere di essere puniti, potevano dar libero sfogo alla lingua.

      GLI DÈI DELLE NAZIONI IN PARAGONE CON GEOVA

      Oggi molti dèi menzionati nella Bibbia sono poco più che un nome. Anche se gli adoratori giunsero a volte a sacrificare loro i propri figli, i falsi dèi erano incapaci di liberare chi ricorreva a loro per ricevere aiuto in momenti di estrema necessità. (II Re 17:31) Perciò, a motivo dei suoi successi militari, il re d’Assiria si vantò per mezzo di Rabsache suo portavoce: “Hanno gli dèi delle nazioni liberato affatto ciascuno il suo proprio paese dalla mano del re d’Assiria? Dove sono gli dèi di Amat e di Arpad? Dove sono gli dèi di Sefarvaim, di Ena e di Ivva? Hanno essi liberato Samaria dalla mia mano? Chi fra tutti gli dèi dei paesi ha liberato il [suo] paese dalla mia mano, così che Geova liberi Gerusalemme dalla mia mano?” (II Re 18:28, 31-35) Ma Geova non tradì il suo popolo come quei non-dèi che il re d’Assiria riservò al fuoco. In una notte l’angelo di Geova uccise 185.000 uomini nell’accampamento degli assiri. Umiliato, l’orgoglioso monarca assiro Sennacherib fece ritorno a Ninive, per essere poi assassinato da due suoi figli nel tempio del suo dio Nisroc. (II Re 19:17-19, 35-37) Davvero “tutti gli dèi dei popoli sono dèi senza valore; ma in quanto a Geova, ha fatto i medesimi cieli”. — Sal. 96:5.

      Non solo i falsi dèi hanno le stesse caratteristiche dei loro fedeli, ma anche questi diventano molto simili agli dèi che adorano. Per esempio, Manasse re di Giuda era devoto a falsi dèi al punto di far passare suo figlio attraverso il fuoco. Ma il suo zelo per la falsa adorazione non lo rese un re migliore. Anzi mostrò di essere uguale alle divinità assetate di sangue che adorava, spargendo sangue innocente in gran quantità. (II Re 21:1-6, 16) In netto contrasto, gli adoratori del vero Dio si sforzano di essere imitatori del loro perfetto Creatore, manifestando i frutti del suo spirito: amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza e padronanza di sé. — Efes. 5:1; Gal. 5:22, 23.

  • Delegato
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    • Delegato

      [ebr. natsàv, netsìv, erigere o collocare, quindi colonna, prefetto o delegato].

      Durante il regno di Salomone (1037–997 a.E.V.) c’erano dodici delegati cui erano affidate alte cariche amministrative. A turno, per un mese all’anno, ciascuno doveva provvedere viveri e altri generi alla famiglia reale. — I Re 4:7.

      Invece di una tassa, per sostenere il governo si prendevano i viveri dal prodotto del paese. I delegati dovevano dunque sorvegliare la produzione, la raccolta, le riserve e la consegna delle aliquote mensili, che erano una bella quantità. (I Re 4:22, 23) Forse questi delegati oltre a sorvegliare gli approvvigionamenti prestavano servizio anche come funzionari civili nei territori loro assegnati.

      “Delegati principeschi” prestavano inoltre servizio come capisquadra e sorveglianti della manodopera impegnata nei lavori di costruzione durante il regno di Salomone. Sembra che quanto si legge in I Re e II Cronache a proposito di tali delegati differisca solo nel modo di classificarli, infatti il primo ne elenca 3.300 più 550 per un totale di 3.850 (I Re 5:16; 9:23), e il secondo 3.600 più 250, pure per un totale di 3.850. (II Cron. 2:17, 18; 8:10) Alcuni studiosi (Ewald, Keil, Michaelis) sono del parere che in Cronache le cifre si riferiscano ai 3.600 delegati non israeliti e ai 250 israeliti, mentre in Re viene fatta una distinzione fra 3.300 capisquadra subordinati e 550 sorveglianti in capo, fra cui erano inclusi 300 non israeliti.

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      [forse voce popolare o abbreviazione di

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      Vedi DALILA.

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