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  • Rendete sempre grazie per tutte le cose
    La Torre di Guardia 1969 | 1° novembre
    • conoscenza delle più profonde verità della Bibbia. Ogni domenica si considera l’articolo principale de La Torre di Guardia. Sarete sbalorditi di quanto più potete imparare ascoltando tale considerazione. Lì vedrete anche come persone a ogni stadio di progresso nella conoscenza biblica si aiutano a vicenda per approfondire il loro apprezzamento verso i benigni provvedimenti di Dio.

      L’APPREZZAMENTO È IL SEGRETO

      L’apprezzamento, infatti, è il segreto che ci offre molte possibilità di esprimere a Dio i nostri ringraziamenti. Più comprendiamo i particolari e i preparativi che Dio fece molto tempo fa per la finale benedizione di tutti quelli che gli sono graditi, più ci sentiamo spinti a esprimere gratitudine con la nostra mente, la nostra bocca e i nostri possedimenti materiali. Giungiamo alla stessa conclusione dell’ispirato salmista, cioè: “Che cosa renderò a Geova per tutti i suoi benefici verso di me? Alzerò il calice della grande salvezza, e invocherò il nome di Geova. I miei voti pagherò a Geova, sì, di fronte a tutto il suo popolo”. — Sal. 116:12-14.

      Ovviamente, non possiamo proprio ‘rendere’ a Geova per tutta la sua amorevole benignità, poiché gli appartiene già tutto. Ma certo dovremmo sempre ricordare che del continuo riceviamo le manifestazioni della sua bontà. Non c’è una sola cosa che abbiamo che non ci fosse data. Possiamo dunque meditare sulla generosità di Geova, sul fatto che dalla sua mano aperta tutte le creature si saziano di cose buone. (Sal. 104:28) E possiamo parlare di questo generoso Creatore e raccomandarlo ad altri come colui che merita la loro adorazione e il loro servizio.

      Infine, possiamo tutti ‘rendere’ a Geova in modo simbolico. Come? “Rendendo sempre grazie per tutte le cose” in modo materiale, in un modo che ci rechi una soddisfazione che altrimenti non potremmo avere. Senza dubbio questa soddisfazione deriva dalla conoscenza che usiamo le nostre cose materiali per onorare Dio. Non è la somma che conta; è piuttosto lo spirito del donatore.

  • Domande dai lettori
    La Torre di Guardia 1969 | 1° novembre
    • Domande dai lettori

      ● Il racconto biblico di Giudici 18:27-29 dice che un certo luogo non fu chiamato “Dan” fin quando i Daniti non salirono e lo presero. Come mai, dunque, il libro biblico di Genesi parla del luogo chiamato “Dan” al tempo di Abraamo?

      Questa città nell’irrigua regione dell’estremo nord della Palestina, prima d’esser catturata dalla tribù di Dan, era chiamata Lesem o Lais dagli abitanti pagani. (Gios. 19:47; Giud. 18:7, 27-29) I Daniti ricostruirono la città distrutta e la chiamarono “Dan dal nome del loro padre, Dan”. Comunque, la città è menzionata circa quattro secoli prima col nome di “Dan” nel racconto dell’inseguimento di Chedorlaomer e dei suoi alleati da parte di Abraamo “fino a Dan”. (Gen. 14:14) Può darsi che questo uso del nome “Dan” in quella antica data fosse in relazione col nome del fiume che ha la sua sorgente proprio sotto la città e che viene chiamato Nahr el-Leddan.

      Girolamo, storico e traduttore della Bibbia (Comm. in Matt. xiv, 13), era dell’opinione che il nome del fiume Giordano derivasse dal fatto che il fiume ha due sorgenti, una chiamata Jor e l’altra Dan, per cui i corsi d’acqua uniti vengono chiamati “Giordano”, nome usato al giorno di Abraamo. (Gen. 13:10) Ad ogni modo, non c’è nulla per sostenere che non esistesse questo nome Dan relativamente all’area indicata nel tempo di Abraamo. La corrispondenza di questo antico nome con quello dell’antenato della tribù di Dan può essere stata una coincidenza

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