Come reagire a uno scatto d’ira
IL TRENO della metropolitana rallentò stridendo mentre entrava in stazione. Ci fu un breve diverbio fra due passeggeri. Un terzo, di origine straniera, li interruppe dicendo: “Smettetela”. Uno di quelli che stavano discutendo ribatté: “Tornatene nel tuo paese”. “Vuoi che ti faccia [smettere] io?” fu la minacciosa risposta del 21enne turista straniero. Infuriato, l’uomo replicò: “Provaci, scemo”. Queste furono le sue ultime parole, poiché il turista estrasse una pistola e, sotto gli occhi inorriditi di decine di passeggeri, sparò quattro colpi, uccidendo l’uomo all’istante. “Ora starai zitto”, disse il giovane scendendo dalla vettura, e fu arrestato.
Questo episodio illustra un modo di rispondere a qualcuno che è arrabbiato. Ma che tragici risultati per entrambi gli uomini!
Non vi è mai capitato d’essere oggetto d’osservazioni pungenti, forse anche di una sequela di parole pronunciate in uno scatto d’ira? Come avete reagito? Qual è il miglior modo di comportarsi in tale situazione? È quello di rispondere al “fuoco col fuoco”? Alcuni la pensano come riportava un articolo di fondo: “Perché è bene arrabbiarsi sul serio”.
Un episodio realmente accaduto a un re dell’antichità ci indica un altro modo di reagire agli scatti d’ira. Ma dapprima potremmo chiederci se sia pratico in quest’èra di violenza.
Il re Davide d’Israele e il suo seguito si stavano mettendo in salvo perché il figlio del re aveva appena usurpato il trono. All’improvviso si trovarono davanti Simei, un discendente del re Saul. Simei gridò:
“Esci, esci, uomo colpevole di sangue e uomo buono a nulla! Geova ha fatto ricadere su di te la colpa di tutto il sangue della casa di Saul in luogo del quale hai regnato; e Geova dà il regno in mano ad Absalom tuo figlio. Ed ecco, tu sei nella tua calamità, perché sei un uomo colpevole di sangue!” — 2 Sam. 16:7, 8.
Che odioso scatto d’ira! E proprio davanti al re! Come avrebbe dunque risposto Davide a queste parole provocatorie? Il suo comandante militare lo implorò: ‘Fammi andare a spiccargli la testa’.
Come avreste reagito voi? Ricordate che Davide era alle strette. Il cuore del suo popolo gli era stato rubato. Il figlio l’aveva tradito. I suoi consiglieri lo avevano abbandonato. Aveva perso il regno e ora era schernito e maledetto! Esser chiamato “uomo buono a nulla” (“uomo di Belial” [versione di Fulvio Nardoni], termine che fu infine applicato al Diavolo) era il peggiore insulto, perché si riferiva a una persona della più bassa specie. Davide, comunque, rispose semplicemente:
“[Lasciate che] invochi così il male, perché Geova stesso gli ha detto: ‘Invoca il male su Davide!’ Chi dunque direbbe: ‘Perché hai fatto in questo modo?’ . . . Lasciatelo stare . . . Forse Geova vedrà con i suoi occhi, e Geova mi renderà bontà invece della sua maledizione in questo giorno”. — 2 Sam. 16:10-12.
Davide non volle rispondere con parole adirate, ma diede una risposta mite. I risultati? Anzitutto non ci fu spargimento di sangue. Poi quando Davide fu tornato in possesso del suo regno, chi fu tra i primi a salutarlo, a scusarsi e a supplicare il perdono? Sì, proprio Simei. — 2 Sam. 19:16-23.
‘Ma questo accadeva più di 3.000 anni fa’, affermerà qualcuno. ‘I tempi sono cambiati. Bisogna essere aggressivi, altrimenti ti calpestano. Sarebbe bello rispondere con dolcezza, ma oggi non serve’.
Tuttavia non è questo che dicono i bene informati. Notate i seguenti consigli.
“Se persone egoiste tentano di approfittare di te, non le considerare più tue amiche, ma non cercare di vendicarti. Quando cerchi di vendicarti, fai più male a te stesso che agli altri”. — Bollettino di un commissariato di Milwaukee (Wisconsin, U.S.A.). [Il corsivo è nostro].
“L’espressione ‘Ero arrabbiato da morire’ ha un serio significato letterale, secondo [uno] psichiatra [che] ritiene che ‘l’ira’ possa essere giustamente classificata come causa di morte in molti casi, particolarmente fra i giovani”. — Family Health. [Il corsivo è nostro].
“Ai cardiologi è noto da anni che l’ira è una delle emozioni più letali. Attacchi cardiaci e colpi apoplettici sono spesso preceduti da un episodio di forte tensione emotiva”. — Sunday News di New York. [Il corsivo è nostro].
Pertanto si riconosce che Davide seguì una condotta pratica. Ma come potete seguirla voi? È facile parlare di ‘risposta mite’ quando nulla vi irrita e tutto è tranquillo. Cosa si può fare in caso di scontro? — Prov. 15:1.
Dicendo “Geova stesso gli ha detto: ‘Invoca il male’”, Davide riconobbe di aver peccato e di meritare tale castigo. Tuttavia non era colpevole della falsa accusa di Simei (di avere sparso sangue rispetto alla casa di Saul), poiché Davide aveva fatto tutto il possibile per evitar di uccidere Saul. (1 Sam. 24:1-7; 26:7-11) Nondimeno, Davide aveva commesso un peccato che aveva portato conseguenze di questo genere e ammetteva la sua colpa dinanzi a Dio. (2 Sam. 12:10, 11) Un commentatore della Bibbia dice a questo riguardo: “Uno spirito umile e tenero trasformerà i biasimi in riprensioni e quindi ne trarrà beneficio, invece di farsi provocare da essi”.
L’umiltà e il sapere che forse c’è un pizzico di verità nelle parole del nostro antagonista, insieme alla sincera consapevolezza delle nostre mancanze, possono aiutarci a rimanere calmi. Se l’accusa è del tutto infondata, come lo fu quella di Simei, rammentate che il modo in cui Dio ci considera è di gran lunga più importante delle meschine opinioni degli altri.
A causa dell’imperfezione, a volte le osservazioni di qualcuno ci fanno adirare. Ma non disperate. Anche certi sorveglianti cristiani del primo secolo ebbero una volta “un’accesa esplosione d’ira”. Tuttavia, anziché covare risentimento, risolsero il problema agendo nel modo appropriato. (Atti 15:36-39) Così potete fare voi. Certe volte l’attività fisica può essere d’aiuto immediato. No, non seguite il suggerimento di uno scrittore: “Rompi le matite, va in bagno e prendi a calci le porte”. Fate invece una camminata, o quattro tiri a palla, o andate a lavorare in giardino. — Giac. 3:2.
In Salmo 37:8 Davide dà questo consiglio: “Lascia stare l’ira e abbandona il furore; non ti mostrare acceso solo per fare il male”. Ci sono oggi persone che si sforzano di seguire tali buoni consigli? L’esperienza di un uomo delle isole Figi — il quale si opponeva con violenza alla moglie che studiava la Bibbia con i testimoni di Geova — risponde in modo affermativo. Fece di tutto, dal picchiare la moglie e gettarla in strada a interrompere un grande convegno di Testimoni. Per curiosità decise infine di assistere a un’adunanza locale. Poi disse:
“Ero in grande trepidazione perché non sapevo che accoglienza mi avrebbero fatto i Testimoni dato il modo vergognoso in cui li avevo trattati prima. Una cosa mi colpì: furono gentili e senza risentimento. . . . il fratello che avevo trattato peggio di tutti si offrì di fare [uno studio personale della Bibbia] con me e accettai. Ora capisco che Geova è stato grande a perdonarmi dei maltrattamenti che ho inflitti al suo popolo e a mia moglie”.
Ora che è un testimone di Geova, quest’uomo coltiva il frutto dello spirito di Dio, che include pace, longanimità, benignità, mitezza e padronanza di sé. (Gal. 5:22, 23) In effetti, il modo migliore per reagire agli scatti d’ira è quello di coltivare simili qualità.