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  • In che modo il giorno della resa dei conti è per il nostro bene
    La Torre di Guardia 1979 | 15 luglio
    • il Salmo 45:16 raffigura il suo matrimonio con la congregazione dei 144.000 discepoli glorificati come un matrimonio fruttuoso, proprio come dev’essere. Pertanto, questo versetto rivolto al Re-Sposo dice: “In luogo dei tuoi antenati ci saranno i tuoi figli, che costituirai principi su tutta la terra”.

      12. Qual è il posto più alto a cui possano pervenire questi “figli” sulla terra, e perché il Re ne ha a sufficienza per costituirli “su tutta la terra”?

      12 Nessuno di questi “figli” diverrà il successore del Re celeste. Il posto di principe sulla terra è il più alto a cui possa pervenire alcuno di questi “figli”. Perché possano essere costituiti “principi su tutta la terra” dovranno essercene molti. Il Re avrà “figli” sufficienti per questo scopo, poiché oltre al titolo di “Dio possente” avrà anche il titolo di “Padre eterno”. (Isa. 9:6) Il suo perfetto sacrificio umano a favore di tutta l’umanità gli permise di divenire tale. Mediante questo sacrificio di riscatto li comprò tutti.

      13. In che modo il Re diverrà il Padre datore della vita per tutti i morti riscattati, e come potrà la “grande folla” fornire al Re i suoi primi “principi”?

      13 Di conseguenza il Re può divenire il datore della vita per la “grande folla” delle damigelle della sposa, che sopravvivranno alla “grande tribolazione” e verranno a trovarsi sotto il suo regno millenario. Può anche diventare il padre di tutti i morti umani, inclusi i suoi antenati terrestri. Come? Risuscitandoli dai morti perché vivano di nuovo sulla terra. (Giov. 5:28, 29) Fra tutti questi figli terreni egli potrà costituire uomini degni e timorati di Dio “principi su tutta la terra”. In questo modo eserciterà il suo dominio in tutto il globo. Logicamente, la “grande folla” dei superstiti della “grande tribolazione” che diverranno i primi sudditi terrestri del suo regno fornirà al Re i suoi primi “principi” perché lo servano come suoi rappresentanti terrestri.

      14. In che modo a questi “principi” tratti dalla “grande folla” se ne uniranno altri nel servizio ufficiale sulla terra, e cosa garantirà questa disposizione governativa a tutta l’umanità?

      14 Quale meraviglioso privilegio sarà quello! A questi “principi” tratti dalla “grande folla” se ne uniranno altri nel servizio ufficiale, poiché gli antenati di Gesù Cristo e altri fedeli uomini da Abele a Giovanni il Battezzatore saranno risuscitati e resi suoi rappresentanti principeschi. Quale splendido governo incorruttibile garantirà questa disposizione a tutto il genere umano! Questo è il governo tanto necessario che Geova Dio si propone di stabilire per sostituire gli odierni governi nazionali che fra breve renderanno conto al re vittorioso, Gesù Cristo.

      15, 16. (a) Secondo Salmo 45:17, perché il salmista desiderava vivere a lungo? (b) Chi conosce il vero nome del Re, e merita esso d’essere menzionato e lodato così a lungo?

      15 Come il cuore dell’ispirato salmista dell’antichità, non palpita il nostro cuore per tali ‘belle’ prospettive del prossimo futuro? Sì, e la nostra lingua ripete le parole conclusive che il salmista rivolse all’affascinante Re il cui governo è sostenuto dal trono di Dio: “Farò menzione del tuo nome per tutte le generazioni avvenire. Perciò i popoli stessi ti loderanno a tempo indefinito, sì, per sempre”. — Sal. 45:17.

      16 Il salmista desiderava vivere a lungo — “per tutte le generazioni avvenire” — solo per fare menzione del nome del re. Non disse il nome del re. In realtà, non conosceva il nome del re in merito a cui scrisse profeticamente sotto ispirazione. Ma oggi possiamo identificare il Re in merito a cui il salmista scrisse profeticamente, e ne conosciamo il nome. È Gesù Cristo, il Figlio di Geova Dio. Merita il suo nome d’essere menzionato “per tutte le generazioni avvenire”? Il salmista predisse che ci sarebbero stati “popoli” che l’avrebbero pensata così e che perciò avrebbero ‘lodato’ colui che portava questo nome “a tempo indefinito, sì, per sempre”.

      17. Ora è il tempo favorevole per fare che cosa, e cosa significherà per noi il farlo?

      17 Oggi abbiamo dinanzi la prospettiva di sopravvivere al giorno della resa dei conti di tutte le nazioni e di ricevere le benedizioni del regno di Dio che le sostituirà. Con fede possiamo esultare anche ora insieme al Suo unto Re, poiché la vittoria di questo Re ad Har-Maghedon è certa e il suo regno su una terra purificata per 1.000 anni è sicuro. Ora, oggi, è il tempo favorevole per schierarci fra quei “popoli” che loderanno il Re vittorioso “a tempo indefinito, sì, per sempre”. Questo tornerà a gloria di Geova Dio, il suo Padre celeste, supremo “Re d’eternità” oltre che “Re delle nazioni”. Così facendo potremo lodare il Suo unto Re “per sempre”. La vita acquisterà in tal modo vero significato. Avremo dinanzi un nobile scopo per cui vivere per tutta l’eternità.

  • Perché non si deve mormorare?
    La Torre di Guardia 1979 | 15 luglio
    • Perché non si deve mormorare?

      “SEMBRA che alcuni non siano mai soddisfatti”. Quante volte avete udito queste parole? È vero che in questi tempi difficili molti sono inclini a mormorare. Hanno dubbi e sospetti quasi su tutto. Ma il cristiano fa bene a lasciar sviluppare in sé tale modo di pensare? Evidentemente l’apostolo Paolo pensava di no, poiché scrivendo alla congregazione di Filippi disse: “Continuate a fare ogni cosa senza mormorii e discussioni, affinché siate irriprovevoli e innocenti, figli di Dio senza macchia”. — Filip. 2:14, 15.

      Queste parole di Paolo suscitano alcune domande. Quanto può diventare serio il mormorio? Può influire sulla mia relazione con altri? Con la congregazione? Cosa pensa Geova di me se ho la tendenza a mormorare? Cosa posso fare per evitare questo spirito?

      ESEMPI DELL’ANTICHITÀ

      Che mormorare sia una cosa grave si capisce da ciò che disse Paolo nella sua prima lettera ai compagni di fede di Corinto. L’apostolo disse: “Né siate mormoratori, come alcuni d’essi [gli israeliti] mormorarono, solo per perire ad opera del distruttore”. (1 Cor. 10:10) Considerate ad esempio l’occasione in cui Mosè mandò 12 uomini, uno per ciascuna tribù d’Israele, a esplorare il paese che Geova aveva promesso loro in eredità. Gli israeliti avevano lasciato da poco tempo l’Egitto e si trovavano nel deserto. Quando queste 12 spie tornarono nel campo israelita, solo due, Giosuè e Caleb, fecero un buon rapporto, esortando il popolo ad agire con coraggio e a entrare nel paese. Le altre 10 fecero una descrizione scoraggiante. Definirono la regione “un paese che consuma i suoi abitanti”, e dissero: “Tutto il popolo che abbiamo visto in mezzo ad esso sono uomini di statura straordinaria”. — Num. 13:32.

      A ciò gli israeliti privi di fede “mormoravano contro Mosè e Aaronne, e tutta l’assemblea diceva contro di loro: ‘Fossimo morti nel paese d’Egitto, o fossimo morti in questo deserto! E perché Geova ci conduce in quel paese per cadere di spada?’” Sì, mormoravano contro Geova! Per questo motivo tutti gli uomini dai 20 anni in su, a eccezione di Giosuè, Caleb e i leviti, perirono nel deserto. Non fu mai permesso loro di entrare nella Terra Promessa. (Num. 14:2, 3, 26-30) Come pagarono cari i loro mormorii!

      Questo illustra cosa può accadere a un’intera nazione che si lamenta. Altri esempi mostrano che è altrettanto grave quando singole persone mormorano contro Geova. Considerate il caso di Miriam, sorella di Mosè. Una volta, insieme a suo fratello Aaronne, mormorò, chiedendo: “Ha Geova parlato solo mediante

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