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  • Scrutiamo i cieli
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Svegliatevi! 1984
g84 22/8 pp. 15-18

Scrutiamo i cieli

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Australia

QUANTO tempo è passato da che avete dato più che un casuale sguardo al cielo stellato? Se ogni tanto lo guardate, sapete bene che non è necessario il binocolo né il telescopio per rimanere sbalorditi davanti alla vastità, alla complessità e alla grandiosità di questo spettacolo. Quasi 3.000 anni fa il re Davide di Israele espresse sentimenti che molti di noi a volte condividiamo. Infatti scrisse: “Quando vedo i tuoi cieli, opere delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai preparate, che cos’è l’uomo mortale che tu ti ricordi di lui?” — Salmo 8:3, 4.

Davide parlava delle stelle visibili al suo occhio nudo. Ma dai giorni di Galileo, l’uomo ha potuto accrescere la sua naturale capacità visiva per mezzo del telescopio, e ha appreso che i cieli sono molto più vasti di quanto sospettasse. Ha appreso che molte scintillanti stelle che riesce a vedere sono in effetti enormi soli, alcuni dei quali molto più grandi del nostro. È solo la distanza che li fa apparire così piccoli. Ha pure appreso che nello spazio ci sono miliardi di vasti ammassi rotanti di soli detti galassie.

La galassia di cui fa parte il nostro sole contiene miliardi di altre stelle. Alcune galassie sono così grandi che la luce, viaggiando a quasi 300.000 chilometri al secondo, impiega mezzo milione di anni per andare da un’estremità all’altra di una di esse. Comunque, la maggioranza delle altre galassie, nonostante contengano innumerevoli stelle luminose come il sole o ancora di più, sono troppo lontane per essere viste a occhio nudo.

Non è affatto una stella!

Negli ultimi decenni al telescopio ottico si è aggiunto un altro strumento, il radiotelescopio, che capta le radioonde che giungono alla terra dallo spazio extraterrestre. Muniti di questo strumento, gli astronomi hanno ampliato ancor più ciò che sappiamo circa “la luna e le stelle”. Hanno scoperto corpi stellari di cui ignoravamo l’esistenza. Per esempio nel 1963, con l’aiuto del radiotelescopio, gli astronomi che usavano il telescopio ottico di Monte Palomar, in California, hanno improvvisamente scoperto nei cieli un oggetto nuovo, del tutto imprevisto e assolutamente incredibile.

A quell’epoca, al principio degli anni ’60, la radioastronomia era solo agli inizi. Sebbene da sorgenti celesti provenissero radioonde, gli scienziati avevano difficoltà a identificare accuratamente l’esatta sorgente di provenienza. Nel 1963 la situazione cambiò drasticamente quando fu predetto che le emissioni di una certa radiosorgente nello spazio extraterrestre potevano essere temporaneamente interrotte mentre la luna vi passava davanti. Dato che la posizione della luna è chiaramente nota, si doveva poter usare questa coincidenza per determinare esattamente la provenienza delle emissioni. Le osservazioni furono effettuate con successo mediante il radiotelescopio di Parkes, in Australia, e fu scoperto che la sorgente delle radioonde era una stella azzurra e indistinta.

Questa stella fu quindi esaminata più attentamente usando l’enorme telescopio riflettore di Monte Palomar da 500 cm di diametro. Fu scoperto, con sorpresa di tutti, che quell’oggetto non era affatto una stella! Per cui venne chiamato quasar, abbreviazione di “sorgente di radioonde quasi stellare”. Secondo i calcoli, è così lontana che la sua luce impiega due miliardi di anni per giungere fino a noi. Ci sono indicazioni che è relativamente piccola, eppure emette un’incredibile quantità di luce.

Ora si conoscono molte altre quasar. Si calcola che con un grande telescopio se ne possano vedere almeno dieci milioni. Tutti gli astronomi, salvo alcuni, credono che siano a grande distanza dalla terra, da 2 a 15 miliardi di anni luce.a Il dott. Edward R. Harrison, astronomo e fisico, le descrive così: “Immaginiamo che una grande stanza rappresenti la grandezza della galassia; su questa scala la luminosissima quasar non è altro che un granellino di polvere fluttuante nell’aria”. Eppure ciascuno di questi ‘granellini di polvere’ emette in media cento volte più energia di tutti i miliardi di stelle della nostra galassia messi insieme!

Cosa sono queste quasar? Nessuno la sa, ma sono state formulate delle teorie. Eccone una interessante. La luce delle quasar più distanti impiega 15 miliardi di anni per giungere fino a noi. Questo significa che le vediamo come erano 15 miliardi di anni fa. Nessuna quasar conosciuta è più lontana di 15 miliardi di anni luce; per cui rappresentano qualche cosa che cominciò ad accadere 15 miliardi di anni fa.

Secondo una teoria che gode attualmente di popolarità, l’universo ebbe inizio con un “big bang” circa 18–20 miliardi di anni fa. Pertanto le quasar vennero all’esistenza quando l’universo aveva “solo” da 3 a 5 miliardi di anni. Secondo la teoria, fu pressappoco a quell’epoca che si sarebbero cominciate a formare le galassie. Pertanto le quasar potrebbero essere galassie in via di formazione.

E poi le pulsar

Nel 1967 gli astronomi rimasero nuovamente sconcertati quando scoprirono un oggetto così strano che pensarono si trattasse di qualche intelligenza extraterrestre che tentava di mettersi in contatto con la terra.

All’osservatorio radioastronomico Mullard di Cambridge, in Inghilterra, si stavano eseguendo normali ricerche quando fu notato un nuovo tipo di segnale. Era un segnale radio intermittente che pulsava, a ritmo regolare. Come si può immaginare, la radioastronomia è soggetta alle interferenze provenienti da sorgenti locali come le automobili di passaggio. Quindi questi strani segnali furono dapprima ignorati. Ma un esame più sistematico mostrò che provenivano non dal traffico bensì dallo spazio extraterrestre!

Ma da quale punto dello spazio extraterrestre? Questa volta sembrava che le sorgenti fossero situate dentro la nostra galassia. Vennero chiamate pulsar a motivo delle loro strane emissioni pulsanti di luce e di radioonde. Le pulsar tuttavia non sono come le comuni stelle. Per emettere i loro caratteristici segnali devono ruotare, un po’ come la luce di un faro. E poiché pulsano ogni secondo circa — ce n’è una che emette 30 pulsazioni al secondo — devono essere piccolissime e girare come una trottola. Ora gli astronomi credono che le pulsar abbiano un diametro di appena 24 chilometri, ma siano così dense che un centimetro cubo peserebbe milioni di tonnellate. Ritengono pure che siano molto calde e abbiano un immenso campo gravitazionale. Strani oggetti davvero!

I nostri vicini più prossimi

Negli ultimi decenni ci sono stati sorprendenti cambiamenti anche in ciò che sapevamo dei nostri vicini più prossimi. Come si sa, la terra è solo uno di almeno nove pianeti che girano intorno al sole. Sonde sono state inviate nell’immensità dello spazio, e passando accanto agli altri pianeti hanno inviato immagini sulla terra. I nostri vicini si sono dimostrati straordinari ma non invitanti.

Venere è un pianeta arido permanentemente circondato da nubi di acido solforico con temperature in superficie più alte di quella del piombo fuso. Marte è un pianeta freddo e senza vita, dove manca anche la minima traccia dei leggendari marziani. Giove sembra essere niente altro che una palla di gas. Emette energia (ma non abbastanza per potersi definire un sole) ed è circondato da un sistema solare in miniatura formato di 16 lune. Saturno, il successivo, ha perso la fama di essere il solo pianeta circondato da un sistema di anelli quando ne sono stati scoperti anche intorno a Giove e a Urano. Ma gli anelli di Saturno sono ancora di gran lunga i più belli.

Nel 1979 la sonda spaziale Voyager I scoprì che i vulcani attivi non esistono solo sulla terra. Mentre passava accanto a Io, un grande satellite di Giove, la piccola sonda spaziale fotografò un vulcano che stava eruttando. Fu inoltre scoperto che l’Everest, il monte più alto della terra, non è effettivamente nella categoria delle montagne più grandi. Il Monte Olympus, per esempio, un cono vulcanico di Marte, raggiunge l’altitudine di 24.000 metri rispetto al generale livello superficiale del pianeta.

Cifre astronomiche

È impossibile parlare dell’universo senza ricorrere a cifre enormi. La terra, per esempio, ha un diametro di circa 12.900 chilometri. Paragonatela al sole, che ha un diametro di 1.392.000 chilometri e potrebbe contenere più di un milione di terre. La temperatura superficiale del sole è di quasi 6.000 gradi centigradi, e si crede che nel nucleo la temperatura superi i 15.000.000 di gradi centigradi.

Ma in paragone con una stella esaminata nel 1981 dal satellite Explorer, il nostro sole è piccolissimo. Questa calda stella azzurra, nota solo con il numero R136a, è dieci volte più calda del nostro sole, 2.500 volte più pesante, un milione di volte più grande e cento milioni di volte più luminosa! Riuscite ad afferrare tutto questo?

Molte delle teorie proposte per spiegare queste cose straordinarie saranno senz’altro rivedute di tanto in tanto. Ma una cosa è certa, viviamo in un meraviglioso universo, e man mano che esploriamo lo spazio, ci troviamo d’accordo con il re Davide. “L’uomo mortale” è davvero insignificante in paragone con “la luna e le stelle”!

Ciò nondimeno, pur sottolineando la nostra piccolezza, l’accresciuta conoscenza che abbiamo acquisito riguardo ai cieli è servita ad approfondire il nostro apprezzamento e la nostra ammirazione verso Geova Dio, la fonte dinamica di tutte queste meraviglie. La Bibbia rivolge l’invito: “Alzate gli occhi in alto e vedete. Chi ha creato queste cose? Colui che ne fa uscire l’esercito perfino a numero, che tutte chiama perfino a nome. A motivo dell’abbondanza dell’energia dinamica, essendo egli anche vigoroso in potenza, non ne manca nessuna”. — Isaia 40:26.

[Nota in calce]

a Un anno luce è la distanza che la luce percorre in un anno, circa 9.460 miliardi di chilometri.

[Immagine a pagina 17]

Gli anelli più belli del sistema solare sono ancora quelli di Saturno

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