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ForestaAusiliario per capire la Bibbia
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a orsi (II Re 2:23, 24), leoni (I Sam. 17:34; I Cron. 11:22) e altri animali. — Ezec. 34:25.
E come gli alberi sono usati per rappresentare singoli personaggi e governanti, così la Bibbia usa simbolicamente le foreste per rappresentare popoli o nazioni e i loro sovrani. La malvagità dell’apostata Giuda era come una fiamma che ne divorava la popolazione (Isa. 9:18); i guerrieri assiri sarebbero stati abbattuti e decimati come gli alberi di una foresta (Isa. 10:19, 34); l’ira di Geova sarebbe divampata contro il regno meridionale (Giuda) con una fiamma inestinguibile. (Ezec. 20:46-48) Profezie simili sono pronunciate contro diverse nazioni pagane, nemiche del popolo di Dio. — Sal. 83:14, 15; Ger. 46:22, 23.
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FormaggioAusiliario per capire la Bibbia
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Formaggio
Il primo riferimento alla produzione del formaggio risale a circa 3.600 anni fa quando Giobbe, con linguaggio poetico, descrisse figurativamente com’era stato formato nel grembo materno, dicendo al grande Creatore: “Non mi versavi come il latte stesso e mi rapprendevi come il formaggio?” — Giob. 10:10.
Il procedimento per fare il formaggio è diverso da quello per fare il burro, prodotto sbattendo il latte. Per fare il formaggio nell’antichità il latte veniva fatto coagulare rapidamente col caglio estratto dallo stomaco di animali o col succo di certe foglie o radici. Dopo che era rappreso, si faceva scolare il siero e la cagliata veniva mangiata fresca.
A Davide fu ordinato di portare “dieci porzioni di latte” al capo dei mille sotto il quale i suoi fratelli prestavano servizio nell’esercito di Saul. (I Sam. 17:17, 18) Il significato letterale dell’originale è “dieci tagli di latte” che probabilmente voleva dire “dieci formaggi freschi”. La Versione Riveduta lo traduce infatti “dieci caciole”. Durante la guerra civile fomentata da Absalom, alcuni amici mandarono a Davide provviste di cibo, fra cui “quagliata di vacca”, e anche in questo caso poteva trattarsi di formaggi freschi. (II Sam. 17:29) All’epoca degli apostoli, secondo Giuseppe Flavio, la “valle dei formaggiai” separava la parte alta di Gerusalemme da quella bassa.
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FormicaAusiliario per capire la Bibbia
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Formica
[ebr. nemalàdh].
Insetto piccolo ma estremamente numeroso e diffuso, organizzato in società, menzionato nella Bibbia per la sua laboriosità e saggezza istintiva. (Prov. 6:6-8; 30:24, 25) Si calcola esistano circa 15.000 varietà di formiche, insetti che si trovano in ogni parte della terra a eccezione delle regioni polari.
“UN POPOLO”
In Proverbi le formiche sono chiamate “un popolo” [ebr. ‘am], come Gioele definisce le locuste “una nazione” (Gioe. 1:6), espressione molto adatta a questi animaletti. Alcune società di formiche sono formate solo da alcune dozzine di esemplari, mentre altre hanno un’enorme popolazione che ne conta centinaia di migliaia. Generalmente il formicaio è di dimensioni modeste, ma a volte le sue gallerie possono raggiungere un’estensione di quasi mezzo ettaro. In ciascuna società si notano tre caste fondamentali: una o più “regine”, i maschi e le operaie (femmine non sviluppate sessualmente). Eppure, come dice il proverbio, la formica ‘non ha comandante né ufficiale né governante’. La “regina” non è tale perché abbia autorità e più appropriatamente si potrebbe chiamarla la formica “madre”, perché la sua funzione essenziale è quella di deporre le uova. Mentre una formica “regina” può vivere anche quindici anni, i maschi vivono solo fino all’accoppiamento e poi muoiono. Le formiche operaie, che possono vivere anche sei anni, svolgono diverse mansioni, come cercare e raccogliere cibo per la società, nutrire la “regina”, fare da nutrici alle larve, pulire il nido, scavare nuove camere quando è necessario espandersi, e difendere il formicaio. Le formiche operaie possono avere grandezza e proporzioni diverse, anche nella stessa società, e in alcuni casi quelle più grandi fungono da “soldati” nel caso di invasione del formicaio. Eppure, nonostante la divisione relativamente precisa del lavoro (che in alcune società dipende dall’età delle operaie e in altre dalla grandezza) e l’organizzazione sociale piuttosto complessa, non esiste alcun sorvegliante o “ufficiale” superiore.
SAGGEZZA ISTINTIVA
La ‘saggezza’ delle formiche non è frutto di un ragionamento intelligente, ma il risultato dell’istinto di cui le ha dotate il Creatore. Infatti è stato dimostrato che se una formica si imbatte in una scia odorifera (lasciata da un’altra formica) che per.caso descrive un cerchio, può continuare a camminare seguendo la scia finché muore per esaurimento. Le diverse varietà di formiche manifestano la loro ‘saggezza istintiva’ in vari modi. Mentre molte costruiscono il formicaio nella terra, alcune formiche (la formica “falegname”) scavano gallerie e camere nel legno. Altre si fanno case di foglie sugli alberi, e le formiche operaie in effetti “cuciono” insieme le foglie afferrando le larve fra le mandibole e muovendole avanti e indietro finché la seta filata dalle larve (seta che le formiche adulte non possono produrre) lega insieme i bordi delle foglie. Altre ancora costruiscono nidi di “cartone”, miscuglio di fibre di legno e saliva con l’aggiunta a volte di un po’ di sabbia.
Un tempo si pensava che tutte le formiche fossero fondamentalmente carnivore, nutrendosi di altri insetti e animaletti, e che non ‘immagazzinassero’ cibo per i mesi invernali rimanendo in quella stagione in uno stato d’ torpore; perciò alcuni studiosi mettevano in dubbi quanto dice la Bibbia della formica che ‘si prepara il cibo e raccoglie le provviste durante la mietitura’. (Prov. 6:8) Ora però è risaputo che certe formiche, che vivono in regioni aride, si nutrono quasi esclusivamente di semi. La formica nera (Atta barbara) e una formica bruna (Atta structor) sono due delle varietà più comuni nella Palestina e si nutrono di semi che raccolgono in gran quantità durante l’estate e consumano nelle altre stagioni, incluso l’inverno, quando diventa difficile procurarsi il cibo.
La ‘saggezza istintiva’ di altre formiche si nota pure nel modo di procurarsi il cibo. Molte si procurano il nutrimento da afidi e cocciniglie, insetti che quando vengono accarezzati (o “munti”) dalle formiche, trasudano dall’addome un fluido zuccherino chiamato “melata”. Alcune formiche hanno “mandrie” di questi afidi, si prendono cura delle loro uova durante l’inverno e poi, quando inizia la stagione della crescita, portano gli afidi a nutrirsi delle radici delle piante. (The Smithsonian Series, Vol. 5, pp. 172, 173) La cosiddetta “formica da miele” risolve il problema di immagazzinare le scorte di melata rimpinzando certe formiche operaie finché queste diventano veri e propri serbatoi, l’addome si gonfia fino alla grandezza di un pisello ed esse rimangono appese al soffitto del formicaio. Tali formiche magazziniere rigurgitano poi la melata per nutrire le altre formiche quando le riserve esterne sono esaurite. Le formiche “taglia foglie” o “parasole” sono giardiniere, trasportano pezzetti di foglie giù nel formicaio, le masticano e poi le usano come terriccio per piantare le spore di certi tipi di fungo, che coltivano con cura. Se si forma un nuovo formicaio, la “regina” trasporterà nella propria cavità orale una piccola quantità di fungo da piantare per dare inizio a una nuova “piantagione” sotterranea.
CARATTERISTICHE ESEMPLARI
Un breve esame della formica dà maggior vigore all’esortazione: “Va dalla formica, pigro; vedi le sue vie e divieni saggio”. Non solo i loro preparativi per il futuro sono degni di nota, ma anche la loro persistenza e determinazione, nel trasportare o trascinare tenacemente oggetti che spesso pesano anche oltre il doppio di loro, facendo tutto il possibile per portare a termine un particolare compito, e rifiutando di tornare indietro anche se rischiano di cadere, scivolare o rotolare lungo qualche precipizio. Notevoli per la loro cooperazione, esse tengono il nido molto pulito e si interessano delle compagne di lavoro, aiutando a volte formiche ferite o esauste a tornare nel formicaio.
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FornaceAusiliario per capire la Bibbia
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Fornace
Struttura dotata di una camera di riscaldamento per la lavorazione di vari materiali, e principalmente per (1) estrarre minerali, (2) fondere metalli già estratti, o riscaldarli per poterli forgiare, e (3) cuocere vasi o altri oggetti di ceramica, mattoni e calce. Nei tempi biblici le fornaci erano fatte di mattoni o di pietra. Fornaci circolari per lavorare il rame ritenute dell’epoca dei giudici sono state rinvenute a Tel Qasila, nella periferia N di Tel Aviv, e a Tell Gemmeh, a S di Gaza. Tali fornaci erano dotate di grandi canne fumarie, fatte con mattoni di fango, per aerare la camera di riscaldamento. Il rame veniva messo in crogioli d’argilla sistemati sulle lastre di pietra poste sulla cenere del fuoco all’interno della fornace.
I tre fedeli ebrei amici di Daniele furono gettati in una fornace ardente dal re Nabucodonosor perché si erano rifiutati di inchinarsi davanti alla statua che aveva eretta. (Dan. cap. 3) La Bibbia non dice se si trattava di una fornace speciale costruita per tale scopo o di una fornace normale comunemente adibita ad altri usi.
L’Egitto, che sottopose Israele a un duro giogo di schiavitù, è figurativamente paragonato a una fornace di ferro. (Deut. 4:20) E la casa d’Israele su cui si riversa l’ira di Dio è paragonata a metallo fuso in una fornace. (Ezec. 22:18-22) Per altri usi analoghi in illustrazioni e paragoni, vedi Proverbi 17:3; 27:21; Salmo 12:6 (“forno fusorio”).
Sin dall’antichità esistevano fornaci per cuocere mattoni, vasi e calce. (Gen. 19:28; Eso. 9:8, 10) Dato il progresso fatto in epoca anteriore al Diluvio nel forgiare arnesi di rame e di ferro (Gen. 4:22), fornaci erano probabilmente già in uso ai primordi della storia umana. Anche se non sono menzionate direttamente, è evidente che poco dopo il Diluvio, al tempo di Nimrod, esistevano fornaci da mattoni. Quando si accingevano a costruire la città di Babele con la sua torre nel paese di Sinar, i costruttori dissero: “Suvvia! Facciamo dei mattoni e cuociamoli al fuoco”. (Gen. 11:3) Rovine dell’antica Babilonia dimostrano che fin dall’antichità si usavano mattoni cotti nelle fornaci. Tali mattoni più resistenti venivano usati nelle costruzioni più importanti per rivestire pareti e pavimenti.
Le fornaci usate dai vasai egiziani consistevano di un camino a forma di cono, con una griglia fra la buca sottostante in cui si accendeva il fuoco e la sovrastante camera di riscaldamento. I vasi venivano sistemati in questa camera prima di accendere il fuoco. Il corretto riscaldamento della fornace era un segreto dei vasai egiziani, e ci voleva vera abilità per raggiungere la qualità desiderata nel prodotto finito. La corrente d’aria che dal focolare saliva nella canna fumaria attirava il fuoco attraverso la grata e lo faceva circolare intorno ai vasi prima di estinguersi in cima al camino.
Alcune fornaci scoperte a Meghiddo, a forma di “U”, misuravano da 2,5 a 3 m circa. Nelle fornaci del genere il focolare si trovava nella parte curva. Evidentemente l’aria che entrava dall’apertura sotto il focolare spingeva la fiamma nelle due camere di riscaldamento, facendola uscire dalle due canne fumarie situate nella parte posteriore della fornace.
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FornaioAusiliario per capire la Bibbia
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Fornaio
Nelle case ebraiche fare pane e focacce era compito delle donne, anche se nelle case più grandi lo facevano gli schiavi. Parlando per Geova, Samuele disse agli israeliti che avevano chiesto un re umano: “Prenderà le vostre figlie come mischiatrici di unguenti e come cuoche e come panettiere”. (I Sam. 8:13) Ma degli uomini potevano sorvegliare il lavoro o farlo personalmente, com’è indicato dal fatto che quando due angeli andarono da Lot a Sodoma, egli fece un convito “e cosse pani non fermentati, ed essi mangiarono”. — Gen. 19:1-3.
In tempi biblici il pane di solito era cotto al forno. (Vedi FORNO). A volte però si cuoceva accendendo il fuoco su pietre disposte una accanto all’altra. Quando erano ben calde, si toglieva la cenere e l’impasto veniva messo sulle pietre. Dopo un po’ il pane veniva girato e lasciato sulle pietre finché era ben cotto. (Osea 7:8) I viaggiatori potevano cuocere il pane in una buca riempita di ciottoli caldi, sui quali si era acceso il fuoco. Dopo aver tolto la brace, l’impasto era deposto sulle pietre scaldate, e forse lo si voltava diverse volte finché era cotto. (I Re 19:6) I beduini cuociono ancora il pane in questo modo o su una piastra di ferro riscaldata.
Le offerte di grano degli israeliti spesso erano “qualche cosa cotta al forno”, nella “teglia” o nella “pentola” con malto grasso. (Lev. 2:4-7) La teglia era uno spesso piatto di ceramica con scanalature (simile a una moderna bistecchiera di ferro), ma si usavano anche teglie di ferro. — Ezec. 4:3.
Nelle città c’erano botteghe di fornaio. Quando Geremia era tenuto prigioniero a Gerusalemme nel Cortile della Guardia durante la carestia che precedette la caduta della città nel 607 a.E.V., riceveva come razione giornaliera un pane rotondo “dalla via dei fornai”, finché le scorte non si esaurirono. (Ger. 37:21) Quindi le botteghe dei fornai si trovavano evidentemente in una particolare strada di Gerusalemme. Anni dopo, quando furono ricostruite le mura di Gerusalemme sotto la sorveglianza di Neemia, fu ripristinata anche la “Torre dei Forni”. (Nee. 3:11; 12:38) Non si sa perché la torre si chiamasse così, ma può darsi che le fosse stato dato questo nome perché vi si trovavano le botteghe dei fornai.
Nei tempi moderni, in Oriente il fornaio abitualmente non prepara l’impasto. Questo invece è preparato in casa poi mandato al forno pubblico. Perciò non è insolito vedere per la strada il garzone del fornaio coi vassoi di pane appena sfornato in equilibrio sulla testa, che consegna il pane nelle case dei clienti. Anche nei tempi biblici il fornaio spesso cuoceva l’impasto che gli veniva portato (e anche carne e verdura). Dopo aver tolto il pane o le focacce dal forno con una lunga paletta, il fornaio a volte li oliava. L’ottima qualità del pane cotto nei forni più grandi delle botteghe dei fornai
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