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  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
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  • Il detenuto lo capisce, i tribunali no
  • Fossili e follia
  • Il vecchio consiglio è ancora il migliore
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
w83 15/7 p. 8

Significato delle notizie

Il detenuto lo capisce, i tribunali no

Nella rubrica “Il mio turno” pubblicata dalla rivista “Newsweek” è recentemente apparso il saggio di un detenuto dal titolo “Come pago il mio debito verso la società”. Il detenuto, che scrive dalla sua cella nella prigione dell’Indiana (U.S.A.), fa notare che non è lui, ma la vittima, a “pagare” per il reato:

“Naturalmente c’è la perdita subita inizialmente dalla vittima. Inoltre con le tasse che essa paga si è provveduto alla mia difesa e si provvede al mio mantenimento qui in prigione, in ragione di 10-15 mila dollari all’anno. Sarà di nuovo lei a pagare se la mia famiglia dovrà vivere a carico dell’assistenza pubblica e pagherà ancora se, quando sarò scarcerato, non riuscirò a trovare lavoro. Io vivrò a carico dell’assistenza pubblica e la vittima pagherà il conto. . . . Nel tempo che ho trascorso nelle prigioni mi è stato continuamente ripetuto che devo pagare il mio debito verso la società. Così la società mi provvede vitto, vestiario e alloggio per tutto il tempo che dovrò ancora rimanere dietro le sbarre e forse anche dopo; questo non è pagare un debito ma piuttosto abdicare alla responsabilità”.

Evidentemente la maggioranza dei giuristi non riesce a capire quello che è così chiaro per questo detenuto, cioè questo semplice fatto: “Devo alla mia vittima 1.444 dollari, e la società le deve l’opportunità di riavere quei soldi. Giustizia può essere fatta solo se restituisco quello che ho preso. . . . Costringendo il delinquente a restituire alla vittima quello che le ha preso si può inculcare in lui non solo il rispetto per la proprietà altrui ma anche un briciolo di dignità. Imparerebbe che non avrà il pranzo gratis quando deve pagare il suo debito”. Che un sistema giudiziario così semplice funzioni veramente fu dimostrato nell’antico Israele, dove la Legge di Dio esigeva — e otteneva — il risarcimento. — Esodo 22:3, 4, 7.

Fossili e follia

Commentando la continua competizione esistente fra gli evoluzionisti su chi ha trovato il fossile di tipo umano più antico e migliore, un editoriale del “New York Times” ha recentemente osservato che la paleoantropologia è una “scienza ricca di asserzioni sensazionali e povera di conoscenza sicura. La paleoantropologia si basa sulle discipline rigorose dell’anatomia e della geologia ma lascia tanto spazio alle congetture che le teorie su come venne all’esistenza l’uomo ci dicono di più su chi le ha formulate che sull’oggetto” di tali teorie.

L’editoriale del “New York Times” cita l’esempio degli “anatomisti inglesi [che] accettarono senza discutere i fossili di Piltdown venuti alla luce intorno al 1910”, fossili dimostrati in seguito un falso. Per dimostrare che poco è cambiato fra gli evoluzionisti d’oggi, viene citato il libro “Missing Links” (Anelli mancanti): “[I moderni paleoantropologi] non sono meno soggetti ad attenersi a dati erronei a sostegno dei loro preconcetti di quanto lo fossero precedenti ricercatori”. Perché questa mancanza di obiettività scientifica? Il succitato giornale dice: “Una ragione può essere che alcune teorie ricevono più sostegno materiale di altre [oppure: fossili “migliori” ricevono sovvenzioni migliori]. . . . Sembra in molti casi che chi trova un altro cranio tracci di nuovo l’albero genealogico dell’uomo, ponendo la propria scoperta sul tronco che porta all’uomo mentre i crani scoperti da tutti gli altri sono posti sui rami laterali che non portano da nessuna parte”.

Ad ogni modo l’editoriale afferma: “Gran parte dei reperti [fossili] starebbero su un tavolo da biliardo”, il che renderebbe l’interpretazione di chiunque soggetta a improvviso cambiamento.

Il vecchio consiglio è ancora il migliore

Come dovrebbero comportarsi i coniugi quando si arrabbiano? “Un tempo i terapisti credevano che fosse meglio sfogare l’ira, ma le attuali ricerche fanno pensare diversamente”, risponde Carlfred Broderick, professore di sociologia dell’Università della California Meridionale. “Chi manifesta molta ostilità di solito ne è anche oggetto”. Egli dice inoltre che anziché sfogarsi, “l’ira mette radici più profonde e si alimenta da sola”.

Broderick raccomanda al coniuge adirato di cercare di risolvere la questione con calma anziché esplodere. “C’è della saggezza nell’educazione di vecchio stampo”, egli osserva e cita un esempio di antica saggezza biblica: “Quando Salomone disse ‘La risposta dolce allontana l’ira’, aveva ragione. È passato molto tempo, ma è sempre vero”. — Proverbi 15:1.

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