Il nome di Geova è una forte torre
“Il nome di Geova è una forte torre; il giusto vi corre, ed è al sicuro”. — Prov. 18:10, AS.
1. Perché dobbiamo avere accurata conoscenza del nome di Geova, e come il re Davide parlò di Geova?
SICUREZZA, difesa e pace sono possibili mediante l’accurata conoscenza del nome di Geova. Questa è una delle grandi verità delle Scritture, ed è così importante che da essa dipende la nostra vita. Per migliaia di anni il popolo di Geova ha avuto fiducia nel suo nome, ed è necessario che la generazione di oggi lo comprenda ora. Davide fu uno che trasse il più pieno profitto dalla sicurezza provveduta dal nome di Dio, Geova, e uno dei cantici che egli compose esprime questa verità in maniera non incerta. Egli scrisse: “Geova è la mia rocca, e la mia fortezza, e il mio liberatore, proprio mio; Dio, la mia rocca, in lui mi rifugerò; il mio scudo, e il corno della mia salvezza, la mia alta torre, e il mio rifugio; . . . Io invocherò Geova, che è degno d’esser lodato”. (2 Sam. 22:1-4, AS) Nei versetti seguenti, con esultante gratitudine, egli si esprime per mezzo di molte vigorose figure di linguaggio, che potrebbero sembrare eccessive, ma in realtà esprimono solo debolmente tutto ciò che Geova ha fatto e farà per quelli che ripongono in lui la loro fiducia.
2. Abbiamo bisogno di una “forte torre” oggi, e perché? Che cosa è necessario che conosciamo prima di tutto?
2 Nei tempi antichi una forte torre veniva costruita per difesa e sicurezza. Oggi noi non abbiamo bisogno di una forte torre di mattoni, pietre o cemento, poiché i nostri nemici non combattono contro di noi con archi e frecce, né con proiettili o altri esplosivi. Il nostro combattimento è molto diverso, ma noi abbiamo comunque bisogno di sicurezza. “Difatti sebbene camminiamo nella carne, noi non ci impegnamo in combattimenti secondo quello che siamo nella carne. Poiché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti mediante Dio per abbattere trincerate fortezze”. La nostra difesa non consiste in cose materiali e i nostri nemici non sono innanzi tutto carne e sangue. “Infine, continuate ad acquistar potenza nel Signore e nella possanza della sua forza. Indossate la completa armatura di Dio onde possiate star saldi contro le macchinazioni del Diavolo; perché abbiamo un combattimento, non contro sangue e carne, ma contro i governi, contro le autorità, contro i dominatori mondiali di queste tenebre, contro le forze spirituali malvage nei luoghi celesti”. (2 Cor. 10:3, 4; Efes. 6:10-12, NW) Mentre i fedeli dell’antichità, ebbero torri di pietra di grande sicurezza, la loro effettiva fiducia la riponevano però nel nome di Dio, e come vi confidarono essi, così vi confidiamo noi oggi. Come, dunque, possiamo ’corrervi ed essere al sicuro’? Prima di tutto dobbiamo imparare che cosa significa il “nome”.
IL NOME
3. Spiegate alcuni significati del nome. Ci aiutano queste definizioni? Come?
3 Geova è il nome che si è dato il Creatore, il quale indica personalità. C’è un solo Geova. Noi non leggiamo mai del ‘Geova d’Israele’ o del ‘Geova vivente’, poiché Geova vive. Il nome non permette limiti. I più distinti attributi del nome sono autoesistenza, immutabilità ed eternità. Egli si rivelò a Mosè. ‘E Dio disse a Mosè: IO SONO COLUI CHE SONO: . . . Geova, l’Iddio dei vostri padri, . . . questo è il mio nome per sempre, e questa è la mia designazione per tutte le generazioni”. (Eso. 3:14,15, AS) Il nome “IO SONO” viene dalla stessa radice ebraica della parola Geova. Altre versioni dell’intera frase sono “io sono perché sono”; io sono chi sono”; “io sarò quello che sarò”. Ogni creatura vivente, visibile o invisibile, è o esiste a causa di qualche disposizione presa da Geova, ma ‘Egli è perché è. In questo senso nessun altro è. Queste definizioni mostrano con chiarezza l’idea dell’esistenza indipendente, della incontrollata volontà e azione. Egli è sempre ed è sempre lo stesso, non cessa mai di essere, non può mutare, ed eterno.
4. Come l’intendimento del suo nome ci permette di confidare in Lui?
4 Il nome è molto diverso dai nomi degli dèi pagani, poiché essi sono fondati esclusivamente su reputate storie antiche, non sul futuro; mentre il nome di Geova testifica di opere passate, di attività presenti, e di propositi futuri. Il nostro Dio Geova è quello che egli è e in se determina, non essendo la manifestazione delle sue opere determinata da alcuna cosa al di fuori di lui. Egli ha assoluta libertà, assoluta indipendenza e immutabilità assoluta. Le sue parole e le sue opere sono essenzialmente in armonia con lui stesso. Questo implica invariabile fedeltà. “Geova il tuo Dio, egli è Dio, l’Iddio fedele, che mantiene il patto e l’amorevole benignità con quelli che lo amano”. (Deut. 7:9, AS) Poiché io, Geova, non muto”. (Mal. 3:6, AS; anche Isa. 44:6) Di Geova non si può dire che egli è stato o diverrà, poiché egli non ebbe mai inizio e non può cominciare ad essere. Egli è sempre un innegabile è. Quando principiò la creazione egli vi era. Geova si rivela per mezzo delle sue opere e dei suoi comandi, il suo nome è una rivelazione, un ricordo, una garanzia. Egli è Colui che diviene: “Io diverrò ciò che mi piace.” — Introduzione della Emphasised Bible di Rotherham.
5. Esisterà sempre Geova, e come lo sappiamo?
5 Geova disse a Mosè: “Ora vedete che io solo son Dio, e che non v’è altro dio accanto a me. Io fo morire e fo vivere, ferisco e risano, e non v’è chi possa liberare dalla mia mano. Sì, io alzo la mia mano al cielo, e dico: Com’è vero ch’io vivo in perpetuo”. (Deut. 32:39, 40) Di Abrahamo è scritto: “E Abrahamo piantò un tamarindo a Beer-Sceba, e invocò quivi il nome dell’Eterno [Geova], l’Iddio della eternità”. (Gen. 21:33) Questo è uno dei primi testi delle Scritture nei quali ricorre un attributo di Dio, e immediatamente indica la durata eterna. Colui che vive per sempre, il quale sussiste, ma non cessa mai di esistere, di durata interminabile, incessante, incommensurabile. Le forme e gli aspetti delle cose create potrebbero cambiare, ma i consigli e i propositi di Geova sono permanenti, non cambiano mai, non possono esser frustrati.
6. Il fatto che Geova è uno Solo che cosa ci rivela? Come influisce esso su di noi?
6 Geova è Uno solo. È scritto: “Ora io so che Geova è più grande di tutti gli dèi”. “Ecco, a Geova tuo Dio appartengono il cielo e il cielo dei cieli, la terra, con tutto ciò ch’è in essa”. “Ascolta, o Israele: Geova l’Iddio nostro è un solo Geova”. (Eso. 18:11 e Deut. 10:14; 6:4, AS) Egli è il Solo, l’Assoluto, l’Indipendente, l’Eterno. Perciò il comando dice: “Tu amerai dunque l’Eterno [Geova], il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze”. (Deut. 6:5) Geova è Uno solo, e tutti gli altri dèi sono nulla. Noi possiamo pervenire alla conoscenza del grande Altissimo, Geova, soltanto leggendo e comprendendo la sua santa Parola, e allora vedremo come egli dichiara la sua universalità e la sua gloria nella santità. Nulla di ciò che è creato è santo in se stesso, poiché la purezza o l’impurità naturale non coincide con la santità o con l’empietà. La santità della creatura riguarda il compimento della volontà di Dio, essendo la condizione nella quale la creatura è legata a Geova per mezzo di disposizione divina. Quelli che pervengono quindi alla conoscenza di Geova e sono associati col Santo devono immediatamente purificarsi, poiché tutte le regole del patto sono basate sul principio: “Siate santi, perché io son santo”. Per questa ragione anche Paolo ammonisce: “Poiché dunque noi abbiamo queste promesse, diletti, purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, perfezionando la santità nel timore di Dio.” — Lev. 11:44; 2 Cor. 7:1; 1 Piet. 1:16, NW.
7. Che cosa è implicato nella condizione che Geova è “la Rocca”? Come ci rinforza?
7 Egli è la Rocca: “Io proclamerò il nome dell’Eterno [Geova]. Magnificate il nostro Iddio! Quanto alla Rocca, l’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È, un Dio fedele e senza iniquità; egli è giusto e retto”. “Siimi una forte rocca, una fortezza ove tu mi salvi. Poiché tu sei la mia rocca e la mia fortezza”. “Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza, il mio alto ricetto; io non sarò grandemente smosso”. “Essi si gettano assieme contro l’anima del giusto, e condannano il sangue innocente. Ma l’Eterno [Geova] è il mio alto ricetto, e il mio Dio è la rocca in cui mi rifugio”. Egli è l’invisibile fondamento della fiducia, la perfezione dell’innocenza, perché egli è il Verace e il Giusto. “La giustizia è come le montagne di Dio, i tuoi giudizi sono un grande abisso [o Geova]”. Geova e il suo Re, Cristo Gesù, fanno sempre ciò ch’è giusto e conforme a quello che risponde pienamente ai suoi propositi e alle sue azioni. Abrahamo disse: “Lungi da te! Il giudice di tutta la terra non farà egli giustizia?” Geova è la grande Rocca dell’Eternità. — Deut. 32:3, 4; Sal. 31:2, 3; 36:6; 62:2; 94:21, 22; Gen. 18:25.
8. Spiegate i cinque titoli qui menzionati.
8 Noi dobbiamo anche conoscere Geova col suo titolo di Dio, che significa il creatore del cielo e della terra, di tutte le cose, e il datore della vita agli ubbidienti. Come Onnipotente, la sua potenza è illimitata, e nessuno può resistergli. Egli si rivela come l’Altissimo, mostrando con chiarezza che è sopra tutto, il gran Supremo, l’Autorità Superiore. Inoltre come il “Signore degli eserciti”, egli è visto al comando di tutte le forze celesti, e queste saranno usate per la distruzione dei malvagi nella più grande guerra di tutti i tempi. Come Padre si rivela quale Sorgente della vita, e quale amorevole Provveditore per tutti quelli che vivranno per sempre.
9. Che cosa fece e che cosa disse Geova in risposta alla domanda di Mosè di vedere la sua gloria? Menzionate alcuni degli attributi riportati. Come ci aiuta questo?
9 Mosè chiese a Geova che gli facesse vedere la sua gloria, e rispondendo Iddio disse: “Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, e proclamerò il nome dell’Eterno [Geova] davanti a te”. Come è narrato, Dio fece quindi questo: “E l’Eterno [Geova] discese nella nuvola, si fermò quivi con lui e proclamò il nome dell’Eterno [Geova]. . .. ‘[Geova! Geova!] l’Iddio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato ma non terrà il colpevole per innocente, e che punisce l’iniquità dei padri sopra i figliuoli e sopra i figliuoli de’ figliuoli, fino alla terza e alla quarta generazione!’” (Eso. 33:19; 34:5-7) Molti meravigliosi significati sono dunque contenuti nel nome Geova: autoesistente, potente, misericordioso, benevolo oltre ogni dire, longanime, forte, generoso, verace, preservatore e perdonatore, giusto, vendicatore, e altri. Questo è Geova, colui al quale ci possiamo rivolgere in ogni tempo di bisogno, per qualsiasi circostanza e condizione, avendo in lui completa fiducia e sicurezza, il Geova che dobbiamo conoscere, temere e adorare.
COME IL NOME PROVVEDE SICUREZZA
10. Come sappiamo che Paolo e il Signore Gesù ebbero fiducia nel nome del Padre? Spiegate.
10 Le precedenti informazioni hanno chiaramente dimostrato che Geova può avverare tutti i suoi propositi. Accettate quindi questo come un fatto e fate progresso con fiducia, avendo la medesima convinzione che ebbe Paolo, il quale disse: “Colui che vi chiama è fedele, ed egli anche lo farà”. “Ma il Signore è fedele, ed egli vi renderà saldi e vi guarderà dal malvagio”. “Riteniamo saldamente la pubblica dichiarazione della nostra speranza senza esitare, poiché è fedele colui che ha promesso”. (1 Tess. 5:24; 2 Tess. 3:3; Ebr. 10:23, NW) Egli non mancherà mai a quelli che ripongono in lui la loro fiducia. “Sia benedetto l’Eterno [Geova]! poich’egli ha reso mirabile la sua benignità per me, ponendomi come in una città fortificata. Amate l’Eterno [Geova], voi tutti i suoi santi! L’Eterno [Geova] preserva i fedeli, . . . Siate saldi, e il vostro cuore si fortifichi, o voi tutti che sperate nell’Eterno [Geova]!” (Sal. 31:21, 23, 24) Il nostro Capo ebbe sempre piena fiducia in Geova. Egli conosceva il nome del Padre, e della sua grande prova quando fu davanti a Pilato è narrato quanto segue: “Pilato gli disse: ‘Non mi parli? Non sai tu che io ho autorità di liberarti e autorità di metterti al palo?’ Gesù gli rispose: ‘Tu non avresti contro di me autorità alcuna se non ti fosse stata concessa dall’alto.’” La fiducia fu anche completa quando disse a Pietro nel giardino di Getsemani: “Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada. O credi tu che io non possa chiedere al Padre mio di provvedermi in questo momento più di dodici legioni d’angeli?” Anche i suoi tormentatori e crudeli assassini diedero testimonianza della sua fiducia, poiché quando era appeso al palo essi parlarono ingiuriosamente di molte cose, come per esempio: “Egli ha riposto la sua fiducia in Dio; lo liberi ora se lo vuole, poiché egli ha detto: ‘Io sono il Figlio di Dio”. (Giov. 19:10, 11; Matt. 26:52, 53; 27:43, NW) Era stato profetizzato che egli avrebbe in tal modo avuto fiducia. “Ei si rimette nell’Eterno [Geova]; lo liberi dunque; lo salvi, poiché lo gradisce!” (Sal. 22:8) Gesù Cristo ebbe fiducia, conoscendo il nome del Padre suo, e notatene il meraviglioso risultato: “È secondo l’operazione della potenza della sua forza, con la quale egli operò nel caso del Cristo quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei luoghi celesti, molto al disopra d’ogni governo e autorità e potenza e signoria e ogni altro nome che si nomina, non solo in questo sistema di cose, ma anche in quello avvenire.” — Efes. 1:19-21, NW.
11. Significa l’aver fiducia nel nome di Geova che saremo liberi da persecuzione o da male fisico? Quale fu la testimonianza di Paolo, e come egli fu al sicuro?
11 In che modo, dunque, la protettiva qualità del nome opera, dato che i fedeli servitori di Geova hanno dovuto sopportare molta persecuzione e sofferenza fisica? Paolo disse: “Siamo pressati in ogni modo, ma non impediti da non poterci muovere; siam perplessi, ma non assolutamente senza via d’uscita; siamo perseguitati, ma non lasciati in abbandono; siamo abbattuti, ma non distrutti. Noi sopportiamo sempre in ogni parte del nostro corpo il mortale trattamento inflitto a Gesù, affinché la vita di Gesù sia pure resa manifesta nel nostro corpo”. “In ogni modo noi ci raccomandiamo come ministri di Dio, sopportando molto, nelle tribolazioni, nei casi di bisogno, nelle difficoltà, nelle battiture, nelle prigioni”. (2 Cor. 4:8-10; 2 Cor. 6:4, 5, NW) Ma Paolo era al sicuro. Egli ebbe una giusta e fedele condotta verso Geova, il Signore Gesù e tutti gli uomini, ed ebbe inoltre una viva fede nelle promesse di Geova. Fu fedele e degno di fiducia nel ministero che gli fu affidato, e nutrì grande amore per il Signore e per i fratelli. Fu paziente nella sofferenza e tollerante fra le offese e le provocazioni. Mantenne una ferma determinazione contro le forze dell’organizzazione del Diavolo, visibili e invisibili.
12. Spiegate la sicurezza di Paolo, e perché egli aveva fiducia?
12 Quindi egli ben si espresse: “Io ho combattuto il giusto combattimento, ho compiuto la corsa sino alla fine, ho osservato la fede. Da ora in poi mi è riservata la corona di giustizia, che il Signore, il giusto giudice, mi darà come ricompensa in quel giorno”. (2 Tim. 4:7, 8, NW) Egli aveva l’approvazione di Dio, e si sentiva completamente al sicuro. “Per questa stessa ragione io soffro anche queste cose, ma non ne ho vergogna. Perché conosco colui nel quale ho creduto, e confido che egli può custodire ciò che gli ho affidato sino a quel giorno”. (2 Tim. 1:12, NW) Paolo non fu immune da offese carnali, ma confidò in Dio, a cui consegnò tutto, “perché abbiamo riposto la nostra speranza in un Dio vivente, che è il Salvatore di ogni specie di uomini, specialmente dei fedeli”. (1 Tim. 4:10, NW) “Io continuo a menzionarvi nelle mie preghiere, affinché l’Iddio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia lo spirito di sapienza e di rivelazione nell’accurata conoscenza di lui, essendo stati illuminati gli occhi del vostro cuore, onde conosciate qual è la speranza alla quale egli vi ha chiamati, quali sono le gloriose ricchezze che egli tiene come un’eredità per i santi”. (Efes. 1:16-18, NW) Egli sapeva che tutti quelli che confidavano e avevano fede sarebbero stati salvati perché ereditassero queste grandi promesse. Paolo conosceva il significato del nome, e poteva esercitare fiducia in tutte le sue esperienze.
13. Quale esperienza ebbe Israele con Amalek che insegnò ad aver fiducia nel nome di Geova?
13 Qualche volta è conforme alla volontà di Dio che i suoi servitori siano protetti da male fisico e qualche volta egli permette che venga, ma in ogni tempo, se noi comprendiamo il significato del nome, esso sarà una “forte torre” e vi potremo ricorrere per essere al sicuro. Se abbiamo fiducia, i risultati finali sono sempre giusti. Mosè conobbe il nome di Geova, e ad esso ricorse per difesa. Appena le grandi moltitudini di Israele furono sfuggite per miracolo agli eserciti di Faraone gli Amalekiti li attaccarono senza essere stati provocati. Questo fu fatto nella maniera più proditoria e vile, riversandosi su di loro dalla parte posteriore del campo, per colpire i deboli e quelli che erano stanchi e sfiniti. (Deut. 25:17, 18) Fu deciso allora da Mosè di combattere contro Amalek, e Giosuè guidò l’esercito mentre Mosè, Aaronne e Hur salirono sulla vetta del colle. Lassù Mosè, il grande mediatore, alzò la sua mano con la verga, chiara indicazione che egli dipendeva da Geova per la vittoria. Finché Mosè teneva in alto le mani Israele prevaleva, ma quando le sue mani si abbassavano prevaleva Amalek. Perciò fu dato opportuno aiuto alle sue mani per tenerle in alto, fino a che il sole tramontò, e per quel tempo Giosuè aveva ottenuto la vittoria. Quindi “l’Eterno [Geova] disse a Mosè: ‘Scrivi questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo, e fa’ sapere a Giosuè . . . Mosè edificò un altare, al quale pose nome: ‘L’Eterno [Geova] è la mia bandiera.’” (Eso. 17:14-16) Era stato Geova a combattere per Israele e la gloria apparteneva a lui. Nessun obelisco fu qui eretto per Giosuè, ma fu fatto un altare a Geova, poiché egli era stato la difesa e la forte torre d’Israele. Mosè conobbe la misericordia e l’amorevole benignità dell’Eterno.
14. Mostrate come la battaglia fra Davide e Goliath rivela con chiarezza la sicurezza nel nome.
14 C’è l’emozionante incontro di Davide e Goliath. I Filistei avevano sfidato Israele e il loro Dio, Geova, e fecero comparire il loro gigante Goliath dinanzi al campo avversario per quaranta giorni, aspettando che i timorosi Israeliti accettassero la sua superba sfida. Davide venne sul luogo, e immediatamente vide questo incirconciso Filisteo che sfidava gli eserciti dell’Iddio vivente. Egli accettò la sfida, e mentre si avvicinavano per la lotta mortale, Goliath maledisse Davide per il suo dio e aggiunse: “Son io un cane, che tu vieni contro a me col bastone?” Allora questo gigantesco guerriero armato fino ai denti emise urla di minaccia contro il giovane Davide, tanto da colpir di terrore il cuore di qualsiasi uomo. Ma Davide avanzò per il combattimento arditamente, intrepidamente, con la piena fiducia che sarebbe stato vittorioso. Senza dubitare né esitare, egli risponde a questo corpulento vigliacco con le seguenti parole: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e col giavellotto; ma io vengo a te nel nome dell’Eterno [Geova] degli eserciti, dell’Iddio delle schiere d’Israele che tu hai insultato. Oggi l’Eterno [Geova] ti darà nelle mie mani, e io ti abbatterò, ti taglierò la testa, . . . poiché l’esito della battaglia dipende dall’Eterno [Geova], ed egli vi darà nelle nostre mani”. (1 Sam. 17:13-47) Davide ripose tutta la sua fiducia nel nome di Geova, dipendendo completamente da esso per il suo successo. A quelli che osservavano sembrava che Davide si stesse gettando nella bocca della distruzione, ma Davide sapeva in chi aveva fiducia e che Geova avrebbe agito secondo il suo nome. Egli confidò nella “forte torre” e fu salvo. Quivi Davide era (senza spada o scudo o scudiero) davanti al gigante guerriero e a tutto l’esercito dei Filistei, ma egli era salvo e al sicuro nel nome di Geova. “Io vengo a te nel nome di Geova” fu la sua difesa. (AS) L’onnipotente Iddio di propositi non gli venne meno.
15. Quale esperienza ebbe Giosafat con Achab la quale insegna il bisogno da parte nostra d’imparare innanzi tutto la volontà di Geova?
15 Un altro servitore che confidò nel nome di Geova fu Giosafat. “Egli elevò il cuor suo nelle vie del Signore [Geova]”. (2 Cron. 17:6, Di) Egli non mosse mai contro il nemico senza l’approvazione di Geova. In un’occasione Achab, re d’Israele, chiese che Giosafat si unisse a lui nella battaglia contro i Siri, durante la guerra che durava già da tre anni. La figlia di Achab aveva sposato il figlio di Giosafat, per cui c’era una relazione familiare, e in ispirito il re di Giuda si unì ad Achab, ma disse: “Ti prego, consulta oggi la parola dell’Eterno [Geova]”. Allora Achab convocò 400 dei suoi propri profeti ed essi dissero al re di andare a combattere, perché sarebbe stata concessa la vittoria. Ma Giosafat; non fu contento. “V’ha egli qui alcun altro profeta dell’Eterno da poter consultare?” Achab rispose “V’è ancora un uomo per mezzo del quale si potrebbe consultare l’Eterno; ma io l’odio perché non mi predice mai nulla di buono, ma sempre del male: . . . Micaiah, figliuolo d’Imla”. Micaiah fu condotto, probabilmente dalla prigione, perché pronunciasse il suo messaggio, ed egli lo dichiarò con intrepidezza malgrado le minacce dei messaggeri del re. “Com’è vero che l’Eterno [Geova] vive, io dirò quel che l’Eterno mi dirà”. Esso fu favorevole a Giosafat ma contro Achab. (2 Re 8:18; 2 Cron. 18:1-34) Quelli che agiscono confidando nel nome di Geova devono sapere che fanno la sua volontà e non la loro propria, come avvenne nel caso di Giosafat. Egli conosceva il suo nome. Egli è onnisapiente e fedele alla sua promessa.
16. Come dimostrò Geova la sua protezione a Giosafat e a Giuda contro gli eserciti di Moab, Ammon e Monte Seir?
16 In seguito Giosafat è assediato dalle forze coalizzate di Moab, Ammon e Monte Seir, una gran moltitudine. Che avrebbe fatto il buon re? Egli fugge immediatamente alla “forte torre” Geova. “E Giosafat ebbe paura, si dispose a cercare l’Eterno [Geova], e bandì un digiuno per tutto Giuda”. (2 Cron. 20:1-4) Notate la preghiera che egli innalza esaltando Geova, per composizione ed espressione una delle più notevoli riportate nella Scrittura Ebraica. Geova è riconosciuto come il supremo e ha potere irresistibile su ogni creatura in cielo e sulla terra, il Sovrano universale. Essendo in relazione di patto con Lui, esse devono rivolgersi a Geova quando sono in pericolo. Egli si appella alla Sua giustizia e se ne serve in pieno per indicare che non fu loro permesso di invadere i loro nemici ed ora questi hanno attaccato Giuda, dicendo infine: “E non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su te!” (2 Cron. 20:12) Essi non avevano nessun potere loro proprio, perciò si affidavano per intero a Geova. Questo re conosceva il nome di Geova e sapeva che era una forte torre, e in esso fu salvo. Geova distrusse le organizzate forze di Moab, Ammon e Monte Seir con un solo colpo, facendo divenire questi malvagi oppositori del popolo di Dio degli strumenti di reciproca distruzione. Giosafat, servitore di Dio, ricorse al nome di Geova e fu al sicuro.
17, 18. (a) Significa forse la fedeltà verso Dio che il nemico non attaccherà mai, e che cosa mostra il racconto divino? (b) Come fu riportata la fiducia nel nome di Geova?
17 Ci fu quindi il tempo in cui l’arrogante monarca assiro propose di distruggere Gerusalemme. Ezechia era il re. Il racconto dichiara: “Ezechia . . . fece ciò ch’è buono, retto e vero dinanzi all’Eterno, al suo Dio. In tutto quello che prese a fare per il servizio della casa di Dio, per la legge e per i comandamenti, cercando il suo Dio, mise tutto il cuore nell’opera sua, e prosperò. Dopo queste cose e questi atti di fedeltà di Ezechia, Sennacherib, re d’Assiria, venne, entrò in Giuda, e cinse d’assedio le città fortificate, con l’intenzione d’impadronirsene”. (2 Cron. 31:20, 21; 32:1) Ezechia si preparò come meglio poté per fare fronte a questo terribile nemico, ma la sua fiducia era nel nome di Geova. Egli parlò ai capitani, dicendo: “Siate forti, e fatevi animo! Non temete e non vi sgomentate a motivo del re d’Assiria e della gran gente che l’accompagna; giacché con noi è uno più grande di ciò ch’è con lui. Con lui è, un braccio di carne; con noi è l’Eterno [Geova], il nostro Dio, per aiutarci e combattere le nostre battaglie”. (2 Cron. 32:7, 8) La piena, sincera fiducia di Ezechia lo aveva innalzato al disopra del nemico. L’Assiro sfidò Geova, dicendo: “Né Ezechia vi faccia confidare in Geova, dicendo: Geova sicuramente ci libererà.” — 2 Re 18:30, AS.
18 Il monarca assiro per mezzo del suo capitano paragonò Geova agli dèi delle nazioni che aveva conquistate, e mandò un’arrogante lettera ad Ezechia, dove usò espressioni profane, false e blasfeme. Quando la lettera fu ricevuta Ezechia salì nella casa di Geova, la spiegò dinanzi al Signore e pregò: “O Geova nostro Dio, salvaci, ti supplico, dalla sua mano, affinché tutti i regni della terra sappiano che tu solo, Geova, sei Dio”. (2 Re 19:19, AS) Geova si dimostrò una difesa e una forte torre proteggendo il suo popolo, distruggendo 185.000 soldati assiri e facendo fuggire il grande Sennacherib nel suo proprio paese per la sua fine. Dunque, “Geova preserva tutti quelli che lo amano; ma distruggerà tutti i malvagi.” — Sal. 145:20, AS.