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  • Vale la pena di seguire i princìpi biblici negli affari?

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  • Vale la pena di seguire i princìpi biblici negli affari?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
w75 1/11 pp. 643-645

Vale la pena di seguire i princìpi biblici negli affari?

GESTIRE un negozio è un’impresa rischiosa in questi giorni. Secondo un esperto di Chicago nel campo dell’amministrazione commerciale, un negozio avviato ora ha, tutt’al più, 1 probabilità su 2 di sopravvivere.

Un fattore che rende difficile la vita del commerciante è l’estesa disonestà negli affari. Quando i concorrenti ricorrono a corruzione, ricatto, truffe a danno dei clienti ed evasione fiscale, il commerciante onesto fa fatica a pesare e misurare nel modo giusto, rendendo un buon servizio, e ricavare ancora un ragionevole utile.

Il grado di penetrazione della disonestà nel campo delle vendite al minuto fu rivelato da un recente sondaggio condotto in tre stati degli U.S.A. Furono fatti controlli su vari tipi di merce — vitamine, chiodi, fermagli, parti elettroniche, fazzoletti di carta, cibi — prodotti confezionati che secondo l’etichetta contenevano un certo numero di articoli. Si scoprì che la percentuale dei pacchetti contenenti meno merce di quella dichiarata era allarmante, essendo per i generi alimentari, ad esempio, del 40 per cento. In una scatola di “otto” code di aragosta congelate ce n’erano solo sei. Un flacone di “100” pillole di vitamine ne conteneva 85. Tutti i prodotti esaminati avevano in media un contenuto dal 10 al 30 per cento inferiore a quello dichiarato.

Inoltre, i furti commessi da dipendenti e dirigenti sono divenuti così numerosi da superare le perdite dovute a taccheggio e rapina. Cresce così il peso per tutti i commercianti.

Dovendo lottare contro tutte queste cose, può un uomo essere onesto e sopravvivere in un egoistico mondo commerciale? E ci sono vantaggi pratici seguendo negli affari i consigli della Bibbia?

La Bibbia consiglia: ‘Tutte le cose che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro’. (Matt. 7:12) E riguardo agli affari commerciali: “Non dovete commettere ingiustizia . . . nel pesare o nel misurare . . . Dovreste mostrare d’avere bilance accurate, pesi accurati”. (Lev. 19:35, 36) “Due sorte di pesi [uno per vendere e uno per comprare] sono qualche cosa di detestabile a Geova, e la bilancia ingannatrice non è buona”. — Prov. 20:23.

L’uomo d’affari che tiene conto di Dio seguirà questi princìpi. È vero che se fa così può essere considerato strambo, perfino stolto. Forse incontrerà disagi e difficoltà. Ma se mantiene una buona coscienza, che è di grande valore agli occhi di Dio, essa avrà più valore del denaro. Inoltre, molti han seguìto una condotta onesta e i loro affari prosperano ancora.

Questo avviene perché l’onestà è un’arma più potente di quanto non immaginino molti. D’altronde, la disonestà può essere “un’arma a doppio taglio” che nuoce a chi la usa e lo conduce alla rovina. Se si scopre che un commerciante è disonesto, spesso i clienti lo abbandoneranno. Ma il commerciante onesto si guadagna la fiducia dei clienti, dei fornitori e dei creditori. Anche i dipendenti lo rispetteranno e saranno inclini a essere onesti con lui.

Nessun commerciante può permettersi di sottovalutare il valore di un servizio pronto ed efficiente e di un prodotto di qualità che dà al consumatore l’equivalente del suo denaro, insieme a rapporti cordiali e onesti con la clientela. Senza queste qualità, un’impresa commerciale rischia di fallire completamente molto più di quella onesta. Questo fatto è messo in risalto dalle esperienze di alcuni testimoni di Geova.

Per esempio, considerate l’esperienza del proprietario di tre drogherie negli Stati Uniti meridionali. Quando le testimonianze mediche resero noti gli effetti nocivi del tabacco sulla salute, egli ponderò seriamente la faccenda. Non volendo avere la responsabilità di vendere ai suoi clienti qualcosa di nocivo per la loro salute (pensò che, in coscienza e in tutta onestà, non poteva reclamizzare, esporre e vendere tale prodotto), consultò i gestori dei suoi negozi, che furono d’accordo di togliere dai negozi ogni prodotto di tabacco. Era un rischio non solo perché le vendite del tabacco erano proficue, ma anche perché le persone avevano la tendenza a comprare il tabacco dove acquistavano i generi di drogheria.

Quale fu il risultato? Per tre mesi le vendite nei tre negozi calarono nettamente. Poi cominciarono ad aumentare, tornando infine al livello normale. Perché? I clienti apprezzavano il servizio onesto, amichevole e sollecito che ricevevano in questi negozi ed erano disposti a comprare lì i generi di drogheria e il tabacco altrove.

RAPPORTI CON I DIPENDENTI

Un datore di lavoro può far prosperare i suoi affari seguendo i princìpi biblici nei rapporti con i dipendenti. La Bibbia consiglia: “Ogni acrimoniosa amarezza e rancore e ira e clamore e parola ingiuriosa sia tolta via da voi con ogni malizia”. (Efes. 4:31) Le minacce e le grida, gli ordini impartiti in modo autoritario li rendono infelici e perciò danneggiano un’azienda. La Bibbia ne dichiara il perché: “La risposta, quando è mite, allontana il furore, ma la parola che causa pena fa sorgere l’ira”. — Prov. 15:1.

Il datore di lavoro deve ricordare che i suoi dipendenti non sono schiavi. Ma il consiglio dato dalla Bibbia ai padroni e agli schiavi si applica oggi con uguale forza sia al datore di lavoro che al dipendente: “Qualunque cosa [voi schiavi] facciate, fatela con tutta l’anima come a Geova, e non agli uomini poiché sapete che da Geova riceverete la dovuta ricompensa . . . chi fa torto riceverà ciò che avrà fatto a torto, e non vi è parzialità. Signori, continuate a trattare i vostri schiavi con giustizia ed equità, sapendo che anche voi avete un Signore in cielo”. — Col. 3:23–4:1.

DIPENDENTI ONESTI

Sui dipendenti si fa spesso forte pressione perché siano disonesti. Talvolta i datori di lavoro incoraggiano i dipendenti a presentare la qualità della merce sotto falsa luce o a dire bugie su di essa. Si usa imbrogliare sul peso e sulla misura. Dipendenti con mansioni di sorveglianza incoraggeranno a “stare in ozio” o “rallentare” per varie ragioni.

Comunque, spesso si è riscontrato che i datori di lavoro apprezzano il dipendente che segue i giusti princìpi. Sentono che il dipendente sarà leale e non li deruberà né dirà loro menzogne.

Se ne ebbe un esempio in un paese dell’Africa Occidentale. Un funzionario governativo invitò un giovane capace che era alle sue dipendenze a fargli da segretario privato. L’impiego comportava un forte aumento di stipendio e altri vantaggi. Il giovane spiegò che sarebbe stato felice di accettare il posto, ma c’era una cosa che non poteva fare. Quando il presidente del paese telefonava a un’ora in cui il funzionario avrebbe dovuto essere al lavoro nel suo ufficio ma era assente, spiegò, in coscienza non poteva dare la solita risposta che il funzionario era alla toilette. Il funzionario ribatté che altri nell’ufficio, anche persone religiose, erano disposti a dire tali “bugie innocenti”. Il giovane rispose che un buon nome presso Dio era più importante del posto o del denaro, dicendo: “Non voglio fare nulla che dispiaccia a Dio”. Il funzionario ebbe una favorevole impressione e disse che il paese aveva bisogno di uomini fidati come lui.

A New York, i dipendenti di una ditta con parecchie succursali erano stati messi sotto sorveglianza perché sospettati di furto. Si tenne infine una riunione. Fu interpellato ciascun dipendente. Ognuno di essi, a turno, fu licenziato perché era stato visto rubare, finché vennero interpellati quattro uomini che seguivano nella loro vita i princìpi biblici. Gli investigatori che avevano svolto l’indagine elogiarono questi uomini, perché erano gli unici che non avevano rubato nulla. A questi uomini, tutti testimoni di Geova, furono quindi offerti posti direttivi.

Similmente, in un paese dell’America Latina un mulino registrava perdite di denaro nel reparto della farina, perché venivano rubati sacchi di farina dalla sala spedizioni. Spargevano farina per terra e si scusavano dicendo che si erano rotti dei sacchi. Allora il proprietario assunse un uomo a cui affidò la responsabilità del piano e notò che per la prima volta dopo anni aveva un utile in quel reparto. Fatte delle investigazioni, scoprì che l’uomo assunto di recente, un testimone di Geova, seguiva i princìpi biblici nella sua vita e aveva fatto cessare i furti. Il proprietario affidò a quell’uomo la direzione di tutto il mulino.

Queste esperienze mostrano che vi sono persone che apprezzano l’onestà e che l’onestà è ricompensata. Anche se alcuni possono doversi licenziare o perdono l’impiego per la pressione esercitata su di loro affinché siano disonesti, il dipendente che segue i princìpi biblici è ricompensato e chi si attiene a ciò ch’è giusto trae incoraggiamento dalle parole del salmista, che disse: “Fui giovane, sono anche invecchiato, eppure non ho visto nessun giusto lasciato interamente, né la sua progenie cercare il pane”. (Sal. 37:25) E Gesù confortò i suoi discepoli con le parole: “Non siate ansiosi, dicendo: ‘Che mangeremo?’ o: ‘Che berremo?’ . . . Continuate dunque a cercare prima il regno e la . . . giustizia [di Dio], e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. — Matt. 6:31-33.

Sia che si tratti di un uomo d’affari o di un dipendente, chi segue veramente i princìpi biblici può quindi essere incoraggiato dalle parole della Bibbia: “Gli occhi di Geova sono sopra i giusti [per il loro bene]”, e può ricordare con fiducia che “i giusti sono quelli che il bene ricompensa”. (1 Piet. 3:12; Prov. 13:21) E la massima ricompensa sarà una buona coscienza dinanzi a Dio e agli uomini.

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