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Perché non vanno in chiesaLa Torre di Guardia 1963 | 15 febbraio
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serve a questo scopo di uomini, donne e bambini come fece 1900 anni fa. Ora, come allora, nessuno di essi è pagato; si dedicano a fare la volontà di Dio per amore. E questo amore li mantiene uniti ai fratelli di tutto il mondo. Io ho udito e visto tutto ciò fra i testimoni di Geova. Anche voi potete accertarvene personalmente nelle loro Sale del Regno.
‘La prossima domenica visiterò qualcuno dei miei ex associati della chiesa, non in chiesa, ma nelle loro case. Molti di essi non andranno in chiesa, come facevo io, perché hanno bisogno di qualcosa di meglio. Sarà un piacere mostrar loro che lo possono trovare proprio nella Bibbia. Vi andrò, se Geova lo permetterà, perché ora sono un testimone di Geova’.
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Dio, il pensiero e la sapienzaLa Torre di Guardia 1963 | 15 febbraio
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Dio, il pensiero e la sapienza
◆ Commentando il versetto di Proverbi 1:7 (Na), che dice: “Il timore del Signore è il principio della conoscenza”, R. F. Horton scrisse in The Expositor’s Bible: “Non vi può essere vera conoscenza né sapienza che non origini dal riconoscimento di Dio. Questa è una di quelle affermazioni, non insolite nei Sacri Scritti, che sembrano a prima vista dogmi arbitrari, ma che dietro un esame più accurato mostrano d’essere autorevoli asserzioni di verità ragionata. Siamo faccia a faccia, nei nostri giorni, con una filosofia apertamente ateistica. Secondo le Scritture, una filosofia ateistica non è affatto filosofia, ma solo stoltezza: ‘Lo stolto ha detto nel suo cuore: Non v’è Dio’.
◆ “Vi sono fra noi pensatori che ritengono che la loro grande missione sia quella di liberarsi dell’idea di Dio, considerandola un ostacolo sulla via del progresso spirituale, sociale e politico. Secondo le Scritture, eliminare l’idea di Dio vuol dire distruggere la chiave della conoscenza e rendere impossibile qualsiasi consistente sistema di pensiero. Questa è sicuramente una controversia chiara e scottante.
◆ “Ora, se questo universo di cui siamo una parte è il pensiero di una mente divina, è l’opera di una mano divina, è il teatro delle operazioni divine, in cui Dio attua, lentamente e per gradi, un vasto proposito spirituale, appare da sé che nessun tentativo di capire l’universo può riuscire se non si tien conto di ciò, della sua idea fondamentale; così uno potrebbe cercare di comprendere un quadro e rifiutare di ammettere che l’artista aveva uno scopo da esprimere nel dipingerlo, o pensare addirittura che non v’è stato affatto nessun artista. . . .
◆ “E se l’universo non è l’opera di una mente divina, né l’effetto di una volontà divina; se è semplicemente il risultato di una Forza cieca, irrazionale, che non realizza alcun fine, perché non ha alcun fine da realizzare; se noi, tardo risultato di una lunga evoluzione non pensata, siamo le prime creature che mai abbiano pensato, e le sole creature che ora pensano, in tutto l’universo . . . ; ne consegue che in un universo così irrazionale non vi può essere vera conoscenza per esseri razionali, e che in un disegno di cose tanto stolto non vi può essere né filosofia né sapienza. Chiunque rifletta non può fare a meno di rendersene conto, e questa è la verità espressa dal versetto. Non è necessario affermare che senza ammettere Dio non possiamo avere la conoscenza di un certo numero di fatti empirici; ma questo non costituisce una filosofia o una sapienza. È necessario affermare che senza ammettere Dio non possiamo avere alcuna spiegazione della nostra conoscenza, né alcuna conferma d’essa; senza ammettere Dio la nostra conoscenza non può mai giungere ad alcuna finitezza né completezza come quella che potrebbe giustificare il fatto che la chiamiamo Sapienza.
◆ “Oppure mettiamo la cosa in un modo leggermente diverso: una mente che pensa può solo concepire l’universo come prodotto del pensiero; se l’universo non è il prodotto del pensiero, non può mai essere comprensibile a una mente che pensa, e perciò non può mai essere nel vero senso della parola oggetto di conoscenza; negare che l’universo sia il prodotto del pensiero vuol dire negare la possibilità della sapienza. Riscontriamo dunque che non è un dogma, ma una verità ragionata, asserire che la conoscenza deve originare dal riconoscimento di Dio”.
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