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    La Torre di Guardia 1973 | 15 febbraio
    • settimanale studio della Bibbia con pubblicazioni di studio biblico o con l’aiuto di altri che la comprendono vi permetterà di acquistare conoscenza di Geova, “il solo vero Dio”. Senza tale conoscenza, come spiega la Bibbia, il vero amore è impossibile, perché “Dio è amore”. — Giov. 17:3; 1 Giov. 4:8.

  • Una morte che reca guadagno
    La Torre di Guardia 1973 | 15 febbraio
    • Una morte che reca guadagno

      GUADAGNO dalla morte? Com’è possibile? Chi perde la vita perde tutto ciò che ha. Comunque, alcuni hanno pensato che la loro morte significasse guadagno se morivano per una causa. Non che ottenessero qualche cosa per sé, ma avevano l’idea che promuovendo la causa con la loro morte avrebbero aiutato altri.

      Ma è possibile morire di una morte che in effetti reca guadagno a chi muore nonché ad altri? Non una morte con cui ci si fa solo un nome, ma una morte da cui si è destati, per rivivere effettivamente e vedere i risultati ottenuti con la morte? In tal caso, come?

      Il saggio scrittore del libro biblico di Ecclesiaste disse: “Un nome è meglio che il buon olio, e il giorno della morte che il giorno della nascita”. (Eccl. 7:1) Non è così, però, di chi si fa semplicemente un buon nome presso gli uomini. L’apostolo Paolo scrisse: “Se do tutti i miei averi per nutrire altri, e se consegno il mio corpo, per potermi vantare, ma non ho amore, non ne ho alcun profitto”. — 1 Cor. 13:3.

      La morte che reca guadagno, quindi, dev’essere una morte che avviene nel servizio di Dio, per cui ci si fa un buon nome presso di lui. Infatti, la Bibbia mostra che certe persone scelte da Dio devono morire, ma così facendo ottengono la massima ricompensa possibile. Chi sono queste?

      CRISTO È UN ESEMPIO

      Per avere la risposta consideriamo prima l’esempio di Gesù Cristo. La sua morte recò un incalcolabile guadagno al genere umano e la massima ricompensa a lui stesso. Poiché essa non solo provvide un sacrificio di riscatto per la salvezza del genere umano; ne risultò anche la sua risurrezione all’immortalità e l’essere destato a una posizione di potenza assai maggiore, con autorità sopra tutta la creazione di Dio. — Efes. 1:20-22; Filip. 2:9-11.

      Ora, questo più potente tra i figli di Dio dovette morire per ottenere queste cose. Per provvedere il prezzo di riscatto per il genere umano, Dio trasferì la vita di suo Figlio dal cielo al seno della vergine Maria. Egli divenne uomo e fu chiamato Gesù il Messia o Gesù Cristo. (Luca 1:34, 35; Gal. 4:4) Quindi, per tornare nei cieli dovette subire un cambiamento di natura, ciò che rese necessaria la sua morte. Gesù paragonò la sua morte di sacrificio alla semina di un granello di grano, che deve morire nel suolo per germogliare e dare frutto. — Giov. 12:24.

      Quando fu battezzato con spirito santo al fiume Giordano, Gesù iniziò la condotta che ebbe fine con la sua morte di sacrificio. Parlò di questa condotta come di un “calice” o porzione che il Padre suo gli porse, dicendo ai suoi discepoli: “Berrete il calice che io bevo e sarete battezzati col battesimo con cui io sono battezzato”. — Mar. 10:39.

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