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Completiamo l’opera di fare discepoliLa Torre di Guardia 1966 | 15 settembre
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27. Perché il completamento dell’opera di fare discepoli dovrebbe essere più gioioso?
27 L’aspettazione all’inizio di un’impresa può essere emozionante. Ma quale parte di un lavoro è realmente più piacevole, il principio o la fine? La fine, naturalmente. È a questo punto che si vedono i frutti del proprio lavoro. A questo punto si vedono, non solo l’abbozzo o i progetti, ma la realtà. Così è con l’opera di fare discepoli. La predicazione di questa buona notizia del Regno e il radunamento di discepoli per mezzo di essa da tutte le nazioni e razze è la più grande impresa che sia mai stata tentata su questa terra. Che gioia vivere in un tempo quando ha luogo davanti ai nostri stessi occhi il suo completamento! Molte, in verità, sono le ragioni di rallegrarsi.
28. Quali pensieri si dovrebbero tenere presenti mentre si considera il culmine di questa grande opera?
28 Ma una delle vere gioie si ha prendendo parte all’opera. Non si deve essere solo discepoli, ma si devono fare discepoli, e a quest’opera si deve partecipare ora. Una volta che questa opportunità di partecipare è passata non sarà mai ripetuta. È vero che Dio non ha bisogno di noi per fare l’opera, ma che benedizione è che egli ci permetta di prendervi parte! Comprendendo ciò, dovremmo lavorare fino al pieno limite della nostra forza e capacità.
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Proviamo felicità nel fare discepoliLa Torre di Guardia 1966 | 15 settembre
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Proviamo felicità nel fare discepoli
1. (a) Perché è importante essere felici nel proprio lavoro? (b) Che cosa disse Salomone che era un dono di Dio?
SIETE felice nel vostro lavoro? Dovreste esserlo. Tanto del vostro tempo, tutto il tempo della vostra vita, infatti, viene dedicato alla vostra carriera o vocazione, che vale la pena vivere solo se siete felice. Su questo punto Salomone disse: “Ho capito che non c’è altra felicità per loro che godere e rendersi lieta la vita; ché anzi, se uno mangia, beve e gode del suo lavoro, è un dono d’Iddio”. (Eccl. 3:12, 13, Na) Sì, l’uomo doveva lavorare e lavorare strenuamente. Non doveva essere un lavoro faticoso, ma un’occupazione che gli piacesse pienamente e da cui traesse ricche e soddisfacenti ricompense. Che benedizione sarebbe vedere l’adempimento di questa promessa, trovare una carriera in cui lavorare con tutta l’anima, soddisfatti di non poter trovare ‘altro’ di meglio e di cui ‘godere’ veramente! Salomone descrive ciò come “dono d’Iddio”.
2. Qual è lo scopo di questo articolo in paragone con il precedente?
2 Nel precedente articolo abbiamo considerato l’opera di fare discepoli in cui sono ora impegnati i testimoni di Geova in proporzioni mondiali. Il modello che Gesù stabilì nel fare discepoli è stato riesaminato ed è stato riassunto lo sforzo unito che i Testimoni fanno oggi per completare l’opera. Ora, comunque, ci interessa l’opera dal punto di vista del singolo ministro. Considereremo la gioia e la felicità che l’individuo riceve mentre si applica personalmente a quell’opera.
3. Come si può paragonare il lavoro al gioco circa il rendere felice?
3 Che cosa rende realmente felice la persona? Il lavoro o il gioco? Una parte di gioco, certo, come ricreazione, cambiamento ed esercizio. Ma primariamente è il lavoro che reca felicità. Calvin Coolidge, trentesimo presidente degli Stati Uniti, nel suo Discorso di Accettazione il 27 luglio 1920, disse: “Il lavoro non è una maledizione, è la prerogativa dell’intelligenza,
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