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A che cosa va incontro la religione nel Cile?Svegliatevi! 1972 | 8 dicembre
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L’esperienza di una suora
Fra coloro che hanno lasciato la vita religiosa della Chiesa nel Cile vi è una suora, che narra la sua esperienza:
“Giacché vidi che il mondo era così pieno di ipocrisia e falsità, cercai rifugio spirituale in convento. Lì, pensavo, avrei potuto servire Dio senza riserve e senza vedere ipocrisia e falsità.
“Entrai quindi in convento e vi stetti in tutto sette anni, cinque in Argentina e due nel Cile. Ma vi trovai un’atmosfera di amore, uno spirito di abnegazione o di vero interesse per l’adorazione di Dio e per aiutare i nostri simili?
“Lasciate che vi dica quello che insegnavano a tutte le nuove suore quando entravano in convento. L’insegnamento a cui davano più importanza era ‘la santissima trinità’. Dopo veniva l’adorazione dei santi e dei superiori della Chiesa. I superiori richiedevano ubbidienza totale. Questo equivaleva in effetti a idolatria perché, secondo loro, Dio li aveva messi nella loro posizione e perciò tutti dovevano rendere loro indiscussa ubbidienza.
“Come riuscivano in questo? Con i voti che le suore dovevano prendere. Un voto era quello dell’ubbidienza, in base al quale si adoravano i superiori. L’ubbidienza che esigevano arrivava al punto tale che dovevamo inchinarci davanti a loro, senza mai far loro domande.
“I superiori parlavano continuamente di carità e umiltà, ma era sempre un consiglio per gli altri, non facevano mai quello che chiedevano agli altri. Fra loro c’era sempre uno spirito di invidia e il desiderio di ottenere posizioni e titoli più alti. Dopo che avevano ottenuto tale avanzamento, cercavano di convincere gli altri che quelle posizioni erano concesse loro da Dio e perciò si doveva rendere loro anche più ubbidienza e devozione di prima. Così diventavano molto potenti.
“Che dire delle altre suore con cui lavoravo? Perché erano entrate in convento? A motivo della loro fede e del loro amore verso Dio? Certo, alcune avevano quel motivo, ma la maggioranza vi era entrata per necessità materiali, per avere una casa, abiti e cibo. Lo spirito di amore e cooperazione mancava. Spesso facevano cose per ferire le altre con un ovvio spirito di ipocrisia.
“Ebbene, dunque, imparai almeno a capire la Bibbia? No, perché ci era detto che solo chi diceva la Messa poteva avere la Bibbia e che per noi altre era peccato leggerla. Non ci insegnarono mai a ragionare sulle cose spirituali o ad applicare nella nostra vita gli insegnamenti della Bibbia.
“Dopo avere vissuto per sette anni in questo modo, lasciai il convento. Mi sentivo ingannata e delusa vedendo ingiustizie e falsità. Non era certo un rifugio spirituale. Ma benché perdessi la fede nella Chiesa e nei suoi rappresentanti, non persi mai la fede in Dio. Che felicità provai dunque allorché in seguito cominciai a leggere la Bibbia stessa con l’aiuto dei testimoni di Geova. La trovai così ragionevole, così diversa, così vera! Ora non sono più schiava di un ipocrita sistema religioso. Invece, provo grande soddisfazione servendo un Dio amorevole e con un proposito, Geova”.
Moltiplicate parecchie volte tali esperienze e comincerete a farvi un’idea di ciò che accade oggi nel Cile. Ci sono due correnti o tendenze: le religioni della cristianità sono in profonde difficoltà e in declino; mentre la vera religione rivelata dalla Parola di Dio, la Bibbia, è in espansione. Ma la profezia biblica diceva che questo sarebbe accaduto prima che questo malvagio sistema di cose avesse fine. — Isa. 2:2, 3.
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La veduta del lavoroSvegliatevi! 1972 | 8 dicembre
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La veduta del lavoro
◆ In un tempo in cui aumentano le richieste di tempo libero e diminuisce il rispetto per il buon duro lavoro, è degno di nota che la Bibbia lodi il lavoro fisico e mentale per conseguire uno scopo buono. Essa dice “che non c’è nulla di meglio se non che l’uomo si rallegri nelle sue opere, poiché questa è la sua porzione”. (Eccl. 3:22) Il segreto di ciò consiste nell’acquistare la giusta veduta, poiché è stato detto che ‘il lavoro non è lavoro se ti piace’.
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