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Freni di genitori contro la delinquenza giovanileLa Torre di Guardia 1950 | 15 maggio
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giovanile, ma come ne risentivamo se non vedevamo un principio di giustizia, se venivamo ripresi o altrimenti puniti per cose di cui non eravamo colpevoli o se venivamo puniti al di là di un ragionevole castigo conforme all’offesa. Non soltanto è il modo migliore e il più sicuro di controllare un fanciullo, quindi, il dirigere la sua mente secondo il corretto e lo sbagliato, verità e falsità, giustizia e ingiustizia, misericordia e crudeltà, ma questo pure costituisce l’educazione del fanciullo nella giusta condotta, quando è massimamente suscettibile dell’influenza dei genitori. È una modellatura della mente del fanciullo e il modo di comportarsi a un tempo quando la coscienza e il giudizio del fanciullo sono nella loro condizione formativa, e quando propriamente riconosce i genitori come i suoi legislatori che rappresentano il supremo ed unico Legislatore, Geova Dio. Se quest’opera di insegnare le Scritture ed educare in giustizia è ignorata nell’infanzia del fanciullo, l’operazione è di gran lunga più difficile negli anni futuri, oltre alle sconvenienze che risulteranno sia i genitori che per il fanciullo, i vicini e gli amici in quell’intervallo. Molte delle afflizioni e le lacrime di genitori bene intenzionati per la caparbietà, ostinatezza, egoismo e delinquenza dei loro figliuoli potevano essere loro risparmiate se avessero fatto il loro dovere presso quei figliuoli nell’infanzia o nei primi anni della fanciullezza. I genitori saggi si sforzeranno pertanto di applicare freno e briglie a tali tendenze fanciullesche il più possibile, cercando tanto la salvezza eterna del bambino quanto quello di se stessi nel giusto nuovo mondo ora così vicino.
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“I messaggeri di pace piangeranno amaramente”La Torre di Guardia 1950 | 15 maggio
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“I messaggeri di pace piangeranno amaramente”
È VICINO il tempo per l’adempimento della profezia scritta in Isaia 33:7 (Versione Sales), cioè: “Ecco quei che vedono grideranno di fuori: i messaggeri di pace piangeranno amaramente”? Oppure, come lo rende un’altra versione: “Quando i guerrieri si lamentano all’aperto, e gli inviati di pace lacrimano con dolore”? (Moffatt) Uno di tali messaggeri, inviati o ambasciatori di pace è il “rappresentante personale” così chiamato, del Presidente degli Stati Uniti presso il Papa della Città del Vaticano.
La questione della continuità di questo rappresentante presidenziale presso il Vaticano fu introdotta nelle contese della lotta politica del 1948 per la presidenza fra i diversi partiti politici con candidati politici in campo. Un editore religioso protestante si fece ardito chiedendo ai candidati presidenziali se avrebbero sostenuto la carica d’ambasciatore tenuta allora da Myron Taylor presso il Papa. Il segretario del Presidente, che era un candidato per la rielezione, rispose che la missione di Taylor “sarebbe terminata quando la pace è fatta”. Questa risposta compromettente offrì poca speranza di una subita terminazione, poiché, proprio, quando sarà fatta la pace, e questa sicuramente? Nello stesso tempo, il candidato repubblicano alla presidenza fece un astuto trucco politico in modo da non offendere gli elettori cattolici romani rispondendo alla domanda: “Vi sono molte questioni di carattere amministrativo che un presidente successore non può e non dovrebbe decidere fin dopo l’assunzione della carica”. Ciò nonostante non riuscì a vincere le elezioni più di quel candidato che onestamente disse: “Un Paese come gli Stati Uniti, che ha preso una posizione speciale per quanto concerne la separazione fra Chiesa e Stato, dovrebbe difficilmente attribuire questa specie di riconoscimento a una chiesa senza dar lo stesso riconoscimento a tutte le chiese”.
Il candidato democratico che era in lista per le rielezioni, ricevette i necessari voti elettorali, e così la rappresentanza personale del Presidente presso il capo politico-religioso dell’organizzazione ecclesiastica cattolica romana continua. Poiché la nomina di questo rappresentante privato è stata fatta prima che gli Stati Uniti fossero trascinati nella seconda guerra mondiale, è ormai giunto il tempo di chiedere, di quale beneficio è stato o sarà mai questo inviato di pace del capo esecutivo della nazione per le relazioni pacifiche dell’America. Solo perché è mandato al capo di un’organizzazione religiosa, è di qualche garanzia che non avrà parte nell’adempimento della profezia che “i messaggeri di pace piangeranno amaramente” per il mancato compimento della loro missione? Per il beneficio dei nostri lettori rivedremo qui gli sviluppi in questo caso particolare.
Il 1º Settembre 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale. Circa quattro mesi più tardi, il 23 Dicembre 1939, il Presidente degli Stati Uniti annunciò la nomina di un ambasciatore presso il Vaticano. Tale ambasciatore fu mandato al Papa, come dichiarò il Presidente, “come mio rappresentante personale affinché i nostri sforzi paralleli per la pace e per l’alleviamento delle sofferenze possano essere assistiti”. Ciò nonostante, il vicino di casa della Città del Vaticano, il Duce di Roma entrò in guerra appena cinque mesi dopo, 10 Giugno 1940. L’anno seguente, meno di due anni dopo la nomina dell’ambasciatore del Presidente, gli Stati Uniti trovarono che la loro missione era fallita, perché l’America fu coinvolta nella guerra. Ma, continuando, la lettera del Presidente al Papa diceva: “Quando verrà il tempo per il ristabilimento della pace mondiale su fondamenta più sicure, è della massima importanza per l’umanità e per la religione che ideali comuni abbiano espressione, unita. . . . Ho fiducia, perciò, che tutte le Chiese del mondo che credono in un Dio comune getteranno il grande peso della loro influenza in questa grande causa”. Chi è questo “Dio comune”?
Geova, è l’Iddio della Bibbia, ma non l’Iddio della
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