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Svegliatevi! 1980
g80 22/2 pp. 4-10

La terra può sopravvivere?

È una domanda oziosa? pessimistica? Oppure la terra è sull’orlo della distruzione? Quali sono i fatti?

“PER 43 giorni su 57 navigammo in acque piene di macchie di petrolio. I grossi cetacei e molti pesci che nuotano con la bocca aperta, filtrando il cibo, inghiottono queste sostanze inquinanti. Noi mangeremo alcuni di quei pesci.

“Alcuni dicono che . . . il mare può assorbire e riciclare tutto questo inquinamento. Vogliono farvi addormentare con parole dolci. Non li ascoltate! A meno che voi e io — tutti noi — non agiamo per impedire che siano sovraccaricati di rifiuti velenosi, i mari soffocheranno e moriranno”.

Così l’esploratore Thor Heyerdahl ha descritto il suo secondo viaggio attraverso l’Atlantico su una barca di papiro. Per molti è una cosa spaventosa, e Heyerdahl non è l’unico a dare l’allarme.

Uno studio scientifico pubblicato nel giornale brasiliano O Estado de S. Paulo non è meno esplicito: “Potrebbe essere troppo tardi per rigenerare ciò che è stato distrutto. Delle componenti basilari della vita — aria, acqua, suolo e luce — solo quest’ultima non è inquinata”.

Ovunque la gente si lamenta del tempo. Perché in ogni parte del mondo ci sono cambiamenti climatici e tempo bizzarro?

Il climatologo dott. Reid A. Bryson definisce l’effetto complessivo delle attività dell’uomo — il fumo, la polvere sollevata dai trattori, i gas di scarico degli aviogetti, lo smog delle città — il “vulcano umano”. “Siamo davvero un fattore nell’equazione del clima”, dice. “Potremmo essere il fattore decisivo”.

E un articolo di National Geographic termina dicendo: “Da che cominciò la rivoluzione industriale c’è stato un costante accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre per l’impiego di combustibili fossili, carbone e petrolio. I livelli più elevati di questo gas inodoro e incolore tendono a riscaldare il pianeta mediante il cosiddetto effetto serra, trattenendo i raggi infrarossi — il calore — che altrimenti si disperderebbero nello spazio”.

Ultimamente i giornali hanno menzionato altri fattori inquietanti. Per esempio, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) comunica che l’inquinamento atmosferico impoverisce lo strato di ozono, la cui funzione è di filtrare parte dei raggi ultravioletti nocivi del sole. Intanto l’accresciuta incidenza del cancro della pelle sarebbe da attribuire alle accresciute radiazioni ultraviolette, secondo Rumen Bojkov, direttore della divisione di scienze atmosferiche dell’OMM.

Inoltre, il patologo Leon S. Dochinger del Dipartimento americano dell’Agricoltura considera la “pioggia acida” un’altra possibile causa di morte. È il risultato dell’impiego di combustibili fossili ad alto contenuto di zolfo, specialmente il carbone. Particelle e gas inquinanti sono sparsi dal vento e ritornano sulla terra con la pioggia sotto forma di acido solforico e nitrico. Questi acidi mettono direttamente in pericolo la vita di pesci, animali e piante. Inoltre, la “pioggia acida” può liberare nel suolo metalli velenosi. Questi metalli possono andare a finire nei fiumi e nei laghi e diventare così un pericolo per la salute.

Secondo un sondaggio effettuato da medici a San Paolo, in quella città, dopo il fumo, l’inquinamento atmosferico è la principale causa di malattie degli organi respiratori, ed esse sono la seconda causa di morte. Per di più, stando a una relazione dell’O.N.U., molti tumori “sono provocati dall’aria che si respira o dall’acqua che si beve, dall’ambiente in cui si lavora o si vive, dall’alimentazione o dal modo di vivere”.

Senz’acqua l’uomo non può vivere. Ma possiamo bere tranquillamente la nostra acqua potabile? E che dire dei fiumi e degli oceani?

In occasione di una recente visita in Brasile, Jacques Cousteau ha riscontrato che la famosa Baia di Guanabara a Rio de Janeiro era più inquinata del Mediterraneo attorno a Venezia, Cannes e Genova. Egli ha espresso profonda preoccupazione per il distruttivo inquinamento causato da macchie di petrolio, rifiuti chimici e nucleari.

E che dire dei fiumi? Nell’articolo intitolato “Agonia delle acque”, la rivista brasiliana Veja afferma che i fiumi brasiliani stanno morendo per colpa degli scarichi di zuccherifici e fabbriche di rum, della soda di fabbriche di cellulosa, delle acque luride di città e industrie in espansione e di altri rifiuti. In altri paesi la situazione è pressoché la stessa.

Inoltre, a causa della sempre crescente domanda l’acqua comincia a scarseggiare. A una conferenza delle Nazioni Unite tenuta a Mar del Plata, in Argentina, il delegato siriano Saub Kaule ha detto agli esperti: “Una goccia d’acqua costerà più di una goccia di petrolio”.

Perché? Time fa questi commenti: “Dal 30 al 40 per cento della produzione alimentare del mondo dipende ora dall’irrigazione. . . . Anche l’industria impiega quantità sempre crescenti d’acqua: per generare elettricità, per raffreddare reattori nucleari e per produrre sostanze chimiche e metalli. Di conseguenza, molti laghi e corsi d’acqua sono stati così inquinati dall’agricoltura e dall’industria — nonché dai rifiuti di una popolazione umana in continuo aumento — che sono diventati inutilizzabili a meno che non siano sottoposti a un costoso trattamento. Nonostante le misure prese per depurarli, il fatto di dover prendere acqua per bere da fonti contaminate ha diffuso estesamente certe malattie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità calcola che niente meno che l’80 per cento dei casi di malattia del mondo si può attribuire ad acque inquinate”.

È una rivelazione agghiacciante. Ma è tutto qui? In effetti no.

Un gruppo di agronomi riunitosi a Brasilia ha condannato “l’indiscriminato e crescente impiego di insetticidi, erbicidi e fungicidi, il quale ha portato a uno squilibrio ecologico che presto metterà a repentaglio la produzione agricola stessa”. E perché se ne fa un uso eccessivo? Solo “per trarre dalla terra vantaggi economici e immediati”, dicono gli esperti.

Un altro subdolo nemico è stato menzionato a una conferenza tenuta a Nairobi, in Africa. È stato fatto notare che in molte parti della terra i deserti si espandono. Time diceva: “È soprattutto per la stoltezza dell’uomo che ora la desertificazione minaccia la fragile esistenza di circa 630 milioni di persone che abitano in queste regioni”.

Non è strano che il segretario generale dell’O.N.U. Kurt Waldheim sia stato spinto a fare questo infausto commento: “Alcuni paesi potrebbero sparire dalla carta geografica”.

E quali potrebbero essere le cause? Studiosi dell’ambiente radunati in Messico sono pervenuti a questa conclusione: “Metodi primitivi di diboscamento, incendi, erosione, metodi di coltivazione inadeguati e insetticidi contribuiscono insieme alle cause naturali ad accelerare il processo di desertificazione”. O Estado de S. Paulo fa rilevare che il Brasile ha tutti gli elementi “per creare uno dei più grandi deserti del mondo nei prossimi 25 o 30 anni se continuerà a occupare il bacino del Rio delle Amazzoni in modo disorganizzato”.

In effetti, l’ecologo brasiliano Jose Lutzenberger ha detto a un gruppo di specialisti in materia: “I modelli di sviluppo dell’attuale società dei consumi . . . si basano sullo spreco sfrenato di risorse limitate e insostituibili. Significa la distruzione di tutti i sistemi che servono a perpetuare la vita sulla Terra”.

Questo ecologo aggiunge: “Abbiamo sconvolto l’equilibrio di tutti i sistemi idrici, grandi e piccoli, provocando distruttive siccità e alluvioni catastrofiche; a causa dell’inquinamento non controllato, perderemo presto la possibilità di usare l’ultima sorgente idrica e affretteremo l’eliminazione di ogni forma di vita acquatica, incluse quelle che popolano gli oceani”.

Questo è un quadro pessimistico. Ma non si è fatto nulla per porre un freno all’inquinamento? Fortunatamente qualcosa è stato fatto. Vediamo cosa.

Scienziati e altri chiedono sempre più a gran voce provvedimenti drastici per salvare la terra. I loro programmi hanno dato risultati positivi? Alcuni sì.

La rivista Veja ha intervistato Hideo Oguri, responsabile del programma per la lotta contro l’inquinamento dei fiumi di Tokyo. Egli ha detto: “Leggi più severe e anche la chiusura di alcune industrie hanno dato alcuni risultati. Ma ciò che reca i migliori risultati è la costante azione di centinaia di gruppi che difendono la tutela dell’ambiente”.

Luiz Roberto Tommasi dell’Istituto Oceanografico dell’Università di San Paolo, in Brasile, crede sia possibile salvare i fiumi eliminando gli attuali fattori inquinanti o almeno riducendoli a un livello tale che i fiumi abbiano la possibilità di depurarsi. Ma ha detto pure: “Non c’è tempo da perdere. . . . In Inghilterra le autorità cominciarono a preoccuparsi per il Tamigi cinquant’anni fa e solo ora i salmoni sono tornati in quel fiume”.

Parlando a Curitiba, in Brasile, Jacques Cousteau ha detto che intendeva suggerire alle Nazioni Unite “una politica mondiale sull’utilizzazione degli oceani stabilita per accordo internazionale al fine di rallentare la distruzione della vita marina”. Ma ha aggiunto che “perfino nei paesi più sviluppati manca una politica mirante a proteggere l’ecologia marina”.

Sullo stesso tono, Thor Heyerdahl ha scritto: “Tanto per cominciare, dovremmo creare delle zone protette, delle riserve naturali dove l’ecosistema locale possa ricostruirsi e mantenersi. Altrettanto importante, comunque, è l’emanazione e l’applicazione di leggi nelle aree al di fuori delle riserve naturali dove l’equilibrio ecologico è già turbato”.

Ovviamente, per risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico non bastano ciminiere più alte. Per esempio, in un lago del Parco Nazionale di Adirondack, nello stato di New York, fu notata la presenza di un acido pericoloso. I pesci morivano. Infine la causa fu fatta risalire al distretto metallurgico di Sudbury, nel Canada, distante centinaia di chilometri. I venti avevano spostato l’inquinamento sullo stato di New York.

In Scandinavia, dove si presta molta attenzione ai problemi ecologici, fu scoperto che il suolo di montagna era inquinato. La “pioggia acida” era direttamente collegata alla campagna antinquinamento condotta in Gran Bretagna. Le alte ciminiere delle fabbriche spingevano gli agenti inquinanti nell’alta atmosfera e i venti li trasportavano fino in Scandinavia.

Il Dipartimento dell’Agricoltura americano ha coordinato i dati raccolti da una rete nazionale di stazioni negli Stati Uniti e da stazioni di ricerche in Canada, Scandinavia e altri paesi europei. L’obiettivo è di lanciare con urgenza una campagna per mettere tutti a conoscenza del problema, come primo passo verso la soluzione finale. Essendo il problema di portata mondiale, dev’essere risolto su scala mondiale.

Si stanno facendo encomiabili sforzi. Gli Stati Uniti e altri paesi hanno già vietato l’uso di sostanze tossiche come DDT, clorofluoroidrocarburi e altre, o ne stanno scoraggiando l’impiego.

Il Pakistan ha lanciato un programma di rimboschimento per combattere l’erosione del suolo in quel paese. L’Arabia Saudita ha piantato 10 milioni di alberi di acacia, eucalipto e tamarisco per tenere sotto controllo le dune di sabbia vicino all’oasi di Al-Hasa. In varie parti del Brasile sono stati piantati eucalipti e pini. Nel deserto del Gobi in Mongolia sono stati fatti simili tentativi per ricuperare terre desertiche o impedire che il deserto si estenda.

Ma le piantagioni omogenee, cioè le foreste di un solo tipo di albero, risolvono il problema? Il prof. Celio Vale dell’Università Federale di Minas Gerais, in Brasile, è contrario a sostituire le foreste naturali con piantagioni omogenee. Egli dice che le conseguenze sono “prima, la distruzione del suolo a causa dell’erosione. Quindi la [distruzione degli] animali selvatici tipici che popolano le foreste, perché non possono sopravvivere in una foresta omogenea. Infine, avverranno cambiamenti drastici nel microclima della regione diboscata, poiché le radiazioni solari aumenteranno in modo considerevole per la mancanza di salvaguardia dell’ambiente”.

Quali conclusioni si possono trarre dopo aver considerato la legislazione internazionale raccomandata e i provvedimenti presi finora? Efficaci o meno, la maggioranza dei tentativi si fanno ancora soltanto a livello locale. Secondo Time, l’O.N.U. “avverte che questi programmi unilaterali non bastano per eliminare le minacce al benessere dell’uomo e chiede la collaborazione internazionale ‘in proporzioni che finora non si sono viste nella storia dell’umanità’ per salvare l’ambiente dal danno irreparabile”.

Tuttavia, il successo è impedito da ostacoli quasi insormontabili. Time ammette: “Ci sono ancora molti ostacoli da superare. Tanto per cominciare, dovranno cambiare i tradizionali modi di vivere. . . . Forse il più grande ostacolo che ci sia è la questione politica che continua a dividere le nazioni ricche e quelle povere del mondo”.

Si ammette dunque che orgoglio e pregiudizi nazionali e razziali, aperte ostilità e ingiustizie sociali chiaramente ostacolano l’unificazione. L’avidità e in molti casi l’ignoranza dell’uomo, la sua imprevidenza e molte volte la vera e propria malvagità gli impediscono di far progresso. Jacques Cousteau ha detto: “È vero che è inutile ridurre tutti i valori a un comune denominatore, il denaro. Questo è proprio ciò che ha causato i problemi attuali alla nostra civiltà”.

È stato l’uomo a mettersi in questa situazione. E non riesce a risolverla. Si prospetta il disastro. Dove possiamo cercare una via d’uscita? Vi invitiamo a considerare una risposta interessante.

La Bibbia consiglia: “Non confidate nei principi, nel figlio dell’uomo, in cui non è salvezza. Beato colui . . . la cui speranza è il Signore, suo Dio, Creatore del cielo e della terra, del mare e di tutto quello che essi contengono. Egli mantiene fede nei secoli, rende giustizia agli oppressi, dà il cibo agli affamati”. — Sal. 146:3, 5-7, versione di Fulvio Nardoni (Na).

È incoraggiante guardare i problemi odierni e la loro soluzione in questo modo. Infatti, non è ragionevole rivolgersi a Colui che fece la terra e l’uomo per trovare una via d’uscita?

Geova Dio è il Creatore e Proprietario della terra. I molteplici provvedimenti che egli ha preso per perpetuare la vita su di essa sono straordinari. Solo un Padre e Provveditore amorevole elargirebbe simili benedizioni ai suoi figli. La vita vegetale e animale, i fiumi, i laghi e i mari rendono la vita molto più piacevole. Non è strano se il primo modello di ciò che Dio si propose per la terra venne chiamato paradiso d’Eden o “giardino di delizie”.

Ubbidendo amorevolmente alle universali regole di condotta stabilite dal Creatore, l’uomo avrebbe sempre avuto i prodotti della terra. “Se camminerete secondo i miei statuti e osserverete i miei comandamenti e li metterete in pratica”, disse il Creatore al suo popolo dell’antichità, “Io vi darò le piogge nelle loro stagioni e la terra produrrà le sue messi e gli alberi dei campi daranno i loro frutti. La trebbiatura arriverà fino alla vendemmia e la vendemmia fino alla semina; mangerete pane a sazietà e abiterete tranquilli le vostre terre”. — Lev. 26:3-5, Na.

“Troppo bello per essere vero”, dite? Ma perché? Riflettete.

Perché non dovrebbe esserci abbondanza di cibi e di risorse? Certo Dio sa cosa fare e può farlo. Non è l’inventore colui che sa meglio come dovrebbe funzionare la sua invenzione? Quindi la benedizione di Dio significa giusta distribuzione delle piogge e clima appropriato. E dobbiamo ricordare che in principio creò un ecosistema perfetto.

Non ammettono gli scienziati che è stato l’uomo, con la sua leggerezza e turbando questo delicato sistema, a causare inondazioni e siccità catastrofiche, inquinamento, indicibile miseria e morte? Ma cosa succede quando l’uomo coopera con i sistemi naturali della terra che Dio vi ha posti?

Nell’antico Israele, il Progettista della terra stabilì periodi di riposo per la terra stessa. Israele aveva in custodia la terra, proprietà di Dio. (Sal. 24:1; 89:11; 115:16) Sapendo che la terra aveva bisogno di rinnovarsi, l’invisibile Governante d’Israele provvide in tal senso. Ogni settimo anno la terra doveva riposare completamente. Non c’era né coltivazione né semina né potatura, ed era in vigore la pena di morte per i trasgressori. — Eso. 23:11; Lev. 25:4.

“Come facevano a vivere?” chiedete. Grazie alla benedizione di Geova, nel sesto anno i raccolti erano abbondanti e duravano per tutto l’“anno sabatico” e fino al successivo raccolto. (Lev. 25:20-22) Inoltre si poteva consumare anche ciò che cresceva da sé, benché non si potesse conservare. Quindi durante l’anno sabatico la terra rimaneva incolta. Pioggia, piante che crescevano da sé e humus agivano da fertilizzanti naturali. La terra aveva la possibilità di rinnovarsi.

Il fatto di dover lasciare riposare il suolo era una cosa talmente seria che una ragione della cattività d’Israele a Babilonia per 70 anni fu la violazione delle leggi sabatiche che Dio aveva stabilite. Il re Nabucodonosor “condusse in esilio a Babilonia tutti quelli che erano scampati. . . . Affinché si avverasse la parola del Signore, detta per bocca di Geremia: ‘Fino a quando il paese non abbia scontato i suoi sabati, si riposerà per tutto il tempo della sua desolazione, finché non saranno compiuti i settant’anni’”. (II Cron. 36:20, 21, Na; anche Lev. 26:34, 35, 43) Essi avevano depauperato il suolo per ragioni egoistiche.

Ma cosa accadde quando gli israeliti tornarono in patria dopo 70 anni? Geova li benedisse e la terra divenne nuovamente fertile, esattamente come aveva predetto il profeta Ezechiele poco dopo che gli israeliti erano stati portati via dal paese: “Manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione. Gli alberi della campagna daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; . . . abiteranno in piena sicurezza nella loro terra”. — Ezec. 34:26, 27, Na.

Anni prima, Isaia aveva dichiarato queste rallegranti parole: “Gioiranno il deserto e le sabbie, esulterà la steppa e darà fiori; . . . le acque sgorgheranno nel deserto e torrenti scorreranno nella steppa. La terra si muterà in stagno e il suolo riarso in vene d’acqua”. — Isa. 35:1, 6, 7, La Bibbia Concordata.

Avvenne questo? Sì. Questa fu l’esperienza degli israeliti al loro ritorno ed essi erano ancora una nazione fiorente quando centinaia d’anni dopo i romani occuparono il paese.

Ma abbiamo oggi le prove che la terra ha un suo sistema di ricupero?

Un sorprendente esempio delle facoltà di ricupero della terra si ha nell’Israele moderno. Una relazione dice: “Gli israeliani hanno ripristinato alcuni dei sistemi per la raccolta dell’acqua lasciati dagli antichi nabatei nel deserto del Negheb, e si servono delle acque piovane non assorbite dal suolo per irrigare i lussureggianti frutteti di mandorli e pistacchi. Altri metodi adottati per far fiorire il Negheb: sistemi d’irrigazione per aspersione in cui piccole quantità d’acqua sono inviate direttamente sulle radici delle piante con l’aiuto di dispositivi elettronici di controllo; serre per ortaggi e fiori in cui anche l’acqua vien fatta circolare per mezzo di energia solare; coltivazione in laghetti salmastri di alghe ricche di proteine da utilizzare come foraggio”.

Questo è un modo straordinario per far rivivere una terra desolata. Lo si è fatto anche in altre zone, come ad esempio nei deserti della Cina. Ma che dire del suolo distrutto a causa della guerra? È la terra in grado di smaltire tale pesante carico?

Durante la seconda guerra mondiale, il porto dell’isola Truk divenne un immenso cimitero sottomarino di navi da guerra giapponesi. “Studiando questa flotta sommersa dopo oltre un quarto di secolo”, dice National Geographic, “la biologa Sylvia A. Earle e il fotografo Al Giddings hanno trovato un’eccezionale prova delle facoltà di ricupero della natura”.

Un subacqueo del posto che ricorda la battaglia ha detto: “Per oltre due anni successivi, il petrolio delle navi e degli aerei coprì le spiagge e gli scogli. Ma ora il mare è tornato a essere com’era”.

Di chi è il merito? Non è stato necessario l’intervento dell’uomo. Il “sistema di ricupero” posto nella terra e nei mari dal Creatore ha compiuto l’opera, in soli 30 anni. La profusione di coralli, piante e animali che coprono i relitti sommersi è una meravigliosa testimonianza della sapienza e della potenza del Creatore.

È questo il solo esempio delle capacità di ricupero della terra? Considerate ciò che è accaduto sull’atollo di Eniwetok nell’Oceano Pacifico. Gli Stati Uniti lo scelsero come luogo per sperimentare ordigni nucleari. Nel 1977 gli isolani cominciarono a tornare alle loro case. Cosa trovarono dopo che erano trascorsi vent’anni dagli esperimenti atomici?

Un biologo marino scrive: “Oggi pesci e coralli prosperano nei crateri [atomici], il che attesta la capacità della natura di riprendersi da quasi ogni specie di turbamento”. Gli scienziati sono sbalorditi per la stupefacente capacità di ricupero della terra.

Questa è una notizia elettrizzante! È evidente che la terra ha un suo straordinario sistema di ricupero. Il Creatore avrebbe permesso che la sua opera fosse rovinata? Ovviamente no. Il profeta Isaia scrisse: “Così dice il Signore, che ha creato i cieli, Egli che è Dio, che ha formato la terra e l’ha fatta e stabilita, che non l’ha creata per essere un caos, ma perché fosse abitata”. — Isa. 45:18, Na.

Naturalmente, sarà necessario un cambiamento mondiale. Significherà la fine del sistema attuale con le ingiustizie, l’ignoranza e l’imperfezione. Ma come avverrà questo?

La semplice risposta è contenuta nel libro biblico di Rivelazione: “Il regno del mondo è divenuto il regno del nostro Signore e del suo Cristo, ed egli regnerà per i secoli dei secoli. . . . venne l’ira tua, e il tempo fissato . . . di ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”. — Riv. 11:15, 18.

Sì, per mezzo del celeste governo del Regno di Dio retto da Cristo Gesù, avrà luogo presto una grande trasformazione. Dio ha già dimostrato in passato di saper liberare e rinnovare la terra. Gli esempi del nostro tempo dimostrano che pose nella terra uno straordinario sistema di ricupero. Quindi possiamo nutrire la fiducia che la terra sopravvivrà. Dio adempirà il suo proposito di fare della terra un paradiso, una piacevole dimora per l’uomo.

[Testo in evidenza a pagina 4]

‘Il ridotto strato di ozono ha accresciuto le radiazioni ultraviolette’

[Testo in evidenza a pagina 5]

‘La pioggia acida è un’altra possibile causa di morte’

[Testo in evidenza a pagina 5]

“Una goccia d’acqua costerà più di una goccia di petrolio”

[Testo in evidenza a pagina 6]

“L’80 per cento dei casi di malattia del mondo si può attribuire ad acque inquinate”

[Testo in evidenza a pagina 6]

‘I deserti si espandono soprattutto per la stoltezza dell’uomo’

[Testo in evidenza a pagina 7]

“Essendo il problema di portata mondiale, dev’essere risolto su scala mondiale”

[Testo in evidenza a pagina 7]

“La terra produrrà le sue messi e gli alberi dei campi daranno i loro frutti”

[Testo in evidenza a pagina 9]

“Ogni settimo anno la terra doveva riposare completamente”

[Testo in evidenza a pagina 9]

“Gioiranno il deserto e le sabbie, esulterà la steppa e darà fiori”

[Testo in evidenza a pagina 10]

‘Il tempo di ridurre in rovina quelli che rovinano la terra’

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