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  • Il sionismo adempie la profezia biblica?

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  • Il sionismo adempie la profezia biblica?
  • Svegliatevi! 1976
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  • Ragioni pro e contro
  • Opposizione degli Ebrei religiosi
  • “Elemento dominante” del sionismo
  • Il ruolo della cristianità
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  • Parte di un “segno” mondiale
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Svegliatevi! 1976
g76 8/11 pp. 20-23

Il sionismo adempie la profezia biblica?

AVVENNE il lunedì 10 novembre 1975, dopo segni premonitori. Scosse il mondo della cristianità e del giudaismo come un terremoto. L’assemblea generale delle Nazioni Unite, con un voto di maggioranza di due a uno, adottò la risoluzione che dichiarava il sionismo una forma di razzismo e discriminazione razziale.

Settantadue nazioni votarono a favore di questa risoluzione, mentre trentacinque votarono contro. Trentadue nazioni si astennero, e tre furono assenti. I sostenitori inclusero anche i paesi comunisti, eccetto la Romania, che era assente. La maggioranza delle nazioni asiatiche votarono a favore, insieme a Cipro, Turchia, Guiana, Portogallo e Messico. La maggioranza delle nazioni africane si unirono nel condannare il sionismo.

Gli oppositori della risoluzione furono principalmente le nazioni sedicenti cristiane. Queste includevano le nove nazioni del Mercato Comune Europeo, tutti gli altri paesi scandinavi, un certo numero di paesi del Commonwealth britannico e gli Stati Uniti.

Che cos’è il sionismo? Perché fu condannato? Com’è generalmente definito nei comunicati stampa, il sionismo è “il movimento per una patria nazionale ebraica in Palestina, realizzata con la creazione d’Israele, e oggi propagato come norma filosofica dello stato ebraico e dei suoi sostenitori”.

Ragioni pro e contro

La notizia della risoluzione produsse un’immediata reazione. L’ambasciatore d’Israele Chaim Herzog strappò furiosamente la risoluzione lì sulla pedana di fronte all’assemblea. L’ex ambasciatore degli U.S.A. Daniel P. Moynihan accusò adirato l’assemblea di aver compiuto un “atto infame”. In molti luoghi ci furono raduni e dimostrazioni di protesta contro l’azione delle N.U.

Molti lo considerarono un colpo diretto contro gli Ebrei e l’ebraismo. L’ambasciatore Herzog, per esempio, collegò il sionismo all’adorazione ebraica, dicendo: “L’ideale sionista, come è esposto nella Bibbia, è stato ed è una parte integrale della religione ebraica”. In un congresso ad Atlantic City 3.000 Ebrei ortodossi condannarono la risoluzione come “tentativo di negare i diritti divinamente concessi al popolo ebraico sulla Terra Santa, e come tale un atto abominevole contro l’intero popolo ebraico”.

Tuttavia i sostenitori della risoluzione asserirono che il voto non era contro l’ebraismo e gli Ebrei. Sostennero invece che il sionismo è un’ideologia politica anziché religiosa. È la politica sionista, essi dicono, che scacciò dai loro paesi nativi migliaia di Arabi palestinesi. “Molto irritante per gli Arabi”, notò la rivista Time del 24 novembre 1975, “è la Legge del Ritorno d’Israele che concede all’istante la cittadinanza a qualsiasi Ebreo che immigra in Israele da qualsiasi luogo del mondo, mentre agli Arabi palestinesi che fuggirono dalla loro patria nella guerra del 1948 è ancora impedito, nella maggioranza dei casi, di tornarvi”.

Opposizione degli Ebrei religiosi

Il sionismo è un movimento religioso? Ha forse relazione con le profezie della Bibbia sul ritorno degli Ebrei nella loro patria?

I primi scritti rabbinici ebrei menzionano in effetti un futuro ritorno degli Ebrei nella Terra Promessa sotto la guida del Messia. All’inizio del diciannovesimo secolo certi Ebrei cominciarono tuttavia a credere che questo sarebbe avvenuto non per miracoloso intervento dall’alto, ma mediante sforzi umani.

Uno che la pensò così fu il rabbino Giuda Alkalai (1798-1878). Secondo l’Encyclopædia Judaica, verso la metà del diciannovesimo secolo Alkalai “si convinse che l’èra del Messia era arrivata e che la redenzione si doveva conseguire mediante l’intervento dell’uomo . . . Egli cercò di indurre gli Ebrei a partecipare a un ritorno organizzato di tutti loro, o di parte d’essi, nella loro patria e a dotarsi degli attributi di una nazione moderna”.

In ogni modo fin dall’inizio molti Ebrei si opposero al sionismo per ragioni religiose. Perché? The Jewish Encyclopedia dice: “In Europa l’ebraismo ortodosso in principio mantenne severamente le distanze . . . Si supponeva che [il sionismo] forzasse la mano alla Provvidenza e fosse contrario agli insegnamenti positivi dell’ebraismo ortodosso riguardo alla venuta del Messia e alla provvidenziale opera di Dio nel recare la restaurazione”. Fino a questo giorno lo stesso ragionamento induce gli Ebrei ultraortodossi a rifiutare lo stato d’Israele e le mire del sionismo attuale.

La religione non mostrò d’essere la forza motivante del sionismo. Riguardo ai “primi pionieri” che si stabilirono in Palestina all’inizio del ventesimo secolo, l’autore israeliano Amos Elon scrive in The Israelis: Founders and Sons: “Alcuni inevitabilmente cercarono di spiegare la loro azione in modo razionale facendo riferimento a motivi religiosi; ma in maggioranza furono decisamente irreligiosi. Un ateo dichiarato scrisse poco dopo il suo arrivo nel 1907: ‘Ciò che io faccio non è la volontà di Dio, poiché io non credo in Dio, ma solo ciò che è moralmente giusto e in pratica assolutamente necessario’”.

Ma se non era la religione, qual era la forza principale che promuoveva il sionismo? Che cosa spinse migliaia di Ebrei a lasciare il loro paese nativo per andare in Palestina?

“Elemento dominante” del sionismo

Fu “per reazione ai pogrom zaristi”, dichiara l’Encyclopædia Britannica (edizione del 1974), che gli Ebrei dell’Europa orientale “formarono gli Hoveve Zion (‘Amanti di Sion’) per promuovere la sistemazione di agricoltori e artigiani ebrei in Palestina”.

Quest’opera di consultazione continua: “Una svolta politica fu data al sionismo da Theodore Herzl, giornalista austriaco che considerava l’assimilazione [degli Ebrei nella società gentile] una cosa molto desiderabile, ma impossibile da realizzare in vista dell’antisemitismo. Così, egli ragionò, se gli Ebrei fossero stati costretti da pressione esterna a formare una nazione, avrebbero potuto condurre un’esistenza normale solo concentrandosi in un unico territorio”. Con ciò concordano le seguenti osservazioni dell’Encyclopædia Judaica:

“L’elemento dominante che produsse assai più candidati per l’immigrazione in Palestina di quanti avessero il permesso di arrivare non fu l’ideologia sionista, almeno non nella sua forma culturale ‘sintetica’, ma il crescente orrore dell’antisemitismo, in un tempo in cui altre porte verso la sicurezza si andavano chiudendo o erano interamente chiuse agli Ebrei. Il senso del disastro era già profondamente radicato nella consapevolezza degli Ebrei europei a causa degli avvenimenti che seguirono subito dopo la fine della prima guerra mondiale”.

Il ruolo della cristianità

Nonostante che quasi tutti colleghino il sionismo al popolo ebraico, la responsabilità del ritorno di migliaia di Ebrei in Palestina nei recenti anni è da attribuire in gran parte alla cristianità. Un educatore biblico vissuto nello stato d’Israele per più di due decenni in un’intervista fece le seguenti osservazioni:

“Gli Arabi musulmani e gli Ebrei sono similmente d’accordo che la cristianità diede l’avvio alla migrazione degli Ebrei perché tornassero nella loro antica patria. L’Occidente cattolico romano e l’Oriente ortodosso della cristianità diedero inizio al movimento con le loro disumane persecuzioni religiose.

“Per esempio, quando gli Ebrei verso la fine del diciannovesimo secolo si riversarono qui dalla Russia, non venivano per ragioni particolarmente religiose. Questi profughi fuggivano i pogrom fomentati dallo zar russo sotto l’influenza della Chiesa Ortodossa. In seguito, il sistema protestante della cristianità preparò la scena per un ulteriore raduno di Ebrei in Palestina. Per mezzo della Dichiarazione Balfour dopo la prima guerra mondiale, la Gran Bretagna dispose l’istituzione di una dimora ebraica in Palestina”.

Che dire della profezia biblica?

Le Scritture Ebraiche contengono numerose profezie sul ritorno della nazione d’Israele nella Terra Promessa. Non solo molti Ebrei, ma moltissimi nella cristianità attendono un letterale adempimento futuro di tali profezie.

Costituiscono il sionismo e lo stato d’Israele l’adempimento delle predizioni scritturali sulla restaurazione degli Israeliti nella loro patria? Vediamo ciò che la Bibbia in effetti dice sull’argomento. Riguardo alla liberazione degli Ebrei dalla cattività nell’antica Babilonia, Dio preannunciò per mezzo del profeta Isaia:

“Sono io che dico di Gerusalemme: ‘Sarà abitata’, e delle città di Giuda: ‘Saranno riedificate; e restaurerò i loro luoghi rovinati’. . . . [Io] sono lo stesso che dico di Ciro [il re di Persia]: ‘Egli è il Mio pastore; adempirà tutti i Miei propositi! Egli dirà di Gerusalemme: “Sarà riedificata”, e al Tempio: “Sarai di nuovo fondato”’”. — Isa. 44:26-28, Jewish Publication Society, 1973.

Questa e molte altre profezie simili ebbero un adempimento letterale nel sesto secolo a.E.V. In che modo? Il re Ciro, nel suo primo anno di regno (538-537 a.E.V.), emanò un decreto di liberazione per gli Ebrei dopo settant’anni di cattività babilonese. Notate come le parole di questo decreto corrispondono alla suddetta predizione di Isaia: “Così dice Ciro re di Persia: Il SIGNORE, l’Iddio del cielo, mi ha dato tutti i regni della terra; e mi ha incaricato di edificarGli una casa in Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque tra voi è di tutto il Suo popolo, il SIGNORE suo Dio sia con lui, salga”. — 2 Cron. 36:23, JP, 1917.

Appena arrivati che cosa fecero gli Israeliti che tornarono nella Terra Promessa? La Bibbia narra: “Ed eressero l’altare sulle sue basi, poiché avevano timore della popolazione dei paesi, e vi offrirono olocausti al SIGNORE, gli olocausti del mattino e della sera”. (Esd. 3:3, JP, 1917) Riedificarono poi il tempio a Gerusalemme e ristabilirono la formale adorazione di Dio com’era prescritta nella legge mosaica. — Esd. 3:8-13; 6:14-16.

È il sionismo un moderno adempimento di queste speranze, o forse un passo preliminare che conduca al loro adempimento? Ebbene, ha dato luogo il moderno afflusso di migliaia di Ebrei nella loro antica patria alla restaurazione dell’adorazione di Dio in armonia con le esigenze bibliche? Secondo la Bibbia, l’Israele che Dio avrebbe restaurato nella sua patria sarebbe divenuto “luce delle nazioni, affinché la Mia salvezza giunga ai confini della terra”. (Isa. 49:6, JP, 1917) Guardano oggi le nazioni allo stato d’Israele come a una fonte di luce spirituale?

Come mostrano i fatti, gli Ebrei emigrarono in Palestina per fuggire i pogrom e le tattiche di sterminio in massa promosse dai governi sedicenti cristiani. Quei profughi e la loro progenie hanno formato in quel paese non uno stato religioso ma politico. I conseguenti problemi arabo-israeliani sono di natura politica.

Parte di un “segno” mondiale

Mentre il sionismo e lo stato d’Israele non sono l’adempimento delle profezie bibliche circa la restaurazione degli Ebrei nella loro patria, gli avvenimenti del Medio Oriente compaiono in effetti nelle predizioni scritturali per il nostro giorno. In che modo? In quanto questi conflitti fanno parte di un “segno” mondiale che indica il termine dell’attuale sistema di cose e la vicinanza di un nuovo ordine in cui il dominio divino sostituirà il dominio umano.

Poco prima che Gesù morisse come uomo i suoi discepoli gli chiesero: “Quale sarà il segno . . . del termine del sistema di cose?” (Matt. 24:3) Rispondendo Gesù disse: “Udrete di guerre e di notizie di guerre; non ne siate atterriti. Poiché queste cose devono avvenire, ma non è ancora la fine. Poiché sorgerà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno penuria di viveri e terremoti in un luogo dopo l’altro”. (Matt. 24:6, 7) Egli aggiunse che in tutta la terra vi saranno “angoscia delle nazioni, che non sapranno come uscirne . . . mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata”. — Luca 21:25, 26.

Non sono aumentate tali condizioni in proporzioni mondiali durante la generazione attuale, specialmente dalla prima guerra mondiale in poi? Questo preannuncia qualche cosa di rallegrante per il prossimo futuro. Che cosa? In Daniele 2:44 leggiamo:

“Ai giorni di quei re, l’Iddio del cielo stabilirà un regno, che non sarà mai distrutto; né il regno sarà lasciato a un altro popolo; esso frantumerà e consumerà tutti questi regni, ma esso durerà per sempre”. — JP, 1917.

Significa questo la distruzione della terra e di tutta la vita su di essa? Niente affatto, poiché il regno divino che “durerà per sempre” dovrà avere sudditi terreni. In Daniele 2:34, 35 quel regno è simboleggiato da una “pietra” che “divenne un gran monte e riempì l’intera terra”. (JP, 1917) Questo significa che il dominio umano della terra cederà il posto al domino divino che sarà esteso a tutta la terra.

Oggi gli avvenimenti del mondo in adempimento della profezia biblica indicano che l’attuale generazione è quella che vedrà l’adempimento di queste splendide promesse. (Matt. 24:34) Dio impiegherà quel regno celeste per compiere ciò che nessuna filosofia, ideologia o governo umano è stato in grado di fare: unire l’intera famiglia umana.

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