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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • egoistico quando tirarono a sorte gli abiti di Gesù, come era stato predetto nel Salmo 22:18. — Matt. 27:35.

      La Bibbia menziona per la prima volta il tirare le sorti in relazione alla scelta del capro per Geova e di quello per Azazel il giorno di espiazione. (Lev. 16:7-10) Al tempo di Gesù lo faceva il sommo sacerdote nel tempio di Erode estraendo da un contenitore due sorti che, a quanto si dice, erano di legno di bosso o d’oro. Le sorti, rispettivamente contrassegnate “Per Geova” e “Per Azazel”, venivano quindi poste sulla testa dei capri.

      Geova aveva comandato che la divisione della Terra Promessa fra le dodici tribù avvenisse gettando le sorti. (Num. 26:55, 56) Il libro di Giosuè ne fa una descrizione particolareggiata, e il termine “sorte” o “sorti” ricorre più di venti volte nei capitoli 14-21. Si tiravano le sorti davanti a Geova nella tenda di adunanza a Silo e sotto la sorveglianza di Giosuè e del sommo sacerdote Eleazaro. (Gios. 17:4; 18:6, 8) Anche le città dei leviti furono scelte a sorte. (Gios. 21:8) Geova ovviamente fece cadere la sorte in armonia con la sua precedente profezia che indicava l’approssimativa posizione di ciascuna tribù. — Gen. cap. 49.

      Si tirarono le sorti per determinare in che ordine dovessero prestare servizio nel tempio le ventiquattro divisioni del sacerdozio. (I Cron. 24:5-18) In questo caso il segretario dei leviti scrisse i nomi dei capi delle case paterne, che evidentemente vennero sorteggiati uno dopo l’altro. In questo stesso modo vennero assegnati ai leviti incarichi di cantori, portinai, tesorieri del tempio, ecc. (I Cron. 24:31; capp. 25, 26; Luca 1:8, 9) A sorte furono scelti gli uomini che dovevano salire a combattere contro Ghibea. (Giud. 20:9) Dopo il ritorno dall’esilio si ricorse alle sorti per disporre le provviste di legna per il servizio del tempio e per designare chi doveva trasferirsi a Gerusalemme. — Nee. 10:34; 11:1.

      Le sorti venivano usate per indicare i colpevoli. Nel caso di Giona i marinai gettarono le sorti per scoprire chi fosse responsabile dell’uragano che si era abbattuto su di loro. (Giona 1:7, 8) Mediante le sorti fu indicato che Gionatan aveva infranto l’insensato giuramento di Saul. — I Sam. 14:41, 42.

      I nemici di Israele usavano le sorti per dividere il bottino e i prigionieri di guerra. (Gioe. 3:3; Abd. 11) Aman fece gettare “il Pur, cioè la Sorte”, come forma di divinazione per determinare il giorno propizio per lo sterminio degli ebrei in tutto l’impero persiano. (Est. 3:7) Il plurale è purìm, da cui prende nome la festa di Purim. — Est. 9:24-26.

      Al tempo degli apostoli

      I discepoli di Gesù tirarono a sorte, e pregarono, per determinare chi doveva prendere il posto di Giuda Iscariota come uno dei dodici che erano stati testimoni dell’attività di Gesù e della sua risurrezione, e venne scelto Mattia. (Atti 1:21-26) Qui il termine greco è klèros, di cui è un composto il sostantivo kleronomìa, eredità. Klèros ricorre in Colossesi 1:12 e I Pietro 5:3 a proposito della parte o eredità che Dio ha dato ai cristiani.

      Ma non leggiamo che dopo la Pentecoste del 33 E.V. si usassero le sorti per scegliere i sorveglianti e i loro assistenti o per prendere decisioni importanti. La scelta dei sorveglianti e dei loro assistenti si doveva basare sulla manifestazione dei frutti dello spirito santo nella loro vita (I Tim. cap. 3; Tito 1), mentre altre decisioni erano basate sull’adempimento delle profezie, la guida angelica, i principi della Parola di Dio, gli insegnamenti di Cristo e la direttiva dello spirito santo. (Atti 5:19-21; 13:2, 3; 14:23; 15:15-19, 28) L’apostolo Paolo afferma: ‘Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per correggere, per disciplinare’. — II Tim. 3:16.

  • Sorvegliante
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    • Sorvegliante

      [ebr. paqìdh, gr. epìskopos].

      Il sostantivo ebraico deriva dal verbo paqàdh, che significa “visitare, rivolgere l’attenzione a, ispezionare” (Gen. 21:1; Isa. 23:17) e anche “nominare o incaricare”. (Gen. 39:5; Esd. 1:2) Similmente il sostantivo greco deriva da episkopèo, che significa “guardare o vigilare”. (Ebr. 12:15) Infatti la Settanta greca a volte traduce epìskopos il termine ebraico paqìdh. (Nee. 11:9, 14, 22) In entrambe le lingue il sorvegliante era dunque uno che prestava attenzione a certe faccende o persone, visitava, ispezionava e faceva nomine.

      SORVEGLIANTI NELLE SCRITTURE EBRAICHE

      Giuseppe consigliò al faraone di nominare sorveglianti sul paese affinché durante gli anni di abbondanza facessero provviste in previsione della successiva carestia. (Gen. 41:34-36) Sotto i rispettivi capitribù, ciascun ramo dei leviti aveva un particolare incarico relativo alla sorveglianza dei compiti da svolgere nel tabernacolo. (Num. 3:24-26, 30, 31, 35-37; confronta Ezechiele 44:10, 11). Eleazaro, figlio del sommo sacerdote Aaronne, divenne “il capotribù dei capitribù dei Leviti” e a lui era affidata la sorveglianza generale del tabernacolo stesso e dei suoi utensili. (Num. 3:32; 4:16; confronta Geremia 29:26). Il sommo sacerdote poteva anche nominare sorveglianti incaricati di svolgere certe mansioni nel santuario. (II Re 11:18b) Nei capitoli 23-27 di I Cronache sono elencate le diverse posizioni e disposizioni per la sorveglianza in vigore durante il regno di Davide, che riguardavano sia il sacerdozio che la corte reale, anche per questioni economiche e militari. (Confronta II Cronache 17:12-19; 24:8-14; Neemia 11:9, 14, 22; 12:42). Il titolo sar, che significa “principe”, “capo” o “uno preposto ad altri”, e sarìs, che significa “funzionario di corte” (e anche “eunuco”), sono pure usati a proposito di coloro che avevano tali incarichi di sorveglianza. (I Cron. 28:1, 2; II Re 24:12, 15; vedi FUNZIONARIO DI CORTE). Il re e il sommo sacerdote erano naturalmente i principali sorveglianti della nazione.

      La profezia di Isaia (60:17) menziona “sorveglianti” parallelamente a “soprintendenti”, dato che i sorveglianti possono assegnare compiti ad altri e anche sovrintendere e badare agli interessi delle persone o cose affidate alla loro cura. In questa profezia Geova predice il tempo in cui avrebbe nominato “la pace tuoi sorveglianti e la giustizia tuoi soprintendenti”, profezia che ebbe un primo adempimento col ritorno di Israele dall’esilio ma si realizzò più pienamente con l’Israele spirituale, la congregazione cristiana.

      SORVEGLIANTI NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA

      Il Dizionario illustrato greco-italiano di Liddell e Scott (I ed., 1975, p. 490) definisce epìskopos “sorvegliante, guardiano, custode... esploratore... soprintendente, ispettore ... soprintendente di una comunità cristiana”. Il sostantivo affine episkopè significa “ispezione” (Luca 19:44; I Piet. 2:12) o “sorveglianza”, come l’apostolico “incarico di sorveglianza” perso da Giuda. (Atti 1:20) Quest’ultimo termine si può riferire a qualsiasi esame, anche quello compiuto da un medico. Cura protettiva è un’idea fondamentale implicita in epìskopos.

      Infatti il Grande lessico del Nuovo Testamento di Kittel spiega che i verbi (episkopèo e episkèptomai)

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