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  • Identifichiamo il Figlio di Dio

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  • Identifichiamo il Figlio di Dio
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1967
w67 15/8 pp. 485-489

Identifichiamo il Figlio di Dio

In che modo le Scritture Ebraiche provvedono un’identificazione che rappresenta un’indiscutibile, schiacciante prova?

Qual è il nome del Figlio di Dio? Potete identificarlo? Sapevate che egli ha un Figlio? Notate che la Sacra Bibbia suscita la questione dell’identità in Proverbi 30:4 (Na): “Chi ha fatto sussistere tutti i confini della terra? Qual è il Suo Nome e quale il Nome del figlio suo, se tu lo conosci?”

Sebbene quasi un terzo della popolazione del mondo professi di credere che Gesù di Nazaret adempì le esigenze della Bibbia per l’identificazione del Figlio di Dio, quanti lo sanno con certezza? Dei quasi 13.000.000 di Ebrei che sono nel mondo, quanti conoscono le profezie inerenti al Figlio di Dio contenute nelle Scritture Ebraiche?

CONO DI IDENTIFICAZIONE

Geova Dio descrisse un preciso ritratto di suo Figlio per permettere agli uomini di identificarlo senza fallo. Per sagge ragioni Dio preferì includere profezie inerenti a suo Figlio in molti libri delle Scritture Ebraiche, non solo in uno. Queste profezie limitano progressivamente l’identificazione del Figlio di Dio, finché non può esserci dubbio sulla sua identità. Potremmo usare un cono invertito, un cono di identificazione, per così dire.

In cima al cono rovesciato, dov’è più largo, troviamo le profezie all’inizio della Bibbia. Queste profezie non permettono la specifica identificazione di alcun individuo. Man mano che il cono si restringe verso il vertice in basso, le profezie progrediscono nel tempo e si fanno più ristrette o specifiche, limitando così il numero delle persone che avrebbero potuto adempierle tutte. Questo continua finché arriviamo alla punta stessa del cono, il punto dove il peso delle profezie bibliche ne permette l’adempimento da parte di una sola persona, il Messia, il Figlio di Dio.

Usando questo cono di identificazione, possiamo seguire quattro direzioni: (1) Stirpe; (2) luogo e maniera della nascita; (3) natura della sua opera e (4) cronologia.

STIRPE

Il libro biblico di Genesi comincia il nostro cono di identificazione nel suo punto più largo. L’Onnipotente Dio rivelò ad Abraamo l’Ebreo che per mezzo del suo seme tutte le nazioni della terra si sarebbero benedette. (Gen. 22:18) Le Sacre Scritture fanno passare questo promesso seme attraverso la linea di Abraamo, Isacco, Giacobbe, e Giuseppe, uno dei dodici figli di Giacobbe riguardo al quale la profezia diceva: “Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il baston del comando di tra i suoi piedi finché non venga Colui, al quale appartiene e verso di Lui sarà l’obbedienza dei popoli”. (Gen. 49:10, Na) Qui viene indicato che il Messia è dalla tribù reale di Giuda.

Per mezzo del profeta Geremia fu predetto: “‘Vengono i giorni’, è l’espressione di Geova, ‘e per certo susciterò a Davide un germoglio giusto. E un re per certo regnerà e agirà con discrezione ed eseguirà diritto e giustizia nel paese’”. (Ger. 23:5) In questa profezia il Creatore indica che il suo Messia-Figlio sarebbe venuto attraverso il re Davide, e che sarebbe stato infine un governante, e, come aveva predetto Daniele, sarebbe stato un re celeste per eseguire diritto e giustizia per i suoi sudditi. (Dan. 7:13, 14) Il nostro cono di identificazione limita dunque il numero di individui che avrebbero adempiuto le profezie concernenti la stirpe del Figlio di Dio, poiché non solo doveva essere della tribù di Giuda ma doveva essere della linea della famiglia del re Davide. — Sal. 89:34-37.

LUOGO E MANIERA DELLA NASCITA

Il cono di identificazione addita la nascita di questo futuro re celeste nel piccolo villaggio di Betleem: “Tu, o Betleem Efrata, quella troppo piccola per essere fra le migliaia di Giuda, da te mi uscirà colui che deve divenire il governante in Israele, la cui origine è dai primi tempi, dai giorni del tempo indefinito”. — Mich. 5:2.

Il Figlio di Dio, comunque, non doveva avere una nascita comune, poiché il ruolo di riscattatore che avrebbe dovuto svolgere richiedeva che fosse un uomo perfetto. (Isa. 53:5; Dan. 9:24, 25) Questo, a sua volta, richiedeva che nascesse da una donna vergine col seme miracolosamente provveduto da Geova Dio, per mezzo del suo spirito santo. Tale profezia della nascita da una vergine si trova davvero nelle Scritture Ebraiche. In una moderna traduzione italiana di Isaia 7:14 si legge: “Ecco la fanciulla concepisce e dà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Emmanuele”. (Na) È vero che non dice specificamente che sarebbe stata una vergine, come alcune traduzioni più antiche rendono erroneamente la parola ebraica almah. Ma questo non impedisce che il versetto profetizzi la nascita da una vergine. Certo una fanciulla sarebbe vergine, o altrimenti non si potrebbe considerare una fanciulla.

È interessante notare il fatto che i Giudei più di duecent’anni prima dell’inizio dell’Èra Volgare aspettavano e prevedevano effettivamente la nascita da una vergine. La famosa traduzione delle Scritture Ebraiche dei Settanta fatta da eruditi giudei confermò questo fatto nella loro traduzione di Isaia 7:14 in greco. Invece di tradurre la parola ebraica almah per “fanciulla” con l’equivalente parola greca per “fanciulla”, la tradussero con la parola greca parthénos, che significa semplicemente “vergine”! Così quegli studiosi giudei mostrarono di conoscere questa profezia della nascita del Figlio di Dio da una vergine.

Questo cono di identificazione limita ulteriormente l’identità del Figlio di Dio.

NATURA DELLA SUA OPERA

Il profeta Mosè fu una figura profetica del promesso Messia, come indica Geova stesso dicendo: “Io susciterò loro un profeta, come te, di mezzo ai loro fratelli e metterò le mie parole sulla sua bocca ed egli annunzierà loro tutto quello che Io gli avrò comandato”. (Deut. 18:18, Na) Anche il Figlio di Dio avrebbe dunque dovuto essere un profeta, ma un profeta più grande di Mosè.

Per mezzo di un incarico enunciato in Isaia 61:1, riscontriamo che l’Onnipotente Dio predisse che suo Figlio sarebbe stato predicatore e insegnante di uomini, poiché dichiara che “Geova mi ha unto per annunciare la buona notizia ai mansueti”. Sullo stesso tono, per mezzo del suo profeta Ezechiele, Geova disse: “Susciterò sopra d’esse un solo pastore, che le pascolerà: il mio servo Davide; egli le pascolerà, egli sarà il loro pastore”. (Ezech. 34:23, VR) Poiché Davide era morto da circa 400 anni quando fu scritta questa profezia, ovviamente non si riferisce a lui, ma, piuttosto, al Figlio di Dio che avrebbe compiuto l’opera di pascere e nutrire spiritualmente il popolo di Dio.

Con tutti questi requisiti, ci si sarebbe aspettato che il Messia ricevesse buona accoglienza nella sua opera fra l’eletto popolo di Dio. Ma le profezie rivelano qualcosa di diverso, come si può vedere chiaramente leggendo il cinquantatreesimo capitolo di Isaia. In questo capitolo Geova mostra che il popolo stesso di Dio avrebbe rigettato suo Figlio, com’era scritto: “Fu disprezzato, e non lo tenemmo in nessun conto. Davvero egli portò le nostre infermità; e in quanto ai nostri travagli, se li caricò. Ma noi stessi lo considerammo come piagato, colpito da Dio e afflitto. Ma egli era trafitto per la nostra trasgressione”. — Isa. 53:3-5.

Il cono di identificazione si avvicina sicuramente alla punta, ma l’onnisapiente Dio è esigente e non permette che ci siano dubbi, per cui determina matematicamente l’identità di suo Figlio mediante la cronologia.

PRECISA CRONOLOGIA

Per mezzo del suo profeta Daniele, Geova dice: “Dovresti conoscere e avere perspicacia che dall’emanazione della parola di restaurare e riedificare Gerusalemme fino al Messia il Condottiero, ci saranno sette settimane, anche sessantadue settimane”. (Dan. 9:25) Così dopo un totale di sessantanove “settimane” dall’emanazione della parola di restaurare e riedificare Gerusalemme sarebbe apparso “Messia il Condottiero”. Ora, quanto tempo dunque comporta questo?

La parola resa “settimana” in ebraico significa un ciclo di sette, di solito sette giorni, ma non necessariamente. Può essere un ciclo di sette periodi di diversa durata. In questo caso nell’ebraico si trova un’insolita costruzione grammaticale. La comune parola per “settimane” in ebraico è shavuoth (desinenza femminile). Ma in questo caso la parola ebraica usata è shavuim (desinenza maschile), che può ben indicare al lettore che la settimana menzionata qui non è il normale ciclo di sette giorni, ma, piuttosto, sette anni. Infatti, alcuni traduttori di questo versetto lo hanno reso in inglese “settimane di anni”. Questo corrisponde al principio biblico di “un giorno per un anno”. (Num. 14:34; Ezech. 4:6) Così le sessantanove “settimane” ammonterebbero a 483 anni [7 × 69=483].

Ma quando si sarebbe cominciato a contare questo periodo di 483 anni? Nell’anno 455 a.E.V. Quell’anno Neemia ricevette l’approvazione per andare “nella città delle tombe dei miei padri, per poterla ricostruire”. (Neem. 2:5, Na) Questo avvenne “nel mese di Nisan, l’anno ventesimo del re Artaserse”. (Neem. 2:1, Na) Secondo informazioni su cui sono concordi gli storici Tucidide e Diodoro, questo ebbe luogo nell’anno 455 a.E.V. Le sessantanove “settimane di anni” si comincerebbero a contare dal tempo in cui andò in vigore il comandamento di Artaserse; cioè dopo che i Giudei con Neemia arrivarono a Gerusalemme e quando egli diede ordine di costruire le mura della città. Poiché ci vollero circa quattro mesi per fare il viaggio dalla capitale invernale del re fino a Gerusalemme, il principio di Ab del 455 a.E.V., o verso il 26-27 o 27-28 luglio del 455 a.E.V., segna il punto da cui cominciare il calcolo del tempo indicato dalla profezia di Daniele. In questo tempo andò in vigore il comando di restaurare e riedificare Gerusalemme.

Se contiamo 483 anni da quella data, arriviamo all’anno 29 E.V. [454 anni dal 455 a.E.V. all’1 a.E.V., 1 anno dall’1 a.E.V. all’1 E.V. e 28 anni dall’1 E.V. al 29 E.V.=483 anni], l’anno in cui il Figlio di Dio sarebbe apparso come Messia o Unto.

La profezia continua: “Dopo le sessantadue settimane [di anni] Messia sarà stroncato, senza nulla per lui stesso”. (Dan. 9:26) Così dopo il periodo di 62 settimane, che veniva dopo il periodo di 7 settimane [un totale di 69 settimane], il Messia doveva morire. Ma in qual tempo dopo 69 settimane di anni? Il versetto 27º di Daniele 9 spiega: “Alla metà della [settantesima] settimana [di anni] farà cessare sacrificio e offerta di dono”. Poiché metà di una settimana di anni è tre anni e mezzo, il Messia sarebbe morto tre anni e mezzo dopo l’anno 29 E.V., che cominciava nell’autunno dell’anno. Questo ci porterebbe all’anno 33 E.V., nella primavera dell’anno.

Come avrebbe Geova Dio potuto essere più specifico nell’identificare suo Figlio? Il cono di identificazione si è ristretto fino alla punta e doveva identificare solo un uomo fra tutti gli uomini che mai fossero stati sulla faccia della terra. Avrebbe dovuto nascere dalla stirpe di Davide, da una vergine, nella città di Betleem; avrebbe dovuto comparire come l’Unto nel 29 E.V. ed essere un profeta operatore di miracoli, un insegnante e pastore di uomini; doveva essere rigettato come tale dal suo stesso popolo ed esser messo a morte, e la sua morte avrebbe dovuto avvenire nella primavera del 33 E.V.

SOLO UN UOMO CORRISPONDE AI REQUISITI PER L’IDENTIFICAZIONE

Che cosa mostra la storia? Che solo un uomo corrisponde ai requisiti per l’identificazione del Figlio di Dio! Gesù Cristo soltanto! Gesù soddisfece l’esigenza di nascere nella stirpe di Davide; e le Scritture Greche Cristiane mostrano che la sua linea di discendenza risale fino a Davide e ad Abraamo. (Matt. 1:1-16; Luca 3:23-38) Fuori delle Scritture Greche Cristiane c’è, per esempio, la testimonianza di un certo rabbino Ulla, che visse nel terzo secolo e dichiarò che “Gesù fu trattato in modo eccezionale perché era di stirpe reale”.a Al tempo di Gesù, naturalmente, erano ancora disponibili i registri genealogici del tempio che la persona interessata poteva consultare.

In quanto al fatto che Gesù nacque da una vergine, oltre alla Bibbia (Matt. 1:18-25) ci sono gli scritti di Celso, un nemico del cristianesimo del secondo secolo, i quali scritti mostrarono che i primi cristiani credevano universalmente alla nascita di Gesù da una vergine. — Origen Against Celsus, Libro I, capitoli xxxiv, xxxvii.

Inoltre, Gesù nacque nella città di Davide, Betleem, com’era predetto. (Luca 2:1-16) Poiché Gesù venne dalla linea della famiglia di Davide, la sua famiglia era a Betleem al tempo della sua nascita, secondo ciò che avevano richiesto i Romani per scopi di censimento.

In quanto alla cronologia, Gesù è l’unico uomo che potesse corrispondere alle considerazioni cronologiche. La storia prova che Gesù apparve nell’anno 29 E.V. per essere battezzato da Giovanni nel fiume Giordano, e lo spirito santo scese dal cielo per ungerlo, facendone il Messia o Cristo. (Luca 3:1, 2, 21-23) La profezia di Daniele è così uno dei più vigorosi mezzi per identificare oggi il Messia alla nazione giudaica e a noi. È un fatto che i Giudei del giorno di Gesù attendevano la comparsa del Messia il Condottiero mentre consideravano le profezie, comprese la profezia di Daniele circa il tempo, e l’opera di Giovanni Battista. — Luca 3:15.

Oltre a ciò, Gesù fu davvero un profeta che operò miracoli, e anche un insegnante e pastore del popolo di Dio. Le sue profezie per il nostro giorno si sono avverate. (Matt. 24:3-14; Luca 21:7-11) Parecchie fonti fuori delle Scritture Greche Cristiane mostrano che Gesù compì grandi opere e che fu un insegnante del popolo di Dio. In Antiquities of the Jews (Libro XVIII, capitolo 3º, paragrafo 3º) lo storico giudeo Giuseppe Flavio, dopo aver narrato alcune difficoltà che macchiarono il procuratorato di Pilato, scrive: “Ora ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo; poiché fu operatore di opere meravigliose, insegnante degli uomini che ricevono con piacere la verità. Attirò a sé sia molti Giudei che molti Gentili”.

La storia attesta che Gesù fu rigettato dal suo stesso popolo e messo a morte, com’era predetto. Uno storico secolare, un uomo di nome Tacito, che nacque verso il 54 E.V., mentre erano ancora vivi alcuni apostoli di Gesù Cristo, dichiara: “Cristo . . . subì l’estrema punizione durante il regno di Tiberio per mano di un nostro procuratore, Ponzio Pilato”. — Annals, xv, 44.

Infine, come indicava la profezia di Daniele, Gesù fu messo a morte nella primavera dell’anno 33 E.V. Infatti, egli morì il 14 Nisan, a metà dell’anno lunare che cominciava nell’autunno col mese di Tishri. Tre anni e mezzo dopo la settantesima “settimana di anni” finì con l’unzione del gentile Cornelio. Una nota in calce nella traduzione di Antiquities of the Jews di Whiston indica il 3 aprile 33 E.V. (calendario giuliano) come data in cui Gesù fu messo al palo e morì, che è il 14 Nisan nel calendario ebraico di quell’anno. La tradizione giudaica fissa nel 14 Nisan, nella primavera dell’anno, che è il tempo predetto da Daniele, la data della morte di Gesù, secondo il Trattato Talmudico (edizione non espurgata) Sanhedrin vi, 2.

Il cono di identificazione, mediante la stirpe, il luogo e la maniera della nascita, la natura dell’opera e della precisa cronologia concorda dunque nell’indicare che Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Con che grande precisione Dio identificò suo Figlio, il Messia! Quelli che desiderano la vita presteranno la massima attenzione all’identità di Gesù Cristo come Messia, poiché il Messia è il Seme di Abraamo per mezzo del quale tutte le famiglie della terra si benediranno se eserciteranno fede in questo profeta più grande di Mosè, il Figlio dell’Onnipotente Dio e ubbidiranno ai suoi comandi.

[Nota in calce]

a Trattato Talmudico Sanhedrin 43 a, edizione non espurgata.

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