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  • Deuteronomio, libro di
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • C. Profezia circa le benedizioni per l’ubbidienza ai comandamenti di Dio e maledizioni per la disubbidienza (28:1-68)

      IV Quarto discorso di Mosè; rinnovato il patto

      A. Ricordata la cura di Geova nel deserto (29:1-9)

      B. Conseguenze della disubbidienza (29:10-29)

      C. Misericordia di Dio per quelli che si pentono (30:1-10)

      D. Sta a Israele scegliere la vita o la morte (30:11-20)

      V Ultime istruzioni di Geova a Mosè

      A. Giosuè riceve il comando; profetizzata la ribellione di Israele (31:1-30)

      VI Cantico di Mosè (32:1-52)

      VII Ultime benedizioni pronunciate da Mosè (33:1-29)

      VIII Morte e sepoltura di Mosè (34:1-12)

      Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, pp.  35-41.

  • Diadema
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    • Diadema

      Vedi CORONA.

  • Diamante
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    • Diamante

      Pietra preziosa lucente; il minerale naturale più duro finora scoperto e una delle gemme di maggior valore. Di solito è incolore, ma a volte presenta colorazione diversa: giallo, verde, rosso, bruno, azzurro e nero. Quasi tutti i diamanti non tagliati sono cristalli ottaedrici trasparenti o traslucidi, composti di carbonio quasi puro. Si pensa che i diamanti si siano formati molto tempo fa quando il carbonio contenuto nella terra era soggetto a grande pressione e calore. Anticamente esistevano giacimenti di diamanti, ma in tempi moderni vengono estratti da formazioni rocciose molto più profonde.

      Il termine ebraico shamìr (tradotto due volte “diamante” e una volta “pietra di smeriglio” in NW) significa “punta acuminata” e a volte si riferisce a rovi o spine. (Isa. 5:6; 32:13) Secondo alcuni il termine shamìr può applicarsi a qualunque minerale durissimo vagamente identificato col termine generico “adamante” (dal greco adàmas che significa “invitto”), e potrebbe riferirsi al diamante o ad altri minerali durissimi come il corindone e lo smeriglio.

  • Diaspro
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    • Diaspro

      Una pietra di diaspro rappresentante una delle dodici tribù d’Israele occupava l’ultimo posto nella seconda fila di pietre del “pettorale del giudizio” di Aaronne. (Eso. 28:2, 15, 18, 21; 39:11) Il diaspro era una delle pietre preziose che ‘coprivano’ il re di Tiro. (Ezec. 28:12, 13) Nella visione dello splendore del celeste trono di Geova, Giovanni vede che “colui che è seduto è d’aspetto simile a pietra di diaspro e a preziosa pietra di color rosso”. (Riv. 4:1-3, 10, 11) “La città santa, la Nuova Gerusalemme”, è descritta nel suo fulgore come “pietra preziosissima, quale pietra di diaspro splendente come cristallo”. La struttura delle mura della città santa era di diaspro, come pure la prima pietra di fondamento. — Riv. 21:2, 10, 11, 18, 19.

      Il diaspro moderno è una varietà opaca di quarzo che contiene tracce di ossido di ferro. I colori, spesso disposti a strati, sono bianco, rosso, giallo, marrone o nero. Il diaspro è più duro del vetro e si trova in rocce metamorfiche compatto o come cristalli distinti. Le varietà migliori sono usate come pietre preziose e possono essere finemente levigate. Alcuni studiosi ritengono però che il diaspro menzionato nelle Scritture Greche Cristiane non fosse il diaspro come lo conosciamo attualmente. Dal momento che il diaspro di Rivelazione 21:11 è definito “pietra preziosissima . . . splendente come cristallo”, la pietra antica poteva essere molto più rara e preziosa del diaspro moderno relativamente poco costoso, ed essere lucente e traslucida anziché opaca. Secondo alcuni studiosi il termine greco si riferirebbe in realtà al diamante.

  • Diavolo
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    • Diavolo

      Dal greco diàbolos, che significa “falso accusatore, ingannatore, calunniatore”. Nome descrittivo dato a Satana, il primo e principale calunniatore e falso accusatore del santo nome e della parola di Geova. — Vedi SATANA; PETTEGOLEZZO, CALUNNIA.

  • Dibla
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    • Dibla

      Vedi RIBLA.

  • Dibon
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    • Dibon

      (Dìbon).

      Città a E del Mar Morto, sottratta ai moabiti dall’amorreo Sihon, ma conquistata poi dagli israeliti giunti nel paese al comando di Mosè. — Num. 21:25-30.

      L’antica Dibon è identificata con la moderna Dhiban, proprio a N del fiume Arnon, 20 km circa a E del Mar Morto. Recentemente è stata teatro di intense ricerche archeologiche e ha acquistato una certa fama per la scoperta avvenuta nel 1868 della famosa Stele Moabita. Alcune dichiarazioni contenute in questa stele, eretta da Mesa, re di Moab, secondo alcuni identificherebbero Dibon con la capitale (chiamata Qarhah) e allo stesso tempo con “la principale città di Moab”.

      Poco dopo l’iniziale conquista della regione da parte degli israeliti era abitata dalla tribù di Gad che ‘edificava [o riedificava] Dibon’, chiamandola evidentemente Dibon-Gad, località elencata fra i luoghi dove si accamparono gli israeliti. (Num. 32:34; 33:45, 46) Dibon però faceva parte dell’eredità di Ruben. (Num. 32:2, 3; Gios. 13:8, 9, 15-17) Probabilmente Dibon soffrì sotto la rinnovata dominazione moabita durante il regno di Eglon, finché non fu liberata in seguito alla vittoria del giudice Eud. (Giud. 3:12-30) Secondo quanto riferisce la Bibbia in II Re 3:4, 5, molti secoli più tardi, alla morte di Acab, Mesa, re di Moab, si ribellò contro la dominazione israelita (ca. 919–918 a.E.V.). La Bibbia non precisa quanto durò tale insurrezione, ed è possibile, come vanta Mesa nella Stele Moabita, che in quell’occasione egli riuscisse ad annettere a “Qarhah” diverse città israelite. Comunque, a differenza della vanagloriosa iscrizione di Mesa, le Scritture spiegano chiaramente che Moab fu clamorosamente sconfitto quando i suoi eserciti affrontarono in combattimento gli eserciti alleati di Israele, Giuda ed Edom. — II Re 3:4-27.

      Meno di due secoli dopo Dibon era ancora nota come città moabita, e contro di essa Isaia (15:2) pronunciò una dichiarazione di sventura. Degli abitanti della regione è detto profeticamente che sarebbero saliti “alla Casa e a Dibon, agli alti luoghi”, per piangere la desolazione di Moab.

      Quando circa un secolo più tardi Geremia, servitore di Geova, profetizzò che Dibon doveva ‘scendere dalla gloria e sedere nella sete’ (Ger. 48:18), la precedente profezia di Isaia non era stata evidentemente ancora adempiuta. Perciò Geremia pronunciò di nuovo un messaggio simile rendendo doppiamente certa per Moab la predizione di sventura. Qualche tempo dopo la caduta di Gerusalemme nel 607 a.E.V., quando Nabucodonosor devastò completamente Moab, poté lasciare gli abitanti di Dibon non solo ‘assetati’ dello splendore della sua gloria precedente, ma anche abbandonarli come prigionieri umiliati, letteralmente assetati

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