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CheatitiAusiliario per capire la Bibbia
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Il censimento fatto nel deserto del Sinai rivelò che c’erano 8.600 maschi da un mese in su appartenenti alle famiglie dei cheatiti. (Num. 3:27, 28) I maschi fra i trenta e i cinquant’anni che rientravano “nel gruppo di servizio per il servizio nella tenda di adunanza” erano 2.750. — Num. 4:34-37.
Durante il faticoso viaggio nel deserto, i cheatiti si dovevano accampare a S del tabernacolo (Num. 3:29), fra quello e l’accampamento delle tribù di Ruben, Simeone e Gad. (Num. 2:10, 12, 14) I cheatiti avevano il privilegio e la responsabilità di trasportare l’arca del patto, la tavola del pane di presentazione, il candelabro, gli altari e gli utensili del luogo santo, e anche la cortina del Santissimo (Num. 3:30, 31), dopo che erano stati smontati e coperti da Aaronne e dai suoi figli, anch’essi cheatiti. A parte Aaronne e i suoi figli, ai cheatiti non era permesso vedere neanche per un momento gli utensili, né toccare il luogo santo, perché far questo avrebbe significato la morte. (Num. 4:4-15, 20) Israele provvide ai leviti bestiame e carri per trasportare gli arredi del tabernacolo, ma questi non furono provveduti ai cheatiti. Senza dubbio a motivo della santità del loro carico, essi lo portavano sulle spalle. (Num. 7:2-9) Inoltre erano gli ultimi dei leviti a levare il campo. — Num. 10:17-21.
Dopo la conquista di Canaan, quando furono attribuite ai leviti certe città, i cheatiti ne ebbero ventitrè, tredici attribuite ai figli di Aaronne dai territori di Giuda, Simeone e Beniamino e le altre dieci al resto dei cheatiti dai territori di Efraim, Dan e della mezza tribù di Manasse. — Gios. 21:1-5, 9-26; I Cron. 6:54-61, 66-70.
Eman, cheatita della famiglia di Izar, ricevette da Davide l’incarico di cantare nel santuario di Geova. (I Cron. 6:31-38) Centoventi cheatiti con Uriel loro capo erano fra coloro a cui Davide affidò il compito di trasportare l’arca di Geova dalla casa di Obed-Edom a Gerusalemme, occasione in cui Eman ebbe un ruolo di primo piano come musicista e cantore. (I Cron. 15:4, 5, 11-17, 19, 25) In I Cronache si legge che quando Davide divise i leviti in gruppi o divisioni, alcuni cheatiti erano cantori (25:1, 4-6) e portinai (26:1-9); altri dovevano sorvegliare i depositi e le cose rese sante (26:23-28), e alcuni erano ufficiali, giudici e amministratori. (26:29-32) Certi cheatiti curavano la cottura e la preparazione del pane in pile per il sabato. - I Cron. 9:31, 32.
I cheatiti lodarono Geova quando seppero che avrebbe dato a Giuda al comando di Giosafat la vittoria sugli eserciti alleati di Ammon, Moab e monte Seir. (II Cron. 20:14-19) Leviti cheatiti ebbero una parte nel purificare la casa di Geova ai giorni del re Ezechia. (II Cron. 29:12-17) Inoltre, i cheatiti Zaccaria e Mesullam ebbero incarichi di sorveglianza quando il re Giosia fece riparare il tempio. — II Cron. 34:8-13.
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ChebarAusiliario per capire la Bibbia
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Chebar
(Chèbar) [forse, poderoso, possente].
“Fiume” del “paese dei Caldei” presso il quale, a Tel-Abib, c’erano ebrei esiliati. (Ezec. 1:1-3) Qui, nel 613 a.E.V., il profeta Ezechiele ebbe la prima visione, che lo lasciò sbalordito per sette giorni, e l’incarico di essere “sentinella alla casa d’Israele”. (Ezec. 1:1–3:21) In seguito visioni simili ricordarono al profeta l’esperienza avuta presso il Chebar. — Ezec. 10:15, 20, 22; 43:3.
Alcuni commentatori hanno avanzato l’ipotesi che il Chebar potesse essere il moderno Khabur, che si getta nell’Eufrate quasi 470 km a N di Babilonia. Ma si noti che le truppe di Nabucodonosor avevano portato i prigionieri a “Babilonia” (II Re 24:16; II Cron. 36:20) ed è precisato che il fiume Chebar si trovava “nel paese dei Caldei” (Ezec. 1:3), nome dato alla Mesopotamia inferiore o meridionale, non a una regione così a N come quella dove scorre il fiume Khabur.
Quasi tutti gli studiosi sono d’accordo che parlando del “fiume Chebar” Ezechiele usò il termine ebraico nahàr (di solito tradotto “fiume”) nel senso più ampio per includere i numerosi canali di Babilonia che un tempo attraversavano la fertile campagna fra il corso inferiore dell’Eufrate e del Tigri, e questo in armonia col corrispondente termine babilonese che pure descrive sia un fiume che un canale. Si ritiene che ingegneri abbiano progettato l’imponente rete di canali d’irrigazione di Babilonia all’inizio della storia della Mesopotamia per controllare il Tigri e l’Eufrate altrimenti pericolosi, il cui livello cominciava a salire ogni anno durante la stagione delle piogge, non solo causando terribili inondazioni, ma anche depositando sui campi strati di sale dannoso al terreno. Inoltre molti di quei canali erano abbastanza larghi da permettere la navigazione di grosse barche, contribuendo così a migliorare la già rinomata posizione commerciale ed economica di Babilonia. Tuttavia non si può determinare con certezza a quale canale della vasta rete idrica della Mesopotamia corrispondesse il biblico fiume Chebar.
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ChedarAusiliario per capire la Bibbia
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Chedar
(Chèdar) [forse, potente, bruno, o dalle tende nere].
Tribù araba discendente da Chedar figlio di Ismaele che faceva parte dei “figli dell’Oriente”. Anche il loro paese è chiamato Chedar. (Ger. 2:10; 49:28, 29) Popolazione nomade dedita alla pastorizia, che possedeva greggi di pecore, capre e cammelli (Isa. 60:7; Ger. 49:28, 29), e abitava evidentemente il deserto a E della Palestina nella parte NO della Penisola Arabica. Le “colonie che Chedar abita” (Isa. 42:11) potevano essere accampamenti temporanei, ma potevano anche indicare insediamenti piuttosto stabili. Forse a motivo della loro importanza fra le tribù arabe, il nome Chedar in epoche successive venne applicato alle tribù del deserto in generale. Nel Targum e nella letteratura rabbinica, l’Arabia stessa a volte è chiamata “Chedar”.
La Sulammita del Cantico di Salomone paragonò la sua carnagione abbronzata alle “tende di Chedar” (Cant. 1:5, 6; confronta Salmo 120:5), che probabilmente erano di pelo di capra nera, come lo sono tuttora le tende di molti beduini. La profezia di Ezechiele menziona i “capitribù di Chedar” insieme agli arabi, mercanti di agnelli, montoni e capri della città commerciale di Tiro. — Ezec. 27:21.
All’epoca della dominazione assira sul Medio Oriente, il profeta Isaia predisse l’improvviso declino della gloria di Chedar, quando i suoi potenti arcieri sarebbero stati ridotti a un semplice rimanente. (Isa. 21:16, 17) Gli abitanti di Chedar sono evidentemente i qidri o qadri menzionati in documenti assiri relativi alle campagne militari. Il re assiro Assurbanipal li include fra gli aribi (arabi) e i nebaiot (confronta Isaia 60:7) nel resoconto di una campagna militare vantandosi degli asini, dei cammelli e delle pecore presi loro come bottino.
In epoca successiva Nabucodonosor, re di Babilonia, abbatté Chedar. (Ger. 49:28, 29) La conquista della parte N dell’Arabia da parte di questo monarca è menzionata dallo storico babilonese Beroso, citato da Giuseppe Flavio. — Contro Apione, Libro I, 19.
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