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DanieleAusiliario per capire la Bibbia
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qualunque circostanza, Daniele non sarebbe sceso a compromessi inchinandosi davanti alla statua. Inoltre la Parola di Geova esprime la Sua approvazione per la completa dedizione di Daniele, menzionandolo insieme a Noè e Giobbe. — Ezec. 14:14, 20; Matt. 24:15; Ebr. 11:32, 33.
Daniele interpretò poi il sogno di Nabucodonosor relativo all’immenso albero che era stato abbattuto e poi lasciato germogliare di nuovo, che (nel significato più semplice della profezia) rappresentava il grande monarca babilonese stesso. (Dan. 4:20-22) Nabucodonosor avrebbe perso la ragione per sette anni e poi avrebbe riacquistato la sanità di mente e il regno. Nabucodonosor attesta che questo accadde realmente per opera di Dio, facendo pubblicità all’avvenimento in tutto il reame. — Dan. 4:1, 2.
Visioni
Daniele ebbe due visioni (capp. 7 e 8), rispettivamente nel primo e nel terzo anno di Baldassarre, in cui vari animali rappresentavano il succedersi delle potenze mondiali, fino al tempo in cui queste sarebbero state annientate e la sovranità celeste sarebbe stata data a “qualcuno simile a un figlio d’uomo”. (Dan. 7:11-14) Sembra che, qualche tempo dopo la morte di Nabucodonosor, per molti anni Daniele facesse poco o nulla in qualità di consigliere, tanto che la regina (probabilmente la regina madre Nitocri) dovette ricordarlo a Baldassarre quando nessuno dei saggi fu in grado di interpretare il sinistro scritto apparso sulla parete del palazzo durante lo sfrenato e blasfemo banchetto di Baldassarre. Come promesso, Daniele ricevette l’onore di essere terzo nel regno, essendo Nabonedo il primo sovrano e suo figlio Baldassarre il secondo. Quella stessa notte la città fu conquistata dai medi e dai persiani e Baldassarre fu ucciso. — Dan. 5:1, 10-31.
SOTTO LA DOMINAZIONE MEDO–PERSIANA
Durante il breve regno di Dario il Medo, Daniele fu uno dei tre alti funzionari preposti ai 120 satrapi che dovevano reggere l’impero. Distintosi grazie al favore di Dio, Daniele stava per essere preposto a tutto il regno quando invidia e gelosia spinsero gli altri funzionari a tramare la sua morte. La legge che indussero il re a emanare doveva aver relazione con l’adorazione che Daniele rendeva a Dio, dato che altrimenti non avrebbero potuto trovare in lui colpa alcuna. Il re, riluttante, agì per far osservare la legge, che, secondo la consuetudine, non poteva essere revocata, e gettò Daniele nella fossa dei leoni. Per la salda integrità e la fede che Daniele mostrò, Geova mandò il suo angelo a liberarlo dalla bocca dei leoni. Allora Dario giustiziò i cospiratori, facendoli sbranare dagli stessi leoni. — Dan. cap. 6.
Nel primo anno di Dario, Daniele comprese che, secondo gli scritti di Geremia, era vicina la fine dei settant’anni di desolazione di Gerusalemme. (Ger. 25:11, 12) Daniele riconobbe umilmente i peccati del suo popolo e pregò Geova di far risplendere la sua faccia sul desolato santuario di Gerusalemme. (Dan. 9:1, 2, 17) Gabriele gli fece una rivelazione, comunicandogli la profezia delle settanta settimane, che determinava con esattezza l’anno della venuta del Messia. Ormai vecchio e alla fine di una lunga carriera, nel terzo anno di Ciro (ca. 536 a.E.V.) Daniele ebbe la visione di un angelo che, mentre si recava in missione da Daniele, dovette lottare col principe di Persia. L’angelo rivelò quello che doveva ‘accadere al popolo di Daniele nella parte finale dei giorni, perché era una visione ancora per i giorni avvenire’. (Dan. 10:14) Iniziando coi re di Persia, Daniele scrisse storia in anticipo. La profezia rivelava che la scena mondiale sarebbe stata dominata da due principali potenze politiche ostili, chiamate “re del nord” e “re del sud”, situazione che sarebbe esistita finché non fosse sorto Michele e a cui avrebbe fatto seguito un tempo di grande angustia. — Dan. capp. 11 e 12.
Daniele poté vivere fino a vedere nel 537 a.E.V. la partenza degli ebrei al comando di Zorobabele, ma non è detto che li abbia accompagnati. Forse non visse più molto oltre quella data. Le parole dell’angelo, “in quanto a te stesso, va verso la fine; e riposerai, ma sorgerai per la tua sorte alla fine dei giorni”, sembrano indicare che la vita di Daniele volgeva alla fine, con la certezza che lo attendeva una risurrezione.
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Daniele, libro diAusiliario per capire la Bibbia
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DANIELE, LIBRO DI
AMBIENTE ED EPOCA IN CUI FU SCRITTO
Il libro è ambientalo a Babilonia, a eccezione di una delle visioni ambientata a Susan (Susa) presso il fiume Ulai. Non si sa se Daniele si trovasse a Susa in realtà o solo in visione. La stesura fu completata verso il 536 a.E.V. e il libro abbraccia il periodo che va dal 618 al 536 a.E.V. circa. — Dan. 8:1, 2.
SCRITTORE
Che Daniele ne fu lo scrittore e reso evidente dal libro stesso. (Dan. 7:1) Questo è dimostrato anche dal fatto che i capitoli da 7 a 12 sono scritti in prima persona.
I capitoli da 1 a 6 sono scritti in terza persona, ma questo non esclude che li abbia scritti Daniele, in veste di osservatore che sì limitava a riferire ciò che accadeva a lui stesso e ad altri. Un altro scrittore biblico, Geremia, lo fa spesso. (Vedi Geremia 20:1-6; 21:1-3 e capitoli da 26 a 36). Altre volte anche Geremia scrive in prima persona. — Ger. capp. 1, 13, 15, 18.
POSTO NEL CANONE
Nella Bibbia italiana il libro di Daniele si trova fra i profeti maggiori, subito dopo Ezechiele. Questo è l’ordine seguito nella Settanta greca e nella Vulgata latina. Nel canone ebraico Daniele si trova negli “Scritti” o “Agiografi”.
AUTENTICITÀ
Alcuni critici mettono in dubbio l’autenticità del libro di Daniele, anche se studiosi colti e competenti hanno smentito categoricamente le loro teorie, basate tutte su supposizioni. Coloro che ne mettono in dubbio l’autenticità assumono la posizione presa da Porfirio, filosofo pagano del III secolo e nemico del cristianesimo, il quale sosteneva che il libro di Daniele fosse stato contraffatto da un ebreo palestinese dell’epoca di Antioco Epifane. Secondo la sua teoria, costui aveva descritto avvenimenti passati spacciandoli per profezie. Da allora la genuinità del libro di Daniele non è più stata messa seriamente in dubbio fino all’inizio del XV1II secolo. Anche se le nozioni che i critici hanno degli avvenimenti storici e dei particolari della vita babilonese del VI secolo a.E.V. sono scarse, essi presumono di poter giudicare l’accuratezza di Daniele. Man mano che le scoperte archeologiche accrescono la nostra conoscenza su quel periodo, il libro di Daniele è rivendicato e i critici si dimostrano in errore. Comunque il fatto che Gesù Cristo stesso citò la profezia di Daniele è una prova ancor più eloquente della sua autenticità. — Matt. 24:15; Dan. 11:31
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