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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 171-173

Betel

(Bètel) [casa di Dio].

Importante città della Palestina menzionata nella Bibbia più spesso di qualsiasi altra città dopo Gerusalemme. Viene identificata con le rovine presso il villaggio moderno di Beitin, una ventina di km a N di Gerusalemme. Sorgeva quindi su una cresta rocciosa all’estremo S della regione montuosa di Efraim, a un’altitudine di 914 m sul livello del mare. La zona è oggi piuttosto arida, essendo un altopiano sassoso con vegetazione scarsa. Ma l’esistenza di quattro sorgenti indica che l’antica città godeva di un ottimo rifornimento idrico.

La posizione Strategica di Betel ne accrebbe molto l’importanza. Situata sulla dorsale della catena montuosa centrale, si trovava sull’importante via di comunicazione che seguendo lo spartiacque da Sichem proseguiva in direzione S passando per Betel, Gerusalemme, Betleem, Ebron e giù fino a Beer-Seba. (Confronta Giudici 21:19). Un’altra strada collegava Betel a O con Ioppe sul Mediterraneo e a E con Gerico presso il Giordano. Come Samaria, Gerusalemme, Ebron e Beer-Seba, Betel si trovava dunque all’incrocio di diverse strade. Inoltre l’evidenza indica che quella fra Gerusalemme e Betel era una regione densamente popolata, con una concentrazione di villaggi maggiore di qualsiasi altra parte della Palestina.

Gli scavi archeologici compiuti a Beitin rivelano che è una località molto antica, e si pensa che l’insediamento originale risalga al XXI secolo a.E.V. circa. C’è pure evidenza di una violenta distruzione e di un incendio che ha lasciato in alcuni punti un metro e mezzo di detriti e cenere, avvenuti probabilmente durante la conquista di Canaan da parte di Israele.

Quando Abraamo giunse in Canaan (1943 a.E.V.) si fermò a Sichem, poi si spinse a S fino “alla regione montagnosa a oriente di Betel e piantò la sua tenda avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente”. (Gen. 12:8) Dopo aver trascorso qualche tempo in Egitto a motivo della carestia in Canaan, Abraamo si stabilì di nuovo a E di Betel, insieme al nipote Lot. Dato che in entrambi i casi Abraamo piantò le tende a E di Betel, si ritiene che il suo accampamento si trovasse a Burj Beitin, poco più a E di Beitin, che è stato definito “uno dei punti più panoramici della Palestina”. (Encyclopædia Biblica, Vol. I, col. 552) Può darsi che da tale punto favorevole Abraamo invitasse Lot a decidere in che direzione volesse andare dopo essersi separato da lui, col risultato che Lot “alzò dunque gli occhi e vide l’intero Distretto del Giordano” e scelse quella regione. (Gen. 13:8-11) Dopo di che Geova invitò Abraamo a osservare il paese in tutte le direzioni, assicurandolo che sarebbe stato un’eredità per lui e il suo seme. — Gen. 13:14, 15.

Mosè nel compilare il libro di Genesi chiama “Betel” il villaggio nelle cui vicinanze si era accampato Abraamo, ma più avanti viene spiegato che il suo nome originale cananeo era “Luz”. Giacobbe trascorse la notte nelle vicinanze durante il viaggio da Beer-Seba ad Haran (ca. 1781 a.E.V.) e, dopo aver sognato una scala che giungeva sino ai cieli e aver udito da Dio la conferma della promessa abraamica, eresse una colonna e chiamò il luogo “Betel”, anche se “il nome della città era precedentemente Luz”. (Gen. 28:10-19) Circa vent’anni dopo Dio parlò a Giacobbe in Haran, identificandosi come colui che gli aveva parlato a Betel, e dicendogli di tornare in Canaan. — Gen. 31:13.

Dopo che Dina era stata disonorata a Sichem e i figli di Giacobbe si erano vendicati dei sichemiti, Giacobbe ricevette istruzione da Dio di tornare a Betel. Avendo eliminato gli oggetti appartenenti alla falsa religione in possesso della sua famiglia e dei suoi servitori, con la protezione divina raggiunse Betel, dove costruì un altare e riconfermò il nome dato in precedenza alla località, chiamandola “El-Betel”, cioè “il Dio di Betel”. Qui morì e fu sepolta Debora nutrice di Rebecca. Qui inoltre Geova confermò il cambiamento del nome di Giacobbe in Israele, riaffermando la promessa abraamica. — Gen. 35:1-16.

Secoli dopo, quando la nazione d’Israele giunse in Canaan (1473 a.E.V.), il nome Betel è usato di nuovo per la città in precedenza chiamata Luz piuttosto che per l’accampamento di Abraamo e Giacobbe. Nel narrare l’attacco contro Ai, la Bibbia indica che i cananei di Betel cercarono di aiutare quelli della città vicina, ma invano. Se non in quell’occasione, in un tempo successivo il re di Betel fu sconfitto dall’esercito di Giosuè. (Gios. 7:2; 8:9, 12, 17; 12:9, 16) Dopo di che Betel compare come città di confine fra i territori delle tribù di Efraim e Beniamino. È elencata fra le città di Beniamino, ma la Bibbia spiega che fu la casa di Giuseppe (di cui Efraim faceva parte) a conquistare la città. (Gios. 16:1, 2; 18:13, 21, 22; Giud. 1:22-26) Da questo momento in poi la città non viene più chiamata Luz.

All’epoca dei giudici, la profetessa Debora dimorava “fra Rama e Betel nella regione montagnosa di Efraim”. (Giud. 4:4, 5) Quando la tribù di Beniamino fu punita per il delitto commesso dai suoi componenti, l’arca del patto venne temporaneamente trasferita da Silo a Betel, essendo quest’ultima città molto più vicina al luogo del conflitto in corso attorno a Ghibea, circa 11 km a S di Betel. — Giud. 20:1, 18, 26-28; 21:2.

Betel faceva parte della circoscrizione visitata da Samuele che giudicava ogni anno il popolo in quella città, a Ghilgal e a Mizpa, ed era sempre considerata un luogo di adorazione. (I Sam. 7:16; 10:3) Comunque da quel momento fino alla divisione del regno (997 a.E.V.), Betel è menzionata solo in relazione allo schieramento delle truppe del re Saul che si preparavano a combattere i filistei. — I Sam. 13:2.

Per l’importanza che aveva nel regno settentrionale, Betel, che era stata un luogo dove il vero Dio si rivelava, sotto Geroboamo divenne un noto centro di falsa adorazione. A Betel, all’estremo S del regno d’Israele di recente costituzione, e a Dan, all’estremo N, Geroboamo eresse i vitelli d’oro per cercare di dissuadere gli abitanti del suo regno dall’andare al tempio di Gerusalemme. (I Re 12:27-29) Col proprio edificio religioso e altare, con le feste inventate appositamente, e i sacerdoti scelti di fra le tribù non levite, Betel divenne simbolo di completa apostasia dalla vera adorazione. (I Re 12:31-33) Geova Dio non tardò a manifestare la sua disapprovazione per mezzo di “un uomo di Dio” inviato a Betel a predirne la futura desolazione, e spaccando l’altare di Betel. Dopo essersene andato da Betel quest’“uomo di Dio” si lasciò indurre da un vecchio profeta di Betel ad accettare e seguire il presunto messaggio di un angelo contrario ai diretti ordini di Dio, con disastrose conseguenze. Ucciso da un leone, fu sepolto a Betel nel luogo di sepoltura del vecchio profeta che vide in tutti questi avvenimenti la conferma dell’adempimento della parola di Geova e quindi chiese di esser sepolto alla sua morte nello stesso luogo. — I Re 13:1-32.

Abia re di Giuda sottrasse temporaneamente Betel e altri villaggi alla dominazione del regno settentrionale (II Cron. 13:19, 20), ma sembra che Betel sia stata restituita al regno settentrionale almeno all’epoca di Baasa re d’Israele, dato che egli cercò di fortificare Rama, molto più a S di Betel. (I Re 15:17; II Cron. 16:1) Anche se il re Ieu sradicò poi l’adorazione di Baal da Israele, i vitelli d’oro rimasero indisturbati a Dan e a Betel. — II Re 10:28, 29.

Nonostante vi prevalesse la falsa adorazione, la Bibbia spiega che all’epoca di Elia ed Eliseo a Betel c’era un gruppo di profeti. Anche i ragazzi beffardi che schernirono Eliseo, e persero la vita a motivo della condanna divina, erano di Betel. — II Re 2:1-3, 23, 24.

I profeti Amos e Osea, alla fine del IX e all’inizio dell’VIII secolo a.E.V., proclamarono che Dio condannava la corruzione religiosa di Betel. Osea menziona direttamente Betel (“casa di Dio”) solo per rievocare la rivelazione di Dio al fedele Giacobbe (Osea 12:4), ma evidentemente si serve del nome “Bet-Aven”, che, significa “casa di nulla o di idolatria”, per esprimere il disprezzo di Dio verso quella città e le sue pratiche religiose false. (Osea 4:15; 5:8) Avverte che l’idolo del vitello servito da sacerdoti di dèi stranieri diverrà causa di lutto per l’idolatra Israele, i suoi alti luoghi saranno distrutti e spine e triboli ne copriranno gli altari; mentre la popolazione, dovendo andare in esilio in Assiria, grida ai monti: “Copriteci!” e ai colli: “Cadeteci sopra!” (Osea 10:5-8; confronta Luca 23:30; Rivelazione 6:16). Il profeta Amos si espresse in modo simile spiegando che, per quanto spesso si offrissero sacrifici sugli altari di Betel, i loro pii pellegrinaggi in quel luogo non erano altro che una trasgressione, e avvertendo che l’ardente ira di Geova sarebbe divampata inestinguibile contro di loro. (Amos 3:14; 4:4; 5:5, 6) Adirato per il fatto che Amos profetizzava proprio a Betel, il sacerdote apostata Amazia lo accusò di pronunciare discorsi sediziosi e gli ordinò di tornare a profetizzare in Giuda di dove era venuto: “Ma a Betel non devi più fare alcuna profezia, poiché è il santuario di un re ed è la casa di un regno”. — Amos 7:10-13.

Betel continuò a essere un santuario idolatrico fino alla resa all’Assiria del regno settentrionale nel 740 a.E.V. Perciò Geremia, più di un secolo dopo, poté parlarne come di un esempio ammonitore per quelli che confidavano nei falsi dèi a loro propria vergogna. (Ger. 48:13) Anche dopo Betel continuò a essere un centro religioso, infatti il re d’Assiria rimandò in Israele uno dei sacerdoti esiliati per insegnare alla popolazione afflitta dai leoni “la religione del Dio del paese”, e questo sacerdote si stabilì a Betel, insegnando come dovevano temere Geova”. La Bibbia non dice se fosse un sacerdote levita o un sacerdote del ‘dio-vitello’ ma i risultati sembrano indicare quest’ultima ipotesi, dato che “ebbero timore di Geova, ma adoravano i loro propri dèi” e le cose continuarono allo stesso modo falso e idolatrico iniziato da Geroboamo. — II Re 17:25, 27-33.

In adempimento della profezia di Osea il vitello d’oro di Betel era stato portato al re d’Assiria (Osea 10:5, 6), ma l’originale altare di Geroboamo era ancora lì all’epoca di Giosia re di Giuda. Sembra che gli assiri non avessero ancora espulso tutti gli israeliti dal regno settentrionale, perché durante il suo regno Giosia estese l’epurazione della falsa religione fino a Betel e anche alle città della Samaria. Ciò avvenne nel diciottesimo anno del regno di Giosia o dopo (ca. 642 a.E.V.), e tale intrepida azione poté esser resa possibile dal fatto che il regno assiro era allora travagliato da problemi interni. Comunque Giosia distrusse il luogo dell’adorazione idolatrica a Betel, bruciando prima sull’altare le ossa prese dalle tombe vicine, poi sconsacrandolo in adempimento della profezia pronunciata dall’“uomo di Dio” più di tre secoli prima. L’unica tomba risparmiata fu quella dell’“uomo di Dio”, e così furono risparmiate anche le ossa del vecchio profeta che erano nella stessa tomba. — II Re 22:3; 23:15-18.

Uomini di Betel erano fra gli israeliti che fecero ritorno dall’esilio in Babilonia (Esd. 2:1, 28; Nee. 7:32), e a Betel si ristabilirono dei beniaminiti. (Nee. 11:31) All’epoca dei Maccabei venne fortificata dal generale siriano Bacchide (ca. 160 a.E.V.) e fu poi conquistata dal generale romano Vespasiano non ancora diventato imperatore di Roma.

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