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  • Pasto serale del Signore
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • le stesse ragioni non si può veracemente dire che con un miracolo facesse in modo che la sua carne e il suo sangue coesistessero col pane e col vino, come sostengono coloro che aderiscono alla dottrina della consustanziazione.

      Inoltre, mangiare carne e sangue umani sarebbe cannibalismo. Le parole di Gesù, “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi”, avevano significato figurativo, ma furono prese alla lettera da alcuni ebrei suoi discepoli, che dissero: “Questo discorso è offensivo; chi lo può ascoltare?” Questo era indicativo della veduta ebraica circa il mangiare carne e sangue umani, inculcata dalla Legge. — Giov. 6:53, 60.

      Per di più bere sangue era una violazione della legge di Dio, non solo quella dichiarata nel patto della Legge, ma anche quella dichiarata dallo stesso Geova Dio a Noè, prima della Legge. (Gen. 9:4; Lev. 17:10) Il Signore Gesù Cristo non avrebbe mai ordinato di violare la legge di Dio, infatti disse: “Chi viola perciò uno di questi minimi comandamenti e insegna così agli uomini, sarà chiamato ‘minimo’ riguardo al regno dei cieli”. (Matt. 5:19) Inoltre Gesù comandò: “Continuate a far questo ... in ricordo di me”, non in sacrificio. — I Cor. 11:23-25.

      Il pane e il vino sono dunque emblemi che rappresentano la carne e il sangue di Cristo in modo simbolico, come andavano intese le sue parole circa il mangiare la sua carne e bere il suo sangue. A coloro che erano rimasti scandalizzati dalle sue parole Gesù aveva detto: “Infatti il pane che darò è la mia carne a favore della vita del mondo”. (Giov. 6:51) Questo avvenne alla sua morte come sacrificio sul palo di tortura. Il suo corpo venne sepolto e fu eliminato dal Padre suo prima che potesse decomporsi. (Atti 2:31) Nessuno mangiò mai letteralmente la sua carne o il suo sangue.

      CELEBRAZIONE CORRETTA, ORDINATA

      La congregazione cristiana di Corinto si trovava, sotto certi aspetti, in una cattiva condizione spirituale, infatti, come disse l’apostolo Paolo: “Molti fra voi sono deboli e malati, e parecchi dormono nella morte”. Questo era in gran parte dovuto al fatto che non avevano ben compreso il significato del Pasto Serale del Signore. Non rispettavano la santità dell’occasione. Quelli della congregazione che avevano molti mezzi mangiavano e bevevano a sazietà a casa prima di assistere alla celebrazione, alcuni erano assonnati, altri addirittura ubriachi. Quelli che non avevano mezzi venivano affamati, desiderosi di celebrare la Commemorazione per soddisfare il loro appetito. Evidentemente quelli che avevano fame si mettevano a mangiare prima che arrivassero gli altri. Né gli uni né gli altri si rendevano conto che il pasto doveva essere simbolo di unità. Non comprendevano pienamente la serietà della cosa, che gli emblemi rappresentavano il corpo e il sangue del Signore, e che il pasto era una commemorazione della sua morte. Paolo mise in risalto il grave pericolo che correvano coloro che vi partecipavano senza riconoscere questi fatti. — I Cor. 11:20-34.

  • Pasur
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    • Pasur

      (Pasùr) [ciò che rimane tutt’intorno].

      1. Principe che faceva parte della delegazione inviata dal re Sedechia a interrogare Geremia circa il futuro di Gerusalemme. (Ger. 21:1, 2) Fu Pasur che chiese al re il permesso di mettere Geremia nella cisterna. (Ger. 38:1, 4, 6) In questi due brani Pasur è definito “figlio di Malchia”. Anche nella genealogia della famiglia di sacerdoti tornata dall’esilio in Babilonia è menzionato “Pasur figlio di Malchia”. (I Cron. 9:12; Nee. 11:12) Se il principe Pasur era davvero un sacerdote, può darsi che da lui abbiano tratto nome i “figli di Pasur”. — Esd. 2:38.

      2. Sacerdote, “figlio [o discendente] di Immer,... commissario capo nella casa di Geova”. Pasur, non tollerando le profezie di Geremia, lo colpì e lo mise ai ceppi per poi ridargli la libertà l’indomani. Perciò Geova, per mezzo di Geremia, predisse che Pasur sarebbe stato preso prigioniero e sarebbe morto a Babilonia e quindi gli cambiò nome da Pasur in “Spavento tutto intorno” (ebr. Maghòhr missavìv) (Ger. 20:1-6), espressione che ricorre diverse volte in questo libro biblico. — Ger. 6:25; 20:3, 10; 46:5; 49:29.

  • Patara
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    • Patara

      (Pàtara).

      Porto della Licia dove l’apostolo Paolo e i suoi compagni, probabilmente nel 56 E.V., si trasferirono su una nave diretta in Fenicia. (Atti 21:1, 2) Attualmente Patara è rappresentata da antiche rovine presso il villaggio di Gelemish sulla montuosa costa SO dell’Asia Minore e parecchi chilometri a E della foce del fiume Xanto (Koca). Era un porto dove facevano scalo le navi provenienti dall’Italia, dall’Egitto, dalla Siria e da altre località, ed era il porto principale per le città che sorgevano lungo la valle dello Xanto.

  • Patmos
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    • Patmos

      (Pàtmos).

      Isola dove fu esiliato l’apostolo Giovanni “per aver parlato di Dio e aver reso testimonianza a Gesù”. (Riv. 1:9) Là ricevette la Rivelazione. Secondo un’antica tradizione, Giovanni, che era stato confinato nell’isola di Patmos nel quindicesimo anno del regno di Domiziano (ca. 95 E.V.), venne rimesso in libertà dopo la morte di quell’imperatore.

      Situata nel Mare Icario (parte dell’Egeo) circa 55 km a O della costa dell’Asia Minore, Patmos non distava neanche 240 km da tutt’e sette le congregazioni a cui erano specificamente rivolti i messaggi contenuti nei capitoli 2 e 3 di Rivelazione. Questa piccola isola vulcanica (lunga 14 km e larga 8) ha coste molto frastagliate ed è piuttosto arida e rocciosa. Oggi tuttavia produce grano, olive e uva. A motivo del suo isolamento, Patmos, insieme a altre isole dell’Egeo, serviva come colonia penale.

  • Patros
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    • Patros

      (Patròs) [forse, paese meridionale].

      Nome menzionato sempre insieme all’Egitto (ebr. Mitsràyim). (Ezec. 30:13, 14) Quasi tutte le fonti autorevoli lo mettono in relazione col termine egiziano p’,-t’,-rsy (di cui si ignora l’effettiva pronuncia), che evidentemente indicava l’Alto Egitto. Per Alto Egitto si intende in genere la regione della valle del Nilo che da un punto a S di Menfi risale fino a Siene (l’attuale Assuan) presso la prima cateratta del Nilo. Alcuni studiosi tuttavia sono propensi a includere in questa regione un “Medio Egitto” e ritengono che Patros corrisponda più precisamente alla Tebaide, cioè alla regione dell’Alto Egitto intorno all’antica città di Tebe, circa 480 km a S della regione del Delta nel Basso Egitto. Il versetto di Isaia 11:11, che predice il ritorno degli esuli israeliti da ‘Egitto (Mizraim), Patros e Cus’, sembrerebbe corroborare la collocazione di Patros nell’Alto Egitto, che confinava a S con Cus (l’Etiopia). Un’iscrizione del re assiro Esar-Addon elenca nello stesso ordine “Musur, Paturisi e Cus”.

      Secondo Ezechiele 29:14, Patros sarebbe ‘il paese d’origine degli egiziani’. L’idea tradizionale egiziana, riportata da Erodoto (Libro II, 4, 15, 99), evidentemente lo conferma, poiché indica nell’Alto Egitto, e in particolare nella regione di Tebe, la sede della prima monarchia egiziana, con un re che Erodoto chiama “Min”, nome che non compare in nessun documento egiziano. Diodoro

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