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  • w80 1/12 pp. 28-30
  • Hai cercato di fare pace?

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  • Hai cercato di fare pace?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1980
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  • CERCARE DI FARE LA PACE È UN OBBLIGO
  • INCENTIVI A FARE IL PRIMO PASSO
  • COME FARE
  • Risolviamo le difficoltà con amore cristiano
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
  • Che fare quando si offende qualcuno
    Svegliatevi! 1996
  • Come risolvete i contrasti?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1994
  • Risolviamo i contrasti con amore
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova (di facile lettura) 2016
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1980
w80 1/12 pp. 28-30

Hai cercato di fare pace?

“ECCO, come è buono e come è piacevole che i fratelli dimorino insieme in unità! È come la rugiada dell’Ermon che scende sui monti di Sion”. (Sal. 133:1, 3) È veramente piacevole vedere i membri di una famiglia o di una congregazione cristiana dimorare insieme in amorevole unità, cooperando armoniosamente. Ma, essendo la natura umana quella che è, non è sempre facile mantenere tale condizione. A volte ci vuole un vero sforzo.

Possiamo illustrarlo con un fatto veramente accaduto: Fra i musicisti che suonavano regolarmente in un’orchestra di dieci elementi c’erano un vivace scozzese, che suonava la viola, e un austero tedesco, che suonava il violoncello. I loro temperamenti opposti provocavano occasionali scontri, finché gradualmente fra i due si formò una barriera. La causa del malcontento del violista era evidentemente il violoncellista. Per qualche tempo il violoncellista non affrontò la questione, dicendo a se stesso: ‘Dopo tutto Gesù ha detto che se il tuo fratello ti offende devi andare da lui. Perciò, se l’ho offeso, deve essere lui a venire da me’. Ma un giorno, mentre leggeva la Bibbia, il violoncellista lesse queste parole di Gesù: “Se, dunque, porti il tuo dono all’altare e lì ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, e va via; prima fa pace col tuo fratello, e poi, tornato, offri il tuo dono”. — Matt. 5:23, 24.

Quelle parole scossero il violoncellista. Non poteva più lasciare il peso della riconciliazione sul suo fratello, il violinista, ma egli stesso si sentì ora in obbligo di fare il primo passo. Quindi andò direttamente dal fratello che aveva offeso e lo trovò, pensate, che stava scrivendo una lettera di protesta al presidente della loro organizzazione, lettera in cui sfogava le sue lagnanze contro il violoncellista! Ne seguì una franca discussione e una riconciliazione che ristabilì permanentemente fra i due buone relazioni. Come fu lieto il violoncellista di aver letto quella scrittura quella mattina e di aver agito subito in conformità ad essa!

CERCARE DI FARE LA PACE È UN OBBLIGO

Poiché siamo tutti imperfetti, è inevitabile che sorgano divergenze. Forse nel tuo caso non sei stato tu ad offendere qualcuno, ma è stato un altro ad offendere te. Ebbene, cosa hai intenzione di fare? Cercherai di fare pace?

Hai smesso di parlare a chi ti ha offeso, o lo tratti con freddezza? Passi notti insonni pensando al torto subìto? Forse ti chiedi perché l’offensore non si interessa di venire da te a scusarsi del male che ti ha fatto. In tal caso forse ti stai facendo più male tu di quanto non te ne abbia fatto lui. Potrebbe anche darsi che non si sia affatto reso conto di averti offeso così seriamente. È vero, può anche essersi accorto di aver detto o fatto qualcosa di poco gentile, ma potrebbe non avere la minima idea dell’effetto che questo ha avuto su di te.

Perché lasciare che questi rapporti tesi continuino, facendoti perdere la gioia? Ricorda che ‘la gioia di Geova è la fortezza’ dei suoi servitori. (Nee. 8:10) Se hai presentato la questione a Geova in preghiera e hai cercato di perdonare e dimenticare, ma non ne sei stato capace, o se i motivi che hanno causato il malcontento sembrano sussistere, allora devi andare dal tuo fratello e cercare di fare pace. La Parola di Dio dice che devi prendere l’iniziativa: “Se un tuo fratello ti fa del male, va’ a trovarlo e mostragli il suo errore . . . Se ti ascolta, avrai ricuperato tuo fratello”. (Matt. 18:15-17, Parola del Signore, il Nuovo Testamento) Anche se questo si applica in particolare a questioni molto serie, è anche un principio generale che i cristiani possono seguire in questioni di secondaria importanza.

INCENTIVI A FARE IL PRIMO PASSO

Si può dire che basilarmente è tutta questione di comunicare. Voi avete smesso di comunicare e il problema è come ricominciare a farlo. Se la rottura è avvenuta fra due cristiani, l’uno o l’altro dovrebbe essere disposto a fare lo sforzo necessario.

È vero che può non essere facile prendere l’iniziativa. Cosa ti aiuterà a farlo? Una cosa è l’umiltà. Perché l’umiltà? Perché, più spesso di quanto non si pensi, è l’orgoglio ciò che ci impedisce di ristabilire i rapporti interrotti. Ci vuole umiltà per andare da chi ci ha offeso e cercare di spiegargli dove ha sbagliato e come questo ha influito su di noi. Molte volte gli screzi fra persone che si amano non vengono mai sanati solo perché la persona che si è sentita ferita è troppo orgogliosa per ammetterlo.

Un’altra cosa che può aiutarti è l’empatia, l’immedesimarti nei sentimenti e nei motivi dell’altra persona. In altre parole, mettiti nei suoi panni. Immagina di essere al suo posto. Supponi di aver offeso qualcuno ma di non essertene reso pienamente conto. Non vorresti che quella persona te lo dicesse?

Facciamo un esempio molto semplice: Immaginiamo che tu abbia preso in prestito del denaro, diciamo solo 5.000 lire, perché ti eri trovato senza soldi. Poi te ne sei dimenticato e non li hai più restituiti. Non saresti grato all’altra persona se gentilmente te lo ricordasse? Naturalmente! Gesù disse che se facciamo torto a qualcuno, in effetti siamo in debito verso di lui. Perciò, se hai subìto un torto, perché non vai dall’offensore, concedendogli il beneficio del dubbio, affinché egli possa mettere a posto le cose? Probabilmente sarà felicissimo che tu l’abbia fatto.

Soprattutto, ciò che ti aiuterà a far pace sarà l’amore altruistico, l’amore basato sul principio. Non vuoi vedere tuo fratello divenire egoista, trascurato. Non vuoi vederlo andare avanti in una strada che può portarlo a commettere errori sempre più gravi per sé e per altri, non è vero? (Lev. 19:17) Avendo a cuore i suoi migliori interessi spirituali sarai aiutato a cercare di fare il possibile per assisterlo. Come lo descrive l’apostolo, l’amore altruistico è longanime, non cerca i propri interessi, non tiene conto dell’offesa, non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Soffre, crede, spera e sopporta ogni cosa, e inoltre non viene mai meno. Tale amore ti spingerà a cercare di fare pace. — I Cor. 13:4-8.

COME FARE

Il successo dei tuoi tentativi può dipendere in gran parte dal tuo modo di fare. È molto importante procedere con lo spirito dell’amore, non per dimostrare all’altro che è in torto e che tu hai ragione, ma per riconciliarvi; come afferma la scrittura, per ‘ricuperarlo’. Cerca di essere calmo, padrone di te. Aspetta il momento in cui i sentimenti non sono ardenti. Se agisci sotto la spinta delle emozioni, dovrai prendertela solo con te stesso se otterrai una reazione negativa. Sì, è necessario controllare i propri sentimenti, mantenere la calma.

Bisogna anche usare tatto. Impariamo una lezione dal profeta Natan, che usò tatto nel rivolgersi al re Davide per dirgli ciò che Geova Dio pensava del suo peccato con Betsabea. Egli cominciò con un esempio che Davide poteva valutare in modo obiettivo. Se Natan avesse immediatamente rinfacciato a Davide la gravità del suo peccato agli occhi di Dio, è probabile che Davide gli avrebbe risposto giustificandosi o dicendogli di farsi i fatti suoi o addirittura minacciandolo! — II Sam. 12:1-15.

Possiamo imparare anche dalla regina Ester. Si preparò bene prima di rivolgere al marito, il re Assuero, la sua ardita richiesta. (Est. 5:3-8; 7:1-10) È vero che la tua situazione differisce dalla sua; non è in gioco la tua vita o quella di tutto il tuo popolo. Ma il principio basilare è lo stesso, e cioè che se ci tieni molto al risultato, e così dovrebbe essere, devi fare il possibile per esporre il tuo caso nella maniera più favorevole.

Illustriamolo con un’altra storia vera: C’era un direttore d’orchestra che aveva una pianista di grande talento ed estremamente leale, ma che purtroppo era molto permalosa e irascibile. Se veniva criticata, tendeva a “esplodere”. Perciò il direttore, ogni qualvolta doveva darle un suggerimento sotto forma di critica costruttiva, prima conversava con lei del più e del meno, su cose di reciproco interesse, e poi, quando l’atmosfera era calma e amichevole, portava con tatto e gentilezza alla sua attenzione il punto che intendeva menzionare.

Ma supponiamo che il tuo fratello non ti ascolti. Che fare? In tal caso dovresti decidere fino a che punto si tratta di una questione di principio e fino a che punto puoi lasciare che ‘l’amore copra una moltitudine di peccati’. Se è una questione veramente seria, vorrai procedere secondo le istruzioni di Gesù e quindi portare con te due testimoni. Ma nella maggioranza dei casi questo non dovrebbe essere necessario. — Matt. 18:16; I Piet. 4:8.

Naturalmente tutto questo vale anche nel caso opposto, cioè se sei tu ad aver motivo di credere di aver offeso qualcuno, come nel caso del violoncellista che aveva offeso il suonatore di viola. Anzi, in tale situazione i consigli menzionati si applicherebbero ancora di più. Poniamo il caso che qualcuno ti abbia offeso. Non proveresti sollievo se venisse da te e così ti evitasse di dover andare da lui per chiarire la cosa?

Una coscienza sensibile ti sarà di grande aiuto. Significa avere un vivo senso di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, e il desiderio di fare ciò che è giusto. Se abbiamo offeso qualcuno, siamo in debito verso di lui, e dovremmo voler saldare onestamente i nostri debiti mettendo a posto le cose fra noi. — Matt. 6:12.

Può darsi però che i tuoi sforzi siano vani. “Un fratello riluttante è più irriducibile di una fortezza”, dice il proverbio. (Prov. 18:19, The New English Bible) Può darsi che, avendo egli giudicato male i tuoi motivi, non ci sia semplicemente nulla che tu possa fare per aiutarlo a ricredersi. In tal caso dipenderà dalla gravità della questione se mandare avanti la cosa o no, per esempio con l’aiuto di un anziano della congregazione cristiana.

Dovremmo veramente cercare di fare la pace se c’è dell’astio fra noi e un nostro conservo. Dopo tutto, i cristiani non devono già lottare abbastanza per vincere il mondo malvagio, le macchinazioni del Diavolo e la loro stessa debolezza innata, senza dover contendere l’uno con l’altro? Quando vi è motivo di lamentarsi e né le preghiere né gli sforzi per perdonare e dimenticare riescono a migliorare la situazione, allora dobbiamo necessariamente fare qualcosa. Se abbiamo offeso qualcuno, mettiamo in pratica Matteo 5:23, 24. Se siamo stati offesi, e si tratta di un’offesa grave, mettiamo in pratica Matteo 18:15-17. Così facendo, contribuiremo da parte nostra a favorire la pace e l’unità che devono esistere tra fratelli. Mostreremo inoltre di essere discepoli di Cristo. — Giov. 13:34, 35.

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