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RibellioneAusiliario per capire la Bibbia
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di essere come le nazioni circostanti e si ribellavano abbandonando la vera adorazione. — Giud. 2:3, 11-16; 3:4, 5; Nee. 9:26, 27.
FRA I CRISTIANI
Anche i cristiani hanno dovuto combattere con persone ribelli. L’apostolo Paolo predisse un’apostasia o ribellione fra coloro che si dichiaravano cristiani (II Tess. 2:3) e, già in quel tempo, esistevano degli apostati. (I Tim. 1:19, 20; II Tim. 2:16-19) Il discepolo Giuda scrisse di alcuni che parlavano ingiuriosamente dei “gloriosi” nella congregazione cristiana. Poiché la distruzione di quei ribelli era cosa sicura, Giuda ne parlava come se avesse già avuto luogo: “Son periti nel ribelle discorso di Cora!” — Giuda 8, 11; vedi APOSTASIA.
Giusta sottomissione all’autorità governativa
Anziché ribellarsi, coloro che desiderano avere l’approvazione di Dio quali seguaci di Cristo sono invitati a essere ubbidienti a quelli che prendono la direttiva all’interno della congregazione (Ebr. 13:17) e alle autorità governative al di fuori della congregazione. (Tito 3:1, 2) La ribellione all’autorità governativa secolare costituisce una ribellione a Dio, poiché queste autorità esistono col permesso di Dio ed è sua volontà che i cristiani siano sottomessi finché quello che richiedono non sia in conflitto con la sua legge. — Rom. 13:1-7; Atti 5:29.
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Ribla
(Ribla o Riblà).
Villaggio a N di Israele “nel paese di Amat”. (Ger. 52:9) Si ritiene generalmente che Ribla sorgesse sulla riva E dell’Oronte, quasi sessanta km a NE di Baalbek, nella vallata tra i monti del Libano e dell’Antilibano. Evidentemente il faraone Neco si era accampato a Ribla dopo aver sconfitto il re Giosia, verso il 629 a.E.V. In quel tempo era diretto a N per combattere contro i babilonesi, che allora dominavano l’Assiria. A Giosia era succeduto Ioacaz, ma tre mesi dopo Neco mise al suo posto Eliachim (Ioiachim). Neco si fece condurre il re Ioacaz a Ribla prima di portarlo prigioniero in Egitto. (II Re 23:29-34) Ribla era una posizione strategica per un accampamento militare. Dominava una strada militare e carovaniera che in direzione N-S univa l’Egitto e l’Eufrate. Nella vallata e nelle foreste circostanti era facile trovare acqua e procurarsi viveri e combustibile.
Degli stessi vantaggi militari si valsero in seguito i babilonesi. A un certo punto, dopo l’inizio dell’assedio di Gerusalemme alla fine del 609 a.E.V., Nabucodonosor evidentemente si accampò a Ribla da dove dirigeva le operazioni militari. Questo gli avrebbe permesso di battere Damasco o di tornare in fretta a Babilonia, se necessario. Quando Sedechia venne catturato nel 607 a.E.V. fu condotto da Nabucodonosor a Ribla, come lo furono poco dopo alcuni altri uomini importanti della città. — II Re 25:1, 5-7, 18-21; Ger. 39:5; 52:9-11, 26, 27.
Molti eruditi concludono che la “Dibla” di Ezechiele 6:14 si dovrebbe leggere “Ribla”, intendendo la Ribla sull’Oronte.
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RicamoAusiliario per capire la Bibbia
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Ricamo
L’antica arte di eseguire con un ago punti decorativi su tessuto, pelle, ecc., usando filo o altro materiale di colore o genere diverso, in modo da produrre una decorazione in rilievo. L’intreccio di disegni e figure su stoffa eseguito con l’ago è menzionato per la prima volta nella Bibbia a proposito del tabernacolo di Israele. Geova diede a Bezalel e Ooliab che lavoravano al tabernacolo sapienza di cuore per fare, tra l’altro, ogni lavoro di ricamo. — Eso. 35:30-35; 38:21-23.
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Ricchezza
In tutte le Scritture viene sottolineata l’importanza non di possedere ricchezza materiale, ma di avere una buona reputazione presso Geova Dio, reputazione che gode chi continua a fare con fede la divina volontà. Cristo Gesù incoraggiò altri a essere ‘ricchi verso Dio’ (Luca 12:21) e ad accumulare “tesori in cielo”. (Matt. 6:20; Luca 12:33) Un passato ricco di opere eccellenti sarebbe stato come ricchezze depositate presso il Creatore in cielo, che avrebbero assicurato alla persona benedizioni durature. Coloro che diventavano seguaci di Gesù Cristo unti dallo spirito potevano attendersi la “gloriosa ricchezza” di un’eredità celeste (Efes. 1:18) e, mentre erano ‘residenti forestieri’ sulla terra, dovevano essere ricchi o abbondare di fede, amore, bontà e altre qualità divine. — Confronta Galati 5:22, 23; Giacomo 2:5; 1 Pietro 2:11, 12; II Pietro 1:5-8.
I RICCHI PATRIARCHI
Fedeli servitori di Geova Dio, come i patriarchi Abraamo e Giobbe, non ebbero l’incarico di aiutare altri ad accettare la vera adorazione. Per questa ragione sembra che il loro tempo fosse dedicato principalmente a soddisfare le necessità fisiche e spirituali delle rispettive famiglie. Geova benedisse i diligenti sforzi di quei suoi servitori, che finirono per avere molto bestiame, molti servitori e oro e argento. — Gen. 12:16; 13:2; 14:14; 30:43; 32:10; Giob. 1:2, 3; 42:10-12.
Benché ricchi, quegli uomini non erano materialisti. Riconoscevano che la loro prosperità materiale dipendeva dalla benedizione di Geova, e non erano avidi di ricchezza. Abraamo, dopo aver sconfitto quattro re alleati e ricuperato tutto il bottino che essi avevano preso a Sodoma, avrebbe potuto accrescere grandemente la propria ricchezza. Ma declinò l’offerta del re di Sodoma di prendere i beni ricuperati, dicendo: “Alzo in effetti la mano in giuramento a Geova, l’Iddio Altissimo, che ha fatto il cielo e la terra, che, da un filo a un legaccio di sandalo, no, non prenderò nulla di ciò che è tuo, onde tu non dica: ‘Io ho fatto ricco Abramo’. Nulla per me!” (Gen. 14:22-24) Quando perse tutto il bestiame e i figli, Giobbe esclamò: “Geova stesso ha dato, e Geova stesso ha tolto. Si continui a benedire il nome di Geova’. — Giob. 1:21.
Abraamo, Giobbe e altri dimostrarono che si potevano affidare loro ricchezze. Erano operosi e facevano buon uso dei possedimenti materiali. Giobbe, per esempio, fu sempre pronto ad aiutare i poveri e gli afflitti. (Giob. 29:12-16) A motivo della loro rettitudine, Geova Dio ebbe buona ragione di proteggere i suoi servitori affinché non fossero defraudati da uomini egoisti e avidi. — Gen. 31:5-12; Giob. 1:10; Sal. 105:14.
ISRAELE, SE UBBIDIVA, SAREBBE STATO UNA NAZIONE PROSPERA
Come nel caso dei fedeli patriarchi, la prosperità materiale degli israeliti dipendeva dal mantenere una giusta relazione con Geova Dio. Con severità Mosè consigliò loro di ricordare che era stato Geova loro Dio a dar loro la possibilità di arricchire. (Deut. 8:18) Era Geova che aveva dato a quella nazione con cui aveva stretto un patto un’eredità terriera. (Num. 34:2-12) E poteva provvedere affinché avessero la pioggia nella stagione giusta e non subissero perdite a motivo di raccolti mancati o invasioni di eserciti nemici. — Lev. 26:4-7.
Era proposito di Dio che Israele, se ubbidiva, fosse una nazione prospera. (Deut. 28:12, 13) La prosperità della nazione avrebbe recato onore a Geova, costituendo per le nazioni circostanti una prova evidente che era stato lui
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