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  • Fate del proposito di Geova il vostro modo di vivere
    La Torre di Guardia 1972 | 15 luglio
    • il tempo di mostrare indifferenza verso il proposito di Dio che ora si approssima al culmine per questo sistema di cose. Naomi si rese sicuramente conto che avrebbe potuto non sapere mai se era stata effettivamente impiegata nella discendenza di Silo, tuttavia fu disposta a dedicare tutta la sua vita per renderlo possibile. E Rut, che era una giovane donna, avrebbe potuto sposare qualsiasi giovanotto, un ricco se l’avesse voluto o un povero se lo avesse amato, ma fu invece disposta a sposare un vecchio solo perché suo figlio potesse divenire il figlio di Naomi. Ma lo fecero entrambe perché amavano Geova e volevano partecipare all’adempimento del proposito di Geova. Che esempio di altruistico amore! Eppure sia Naomi che Rut, nel loro tempo e fra i loro vicini, poterono essere considerate solo persone “comuni”.

      20. Quale avvertimento diede Paolo, e come possiamo ricevere oggi la benedizione della ricompensa di Geova?

      20 Oggi viviamo nel “tempo della fine”, nel tempo in cui tutte queste profezie hanno un così meraviglioso adempimento. Paolo scrisse questo avvertimento per noi: “Inoltre, dico questo, fratelli, che il tempo rimasto è ridotto. Da ora in poi quelli . . . che fanno uso del mondo [siano] come quelli che non ne usano appieno; poiché la scena di questo mondo cambia”. (1 Cor. 7:29-31) Se pensiamo di poter vivere come la gente di questo sistema, impiegando il nostro tempo solo nelle occupazioni della vita, allora avremo un brusco risveglio perché, come fa pensare Paolo, questo mondo sta rapidamente per scomparire e presto non ci sarà in esso nessuna vita. Oggi, c’è tanto per cui vivere in vista delle prospettive delle benedizioni del Regno messianico che presto saranno elargite in tutta la terra, ed è rimasto così poco tempo per vivere in questo presente sistema malvagio. Anche se rinunciassimo a tutto ciò che questo sistema ha per noi, ‘facendo uso del mondo’, come disse Paolo, “come quelli che non ne usano appieno”, come potrebbe questo paragonarsi alla condotta seguìta da Rut, e dalla classe di Rut che ha già trascorso anni nell’adempimento del proposito di Geova? Tuttavia come Geova ha benedetto con i frutti del Regno sia la parte di Naomi che la parte di Rut dell’unto rimanente, così benedirà chiunque accetta ora pienamente la sfida del servizio di Geova e fa del proposito di Geova il proprio modo di vivere. Quale ricompensa migliore di questa si potrebbe ricevere?

  • Gli uomini ‘afferrano il regno di Dio’ — Come?
    La Torre di Guardia 1972 | 15 luglio
    • Gli uomini ‘afferrano il regno di Dio’ — Come?

      NELLA primavera dell’anno 29 E.V. Giovanni Battista cominciò “a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: ‘Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato’”. (Matt. 3:1, 2) L’opera di Giovanni servì a preparare un popolo che accettasse il re di quel regno e avesse la prospettiva di divenirne membro. Così per la prima volta nella storia umana il “regno dei cieli” divenne una mèta verso cui potevano spingersi gli uomini.

      Ma divenire membro di questo Regno celeste non sarebbe stata una cosa facile da conseguire. Ci volevano strenui sforzi. Alludendo a ciò, colui che era stato unto come Re, Gesù Cristo, dichiarò: “Dai giorni di Giovanni Battista ad ora il regno dei cieli è la mèta verso cui si spingono gli uomini, e quelli che si spingono avanti lo afferrano”. — Matt. 11:12.

      Il verbo greco che dà l’idea di ‘spingersi avanti’ sottintende un ‘vigoroso sforzo’. Da chi era fatto questo vigoroso sforzo? Da nemici aggressori? No, ma da chi credette alla predicazione di Giovanni Battista e accettò Gesù Cristo come Re. Essi fecero un risoluto sforzo e tentativo per il Regno. Colsero il privilegio di divenire futuri membri del Regno come se afferrassero spoglie o prendessero d’assalto una città. Essi non risparmiarono sforzi per ottenere il privilegio. Ma che cosa ve li spinse?

      Com’è notato da Gesù in una sua illustrazione, ciò ebbe inizio quando udirono “la parola del regno”. Il “seme” o “parola del regno” mise radice nel loro cuore. Essi afferrarono ‘il significato della parola’, cioè nacque nel loro cuore vero apprezzamento per l’inestimabile valore d’essere membri del Regno. (Matt. 13:19-23) Il Regno divenne per loro più importante di qualsiasi altra cosa, spingendoli a fare ciò che era necessario per ‘afferrarlo’. (Matt. 13:45, 46) Perciò si pentirono delle loro trasgressioni contro la legge di Dio, si volsero da una condotta errata e si sottoposero al battesimo in acqua per simboleggiare il loro pentimento e la loro conversione. Il vero apprezzamento di cuore li spinse a continuare a sforzarsi per rendere sicura la loro chiamata al regno celeste. — 2 Piet. 1:10.

      A causa degli ostacoli, era necessario un continuo sforzo per afferrare il Regno. Ma chi aveva innalzato questi ostacoli? Geova Dio li aveva innalzati per impedire agli indegni di entrare nel Regno. Solo quelli attratti da lui e che soddisfacevano le sue esigenze potevano entrarvi. (Giov. 6:44; 1 Cor. 6:9-11) Tali persone dovevano seguire la via stretta, trovare la porta stretta, continuare a chiedere, continuare a bussare e la via sarebbe stata aperta. (Matt. 7:7, 8, 13, 14) Per entrarvi potevano anche dover rinunciare a posizioni di prestigio, al perseguimento di promettenti interessi commerciali, sì, a qualche cosa di così caro come un occhio o una mano. — Mar. 9:43-47.

      Chi non mantiene la purezza morale e spirituale sarebbe escluso dal Regno. L’apostolo Paolo rammentò ai cristiani della Galazia: “Le opere della carne sono manifeste, e sono fornicazione, impurità, condotta dissoluta, idolatria, pratica di spiritismo, inimicizie, contesa, gelosia, eccessi d’ira, contenzioni, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie e simili. Circa queste cose vi preavverto, come vi preavvertii, che quelli che praticano tali cose non erediteranno il regno di Dio. — Gal. 5:19-21.

      Comunque, oltre a combattere le tendenze carnali per mantenere la purezza morale e spirituale, quelli che ottengono l’accesso al Regno devono portare frutto. Riguardo a quelli che afferrano il ‘significato della parola’, Gesù Cristo disse: “In quanto a quello seminato sul terreno eccellente, questo è colui che ode la parola e ne afferra il significato, il quale veramente porta frutto e produce, questo il cento, quello il sessanta, l’altro il trenta”. (Matt. 13:23) Ma che cos’è questo frutto? È il risultato ottenuto nell’aiutare altri a divenire discepoli di Gesù Cristo? O è il frutto dello spirito di Dio, le eccellenti qualità di amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza e padronanza di sé?

      In questo caso il frutto non è né nuovi discepoli né le eccellenti qualità cristiane. Il seme seminato è la “parola del regno”. Conformemente, il frutto dev’essere la molteplice riproduzione di quel seme. Sì, il portar frutto si riferisce alle espressioni

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