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  • Domande dai lettori
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1983
w83 1/1 pp. 30-31

Domande dai lettori

◼ È lecito violare la legge di Dio per salvare una vita, come alcuni credono di poter dedurre da Matteo 12:1-8?

Sebbene alcuni la pensino così e citino a sostegno Matteo 12:1-8, un attento esame delle Scritture mostra che tale deduzione è errata.

Mentre attraversavano un campo di grano, i discepoli di Gesù raccolsero qualche spiga, come permetteva la Legge. (Levitico 19:9, 10; Deuteronomio 24:19-21) I farisei li criticarono per aver fatto questo di sabato. Quei capi religiosi avevano aggiunto alla Legge molte loro interpretazioni, specialmente su ciò che costituiva “lavoro” illecito in giorno di sabato. Secondo quelle regole umane e la mentalità legalistica da cui erano scaturite, i discepoli, con ciò che avevano fatto, erano colpevoli di aver svolto due tipi di lavoro: mietitura (“cogliere spighe”) e trebbiatura (‘stritolarle’). (Matteo 12:1; Luca 6:1) Ma Gesù disse:

“Non avete letto ciò che fece Davide quando egli e gli uomini che erano con lui ebbero fame? Come . . . mangiarono i pani di presentazione, che non era lecito mangiare né a lui né a quelli che erano con lui, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che di sabato i sacerdoti non considerano sacro il sabato nel tempio, e rimangono senza colpa? Ma io vi dico che qui vi è qualche cosa di più grande del tempio. Comunque, se aveste compreso che significa questo: ‘Voglio misericordia e non sacrificio’, non avreste condannato i senza colpa. Poiché il Figlio dell’uomo è Signore del sabato”. — Matteo 12:3-8.

Cristo si riferiva all’episodio di Davide e dei suoi uomini che, sfuggendo al re Saul che voleva ucciderli, erano andati dal sommo sacerdote Ahimelec a Nob. Davide disse di essere impegnato in una missione segreta da parte del re e chiese del pane. “Non ho sotto mano pane comune”, gli rispose Ahimelec, “ma c’è pane santo; purché i giovani si siano almeno astenuti dalle donne”. Egli si riferiva ai pani di presentazione, che consistevano in dodici ciambelle senza lievito che venivano messe settimanalmente su un tavolo nel Santo del tabernacolo. Quando ogni sabato si presentavano le ciambelle fresche, le precedenti venivano tolte e ‘divenivano di Aaronne e dei suoi figli, che dovevano mangiarle in luogo santo’. Davide spiegò che i suoi uomini erano cerimonialmente puri, e lasciò intendere che in un certo senso erano santi, in quanto impegnati in una missione comandata dall’unto re di Geova. Perciò Ahimelec “gli diede ciò che era santo, . . . il pane di presentazione, che era stato rimosso d’innanzi a Geova”. — I Samuele 21:1-6; Levitico 24:5-9.

Alla luce di tutto questo, che dire dell’opinione secondo cui si può non tener conto dei comandi di Dio ‘se è in gioco la vita’? Alcuni fanno questo ragionamento: ‘Dio passò sopra alla violazione di un serio comando commessa da Davide quando era in pericolo di vita; anche Gesù condonò la violazione del sabato e disse che si può fare del bene e salvare un’anima di sabato’. (Luca 6:9; Matteo 12:11, 12) Ma questo ragionamento si rivela ingannevole e contrario alla Bibbia.

Per esempio, questo ragionamento presuppone che Davide e i discepoli di Gesù si trovassero davanti a una questione ‘di vita o di morte’. Ma è così? La Bibbia non dice che Davide e i suoi uomini stessero per morire di fame perché non potevano trovare nessun altro alimento. In effetti, secondo gli studiosi, Nob era geograficamente situata a nord del Monte degli Ulivi, a pochi chilometri da Gerusalemme e da vari centri abitati. Leggendo direttamente il racconto si può concludere che Davide e i suoi uomini avevano semplicemente fame e volevano procurarsi un pasto da qualcuno di cui potessero fidarsi. Similmente la Bibbia dice che quando i discepoli di Gesù “ebbero fame” di sabato, raccolsero delle spighe e mangiarono il grano. Il giorno prima avevano senz’altro mangiato, e il giorno successivo al sabato avrebbero potuto comprare del cibo nei villaggi vicini. (Giovanni 4:8; Matteo 14:15) Perciò chi vuole strumentalizzare questi episodi per dimostrare che in certe circostanze si possono violare le leggi di Dio, deve quindi dire che in qualsiasi momento uno ‘abbia fame’ può violare impunemente i comandi di Geova. Ma è ovvio che questa conclusione è sbagliata.

Dobbiamo ancora vedere, però, qual è il senso di Matteo 12:1-8. Gesù stava condannando la mentalità ristretta e legalistica dei farisei. Possiamo comprenderlo meglio riflettendo sullo scopo del sabato ed esaminando bene la spiegazione di Gesù.

Perché gli israeliti non dovevano lavorare di sabato? Lo scopo era semplicemente quello di vietare il lavoro? No. Era affinché le attività secolari, come quella di lavorare per procurarsi il cibo e il vestiario, non assorbissero tutto il loro tempo e la loro attenzione. La disposizione del sabato promuoveva la vera adorazione facendo sì che le persone avessero il tempo di dedicarsi ad essa senza essere distolte dal normale lavoro. (Esodo 20:8-11; Isaia 58:13) Gesù incoraggiò a vedere la cosa da questo punto di vista, anziché da quello ristretto dei farisei.

Egli disse che anche i sacerdoti che prestavano servizio nel tempio avrebbero potuto essere accusati di ‘non considerare sacro il sabato’ e quindi di violare la Legge. Perché? I sacerdoti lavoravano sodo di sabato per macellare gli animali da sacrificare. Erano dunque violatori della Legge? Gesù disse che quei sacerdoti ‘rimanevano senza colpa’. Le loro fatiche nel tempio, lungi dall’essere d’intralcio all’adorazione, contribuivano a promuoverla. Nell’accompagnare Gesù (che era “più grande del tempio” e che avrebbe offerto il sacrificio definitivo), i suoi discepoli insegnavano la Parola di Dio e quindi promuovevano la vera adorazione. Pertanto, spigolando un po’, non violavano il sabato e, come spiegò Gesù, non sarebbe stato contrario allo spirito della legge sul sabato nemmeno ‘salvare un’anima’ tirando fuori una pecora caduta in un pozzo, anche se il sabato era un giorno dedicato all’adorazione. — Matteo 12:5, 11; Luca 6:9.

Strettamente parlando, ‘non sarebbe stato lecito a Davide mangiare’ il pane di presentazione, perché la Legge diceva che esso era riservato ai sacerdoti. Eppure il sommo sacerdote di Geova glielo diede. Su quale base? Le ciambelle tolte dalla tavola del pane di presentazione erano ‘sante’, cioè non dovevano essere trattate come pane qualsiasi, per esempio dandole a un comune lavoratore o usandole in una gita di piacere. Dovevano essere usate come cibo per i sacerdoti, uomini impegnati nel servizio di Dio. Così quando arrivò Davide, in quella che sembrava una missione speciale affidatagli dall’unto re di Dio, e il sommo sacerdote si fu accertato che gli uomini erano cerimonialmente puri, non fu sbagliato condividere con loro il pane di presentazione. Ciò era in armonia con l’uso fondamentale al quale Dio lo aveva destinato.

Si noti il contrasto fra questo episodio e quello dei soldati israeliti dell’esercito di Saul che violarono la legge di Dio sul sangue, come narra I Samuele 14:32-35. Avevano combattuto contro i filistei, nemici del popolo di Geova. Stanchi e affamati per la battaglia, alcuni israeliti scannarono degli animali e ‘si misero a mangiare carne insieme al sangue’. Sia che si sostenga che si trattava di saziare una fame incontenibile o che fosse una situazione di emergenza, la violazione della legge sul sangue non era scusabile. Significò “peccare contro Geova” e richiese speciali sacrifici a favore di coloro che ‘avevano peccato contro Geova mangiando insieme al sangue’.

Era peccato perché, nel dare la legge sul sangue, Dio aveva detto che gli uomini, pur potendo mangiare carne animale per sostenersi, non dovevano nutrirsi di sangue. (Genesi 9:3, 4) Non aveva fatto nessuna concessione che permettesse di infrangere quella legge qualora sembrasse ‘essere in gioco la vita’. Il Creatore decretò che il sangue era sacro. Salvare la vita mediante il sangue non doveva avvenire introducendolo in qualche modo nel corpo. La vita eterna sarebbe stata invece possibile mediante il versamento del sangue di Cristo in sacrificio. — Efesini 1:7.

La storia dei primi cristiani che venivano messi alla prova dalle autorità romane lo conferma, e fa capire che non bisogna pensare che si possa violare la legge di Dio in una situazione ‘di vita o di morte’. Nel loro caso la prova consisteva a volte nella scelta fra mangiare salsicce di sangue e morire nell’arena. I cristiani avrebbero violato la legge di Dio sul sangue e rinunciato alla loro relazione con lui? Incitati a bruciare un pizzico di incenso in onore dell’imperatore divinizzato, avrebbero violato il comando di Dio contro l’idolatria? La storia rivela che i cristiani fedeli rifiutarono di infrangere i comandi di Dio anche quando era in gioco la loro vita attuale. Pur perdendo la vita per ubbidire alla legge di Geova, avevano la certezza della vita eterna. — Matteo 16:25, 26.

Di conseguenza le Scritture non sostengono l’idea che in situazioni difficili sia lecito violare i comandi di Dio. Al contrario, ci viene detto: “Da questo acquistiamo la conoscenza che amiamo i figli di Dio, quando amiamo Dio e pratichiamo i suoi comandamenti”. — I Giovanni 5:2.

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