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SorveglianteAusiliario per capire la Bibbia
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poiché per loro era fondamentale il principio di servire amorevolmente gli altri. (Matt. 20:25-27; confronta II Corinti 1:24). L’autorità che avevano i sorveglianti di congregazione serviva per edificare spiritualmente i fratelli e salvaguardare la purezza della congregazione. (Confronta II Corinti 13:10). La fonte del loro potere e il valore della loro parola derivavano dall’uso che facevano delle Scritture, inclusi gli insegnamenti del Figlio di Dio, e dal potere dello spirito santo di Dio. (I Cor. 2:1-10; 4:19-21; 14:37; II Cor. 3:1-6; 10:1-11) L’esempio di Cristo Gesù e degli apostoli nel mostrare sincero interessamento e prendersi cura delle pecore di Dio costituisce la norma e il modello per tutti i sorveglianti di congregazione. — Giov. 10:10-15; 17:11-19; II Cor. 11:28, 29; Filip. 2:12-21.
Un esame delle Scritture Greche Cristiane indica che i sorveglianti o anziani di qualsiasi congregazione avevano uguale autorità. Si noti che nelle sue lettere alle congregazioni Paolo non si rivolge a qualcuno in particolare come all’unico sorvegliante, né queste lettere sono indirizzate a una persona del genere. Ciò non esclude che ci fossero alcuni che avevano maggiore influenza, erano riconosciuti e rispettati dagli altri come figure di primo piano, e forse anche designati a presiedere le riunioni, sempre o periodicamente. Paolo riferisce che, quando si era recato a Gerusalemme per presentare la questione della circoncisione, prima fece privatamente un resoconto del suo ministero a “quelli che erano uomini preminenti”, ma, come egli dice, essi non gli “impartirono nulla di nuovo”. Paolo evidentemente include fra questi uomini preminenti Giacomo, Pietro (Cefa) e Giovanni, che “sembravano essere le colonne”. Il verbo qui tradotto “sembravano” ha il significato di “essere reputato” o “essere considerato” qualche cosa. Quindi non pare vi fosse affatto implicato il senso di posizione o rango ufficiale. (Gal. 2:1-9) Si noti che in seguito Paolo ‘resisté a faccia a faccia a Pietro’, perché questi ‘non camminava diritto secondo la verità della buona notizia’ in quanto a stare in compagnia dei non ebrei. — Gal. 2:11-14.
Prima di descrivere l’attività missionaria di Paolo, il libro di Atti menziona principalmente Pietro e Giovanni (Atti 1:13-22; 3:1-11; 4:1, 13, 23), specie Pietro, in alcuni casi nel ruolo di portavoce degli apostoli. (Atti 1:14-22; 2:14, 37, 38; 5:1-11, 15, 29; 9:32-43; 10:1-48; 11:1-3, 18; 12:5-16; 15:6-11) Viene menzionato anche Giacomo (il fratellastro di Gesù, non l’apostolo), e Pietro, liberato miracolosamente dalla prigione, si preoccupò che la notizia venisse data “a Giacomo e ai fratelli”. (Atti 12:17) Nell’assemblea a cui parteciparono “gli apostoli e gli anziani” a Gerusalemme per decidere la questione della circoncisione, Giacomo ebbe una parte preminente, poiché sembra che abbia riassunto la cosa dopo considerevoli discussioni e testimonianze, inclusa quella di Pietro. (Atti 15:7-21) L’aver preso la “decisione” non significa però che abbia deciso la questione autonomamente o che avesse più voce in capitolo degli altri presenti, certo non degli apostoli di Gesù. Giacomo semplicemente espresse il suo giudizio personale e, in effetti, presentò una risoluzione da adottare, come risulta dal fatto che Atti 16:4 riferisce che Paolo e i suoi compagni trasmisero poi alle congregazioni perché li osservassero “i decreti emessi dagli apostoli e dagli anziani in Gerusalemme”. (Atti 15:22-29) Si noti che fu proprio riferendosi a quell’assemblea che Paolo parla di Giacomo, Pietro (Cefa) e Giovanni dicendo che “sembravano essere le colonne” della congregazione. — Gal. 2:1, 9.
Quindi, nonostante la preminenza di alcuni apostoli e discepoli, non esistono prove del primato di uno in particolare. Allo stesso tempo è evidente che l’autorità della decisione dell’assemblea di Gerusalemme era riconosciuta da tutta la congregazione cristiana in ogni regione. Si capisce che certi individui avevano incarichi di sorveglianza in campi particolari, come gli apostoli Paolo e Pietro, e anche Timoteo e Tito ai quali Paolo, con autorità apostolica, li aveva conferiti. (Atti 14:21-23; Gal. 2:8, 9; I Cor. 4:17; Filip. 2:19-23; I Tess. 3:2; I Tim. 4:11-16; 5:17-22; Tito 1:1, 4-9) La descrizione tuttavia sembra riferirsi a speciali incarichi di sorveglianza o assistenza dovuti a particolari necessità e di carattere occasionale o temporaneo più che a una disposizione normale o permanente. — Confronta I Timoteo 1:3-7; Tito 1:5; III Giovanni 9, 10.
Anche i diversi riferimenti a coloro che ‘presiedevano’ ammettono la possibilità che un sorvegliante presiedesse non solo le adunanze di tutta la congregazione, ma anche il corpo degli “anziani” di quella congregazione, benché non sia indicata la durata o continuità di tale incarico. — Rom. 12:8; I Tess. 5:12; I Tim. 3:4, 5; 5:17.
“INTROMETTENTE”
Nell’avvertire di non diventare “intromettente nelle cose altrui” l’apostolo ricorre al termine greco allotriepìskopos, letteralmente “sorvegliante di ciò che è altrui”. (I Piet. 4:15) Questo termine, proprio della lingua greca, ricorre esclusivamente nelle Scritture Greche Cristiane.
IL SORVEGLIANTE SUPREMO E IL SUO RAPPRESENTANTE
Evidentemente I Pietro 2:25 è una citazione di Isaia 53:6 a proposito di coloro che si erano ‘sviati come pecore’, e quindi Pietro dice: “Ma ora siete tornati al pastore e sorvegliante delle vostre anime”. Pietro doveva riferirsi a Geova Dio, poiché quelli a cui scriveva non si erano sviati da Cristo Gesù, ma anzi, per mezzo di lui erano stati ricondotti a Dio. L’intera Bibbia descrive Geova Dio quale pastore che pasce e sorveglia i suoi servitori, e inoltre che ispeziona personalmente l’umanità in generale o in campi particolari. (Confronta Genesi 6:5, 13; 7:1; 11:5-8; 18:20, 21; Salmo 11:4). E anche se le sue ‘visite’ hanno effetti favorevoli e sono benefiche per coloro che camminano nella giustizia, spesso i riferimenti al suo ‘rivolgere l’attenzione a’ o ‘ispezionare’ sono associati a manifestazioni di un Suo giudizio avverso. — Gen. 21:1; Isa. 10:1-3; Ger. 8:12; 23:11-14; I Piet. 2:12; Riv. 18:4-8, 24; 21:3, 4.
Il Figlio di Geova, Cristo Gesù, agisce quale Sorvegliante in rappresentanza di Dio, e anch’egli pasce, sorveglia, ispeziona, disciplina e giudica. (Confronta Giovanni 10:11-15; Ebrei 13:20; Rivelazione 1:1; capp. 2, 3; 6:15-17; 7:15-17). È vero che nell’Israele naturale era esistito un governo retto da singoli individui quali Mosè, Giosuè, poi i re della nazione e il sommo sacerdote che avevano particolari poteri esecutivi. Tuttavia le Scritture Greche Cristiane mostrano che l’incarico ricoperto da quegli uomini prefigurava quello del Figlio di Dio, ‘il profeta come Mosè’, ‘il più grande Salomone’ e il Sommo Sacerdote di Dio. L’assenza di un primato nel corpo degli apostoli e degli “anziani” di Gerusalemme sottolinea ed esalta il singolare ruolo del Figlio di Dio quale Capo della congregazione. — Efes. 1:22, 23; 2:20-22; Col. 1:18; I Piet. 2:4-6.
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SosteneAusiliario per capire la Bibbia
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Sostene
(Sòstene).
Presidente della sinagoga di Corinto durante la visita di Paolo in quella città; forse succeduto a Crispo, che era diventato cristiano. Quando
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