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UmiltàAusiliario per capire la Bibbia
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in pratica il consiglio di Gesù di perdonare agli altri i peccati che commettono contro di noi. (Matt. 6:12-15; 18:21, 22) E quando uno offende un altro, è prova di umiltà ubbidire al comando di andare dall’altra persona, ammettere il torto e chiedere perdono (Matt. 5:23, 24); oppure, quando chi è stato offeso si rivolge a lui, solo l’amore unito all’umiltà lo spingerà ad ammettere il torto e agire immediatamente per mettere le cose a posto. (Matt. 18:15; Luca 17:3; confronta Levitico 6:1-7). Ma questa umiltà reca al singolo individuo e all’organizzazione una pace ben superiore al sentimento di umiliazione; e la sua azione umile accresce e rafforza in lui l’ottima qualità dell’umiltà.
Essenziale per l’unità della congregazione
L’umiltà aiuterà il cristiano ad accontentarsi di quello che ha, e a non perdere la gioia e l’equilibrio. L’interdipendenza della congregazione cristiana, come spiega l’apostolo in I Corinti capitolo 12, si basa sull’ubbidienza, l’umiltà e la sottomissione alla disposizione organizzativa di Dio. Perciò, mentre agli uomini viene detto che “se un uomo aspira all’incarico di sorvegliante, desidera un’opera eccellente”, viene pure detto di non volere per ambizione una posizione di responsabilità, per esempio, come insegnanti della congregazione, perché questi ‘riceveranno un più grave giudizio’. — I Tim. 3:1; Giac. 3:1.
Tutti, uomini e donne, dovrebbero essere sottomessi a coloro che prendono la direttiva, e dovrebbero aspettare che Geova nomini o affidi un incarico, poiché la promozione viene da lui. (Sal. 75:6, 7) Come dissero alcuni leviti figli di Cora: “Ho scelto di stare sulla soglia della casa del mio Dio anziché andare intorno nelle tende di malvagità”. (Sal. 84:10) Per avere questa vera umiltà ci vuole tempo. Le Scritture, nell’indicare i requisiti di chi può ricoprire l’incarico di sorvegliante, precisano che non si dovrebbe nominare un uomo convertito di recente, “per timore che si gonfi d’orgoglio e cada nel giudizio emesso contro il Diavolo”. — I Tim. 3:6.
FALSA UMILTÀ
I cristiani sono esortati a evitare che la loro umiltà sia solo superficiale. Uno può diventare “gonfio senza debita causa mediante il suo stato di mente carnale”. Chi è veramente umile non penserà che il regno di Dio o il farne parte abbia a che fare con ciò che uno mangia o beve o si astiene dal mangiare o bere. La Bibbia mostra che uno potrebbe mangiare o bere o evitare certe cose, perché ritiene di doverlo fare per motivi di salute o di coscienza. Ma se pensa di ottenere il favore di Dio se mangia, beve o tocca certe cose oppure no, o se osserva certe ricorrenze religiose, non si rende conto che queste consuetudini “possiedono un aspetto di sapienza in un’autoimposta forma di adorazione e finta umiltà, in un severo trattamento del corpo; ma non hanno nessun valore nel combattere la soddisfazione della carne”. — Col. 2:18, 23, Rom. 14:17; Gal. 3:10, 11.
La falsa umiltà può in realtà produrre superbia, perché uno può essere indotto a pensare di essere giusto per proprio merito; o può pensare di raggiungere i suoi fini, senza rendersi conto che non può ingannare Geova. Se diventa superbo, a suo tempo sarà umiliato in modo poco piacevole. Sarà abbassato e, forse, distrutto. — Prov. 18:12; 29:23.
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Unguento e profumiAusiliario per capire la Bibbia
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Unguento e profumi
I termini ebraici resi unguento si possono riferire non solo a preparati simili a pomate che si sciolgono quando vengono strofinati sulla pelle, ma anche a composti oleosi che rimangono liquidi a temperature normali. — Eso. 30:25; Sal. 133:2.
Nel passato come tuttora, unguenti venivano usati principalmente come cosmetici e preparati medicinali, e la loro efficacia dipendeva in gran parte dal loro contenuto oleoso. La proprietà che possiedono grassi e olii di assorbire e trattenere odori ha permesso ai fabbricanti di unguenti di produrre profumi molto apprezzati per la loro fragranza. (Cant. 1:3) L’azione purificatrice e ammorbidente dell’olio, oltre al profumo degli additivi, rendeva gli unguenti molto efficaci per prevenire screpolatura e irritazione della pelle, e come “deodoranti” nei paesi caldi dove spesso scarseggiava l’acqua. Offrire agli ospiti un preparato del genere al loro arrivo nella propria casa era certamente un atto di ospitalità, come si nota da ciò che disse Gesù quando qualcuno gli spalmò i piedi con olio profumato. — Luca 7:37-46.
Quando nel preparare una salma per la sepoltura si usavano speciali unguenti profumati, questi senza dubbio servivano principalmente come disinfettanti e deodoranti. (II Cron. 16:14; Luca 23:56) Pensando a un’usanza del genere, Gesù spiegò che l’unzione avuta in casa di Simone il lebbroso a base di olio profumato molto costoso, il cui profumo riempì tutta la casa, era in senso figurativo “per prepararmi alla sepoltura”. (Matt. 26:6-12; Giov. 12:3) Profumi preziosi, come il nardo usato in quell’occasione, di solito erano sigillati in belle fiale o astucci di alabastro. — Mar. 14:3; vedi ALABASTRO; INCENSO; OLIO.
IMPORTANZA ECONOMICA
Unguenti, profumi e incenso non servivano solo per i prodotti sacri usati nel santuario. (Eso. 30:22-25, 34, 35) All’epoca di Salomone esistevano “ogni sorta di profumo” e polveri odorose per profumare case, indumenti, letti e il corpo di regnanti e di altri che potevano permetterseli. (Est. 2:12; Sal. 45:8; Prov. 7:17; Cant. 3:6, 7; 4:10) E la loro preparazione non era prerogativa del sacerdozio levitico. Anche donne a volte erano esperte nel preparare unguenti, e ai giorni di Neemia c’era un’associazione di commercianti di cui facevano parte i “mischiatori di unguento”. — I Sam. 8:13; Nee. 3:8.
L’interesse del pubblico per i profumi favoriva il commercio nel mondo antico, non solo del prodotto finito, ma anche delle materie prime necessarie alla produzione. Oltre alla mirra usata in particolare per fare unguenti, e all’olibano per l’incenso, altre materie prime erano nardo, zafferano, canna aromatica, cinnamomo, aloe, cassia; e varie spezie, resine e piante aromatiche spesso venivano da molto lontano prima di finire nei vasi e nelle profumerie dei fabbricanti di unguenti. — Cant. 4:14; Riv. 18:11, 13.
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UnigenitoAusiliario per capire la Bibbia
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Unigenito
[gr. monogenès].
Termine greco definito da alcuni lessicografi (Thayer; Liddell e Scott): “unico del suo genere, solo”, o “il solo componente di una famiglia o specie”. Questo termine è usato per descrivere la relazione di figli e figlie coi loro genitori.
Le Scritture parlano del “figlio unigenito” di una vedova che viveva nella città di Nain, della “figlia unigenita” di Iairo, e dell’“unigenito” figlio di un uomo che Gesù liberò da un demonio. (Luca 7:11, 12; 8:41, 42; 9:38) Nella Settanta questo termine ricorre a proposito della figlia di Iefte, della quale è scritto: “Ora ella era assolutamente l’unica figlia. Oltre a lei non aveva né figlio né figlia”. — Giud. 11:34.
L’apostolo Giovanni menziona più volte Gesù Cristo come l’unigenito Figlio di Dio. (Giov. 1:14; 3:16, 18; I Giov. 4:9) Questo non è riferito alla sua nascita umana o a lui semplicemente come all’uomo Gesù. Come il Lògos
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