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  • g72 22/3 pp. 28-30
  • ‘Felici quelli che sono perseguitati per amor mio’

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  • ‘Felici quelli che sono perseguitati per amor mio’
  • Svegliatevi! 1972
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Svegliatevi! 1972
g72 22/3 pp. 28-30

“La tua parola è verità”

‘Felici quelli che sono perseguitati per amor mio’

GLI insegnamenti e i princìpi che Gesù espose nel suo Sermone del Monte sono stati criticati da molti e definiti irrealistici e non pratici. Ma tali critici trascurano il fatto che questo sermone non fu rivolto a pagani o ad altri increduli ma ai discepoli di Gesù, benché ci fossero altri Giudei, pure credenti in Dio, che ascoltavano. Ciò è molto evidente dal modo in cui è espressa l’ultima felicità o ‘beatitudine’ che pronunciò in quell’occasione.

“Felici voi, quando vi biasimeranno e vi perseguiteranno per amor mio e mentendo diranno contro di voi ogni sorta di malvagità. Rallegratevi e saltate per la gioia, poiché la vostra ricompensa è grande nei cieli; giacché in questo modo perseguitarono i profeti prima di voi”. — Matt. 5:11, 12.

Si potrebbe dire che solo i veri seguaci di Gesù siano perseguitati per amor suo. E sono stati perseguitati. Per tale motivo fu detto ai primi cristiani: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. E ancora: “Tutti quelli che desiderano vivere in santa devozione riguardo a Cristo Gesù saranno perseguitati”. — Atti 14:22; 2 Tim. 3:12.

Che il mondo perseguiti i cristiani non deve affatto sorprenderli. Perché no? A motivo di ciò che Gesù disse agli apostoli: “Se faceste parte del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Ora poiché non fate parte del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo motivo il mondo vi odia”. “Essi faranno contro di voi tutte queste cose a motivo del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. — Giov. 15:19, 21.

Che cosa ha il mondo contro i seguaci di Gesù? Una delle cose principali che ha contro di essi è che seguono l’esempio di Gesù e ubbidiscono ai suoi comandi: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole . . . insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. “Mi sarete testimoni . . . fino alla più distante parte della terra”. “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”. — Matt. 28:19, 20; Atti 1:8; Matt. 24:14.

In realtà, era la predicazione compiuta in base al nome di Gesù a infastidire tanto i capi religiosi nei tempi apostolici, come anche leggiamo: “Li chiamarono e ingiunsero loro di non dire in nessun luogo alcuna espressione né d’insegnare in base al nome di Gesù”. E quando gli apostoli rifiutarono di tacere furono convocati dinanzi al Sinedrio dove vennero fustigati e ricevettero l’ordine “di smetter di parlare basandosi sul nome di Gesù”. — Atti 4:18; 5:40.

Come risposero gli apostoli a questa persecuzione? Nel modo che aveva detto Gesù, poiché leggiamo che dopo che erano stati fustigati “se ne andarono perciò dalla presenza del Sinedrio, rallegrandosi perché erano stati ritenuti degni d’esser disonorati a favore del suo nome”. — Atti 5:41.

Ci furono poi Paolo e Sila che predicarono a Filippi e che fecero uscire un demonio da una giovane indovina. Questo fece talmente adirare i suoi proprietari che traevano profitto dalle attività ispirate dai demoni, che fecero formare una turba e trascinare Paolo e Sila davanti ai magistrati civili. Essi, “avendo strappato loro i mantelli, diedero il comando di batterli con le verghe. Dopo aver inflitto loro molte vergate, li gettarono in prigione”. Mentre erano in prigione che cosa fecero Paolo e Sila? Si lamentarono della loro sorte? Niente affatto! “Ma verso la mezzanotte Paolo e Sila pregavano e lodavano Dio con cantici; sì, i prigionieri li udivano”. — Atti 16:22, 23, 25.

Molto appropriatamente, Pietro, che diede egli stesso ascolto alle parole di Gesù a questo riguardo, scrisse: “Continuate a rallegrarvi, visto che siete partecipi delle sofferenze del Cristo, affinché vi rallegriate ed esultiate anche durante la rivelazione della sua gloria”. — 1 Piet. 4:13.

Nei tempi moderni i veri cristiani hanno fatto altrettanto. Quando il presidente della Società Torre di Guardia, J. F. Rutherford, e sette suoi compagni furono condannati a scontare lunghi anni di prigione nel penitenziario di Atlanta a causa del loro atteggiamento cristiano, egli disse: “Questo è il giorno più felice della mia vita”. Pertanto anche l’Annuario dei Testimoni di Geova del 1971 (inglese) dice che quando alcuni Testimoni cubani furono condannati alla prigione perché tenevano adunanze cristiane non si scoraggiarono minimamente: “Al contrario considerarono che fosse un privilegio dato loro da Geova e lo mostrarono predicando e radunandosi insieme in prigione. Infatti, ebbero la gioia di aiutare molti detenuti a conoscere la verità, e con la loro condotta diedero un buon esempio di cristiani testimoni di Geova”.

Ci fu poi il Testimone adolescente negro che per aver rifiutato di partecipare ad atti di violenza razziale con altri negri nella sua scuola fu preso a pugni, a calci e ripetutamente picchiato. Quindi fu trascinato fino a un’uscita di sicurezza e spinto fuori. Fortunatamente erano al primo piano così che non cadde da grande altezza. Della sua esperienza disse: “In tutto quello che ho sofferto, sono stato molto lieto che Geova mi abbia aiutato a rimanere fermo sino alla fine della persecuzione”.

Perché quelli che sono perseguitati per amore di Gesù possono rallegrarsi? “Giacché in questo modo perseguitarono i profeti prima di voi”. È davvero motivo di allegrezza essere in compagnia degli antichi fedeli profeti di Geova. Riguardo a loro leggiamo che “fermarono le bocche dei leoni [come fece Daniele], resisterono alla forza del fuoco [come fecero i tre amici di Daniele], sfuggirono al taglio della spada [come fece Elia], da uno stato debole furon resi potenti [come accadde a Sansone], . . . furono torturati”. Sì, l’essere associati con i servitori di Geova Dio che furono fedeli in tali condizioni è in se stessa una grande ricompensa e motivo di allegrezza. — Ebr. 11:33-37; Giud. 16:18-30; 1 Re 19:1-8; 2 Cron. 36:16; Dan. 3:1-29; 6:1-27; Giac. 5:10, 11.

Un’altra ragione indicata da Gesù per cui quelli che erano perseguitati per il suo nome dovevano rallegrarsi era che la loro ricompensa sarebbe stata grande nei cieli. Evidentemente queste parole che assicurano agli unti seguaci di Gesù la ricompensa celeste sono motivo di allegrezza. Ma la sua promessa non si limita a loro. Ciò nondimeno si può dire che quelli che soffrono per amore di Gesù ma non hanno la speranza di una ricompensa celeste hanno una grande ricompensa nei cieli in quanto Geova Dio, che è nei cieli, darà loro la ricompensa. La loro ricompensa scenderà dal cielo con le benedizioni del regno di Dio. Si può dire che mediante la loro condotta di fedeltà essi si accumulino tesori in cielo, come fecero pure i fedeli patriarchi dell’antichità. — Matt. 6:19-21; Ebr. 11:10, 16.

Sì, la felicità che Gesù promise ai suoi seguaci se fossero stati perseguitati per amor suo si è avverata e ha dato loro causa di allegrezza. Si avvererà ancora quando riceveranno la loro ricompensa nei nuovi cieli e nella nuova terra dove dimorerà la giustizia. — 2 Piet. 3:13.

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