Domande dai lettori
● Era morto Gesù quando il soldato romano trafisse il fianco di Cristo con la lancia? — W. H., Costa d’Avorio.
Sì, il racconto di Giovanni 19:31-37 rende chiaro che Gesù era morto prima che il soldato lo trafiggesse.
Secondo la legge mosaica, il delinquente giustiziato non doveva restare appeso tutta la notte al palo d’esecuzione, ma doveva essere seppellito lo stesso giorno, per non contaminare il paese per mancanza di riguardo verso la legge di Dio. (Deut. 21:22, 23) Se Gesù e i delinquenti ch’erano al suo fianco fossero rimasti vivi sul palo, essendo già il tardo pomeriggio, sarebbero rimasti sul palo dopo l’inizio del sabato al tramonto. Per impedire ciò, i Giudei chiesero che a tutt’e tre fossero rotte le gambe.
Un ricercatore francese, il dott. Jacques Bréhant, ne commentò la ragione, com’è riportato in Medical World News del 21 ottobre 1966. Leggiamo: “Il crurifragium, la rottura delle gambe all’uomo crocifisso, gli rendeva impossibile di sollevarsi per respirare. . . . I Giudei chiesero che fossero rotte le gambe a tutt’e tre i condannati e che fossero portati via. Conformemente i soldati ruppero le gambe dei ladroni. Ma quando arrivarono da Gesù, i soldati poterono vedere che Egli era già morto”. Il dott. Bréhant offrì due possibili ragioni per le quali solo Gesù era morto: (1) “I ladroni potevano essere legati, invece che inchiodati”. (2) “Cristo era notevolmente indebolito dal trattamento inflittogli prima” d’essere messo al palo.
Se Gesù fosse stato vivo, i soldati avrebbero rotto le gambe anche a lui. Invece, leggiamo: “Ma venuti da Gesù, [i soldati] come videro che era già morto, non gli ruppero le gambe. E uno dei soldati gli forò il fianco con la lancia, e immediatamente ne uscì sangue e acqua”. — Giov. 19:33, 34.
Sebbene il racconto di Giovanni sia molto chiaro, la domanda posta potrebbe sorgere leggendo Matteo 27:49, 50. Lì dice: “Ma il resto d’essi dissero: ‘Lascialo stare! Vediamo se Elia viene a salvarlo’. Un altro uomo prese una lancia e gli trafisse il fianco, e ne uscirono sangue e acqua. Di nuovo Gesù gridò ad alta voce e rese il suo respiro”. Il periodo in corsivo è quello che causa la difficoltà; potrebbe far pensare che Gesù era vivo quando fu trafitto con la lancia.
Molte traduzioni della Bibbia, comprese The Jerusalem Bible in francese e inglese, Elberfelder e Aschaffenburger in tedesco, Moderna, Valera e Nácar-Colunga in spagnolo, e la Versione Riveduta e La Sacra Bibbia di mons. S. Garofalo omettono questo periodo in corsivo. Altre traduzioni includono le parole, ma le mettono fra parentesi quadre o aggiungono una nota in calce esplicativa. Per esempio, nell’edizione originale della Traduzione del Nuovo Mondo (inglese) una nota in calce spiega che il periodo è contenuto in alcuni importanti manoscritti, come il Sinaitico e il Vaticano N. 1209, ma non in altri. Molti studiosi ritengono che un copista mettesse erroneamente in Matteo 27:49 parole appartenenti a Giovanni 19:34.
La parte delle Scritture Greche nella Traduzione del Nuovo Mondo si basa primariamente sull’autorevole testo di Wescott e Hort. Questo rispettato autorevole testo contiene il periodo nel testo principale di Matteo 27:49, ma lo mette fra doppie parentesi quadre. Spiegandolo dice che il periodo “si deve vigorosamente supporre sia stato introdotto da scribi”. È possibile che in futuro avremo maggiore evidenza di manoscritti riguardo a Matteo 27:49.
Ciò nondimeno, è evidente dalla chiara presentazione di Giovanni 19:31-37 che Gesù era già morto quando fu trafitto con la lancia. Il racconto di Matteo si deve dunque comprendere alla luce di ciò. Matteo non dice esattamente quando il fianco di Gesù fu forato con la lancia; dice semplicemente che fu una delle cose che avvennero al tempo che Gesù fu messo al palo. Ma il racconto di Giovanni fornisce la chiara indicazione dell’elemento del tempo. In considerazione di ciò, si deve comprendere il racconto di Matteo tenendo conto di ciò che Giovanni scrisse. Facendo questo, non c’è realmente nessuna contraddizione.
● Se, come dichiara Giovanni 18:31, al tempo di Gesù i Giudei non avevano l’autorità di giustiziare i trasgressori della legge, come poterono lapidare Stefano a morte? — H. H., U.S.A.
Il grado di autorità che avevano i Giudei a quel tempo circa la pena capitale è alquanto incerto. Molti studiosi credono che quarant’anni prima della distruzione del Tempio (70 E.V.), o verso il 30 E.V., i Giudei cessassero di pronunciare sentenze capitali o di morte. Questo parrebbe in armonia coi commenti fatti dai membri del Sinedrio quando consegnarono Gesù al governatore romano Ponzio Pilato. Leggiamo: “Pilato disse loro: ‘Prendetelo voi stessi e giudicatelo secondo la vostra legge’. I Giudei gli dissero: ‘Non ci è lecito uccidere alcuno’”. — Giov. 18:31.
Può darsi, però, che i Romani concedessero alle autorità giudaiche il diritto di giustiziare i trasgressori della legge religiosa, ma non i trasgressori della legge politica. Secondo lo storico giudeo Giuseppe Flavio, il generale romano Tito riconobbe che i Romani concedevano ai Giudei il permesso di uccidere coloro che contaminavano il Tempio. (La guerra giudaica, Libro VI, cap. II, par. 4) Anche se questo indicava una norma generale, non influirebbe su ciò che leggiamo in Giovanni 18:31.
I capi religiosi giudei erano assassini, disposti a uccidere un innocente per conseguire i loro fini. Tramarono così la morte di Gesù. (Giov. 8:44; 11:48-53) Ma sorse un problema. Essi temevano, agendo contro Gesù, di suscitare un tumulto fra il popolo, di cui molti rispettavano o seguivano Gesù. (Matt. 26:4, 5) Per cui dopo che ebbero segretamente arrestato Gesù e che l’ebbero condannato dietro un’accusa religiosa, cercarono di far giustiziare Cristo da Pilato. Il governatore Pilato poteva farlo senz’altro, poiché disse a Gesù: “Non sai che ho autorità di liberarti e ho autorità di metterti al palo?” (Giov. 19:10) Se i Romani avessero ucciso Gesù dietro un’accusa politica, questo avrebbe contribuito a esonerare i capi religiosi dalla responsabilità della morte dinanzi al popolo.
Sia che i Giudei stessi avessero l’autorità di giustiziare solo i trasgressori della legge religiosa, o che non avessero l’autorità di infliggere alcuna pena capitale, potevano sempre “farsi giustizia da sé”, per così dire. In varie occasioni le turbe volevano uccidere Gesù. (Giov. 8:59; 10:31; Luca 4:29) Mediante l’azione delle turbe e mediante cospirazione i Giudei cercarono di sbarazzarsi degli apostoli di Gesù. (Atti 5:33; 9:23, 24; 14:19; 21:27-31; 23:12) Quindi, con o senza legale autorità, i Giudei in genere, gli anziani, gli scribi e i membri del Sinedrio, che furono incriminati dal poderoso discorso di Stefano, adirandosene, “stridevano i denti”. Trascinate dalla loro ira, le turbe “gridarono a gran voce e si misero le mani agli orecchi e corsero su di [Stefano] di comune accordo. E dopo averlo cacciato fuori della città, gli gettavano pietre”, causando la sua morte. — Atti 6:12; 7:54-60.