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  • Ai missionari è detto d’essere leali, misericordiosi
    La Torre di Guardia 1972 | 1° giugno
    • Ai missionari è detto d’essere leali, misericordiosi

      IL 7 settembre 1971 fu il giorno del conferimento dei diplomi ai cento studenti della 51ª classe della scuola missionaria di Galaad della Società Torre di Guardia. Il conferimento dei diplomi, tenuto nella Sala delle Assemblee dei Testimoni di Geova a New York, ebbe inizio con gli eccellenti commenti degli istruttori della scuola. L’avvenimento culminante fu il discorso del presidente della scuola, N. H. Knorr, che consigliò ai futuri missionari d’essere leali e misericordiosi.

      ‘Geova è “leale in tutte le sue opere”’ disse il presidente Knorr alla classe dei diplomandi, ‘ma sorge la domanda: Gli sarete voi leali?’ (Sal. 145:17) Dopo avere mostrato l’importanza di rimanere leali a Dio, il presidente della Società mise in risalto il bisogno di essere leali all’organizzazione di Dio. Disse agli studenti che a volte ci sono cose che ostacolano il mostrare lealtà. Per esempio, vivendo in stretta associazione con altri in una casa missionaria possono sorgere problemi. ‘Che farete se qualcuno, come ad esempio un sorvegliante, vi fa un torto?’ chiese.

      Aiutando l’uditorio a ottenere la giusta veduta, il fratello Knorr mise in risalto che tutti i cristiani sono peccatori. ‘Tutti, inclusi i sorveglianti, fanno sbagli. Quando ciò accade, dunque, farete le valigie e lascerete la vostra assegnazione missionaria? O rimarrete leali all’organizzazione di Dio?’ chiese. Il fratello Knorr disse agli studenti diplomandi di ricordare che Geova guida la sua organizzazione, e quindi di rimanere leali.

      Egli spiegò che in Matteo 18:15-17 Gesù indicò il modo di appianare un fallo con il proprio fratello cristiano: Va e parlagli; se non ti ascolta, conduci con te uno o due maturi cristiani. Ma a volte, per timore del sorvegliante, questi due passi essenziali non vengono fatti per appianare un fallo con lui. Quindi il fratello Knorr citò Proverbi 29:25: “Il tremare agli uomini è ciò che pone un laccio”. Il timore dell’uomo non dovrebbe dunque scoraggiarvi dal fare ciò che Dio vuole facciate, mise in risalto il fratello Knorr. Se non andate da lui, potete porre un laccio per voi stessi, e questo potrebbe far porre un laccio per altri.

      Ma come potrebbe il timoroso porre un laccio per altri? Pettegolando con altri riguardo a un sorvegliante, e facendo così in modo che anch’essi ne abbiano timore. ‘Pettegolando sui falli di un sorvegliante non si mostra lealtà verso l’organizzazione di Dio. Se dunque a causa dell’imperfezione umana sorgono difficoltà’, disse, ‘andate dal vostro fratello e seguite il consiglio di Gesù e vivete così in pace’.

      Il presidente della Società proseguì poi mettendo in risalto il bisogno di misericordia. Facendo l’esempio della misericordia di Giuseppe verso i suoi fratelli (Gen. 37:1-36; 39:1–45:28), disse agli studenti diplomandi d’essere misericordiosi con i nuovi nell’organizzazione di Dio, con quelli che sono in una casa missionaria e con i sorveglianti, poiché Gesù disse: “Voglio misericordia, e non sacrificio”. (Matt. 9:13) Siate dunque pieni di misericordia, consigliò il fratello Knorr.

      Nel suo discorso, il presidente della Società disse pure all’uditorio che la disposizione della rotazione dei sorveglianti, annunciata alle Assemblee “Nome divino”, sarebbe andata in vigore alla Betel, alla sede centrale della Società, il 13 settembre 1971. Egli spiegò che i membri del corpo direttivo dei testimoni di Geova fanno una rotazione settimanale per quanto riguarda il tenere le mattutine considerazioni della scrittura biblica e lo studio de La Torre di Guardia del lunedì sera. Così la sede centrale della Società metterà in vigore la disposizione della rotazione più di un anno prima delle congregazioni.

      Proprio prima del discorso principale, il vicepresidente della Società, F. W. Franz, spiegò alla classe dei diplomandi il significato di Marco 9:49, 50: “Ognuno dev’esser salato col fuoco. . . . Abbiate sale in voi stessi, e mantenete la pace gli uni con gli altri”.

      Il “fuoco” del versetto 49 si riferisce forse alla persecuzione o alle prove? No, spiegò, poiché il contesto mostra che si considera il “fuoco” della Geenna. E la parola “ognuno” non si riferisce a qualsiasi persona ma a quegli unti cristiani che permettono che le loro mani, i loro piedi o i loro occhi siano d’inciampo per loro o per altri così che divengano infedeli. Queste persone devono essere salate con il fuoco dell’eterna distruzione.

      Ma come devono i fedeli cristiani avere “sale” in se stessi? E che relazione ha ciò con la vita del missionario? Il fratello Franz spiegò che il sale del versetto 50 indica la qualità dei cristiani che li spinge a fare e dire cose di buon gusto. Qualsiasi cristiano dovrebbe fare le cose in un modo che sia di buon gusto dal punto di vista cristiano. In tal modo non farà inciampare alcuno nell’organizzazione di Dio. “O cari missionari”, consigliò, “abbiate sale in voi stessi!”

      Dopo che gli studenti ebbero ricevuto il diploma, uno di essi lesse una lettera che fra l’altro diceva: “Siamo venuti alla scuola per studiare, ma questo era previsto. Ciò che non avevamo previsto era il calore e la portata del benvenuto che abbiamo ricevuto da parte della famiglia Betel. Voi fratelli e sorelle ci avete aperto il cuore. Vogliamo ringraziarvi con tutto il nostro cuore”.

      Il programma terminò con dilettevoli cantici cantati dai diplomati e con un dramma biblico intitolato “Sei una persona misericordiosa?” Basato sul racconto biblico di Giuseppe e dei suoi fratelli, mise in evidenza la qualità precedentemente messa in risalto dal presidente della Società. Era evidente dai lunghi applausi che il bisogno d’essere misericordiosi e leali era vivamente apprezzato dai presenti.

  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia 1972 | 1° giugno
    • Domande dai lettori

      ● Perché la Traduzione del Nuovo Mondo in Isaia 14:23 usa “porcospini” invece di “tarabuso” o qualche altro termine che si riferisca a un uccello? — M.S., U.S.A.

      La parola ebraica qippôd di Isaia 14:23 ha dato luogo a molte dispute in quanto a ciò che rappresenta, se un uccello come il tarabuso o un animale, sia il riccio, una creatura simile al porcospino, sia il porcospino stesso. La profezia di Isaia 14:23 si riferisce alla più completa desolazione che Dio avrebbe recato su Babilonia e dice, secondo la Traduzione del Nuovo Mondo: “Di sicuro ne farò un possesso di porcospini e stagni d’acqua folti di canne, e la spazzerò via con la scopa dell’annientamento”. La Versione del Re Giacomo (inglese) usa “tarabuso”, invece di porcospino, essendo il tarabuso un uccello dal collo lungo della famiglia degli aironi che abita nei luoghi paludosi. La traduzione biblica di George M. Lamsa dice: “Ne farò un possesso di civette”. La Revised Standard Version, An American Translation e la traduzione cattolica romana di mons. Ronald A. Knox tutte rendono la parola in questione come “riccio”.

      Dizionari e commentari biblici sono spesso incerti nella loro spiegazione di qippôd. Così The Interpreter’s Bible semplicemente dice: “Quale creatura si intenda con [qippôd] è incerto; si menziona solo in relazione con luoghi desolati”. Harper’s Bible Dictionary afferma: “Forse un porcospino o qualche sorta di lucertola, benché non definitamente identificato”. Il Dictionary of the Bible del dott. William Smith (edizione del 1888) dichiara: “La parola ebraica è stata il soggetto di varie interpretazioni, e le vecchie versioni in genere approvano il ‘riccio’ o il ‘porcospino’; . . . la ‘tartaruga’, l’‘orso’, la ‘lontra’, la ‘civetta’ sono stati tutti congetturati, ma senza la minima mostra di ragione”. Le versioni più vecchie come la Vulgata latina e la Settanta usano “riccio” o “porcospino”. The Septuagint Bible, com’è tradotta da Charles Thomson, riveduta da C. A. Muses, rende Isaia 14:23: “Renderò Babilonia desolata: affinché vi abitino i porcospini; e sarà una desolazione”.

      I lessici ebraico-inglesi di recente data generalmente elencano la parola ebraica qippôd col significato di riccio o di porcospino. Inoltre, altri lessici come quelli di Lee, Parkhurst, Winer, Fürst e Gesenius tutti dicono che “riccio” o “porcospino” rappresenta la parola ebraica. Gesenius collega la parola ebraica qippôd [o kippôd] all’arabo kunfudh, porcospino, considerandoli come la stessa cosa.

      La ragione per cui alcuni espositori hanno preferito “tarabuso” in Isaia 14:23 sono: (1) I porcospini non frequentano gli stagni folti di canne; (2) si suppone che la creatura in questione possa salire sui capitelli delle colonne, in vista di Sofonia 2:14 e (3) dev’essere un uccello per cantare, in vista di quello stesso versetto.

      Queste ragioni per preferire “tarabuso”, comunque, non sono valide. Si dovrebbe notare che Isaia 14:23 non dice che stagni d’acqua sarebbero divenuti la dimora dei porcospini; dice che Babilonia diverrà “un possesso di porcospini e [non, in] stagni d’acqua folti di canne”. L’idea a sostegno delle espressioni porcospini e stagni d’acqua folti di canne è quella della desolazione. E la profezia di Sofonia (Sof. 2:13, 14), dice, secondo la Versione del

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