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  • w79 1/4 pp. 24-26
  • “Smettete di giudicare”

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  • “Smettete di giudicare”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
w79 1/4 pp. 24-26

Il sermone del monte

“Smettete di giudicare”

DOPO i suoi consigli sulla necessità di cercare prima il regno di Dio, Gesù ammonì i suoi ascoltatori di abbandonare una pratica molto nociva. Disse: “Smettete di giudicare affinché non siate giudicati”. (Matt. 7:1) Secondo Luca, Gesù aggiunse: “Smettete di condannare, e non sarete affatto condannati. Continuate ad assolvere, e sarete assolti. Praticate il dare, e vi sarà dato. Vi sarà versata in grembo una misura eccellente, pigiata, scossa e traboccante”. — Luca 6:37, 38.

Nel primo secolo E.V., i farisei avevano la tendenza di giudicare aspramente altri secondo i falsi criteri di tradizioni non bibliche. Qualsiasi ascoltatore di Gesù che avesse quell’abitudine doveva ‘smettere’. Invece di trovare continuamente da ridire sugli altri, dovevano ‘continuare ad assolvere’, cioè a perdonare e dimenticare le manchevolezze dei loro simili. (Confronta Luca 6:37, versione di Fulvio Nardoni). Così facendo, avrebbero spinto altri a contraccambiare con lo stesso atteggiamento misericordioso.

Oltre a perdonare altri e trattarli con misericordia, i discepoli di Gesù dovevano ‘praticare il dare’. Così facendo i discepoli avrebbero ricevuto in grembo “una misura eccellente, pigiata, scossa e traboccante”. Secondo Word Studies in the New Testament, la parola greca per “grembo” significa letteralmente “seno” e indica “la piega della parte superiore dell’abito, fermata con una fascia, che così forma una tasca. Nei mercati orientali si possono vedere ancor oggi i venditori versare il contenuto di una misura in seno al compratore”. (Confronta Rut 3:15; Isaia 65:7; Geremia 32:18). Più si pratica la generosità, più si incoraggiano altri a contraccambiare.

Additando un importante principio generale, Gesù dichiarò: “Poiché col giudizio col quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura [modo di trattare gli altri] con la quale misurate sarà misurato a voi”. (Matt. 7:2) In quanto al modo di trattare gli altri, ‘si raccoglie quello che si semina’, per così dire. Questo avverrà non solo per quello che si raccoglie dai propri simili, ma, soprattutto, per quello che si raccoglie da Dio. — Vedi Matteo 5:7; 6:14, 15.

Per sottolineare il pericolo di imitare gli ipercritici farisei, Gesù fece una duplice illustrazione: “Un cieco non può guidare un cieco, non vi pare? Entrambi precipiteranno in una fossa, non è così? L’alunno non è al di sopra del suo maestro, ma chiunque è ammaestrato perfettamente sarà come il suo maestro”. — Luca 6:39, 40.

Sarebbe ridicolo che una persona letteralmente cieca cercasse di guidare un altro cieco su una strada poco conosciuta. Se lungo la via ci fosse una buca, entrambi ci cadrebbero dentro senza meno. Quando si trattava di giudicare i loro simili, i capi religiosi giudei erano “ciechi” in senso figurato. (Confronta Matteo 15:14; 23:16, 24). Non volevano vedere le buone qualità delle persone comuni e umili. In un’occasione i farisei esclamarono: “Questa folla che non conosce la Legge è gente maledetta”. (Giov. 7:49) Chi imita un simile atteggiamento di condanna finirà in pericolose trappole.

Inoltre, come un “alunno” che assimila i modi di pensare del suo maestro diventa “come il suo maestro”, così tutti quelli che imitavano i farisei avrebbero finito per essere come loro: fuori del favore di Dio e in pericolo di perdere la vita. Quindi in un’altra occasione Gesù disse:

“Guai a voi, scribi e Farisei, ipocriti! perché chiudete il regno dei cieli dinanzi agli uomini; poiché voi stessi non entrate e non lasciate entrare quelli che stanno per entrare. Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti! perché attraversate mare e terra per fare un proselito, e quando lo è diventato lo rendete soggetto alla Geenna [distruzione eterna] il doppio di voi”. — Matt. 23:13-15.

Indicando che era stolto essere ipercritici, Gesù chiese: “Perché, dunque, guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, ma non consideri la trave che è nell’occhio tuo? O come puoi dire al tuo fratello: ‘Permettimi di estrarre dal tuo occhio la pagliuzza’; quando, ecco, nell’occhio tuo è una trave?” — Matt. 7:3, 4; confronta Luca 6:41, 42a.

Gesù non parla semplicemente di coloro che fanno caso ai difetti degli altri mentre ne hanno essi stessi di più grossi, sebbene questa sia una manchevolezza comune. Si riferisce invece a qualcuno che fa caso a un piccolo difetto nell’“occhio” di suo fratello. Colui che critica afferma che le facoltà di percezione e di giudizio morale di suo fratello si sono indebolite. Anche se si trattasse di un difetto di poca importanza, simile a una “pagliuzza”, una scheggia di legno o un granello di polvere, colui che critica ne farebbe un problema e si offrirebbe ipocritamente di ‘estrarre la pagliuzza’, cioè di aiutare l’individuo a capire più chiaramente le cose, permettendogli di dare giudizi più accettevoli.

I capi religiosi giudei erano specialmente inclini a criticare il giudizio di altri. Per esempio, quando uno che Gesù aveva guarito dalla cecità congenita dichiarò che Gesù veniva da Dio, i farisei ribatterono: “Tu sei nato completamente nei peccati e insegni a noi?” (Giov. 9:34) Tuttavia, in fatto di chiara visione spirituale e di capacità di giudicare, i farisei avevano per così dire “una trave” nell’occhio. Erano completamente ciechi.

Per cui Gesù esclamò: “Ipocrita! Prima estrai la trave dal tuo occhio, e poi vedrai chiaramente come estrarre la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. — Luca 6:42b; Matt. 7:5.

Significava forse che i discepoli di Gesù non dovevano usare nessun discernimento in relazione ad altri? No, poiché Gesù proseguì dicendo: “Non date ciò ch’è santo ai cani, né gettate le vostre perle dinanzi ai porci, affinché non le pestino coi piedi e voltandosi non vi sbranino”. — Matt. 7:6.

Secondo la legge mosaica, i cani e i maiali erano impuri. (Lev. 11:7, 27) Era permesso gettare ai cani la carne di un animale sbranato da una bestia selvaggia. (Eso. 22:31) Ma la tradizione giudaica proibiva di dare ai cani carne “santa”, cioè la carne dei sacrifici animali. La Mishnah dichiara: “Le offerte animali [ebraico, qodashim: “cose sante”] non si possono riscattare per darle in pasto ai cani”. Un’altra cosa del tutto fuori luogo era gettare perle letterali “dinanzi ai porci”. I maiali le avrebbero probabilmente scambiate per piselli, ghiande o altre cose di cui si nutrivano. Trovandole non commestibili, i maiali le avrebbero pestate coi piedi e, infuriandosi, potevano far del male a colui che gettava le perle.

In senso figurato, “ciò ch’è santo” e le “perle” si riferiscono a preziose verità scritturali inerenti al messianico regno di Dio. I discepoli di Gesù dovevano far conoscere a tutti queste verità. (Matt. 24:14; 28:19, 20) Ma se qualcuno non mostrava apprezzamento per le cose spirituali, come i cani o i porci, i cristiani dovevano cercare orecchi più sensibili. — Vedi Matteo 10:14; Luca 9:5; 10:11; Atti 13:45, 46; 18:6.

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